Gianna, Dino e Menotti…triangolo familiare (episodio numero due) la doppia anale

di
genere
dominazione

Il giorno dopo, Gianna, come al solito, prima di andare in ufficio, passò da casa dei suoi. Indossava un leggings beige molto sottile ed aderente, tanto che erano visibili persino le labbra della figa.
Entrò in casa, salutò la madre; Dino era in bagno
“Ciao papi”, disse Gianna da dietro la porta
“Ciao Gianna”, rispose il padre.
Prese il caffè con la madre che, subito dopo, la salutò per andare a fare la spesa
“Aspetto che papà esca dal bagno perché gli devo chiedere alcune cose”, mentì Gianna.
Si salutarono e la madre, prima di uscire, disse al marito
“Dino, vado. Non mi porto le chiavi, fatti trovare, quando torno”
“Ok”
“Perfetto”, pensò Gianna.

Rimase sola. Sentì tirare lo scarico e subito dopo, Dino la chiamò
Gianna si alzò dalla sedia e lo raggiunse nel bagno. Il padre era nudo dalla vita in giù, si voltò dandole le spalle, appoggiò le mani alla parete e le disse:
“Leccami il culo, troia”
“Non è come penso, vero?”, chiese Gianna
“Fammi il bidet”
“che stronzo, il mio papi”
Si inginocchiò, raccolse i capelli in una coda sulla testa, aprì le natiche di Dino. Non si era lavato, dopo aver cagato. Lo leccò intorno all’ano, pulendolo da qualche tarzanello di merda. Spostò la lingua, leccando il buco del culo ed infilandola per pulirlo a fondo dalle tracce della cagata. Dino iniziò a masturbarsi, sentendo la lingua della figlia pulirgli il culo; aveva sempre sognato una femmina così sottomessa e porca e finalmente l’aveva trovata. Incredibile fosse la figlia, ma non intendeva smettere di usarla per i propri scopi erotici. Ne avrebbe parlato con Menotti, perché aveva molte idee al riguardo ed avrebbe fatto scendere Gianna nella depravazione più totale.
Gianna era completamente immersa con la testa tra le natiche del padre; sentiva in bocca il nauseabondo sapore della merda, ma voleva sorprenderlo ed eccitarlo. Dino stava per godere, si staccò dalla figlia, si girò per infilarle il cazzo, ormai allo stremo, in bocca. La prese da dietro la testa e le spinse la verga sino alla gola, facendole un prolungato soffocone. Gianna si aggrappò ai fianchi del padre, costretta a respirare a fatica, finché Dino iniziò a sborrare copiosamente direttamente nella gola della figlia.
Gianna ingoiò la sborrata e prese fiato
“Mi fai impazzire, papà”
“Anche tu, troietta mia”
“Devo scappare in ufficio, altrimenti continuerei a farti da water”, gli disse Gianna, provocandolo. Infatti Dino la prese per i capelli e le infilò il cazzo in bocca. Gianna attese e prese in gola gli schizzi di pipì del padre.
Si alzò, prese un po’ di collutorio, cercó di sistemarsi , salutò Dino e corse in ufficio.
Per tutta la giornata pensò a come stesse cambiando la propria vita. Prese il telefono e chiese al proprio amante di vedersi; era intenzionata a chiudere il rapporto. Voleva viversi quel triangolo con il padre e lo zio in totale libertà; sentiva già di non poterne fare a meno. Quel sentimento di sottomissione era ciò che cercava da tempo. Era nata per essere una schiava del sesso ed ora si stava sentendo appagata.

Dino e Menotti si incontrarono in un bar
“Menotti io ho un bel po’ di idee”
“Tipo?”
“Voglio sottometterla sia fisicamente che mentalmente. Stamattina mi ha leccato il culo”
“Va be’, quello lo fanno tutte”
“Era sporco di merda”
“Cazzo, sei uno stronzo”
“Lo ha fatto senza problemi. Menotti abbiamo tra le mani una slave naturale. Le piace sottomettersi”
“Cosa vorresti facesse?”
“La puttana. La nostra puttana”
“Eccitante. La vuoi cedere?”
“No, mi voglio divertire, vedendola fare la puttana. Ho pensato di iniziare a farla scopare da un paio di amici anziani; poi la farei andare con un gruppo di camionisti e di zingari e poi la farei battere per strada. Sarà lunga, ma credo che riusciremo in tutto”
“Tu sai già a chi rivolgerti?”
“Per i camionisti, si, per gli zingari ancora no”
“Intanto chiamiamo colleghi in pensione”
“Avevo pensato a Valentino, ad Oreste, a Franco ed a Cosimo”
“Cazzo Dino, quanti anni hanno?”
“Valentino 78, Oreste 81, Franco e Cosimo un po’ più giovani. Ho pensato di iniziare con Valentino; nel pomeriggio lo chiamo e vediamo che mi dice”
“Ce la fanno? Secondo me, con Gianna muoiono di infarto”
“Piuttosto, immaginala mentre si scopa i vecchietti”
Menotti sorrise “cazzo, mi sto eccitando”
“Oggi parlo con Valentino e ti faccio sapere, poi parleremo con Gianna”
“Vengo anche io da lei, magari ce la spupazziamo un po’”
“Ok. Vorrei farle fare una cosa”
“Che altro”
“Pisciamo nel cesso e le infiliamo la testa dentro”
“Io vorrei incularla insieme, in una bella doppia anale”
“Ci sentiamo oggi e ci organizziamo”

