Gianna, Dino e Menotti…triangolo familiare (episodio numero uno) come tutto ebbe inizio
di
sexydurex
genere
incesti
Gianna terminò di prepararsi. Dopo il pranzo a casa dei suoi, si sarebbe vista con il suo amante; sapeva bene come provocarlo e, per l’occasione, indossò un micro abito nero, scollato, con due sottili bretelline, molto corto, tanto che non arrivava nemmeno a coprire interamente il culo; come intimo, si limitò ad infilare un paio di autoreggenti 50 denari, con un reggicalze, tutto nero. Si controllò allo specchio, era una bomba sexy, e non si preoccupò di andare a casa dei suoi, vestita così; erano abituati ai suoi outfit audaci, al più avrebbero capito cosa dovesse fare, dopo il pranzo. Decise che avrebbe preso un corto giubbotto di pelle nera, corto, così da non coprirle il culo; pensò, però, non fosse il caso di camminare per strada vestita in quel modo, così telefonò al padre, chiedendole di passarla a prendere.
Dino arrivò sotto casa della figlia e quando la vide uscire dal portone, rimase senza parole. Gianna entrò in macchina ed il movimento, contribuì a far salire il vestito, scoprendole completamente la coscia, mostrando la presenza della balza delle autoreggenti e del reggicalze.
Dino rimase impietrito, ed anche se era abituato ai vestiti provocanti della figlia, non riusciva a rimanerne indifferente. Moriva dalla voglia di accarezzarle la coscia, ma naturalmente rimase al posto suo, con poche parole e molto imbarazzo.
Arrivarono sotto casa e Dino fece scendere la figlia, per poi andare a parcheggiare. Vedendola scendere, l’eccitazione aumentò; il vestito si sollevò completamente, rivelando l’assenza di slip. Gianna era una bomba erotica ed anche se era la propria figlia, ormai aveva accettato il fatto che la eccitasse. Non sapeva se fosse o meno normale, ma aveva superato i sensi di colpa, pur rimanendo, sempre, al posto suo. Andò a parcheggiare, mentre Gianna salì in casa dei suoi genitori.
Salutò la mamma, che le fece i complimenti per come fosse sensuale e bella, si spostò in salone, per finire di apparecchiare.
Insieme con il padre, entrarono in casa anche i due zii, la sorella della madre con il marito, lo zio Menotti.
Gianna preparò l’aperitivo, che avrebbero preso seduti nel salottino; il padre e lo zio iniziarono a sedersi sul divano e lei si sistemò di fronte, sulla poltrona. La mamma e la zia si attardarono in cucina. Iniziarono a parlare, soprattutto Dino con Menotti. Arrivò un messaggio sul telefono di Gianna, che le cambiò completamente l’umore. Il suo amante le aveva scritto che non avrebbero potuto vedersi, quel pomeriggio. Gianna si rabbuiò. Era eccitatissima ed aspettava quel pomeriggio con trepidazione. Si ritrovava vestita provocante, a casa dei suoi, con la figa in fiamme per il desiderio, ma senza alcuna previsione di poterla soddisfare. Accavallò le gambe, alzò lo sguardo e vide il padre e lo zio fissarla inebetiti.
Il vestito cortissimo, con le gambe accavallate, aveva prodotto un risultato al quale non aveva pensato: stava mostrando, al padre ed allo zio, tutta la coscia, scoperta sino alla vita, mettendo in evidenza la balza delle autoreggenti e la bretella del reggicalze. Era una posa erotica e magnetica ed i due familiari non evitarono di guardare. Gianna sorrise compiaciuta. Riusciva a far eccitare anche il padre e lo zio, eppure l’amante l’aveva appena bidonata.
Prese gusto e si mise a giocare. Senza dar conto di aver notato la loro reazione, rimase in quella posizione, ammiccando con la voce e con gli occhi. Dopo essere rimasta in quella posizione, a loro esclusivo beneficio, osò ancora di più; si sistemò, sedendosi con le cosce aperte, per regalare loro una chiara visione della figa nuda. Dino era visibilmente imbarazzato, ma anche molto eccitato. Menotti non credeva ai propri occhi.
