Gianna, Dino e Menotti…triangolo familiare (episodio numero tre) puttana con l'amico del padre - Valentino

di
genere
dominazione

“Scusate, ma io mi devo togliere questo capriccio”, disse Menotti, alzandosi dal letto ed andando verso il bagno. Gianna e Dino capirono le sue intenzioni
“Ti aspetto, zio”, disse provocatoriamente Gianna.
Trascorse qualche minuto e finalmente Menotti tornò in camera da letto.
Gianna era stesa, Menotti si mise a cavalcioni su di lei, con il culo all’altezza della faccia; allargò le chiappe.
“Cazzo, zio, non ti sei pulito nemmeno un po’” e dicendolo, avvicinò la bocca al culo di Menotti; iniziò a leccarlo intorno, quindi lo pulì dai residui di cacca ed infilò la lingua nell’ano; dovette reprimere un conato di vomito, quindi riprese a leccare il culo sporco di merda dello zio.
Dino si spostò dal suo fianco, disgustato dalla scena, ma anche eccitato dalla sottomissione della figlia.
I due uomini si guardarono e si capirono al volo; mentre Gianna era impegnata a leccare il culo dello zio, Dino davanti e Menotti seduto sulla sua bocca, si misero a pisciarle addosso. Gianna sentì il calore della pipì sulla pelle della pancia e delle tette, eccitandosi all’istante.
Menotti si alzò solo dopo che Gianna terminò di pulirgli il culo con la lingua. Dino scrollò il cazzo dalle ultime gocce di piscio sulle labbra della figlia.
Gianna rimase stesa sul letto a guardarli mentre si rivestivano; la salutarono e la lasciarono sola. Era completamente bagnata di piscio, con in bocca sapori nauseabondi. Si alzò a fatica dal letto, aveva ancora le scarpe ai piedi; se ne liberò scalciandole lontano. Prese le lenzuola e le tolse per lavarle; si sentiva un forte tanfo di urina. Andò in bagno per lavarsi i denti e mettersi sotto la doccia.
Finalmente riuscì a rilassarsi sul divano, con indosso l’accappatoio e profumata; sorrise pensando a quel che era diventata nel giro di pochi giorni; sorrise incuriosita, pensando all’indomani.

La sera di giovedì, Gianna si preparò; indossò un paio di autoreggenti nere 50denari, un reggicalze nero, una minigonna scura, molto corta, di cotone leggero e largo, un paio di décolleté nere tacco14; una camicia bianca di seta, trasparente; nessun abbigliamento intimo.

Dino e Menotti salirono a casa di Gianna, trovandola già pronta, ma, soprattutto, molto attraente ed eccitante. Si guardarono. Dino si spogliò completamente e si sedette sul divano. Invitò la figlia a cavalcioni su di lui. Gianna andò e, prendendo il cazzo del padre in mano, se lo infilò nella figa. Dino la prese per le chiappe, sollevandole la gonna; le allargò e disse al cognato:
“Menotti, vieni ad incularla”.
Lo zio si sistemò dietro Gianna; lei si fermò dalla cavalcata, poggiò le mani sulle spalle del padre, sporse il culo per favorire Menotti. Lui prese il cazzo duro, lo poggiò sull’ano della nipote e spinse dentro, inculandola
“Siiiiiii, zio, siiiii, continuate, sbattetemi”
Sincronizzarono i movimenti, prendendola a sandwich per diversi minuti.
“Sborratemi in bocca, voglio arrivare senza tracce, da Valentino”.
Si sfilò dalla presa dei due cazzi e si sedette sul divano. Prima Dino e poi Menotti, le scaricarono in bocca le rispettive sborrate, che Gianna, diligentemente, ingoiò.