Gianna terminò l’orario di lavoro e, tornando a casa, pensò a quanto le sarebbe piaciuto vedersi con il padre e con lo zio. Trovo alcuni loro messaggi e sorrise per come erano eccitati per lei. Chiamò il padre con una scusa. Le disse subito di essere con la madre, così parlarono genericamente e Dino le disse che, con Menotti sarebbero andati il giorno dopo, per sistemare i piccoli lavori che la casa di Gianna necessitava.

Dino, quel pomeriggio, si incontrò con il suo amico Valentino.
Dopo i primi convenevoli, Dino arrivò al punto; gli disse che aveva tra le mani una ragazza, molto eccitante e sensuale, dedita alla sottomissione.
Valentino, ovviamente, volle sapere chi fosse e Dino gli fece vedere la foto
“Cazzo, Dino, ma è tua figlia Gianna”
“Si, Valentino, non mi giudicare male”
“No, no, chi ti giudica; mi fa strano, però, sentirti parlare così di Gianna”
“Tu non hai idea cosa è capace di fare; domenica ci siamo stati insieme, io e Menotti, ci ha prosciugato”
“Come intendi convincerla?”
“Se va come dico e penso, non ci sarà bisogno di convincerla, lo dovrò semplicemente ordinare e lei verrà da te”

La sera del lunedì, Gianna trascorse la serata a toccarsi, immaginando l’incontro del giorno dopo. Desiderava terribilmente essere posseduta; aveva trovato un padrone cinico come il padre; quella mattina aveva avuto un atteggiamento completamente diverso da quello del giorno prima, anche il suo sguardo era selvaggio ed incattivito. Averle fatto leccare il culo sporco, era stato il segnale del superamento del confine. Non erano più padre e figlia, ma master e slave. Lo zio Menotti era la componente che completava quel quadro. Voleva vederli al più presto, voleva dimostrare loro quanto potesse essere sottomessa ai loro capricci sessuali. Si conosceva, non aveva limiti e desiderava assecondare ogni loro richiesta.
La mattina del martedì, Gianna chiese, in ufficio, di poter uscire un po’ prima. Infatti nel primo pomeriggio terminò di lavorare e tornò velocemente a casa. Si preparò ed attese l’arrivo a casa del padre e dello zio. Decise di attenderli completamente nuda, con solo ai piedi un tacco14.
Citofonarono ed aprì il portone. Li sentì ridere mentre salivano le scale, quando furono quasi al secondo piano, il piano di casa sua, aprì appena la porta per farli entrare.
La videro ed immediatamente le si buttarono letteralmente addosso.
Gianna si lasciò palpare, allargò un po’ le cosce, per permettere più agevolmente, di toccarle la figa ed infilarle un dito nel culo.
“Ehi, maiali, siete venuti affamati?”
Dino tirò fuori l’uccello, la spinse in ginocchio e se lo fece leccare.
Menotti, invece, andò nel bagno e si mise a pisciare nel water. Tornò con il cazzo in mano e le ultime gocce chiuse nella cappella, la prese per i capelli e le ficcò il cazzo bagnato di piscio, in bocca.
Anche Dino si allontanò per andare a pisciare nel cesso; nessuno dei due tirò lo sciacquone.
“Venite qui in bagno”, disse Dino
“Che intenzioni avete?”, chiese Gianna, interrompendo il pompino allo zio
“Vieni carponi, troia”, le ordinò Menotti
Gianna senza fiatare, si mise a quattro zampe e si diresse verso il bagno.
Il water era completamente bagnato di piscio; sia Dino che Menotti avevano, intenzionalmente, pisciato sia dentro la tazza, che sui bordi.
Dino la prese per i capelli e la spinse con la testa verso il cesso
“Lecca, puttana. Mentre lecchi la nostra pisciata, ti sfondiamo”.
Menotti la prese per i fianchi e la penetrò nella figa, entrandole sino in fondo.
Dino continuò a tenerla per i capelli, tirandoglieli
“Fammi vedere come lecchi il cesso, zoccola”.
Gianna leccò prima il bordo, poi fu costretta ad infilare la testa nel water, leccando le pareti.
Dino la tirò per i capelli, le sollevò la testa e le disse
“Racconta allo zio cosa mi hai fatto, ieri mattina”
“Gli ho leccato il culo”
“e com’era?”
“sporco di merda, ma l’ho leccato tutto”
“brava la puttana”, disse Menotti, continuando a scoparla ed a dirle
“Adesso bevi tutto il fondo del cesso”, e si piegò spingendole la testa nella tazza.
“Succhia il piscio, facci sentire il rumore mentre lo succhi tutto”, le intimò Dino, mentre Menotti continuava ad affondarle la verga nella figa.
Gianna succhiò rumorosamente, ingurgitando il fondo del cesso pieno delle due pisciate.
Si sentì tirare dai capelli
“Adesso vai sul letto, che dobbiamo fare una prova”, le disse il padre.
Gianna provò ad alzarsi, ma fu subito fermata
“carponi, ci devi andare carponi, come una cagna”
Gianna si trascinò a quattro zampe, completamente nuda, con le sole scarpe ai piedi, con il padre e lo zio che la riempirono di epiteti, il più carino dei quali, fu “lurida zoccola”. La fecero stendere sul letto, gambe oscenamente aperte. Dino la prese da sotto le ginocchia e la scopò con foga, mentre Menotti si andò a sedere sulla sua bocca
“Leccami il culo, troia”
Gianna si aggrappò alle cosce dello zio e gli leccò il culo sino in fondo
“La prossima volta me lo lecchi sporco di merda”
“Va bene, zio” e si rituffò tra le natiche per leccarlo.