La situazione si calmierò solo con l’arrivo delle due donne e Gianna si dovette ricomporre; terminarono, insieme, di prendere l’aperitivo.
Quando si alzarono, Gianna dette le spalle al padre ed allo zio e, con la scusa di prendere i piattini, si piegò a 90 gradi, facendo sollevare l’abito e sbattendo la figa nuda in faccia ai due poveri uomini.
Stava esagerando, ma si stava anche divertendo.
Si sedettero a tavola, per il pranzo che proseguì senza ulteriori sussulti. Solo quando Gianna aiutò la madre a sparecchiare, Dino e Menotti si guardarono con complicità. Non si dissero nulla, ma l’eccitazione era ancora palpabile per entrambi.
Stavano bevendo il caffè, quando Gianna disse:
“A casa ho una tapparella difettosa”
“Quale?”, chiese Dino
“Quella della camera da letto”
“Possiamo andare a dare un’occhiata noi”, intervenne Menotti, rivolto al cognato
“Possiamo andare anche ora, se volete”, propose Gianna, continuando “avevo un impegno, ma è saltato”
“Va bene, andiamo”, disse Dino
Presero la macchina di Dino, Gianna si sedette dietro e si ritrovò a pensare che stava andando a casa sua, con suo padre e suo zio, evidentemente eccitati per lei. Doveva prendere una decisione; era certa che loro non avrebbero mai oltrepassato il limite, limitandosi a guardarla ed a fantasticare. Se davvero voleva fare quella pazzia, avrebbe dovuto prendere l’iniziativa, rischiando di creare un casino, se loro avessero agito con la ragione e non con l’istinto; ma stava troppo eccitata per non correre quel rischio. Sentiva che anche loro volevano scoparsela e quel pomeriggio si erano create tutte le condizioni.
Arrivarono sotto casa sua e, con il cuore a mille, scese dalla macchina.
Arrivarono al portone e Gianna apri con le proprie chiavi, precedendo il padre e lo zio. L’ascensore era occupato, decisero di fare i due piani a piedi. Gianna davanti offrì uno spettacolo che Dino e Menotti non speravano. Salendo le scale, ancheggiò esageratamente, facendo salire il micro abito e mostrando, ai due eccitatissimi uomini, le proprie intimità, rese ancora più erotiche e sensuali, dall’andamento ancheggiante del bacino. Menotti fece segno al cognato che, paonazzo, non poté fare altro che annuire, con espressione rassegnata, convinto che la figlia non lo stesse facendo di proposito.
Arrivarono in casa. Gianna sapeva di aver esagerato, salendo le scale, ma a quel punto, doveva far salire l’eccitazione alle stelle. Nessuno dei due le disse nulla, lei si limitò a guardarli ed a sorridere, cercando di essere ammiccante. Non sapeva come fare per far cedere le loro barriere. Era decisa a soddisfare la propria voglia, ma doveva escogitare un modo per prendere i loro cazzi.
Dino andò subito a prendere la scala e la portò in camera da letto. Menotti si tolse la camicia per lavorare più comodo. Gianna si avvicinò e gli accarezzò il petto
“Certo zio, se lavori a petto nudo, mi potrebbe venire una voglia”, lo disse strisciando il dito con l’unghia per tutto il torace, sino al basso ventre.
“Assecondiamola questa voglia”, provò a dire Menotti, abbracciando la nipote.
Gianna lo fece fare, sentendo l'eccitazione dello zio che le mise entrambe le mani sul sedere nudo, strusciandosi e baciandola sul collo.
Gianna, a quel punto, perse ogni inibizione, gli mise una mano sulla patta, gli sbottonò i pantaloni, abbassò la cerniera e, noncurante della presenza del padre, si inginocchiò davanti allo zio. Raccolse i capelli dietro la nuca, abbassò i boxer di Menotti, prese il cazzo, durissimo, lo scappellò e gli lecco il prepuzio.