Gianna si alzò, si sistemò la gonna e la balza delle autoreggenti, aggiustando, anche le bretelle del reggicalze, mentre Dino e Menotti andarono in bagno. Gianna li vide pisciare nel bidet, tappato, ma non osò chiedere nulla e si fece trovare vicino la porta per uscire e andare da Valentino.
“Cazzo fai con quel trench?”, chiese Dino con tono contrariato
“Papi, non vorrai farmi uscire nuda?”
“Non solo devi uscire senza trench, ma a casa di Valentino ci vai a piedi”
“Ma, papi…non posso camminare per la strada in questo stato, soprattutto vicino casa mia”
“Dammi quel cazzo di trench e non discutere”.
Dino si avvicinò alla figlia, prese il trench e lo buttò sul pavimento. Prese la figlia per i capelli e le disse
“Le troie non discutono, obbediscono”.
Scesero in strada e Dino e Menotti salutarono Gianna
“Divertiti e, soprattutto, fai divertire; non ci deludere”
“Ciao, stronzetti”, salutò Gianna, dirigendosi dalla parte opposta.
Dino e Menotti rimasero fermi a guardarla camminare, vestita così succinta, per la strada. Camminava sui tacchi, sculettando e la minigonna, molto corta e di cotone leggero, non riusciva a coprire; più di qualcuno si girò a godere quello spettacolo.
Mentre Gianna stava camminando sul marciapiede, passò una moto con due uomini, dall’aspetto poco raccomandabile. Appena la videro, il guidatore rallentò ed attese all’angolo del marciapiede
“Bellissima, lo sai che ti si vede tutto il culo? ed è uno spettacolo”
Gianna abbassò lo sguardo e cercò di tirare dritto, attraversando la strada
Naturalmente i due la seguirono
“Te ne vai in giro così e non dai confidenza? Vuoi essere pagata per un bocchino?”
A Gianna scappò un sorriso e scosse la testa in segno di risposta, un gesto che lei considerò innocuo, ma che ebbe il risultato di incitarli a fermarsi con la moto di traverso a lei, bloccandola.
Il passeggero scese e le si avvicinò minaccioso
“Per favore”, disse Gianna, “altrimenti faccio tardi”
“Sei bella assai”, ed allungò le mani sulle cosce e sotto il vestito
“Cazzo fai? fermo, come ti permetti”
“Cazzo, ma sei anche senza slip, ma quanto sei troia?”
“Smettetila, per favore”. Gianna cercò di allontanare le sue mani dalle proprie intimità; la palpò sul culo, sfiorò la vulva con le dita; contrariamente alla paura, iniziò a bagnarsi.
Anche il guidatore scese dalla moto, e mise il cavalletto per parcheggiarla.
Trovarono un portone aperto e la spinsero dentro. Gianna si guardò intorno, nessuno sembrava prestale attenzione e poterla aiutare.
Era schiacciata contro il muro con i due uomini che la palpavano e provavano a baciarla; Si trovò con la gonna completamente sollevata; tirarono fuori i propri cazzi e la costrinsero a prenderne ciascuno per ogni mano. Gianna senza nemmeno accorgersene, iniziò a segarli.
Fu salvata da un rumore; l’ascensore stava scendendo; stava arrivando qualcuno; la minacciarono e le ordinarono di prendere il telefono. Uno dei due lo afferrò e digitò un numero per far partire la chiamata; pochi attimi ed il proprio telefono squillò
“Bene, abbiamo il tuo numero. Ci vediamo presto, troietta”
La baciarono sulle labbra, si ricomposero, mettendo a posto le rispettive verghe e scapparono via, lasciandola lì intontita e con il telefono in mano.
Gianna si affrettò ad uscire e chiamò subito il padre
“Papà, cazzo, ti avevo detto che non potevo uscire in queste condizioni”
“Stai calma, cos’è successo?”
“A momenti mi violentavano; per fortuna sono scappati prima che lo potessero fare”
“Adesso dove sei?”
“ad un paio di isolati da casa di Valentino”
“Vai e stai tranquilla”
Chiuse la telefonata

Stava per arrivare a casa di Valentino, quando le arrivò un messaggio da un numero non memorizzato. Era una sua foto con la figa completamente scoperta, in calze e reggicalze e la gonna sollevata. I due uomini di prima erano riusciti a farle anche una foto nuda, con il volto ben visibile. La foto era accompagnata da un testo
“CIAO TROIETTA. QUESTA LA TENIAMO COME RICORDO. CI VEDIAMO PRESTO”
“NON FATE GLI STRONZI E CANCELLATELA SUBITO ALTRIMENTI VI DENUNCIO”
“STAI CALMA, TROIETTA. CANCELLIAMO LA FOTO, MA PRIMA DOBBIAMO FINIRE QUELLO CHE ABBIAMO INIZIATO STAMATTINA”
“STAMATTINA NON ABBIAMO INIZIATO NULLA”
“CI STAI ANNOIANDO. DOMANI MATTINA CI RIVEDIAMO ALLO STESSO PUNTO ED ALLA STESSA ORA”.
Non rispose più. Scrisse solo un messaggio al padre
“È SUCCESSO UN CASINO CON QUEI DUE, PER COLPA DI COME ERO VESTITA. HANNO UNA MIA FOTO E MI STANNO RICATTANDO”
“INNANZITUTTO LA COLPA È TUA PERCHÉ NON SEI STATA IN GRADO DI EVITARE IL CASINO ED ORA SARAI TU A PAGARNE LE CONSEGUENZE; NON TI PERMETTERE PIÙ A DARE LA RESPONSABILITÀ DI QUALCOSA PER AVER OBBEDITO AI NOSTRI ORDINI. ADESSO, TU DA BRAVA SBORRATOIO, CEDI AL RICATTO”.
Gianna rilesse il messaggio del padre, la stava invitando a farsi scopare da quei due. Arrivò un altro messaggio da Dino
“SCRIVIGLI CHE DOMENICA MATTINA VI VEDRETE A CASA TUA”
Gianna obbedì, prese il telefono e scrisse
“DOMANI NON POSSO, MA DOMENICA MATTINA POSSIAMO VEDERCI”
“BRAVA TROIETTA”