Erano pronti per la prova della doppia anale; Menotti guardò il cognato e gli fece cenno di procedere. Dino disse alla figlia di mettersi carponi.
La prese dai fianchi e la inculò agevolmente. Menotti si mise a cavalcioni, su di lei, avanti a Dino, provando ad infilarlo anche lui nel culo della povera Gianna
“Cosa vuoi fare, zio?”
“Incularti anche io”
“Sei pazzo? Così me lo rompete davvero”
“Quello che vogliamo fare”
“Non ce la faccio, mi fate male”
“Tu rilassati, ce la facciamo”
Gianna strinse le mani sulle lenzuola, respirò a fondo e sentì il secondo cazzo entrare
“Piano, vi prego, ahiaaaa, pianoooooo, uhhhhh, mmmhhh, siiiiii, così, siiiiiiii”
erano tutti e due dentro. Gianna continuò ad ululare
“Cazzo cazzo bastaaaaaa vi prego… così mi fate impazzire…cazzooooooo”
La doppia anale durò un bel po’ di tempo, con Gianna completamente inebriata ed i due uomini accaniti a sfondarla.
Menotti la prese per i capelli, sollevandole la testa e facendola guardare riflessa nello specchio
“Guardati mentre prendi i nostri cazzi nel culo”
“Siiiiii…siiiii…cazzoooooo, siiiiiii…non vi fermate, vi prego…siiiiii””
Dino le solleticò il clitoride, facendola impazzire completamente
“Godoooooo cazzoooooo godoooo, vengoooooooooo”


Fecero in tempo a sfilare i cazzi dal culo della donna e portarsi davanti a lei; sia Dino che Menotti iniziarono a menarsi il cazzo, con Gianna inginocchiata ad aspettare; le schizzarono sborra sul viso e tra i capelli.
Gianna si accasciò sul materasso, completamente sfinita e dolorante, piena di sperma in faccia. Se lo spalmò sulla pelle del volto
“Siete due stronzi, mi avete completamente sfondato il culo”
“Senti Gianna”, disse Dino, stendendosi al suo fianco ed accarezzandola, “Noi due abbiamo pensato che, per divertirci, dovremmo allargare il numero di uomini”
“Cosa vuoi dire?”, chiese Gianna allarmata
“Per esempio, avevamo pensato a Valentino”, intervenne Menotti
“Si”, continuò Dino, “Giovedì sera potresti trasferirti da lui per un paio di giorni”
“Per fare cosa?”, chiese Gianna
“La sua schiava sessuale”, rispose il padre
“Perché Valentino?”
“Perché è anziano”
“Voi due sarete presenti?”
“Si e no; ci saranno momenti nei quali ci saremo ed altri nei quali starai con lui o con chi vorrà lui”
“Se rifiutassi?”
“Liberissima di farlo, ci mancherebbe; certo saremmo molto delusi, e magari non avremmo più voglia di giocare con te”
Quella sola possibilità la rese certa su ciò che volesse fare
“Ok, venerdì non vado in ufficio e da giovedì a sabato mattina sarò da Valentino” …
scritto il
2025-04-28
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