“Oh, che cazzo state facendo”, intervenne finalmente Dino
“Dino, non ti incazzare, ma non ce la facevo più”, provò a giustificarsi, Menotti
Dino scese dalla scala, si avvicinò e disse
“Voglio anche io la mia parte”, così dicendo, si abbassò i pantaloni, porgendo il proprio cazzo alla bocca della figlia.
Gianna, tenendo in mano la verga dello zio, alzò lo sguardo verso il padre e, con un sorriso sornione ed ammiccante, gli prese in bocca il cazzo, iniziando a leccarlo ed a pomparlo.
Si alzò per sfilarsi l’abito, ma soprattutto per farsi ammirare nuda, con autoreggenti e reggicalze. Sentì i loro sguardi vogliosi, ammirati ed eccitati.
Si mise carponi sul materasso, Menotti le infilò una mano tra le cosce, infilando il dito indice nella figa ed il pollice nel culo. Gianna sussultò, fece segno al padre di avvicinarsi e riprese a spompinarlo.
Tornò ad inginocchiarsi in mezzo allo zio ed al padre, alternando le leccate ai loro cazzi; quando pompava uno, segava l’altro, finché i due uomini, giunti al limite del piacere, presero in mano le rispettive verghe; si segarono per sborrarle in faccia, Gianna reclinò all’indietro la testa, ed iniziarono a schizzarle la sborra direttamente sul volto. Fu investita da numerosi gettiti densi e caldi di sperma che le coprirono gran parte del viso.
Si alzò in piedi, riuscì ad aprire un po’ gli occhi, uno era completamente coperto di sborra. Li prese per mano e li portò in bagno.
Aveva ancora lo sperma sul viso, si inginocchiò e li invitò a pulirle il volto.
Menotti capì subito, si avvicinò con il cazzo ormai rilassato, ed iniziò a pisciarle in faccia.
Dino non credeva ai propri occhi, imitò il cognato, mettendosi, anche lui, a pisciare sul volto della figlia.
Gianna aprì la bocca, per assaporare quelle due pisciate, spalmando la pioggia dorata sul viso e sul corpo.
Prima Dino e poi Menotti, gli ultimi schizzi li fecero andare, infilandole il cazzo in bocca.
Gianna li guardò con il volto gocciolante piscio, sorrise e disse di aspettarla in camera.
I due uomini uscirono dal bagno, nudi ed ancora vogliosi. Menotti andò in cucina a bere, ma soprattutto voleva evitare di stare nella stessa stanza, da solo, con Dino; Gianna si liberò delle scarpe, si tolse il reggicalze e le autoreggenti bagnate di pipì. Si infilò velocemente sotto la doccia, lavandosi il corpo e si asciugò in fretta. Uscì dal bagno nuda.
Menotti aveva trovato il coraggio di raggiungere Dino. Si guardarono e sorrisero
“Scusa”, disse Menotti
“Tranquillo, credo fosse inevitabile finire così”
“È una femmina incredibile”
“Si, sto cercando di non pensare che sia mia figlia”
“Muoio dalla voglia di scoparla”
“Anche io”
Entrò Gianna, completamente nuda.
Si avvicinò al letto e, carponi, si sistemò in mezzo al padre ed allo zio. Prese in mano il cazzo di Menotti e con la bocca andò a cercare la verga del padre. Scese giù, leccò le palle e andò ancora più giù. Dino aprì le gambe e Gianna gli leccò il culo a fondo, entrando con la punta della lingua, facendo sognare il desiderio del padre.
Menotti si portò dietro la nipote, le solleticò il clitoride con le dita, si abbassò per leccargliela. L’eccitazione aveva nuovamente investito tutti e tre. Gianna si staccò dal culo del padre, salì a cavalcioni su di lui e finalmente si fece penetrare, nella figa, dal suo cazzo. Era talmente forte il desiderio di scopare, che iniziò a gemere rumorosamente.