Gianna voleva assolutamente evitare che quella foto venisse divulgata. Per ora aveva sistemato la questione; adesso doveva pensare a Valentino.
Arrivò finalmente a casa sua. Valentino la stava aspettando, era peggio di quanto ricordasse. Era in mutande e canottiera. Era vecchio e lei si sarebbe fatta scopare.
Valentino non credeva ai propri occhi; l’abbracciò timidamente e le palpò subito il culo. Gianna lo baciò sulle labbra, aprì la bocca e se lo limonò.
“Dov’è la camera da letto?”, chiese Gianna.
Valentino la indicò con la mano; Gianna si spogliò, rimanendo solo con calze, reggicalze e scarpe, si mise carponi e si trascinò a 4 zampe verso la camera.
Valentino la seguì. Giunti in camera, anche Valentino si spogliò, quasi vergognandosi. Gianna lo vide e capì il motivo del suo imbarazzo. Il cazzo era completamente moscio.
Gianna non si perse d’animo, si sistemò i capelli sulla testa, con una coda, e, rimanendo in ginocchio, iniziò a spompinarlo.
Il cazzo di Valentino non reagiva; l’uomo per trovare una giustificazione, disse
“Forse devo pisciare”
“Fallo nella mia bocca”, rispose Gianna
Si mise accovacciata davanti a lui, con la bocca aperta. Valentino si sforzò e le schizzò in bocca una brevissima pisciata. Gianna non ebbe difficoltà ad ingoiare quel po’ di pipì, riprendendo, poi a succhiarlo.
Il cazzo di Valentino non reagiva
“Ci penso io”, disse Gianna, rivolgendosi a Valentino “mettiti carponi sul materasso”
Valentino si mise come fu chiesto, Gianna gli andò dietro, allargò le chiappe e gli leccò a fondo il buco del culo. Allungò una mano e lo segò; il cazzo iniziò a reagire.
“Gianna, devo scorreggiare, allontanati”
“Falla mentre ti lecco”, voleva fargli capire che poteva chiederle qualsiasi cosa
Valentino le scorreggiò in bocca ed il cazzo prese vigore. Diventò un palo, Gianna lo guardò compiaciuta con sé stessa.
Si stese, allargò le cosce
“Scopami”, gli disse.
Valentino prese il cazzo tra le mani, si mise su di lei e la penetrò.
Si misero a scopare. Gianna non credeva a sé stessa; si stava facendo chiavare da un uomo anziano di quasi ottant’anni. Lo circondò con le proprie gambe, incitandolo a fotterla
“Continua Valentino, siiiii, fammelo sentire quel bel cazzo duro”. Era orgogliosa di averlo fatto visibilmente eccitare.
“Godo, Valentino, godooooo…fottimi, sono la tua troia, la tua schiava”.
Gianna godette, mentre Valentino voleva far durare il più a lungo possibile il proprio stato di eccitazione.
Le sfilò il cazzo dalla figa; non credeva di poterlo più sentire così duro, si mise a cavalcioni, su Gianna e le infilò la verga in bocca. La scopò con foga, infilandole il cazzo sino alla gola.
Gianna rimase aggrappata ai fianchi dell’uomo, facendosi chiavare la bocca, finché Valentino le ordinò di mettersi di spalle; le sollevò il bacino, le allargò le gambe e la inculò facilmente.
Andò avanti per un paio di minuti, affondando la verga nel largo culo di Gianna.
Si piegò su di lei, la strattonò per i capelli, sollevandole la testa, le si avvicinò all’orecchio
“Sei solo una puttana. Ti fai inculare da un vecchio e godi come una maiala”
“Siiiiii, sfondami”, rispose Gianna eccitata anche per le offese
Valentino era giunto al limite, sfilò il cazzo dal culo della donna, la fece mettere in ginocchio davanti a lui, le infilò il cazzo in bocca e si lasciò andare ad una sborrata come da anni non riusciva a fare.

Valentino si stese sul letto, stremato, ma pienamente soddisfatto.
Gianna si mise al suo fianco, accarezzandogli il cazzo a riposo.
“Mi hai sfinito”, le disse, sorridendo e compiaciuto, Valentino
“Anche tu mi hai fatto godere”, rispose teneramente Gianna
“Sei una bella porca, Dino mi ha detto cosa ti piace”
“Cosa?”
“Farti pisciare in bocca, leccare il culo sporco, prendere di tutto, nella figa e nel culo, per domani, ho chiamato Oreste, Cosimo e Franco, verranno domani e ti scopiamo insieme. Li conosci?”
“Si”, rispose mestamente Gianna.
Erano amici del padre, tutti anziani, molto anziani.
scritto il
2025-05-12
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