Si voltò verso Menotti e gli disse
“Zio, inculami”
Non se lo fece ripetere. Le andò da dietro e mentre Dino continuava a scoparla, la prese per i fianchi; Dino e Gianna si arrestarono per permettergli di entrare, e non appena Menotti le infilò il cazzo nel culo, iniziarono, in sincronia a penetrarla, affondando le verghe dentro Gianna. Gemiti rumorosi di tutti e tre accompagnarono quella magnifica doppia. Menotti la stantuffava nel culo mentre Dino affondava la verga nella figa.
Gianna si lasciò andare ad urla di piacere, raggiungendo un orgasmo dirompente. Si accasciò esausta.
“Mi avete sfinito”, disse
“Dino, prova il culo, è fantastico”, suggerì Menotti al cognato
Gianna prese il cazzo del padre in mano, lo guardò e gli chiese: “papino, mi vuoi inculare?”
Dino di tutta risposta, si alzò sul letto, prese la figlia dai fianchi, le sollevò il bacino e la penetrò nel culo.
Dino le infilò tutto il cazzo, sbattendo con le palle sulle natiche. Gianna alzò lo sguardo, aveva uno specchio davanti, e sorrise vedendosi inculata dal padre, cercò il membro dello zio da leccare, lo trovò e si mise a pompare rumorosamente.
Dopo qualche minuto, Menotti volle scoparla. La fece mettere carponi e la prese da dietro, sbattendola ripetutamente ed affondando la propria verga nella figa. Dino era steso e si godeva un pompino, quando a Menotti, osservando il buco del culo largo della nipote, gli venne un’idea.
Uscì dalla camera da letto.
Dino ne approfittò, fece stendere la figlia, le allargò le cosce e la chiavò.
Menotti tornò con due zucchine. Disse a Gianna di mettersi carponi
“Cosa vuoi fare, zio?”
“Romperti il culo”
“Non mi fare male”.
Gianna si sistemò carponi, Menotti prese la zucchina più grossa e la infilò facilmente nel culo della nipote. Con foga la mosse avanti e indietro sino ad infilarla quasi tutta. Gianna si mise a gemere
“Ahhhh siiiii zioooooo siiiii mamma mia continua”, finché Dino, ormai al limite, le mise il cazzo in bocca. Gianna lo spompinò facendolo sborrare direttamente in bocca, così da ingoiarlo tutto. Menotti continuò in quella operazione finché prese la seconda zucchina, Dino lo aiutò allargando con le mani il culo della figlia. Gianna aveva due grosse zucchine nel culo. Dino le prese dall’estremità esterna e le infilò tutte dentro. Gianna stava impazzendo. Cercò il cazzo dello zio da leccare
“Te lo spacchiamo questo culo, troia”, si lasciò andare Dino, impegnato a penetrarla con entrambe le zucchine.
“Fammi sborrare, puttana”, si sentì autorizzato Menotti.
Quegli insulti crebbero l’eccitazione di Gianna, che pompò il cazzo dello zio, sino a farlo godere, ingoiando anche la sua sborrata.
L’adrenalina si placò, Gianna si sfilò le due zucchine dal culo e, finalmente, si rilassò; sentiva il sapore delle due sborrate appena ingoiate, guardò il padre e lo zio, nudi, con i cazzi rilassati, esausti anche loro. Si chiese se fosse reale quello che era appena successo. Le sembrava davvero incredibile. Rimase così, nuda e stesa sul letto; vide il padre e lo zio, un po’ impacciati ed imbarazzati, cercò di prendere in mano la situazione, con una domanda che li spiazzò:
“Quando lo rifacciamo?”
Sorrisero tutti e tre. Forse era la domanda che frullava nella loro testa “è stata una scopata occasionale?”; Gianna aveva risolto l’enigma. Si sarebbero rivisti. Rispose Dino:
“Ci sono molti lavoretti da fare in questa casa, vero Menotti?”
“Eh sì, dovremo venire molto volte”.
Gianna si alzò dal letto, baciò sulle labbra prima il padre e poi lo zio
“Non vedo l’ora”, disse, quindi si inginocchiò, raccolse i capelli con una coda e disse:
“Pisciatemi in bocca”
Il primo fu Menotti. Si avvicinò, aveva la vescica piena, Gianna aprì la bocca e fu investita subito dal forte gettito di piscio dello zio. In bocca e sul viso, subì per almeno trenta secondi, la pisciata di Menotti. Si avvicinò Dino. Iniziò a pisciarle in faccia ed in bocca.
Quando terminò, scrollò le ultime gocce sulla lingua della figlia.
Si guardarono, sorrisero. Gianna si alzò, grondava piscio; prese un’asciugamani dal bagno per asciugarsi. Dino e Menotti si vestirono.
“Ci vediamo presto”, le dissero; aprendo la porta. Gianna lo sperava, li vide uscire ed andò a pulire in camera per poi, finalmente, mettersi sotto la doccia.
Dino arrivò sotto casa della figlia e quando la vide uscire dal portone, rimase senza parole. Gianna entrò in macchina ed il movimento, contribuì a far salire il vestito, scoprendole completamente la coscia, mostrando la presenza della balza delle autoreggenti e del reggicalze.
Dino rimase impietrito, ed anche se era abituato ai vestiti provocanti della figlia, non riusciva a rimanerne indifferente. Moriva dalla voglia di accarezzarle la coscia, ma naturalmente rimase al posto suo, con poche parole e molto imbarazzo.
Arrivarono sotto casa e Dino fece scendere la figlia, per poi andare a parcheggiare. Vedendola scendere, l’eccitazione aumentò; il vestito si sollevò completamente, rivelando l’assenza di slip. Gianna era una bomba erotica ed anche se era la propria figlia, ormai aveva accettato il fatto che la eccitasse. Non sapeva se fosse o meno normale, ma aveva superato i sensi di colpa, pur rimanendo, sempre, al posto suo. Andò a parcheggiare, mentre Gianna salì in casa dei suoi genitori.
Salutò la mamma, che le fece i complimenti per come fosse sensuale e bella, si spostò in salone, per finire di apparecchiare.
Insieme con il padre, entrarono in casa anche i due zii, la sorella della madre con il marito, lo zio Menotti.
Gianna preparò l’aperitivo, che avrebbero preso seduti nel salottino; il padre e lo zio iniziarono a sedersi sul divano e lei si sistemò di fronte, sulla poltrona. La mamma e la zia si attardarono in cucina. Iniziarono a parlare, soprattutto Dino con Menotti. Arrivò un messaggio sul telefono di Gianna, che le cambiò completamente l’umore. Il suo amante le aveva scritto che non avrebbero potuto vedersi, quel pomeriggio. Gianna si rabbuiò. Era eccitatissima ed aspettava quel pomeriggio con trepidazione. Si ritrovava vestita provocante, a casa dei suoi, con la figa in fiamme per il desiderio, ma senza alcuna previsione di poterla soddisfare. Accavallò le gambe, alzò lo sguardo e vide il padre e lo zio fissarla inebetiti.
Il vestito cortissimo, con le gambe accavallate, aveva prodotto un risultato al quale non aveva pensato: stava mostrando, al padre ed allo zio, tutta la coscia, scoperta sino alla vita, mettendo in evidenza la balza delle autoreggenti e la bretella del reggicalze. Era una posa erotica e magnetica ed i due familiari non evitarono di guardare. Gianna sorrise compiaciuta. Riusciva a far eccitare anche il padre e lo zio, eppure l’amante l’aveva appena bidonata.
Prese gusto e si mise a giocare. Senza dar conto di aver notato la loro reazione, rimase in quella posizione, ammiccando con la voce e con gli occhi. Dopo essere rimasta in quella posizione, a loro esclusivo beneficio, osò ancora di più; si sistemò, sedendosi con le cosce aperte, per regalare loro una chiara visione della figa nuda. Dino era visibilmente imbarazzato, ma anche molto eccitato. Menotti non credeva ai propri occhi.
La situazione si calmierò solo con l’arrivo delle due donne e Gianna si dovette ricomporre; terminarono, insieme, di prendere l’aperitivo.
Quando si alzarono, Gianna dette le spalle al padre ed allo zio e, con la scusa di prendere i piattini, si piegò a 90 gradi, facendo sollevare l’abito e sbattendo la figa nuda in faccia ai due poveri uomini.
Stava esagerando, ma si stava anche divertendo.
Si sedettero a tavola, per il pranzo che proseguì senza ulteriori sussulti. Solo quando Gianna aiutò la madre a sparecchiare, Dino e Menotti si guardarono con complicità. Non si dissero nulla, ma l’eccitazione era ancora palpabile per entrambi.
Stavano bevendo il caffè, quando Gianna disse:
“A casa ho una tapparella difettosa”
“Quale?”, chiese Dino
“Quella della camera da letto”
“Possiamo andare a dare un’occhiata noi”, intervenne Menotti, rivolto al cognato
“Possiamo andare anche ora, se volete”, propose Gianna, continuando “avevo un impegno, ma è saltato”
“Va bene, andiamo”, disse Dino
Presero la macchina di Dino, Gianna si sedette dietro e si ritrovò a pensare che stava andando a casa sua, con suo padre e suo zio, evidentemente eccitati per lei. Doveva prendere una decisione; era certa che loro non avrebbero mai oltrepassato il limite, limitandosi a guardarla ed a fantasticare. Se davvero voleva fare quella pazzia, avrebbe dovuto prendere l’iniziativa, rischiando di creare un casino, se loro avessero agito con la ragione e non con l’istinto; ma stava troppo eccitata per non correre quel rischio. Sentiva che anche loro volevano scoparsela e quel pomeriggio si erano create tutte le condizioni.
Arrivarono sotto casa sua e, con il cuore a mille, scese dalla macchina.
Arrivarono al portone e Gianna apri con le proprie chiavi, precedendo il padre e lo zio. L’ascensore era occupato, decisero di fare i due piani a piedi. Gianna davanti offrì uno spettacolo che Dino e Menotti non speravano. Salendo le scale, ancheggiò esageratamente, facendo salire il micro abito e mostrando, ai due eccitatissimi uomini, le proprie intimità, rese ancora più erotiche e sensuali, dall’andamento ancheggiante del bacino. Menotti fece segno al cognato che, paonazzo, non poté fare altro che annuire, con espressione rassegnata, convinto che la figlia non lo stesse facendo di proposito.
Arrivarono in casa. Gianna sapeva di aver esagerato, salendo le scale, ma a quel punto, doveva far salire l’eccitazione alle stelle. Nessuno dei due le disse nulla, lei si limitò a guardarli ed a sorridere, cercando di essere ammiccante. Non sapeva come fare per far cedere le loro barriere. Era decisa a soddisfare la propria voglia, ma doveva escogitare un modo per prendere i loro cazzi.
Dino andò subito a prendere la scala e la portò in camera da letto. Menotti si tolse la camicia per lavorare più comodo. Gianna si avvicinò e gli accarezzò il petto
“Certo zio, se lavori a petto nudo, mi potrebbe venire una voglia”, lo disse strisciando il dito con l’unghia per tutto il torace, sino al basso ventre.
“Assecondiamola questa voglia”, provò a dire Menotti, abbracciando la nipote.
Gianna lo fece fare, sentendo l'eccitazione dello zio che le mise entrambe le mani sul sedere nudo, strusciandosi e baciandola sul collo.
Gianna, a quel punto, perse ogni inibizione, gli mise una mano sulla patta, gli sbottonò i pantaloni, abbassò la cerniera e, noncurante della presenza del padre, si inginocchiò davanti allo zio. Raccolse i capelli dietro la nuca, abbassò i boxer di Menotti, prese il cazzo, durissimo, lo scappellò e gli lecco il prepuzio.
“Oh, che cazzo state facendo”, intervenne finalmente Dino
“Dino, non ti incazzare, ma non ce la facevo più”, provò a giustificarsi, Menotti
Dino scese dalla scala, si avvicinò e disse
“Voglio anche io la mia parte”, così dicendo, si abbassò i pantaloni, porgendo il proprio cazzo alla bocca della figlia.
Gianna, tenendo in mano la verga dello zio, alzò lo sguardo verso il padre e, con un sorriso sornione ed ammiccante, gli prese in bocca il cazzo, iniziando a leccarlo ed a pomparlo.
Si alzò per sfilarsi l’abito, ma soprattutto per farsi ammirare nuda, con autoreggenti e reggicalze. Sentì i loro sguardi vogliosi, ammirati ed eccitati.
Si mise carponi sul materasso, Menotti le infilò una mano tra le cosce, infilando il dito indice nella figa ed il pollice nel culo. Gianna sussultò, fece segno al padre di avvicinarsi e riprese a spompinarlo.
Tornò ad inginocchiarsi in mezzo allo zio ed al padre, alternando le leccate ai loro cazzi; quando pompava uno, segava l’altro, finché i due uomini, giunti al limite del piacere, presero in mano le rispettive verghe; si segarono per sborrarle in faccia, Gianna reclinò all’indietro la testa, ed iniziarono a schizzarle la sborra direttamente sul volto. Fu investita da numerosi gettiti densi e caldi di sperma che le coprirono gran parte del viso.
Si alzò in piedi, riuscì ad aprire un po’ gli occhi, uno era completamente coperto di sborra. Li prese per mano e li portò in bagno.
Aveva ancora lo sperma sul viso, si inginocchiò e li invitò a pulirle il volto.
Menotti capì subito, si avvicinò con il cazzo ormai rilassato, ed iniziò a pisciarle in faccia.
Dino non credeva ai propri occhi, imitò il cognato, mettendosi, anche lui, a pisciare sul volto della figlia.
Gianna aprì la bocca, per assaporare quelle due pisciate, spalmando la pioggia dorata sul viso e sul corpo.
Prima Dino e poi Menotti, gli ultimi schizzi li fecero andare, infilandole il cazzo in bocca.
Gianna li guardò con il volto gocciolante piscio, sorrise e disse di aspettarla in camera.
I due uomini uscirono dal bagno, nudi ed ancora vogliosi. Menotti andò in cucina a bere, ma soprattutto voleva evitare di stare nella stessa stanza, da solo, con Dino; Gianna si liberò delle scarpe, si tolse il reggicalze e le autoreggenti bagnate di pipì. Si infilò velocemente sotto la doccia, lavandosi il corpo e si asciugò in fretta. Uscì dal bagno nuda.
Menotti aveva trovato il coraggio di raggiungere Dino. Si guardarono e sorrisero
“Scusa”, disse Menotti
“Tranquillo, credo fosse inevitabile finire così”
“È una femmina incredibile”
“Si, sto cercando di non pensare che sia mia figlia”
“Muoio dalla voglia di scoparla”
“Anche io”
Entrò Gianna, completamente nuda.
Si avvicinò al letto e, carponi, si sistemò in mezzo al padre ed allo zio. Prese in mano il cazzo di Menotti e con la bocca andò a cercare la verga del padre. Scese giù, leccò le palle e andò ancora più giù. Dino aprì le gambe e Gianna gli leccò il culo a fondo, entrando con la punta della lingua, facendo sognare il desiderio del padre.
Menotti si portò dietro la nipote, le solleticò il clitoride con le dita, si abbassò per leccargliela. L’eccitazione aveva nuovamente investito tutti e tre. Gianna si staccò dal culo del padre, salì a cavalcioni su di lui e finalmente si fece penetrare, nella figa, dal suo cazzo. Era talmente forte il desiderio di scopare, che iniziò a gemere rumorosamente.
Si voltò verso Menotti e gli disse
“Zio, inculami”
Non se lo fece ripetere. Le andò da dietro e mentre Dino continuava a scoparla, la prese per i fianchi; Dino e Gianna si arrestarono per permettergli di entrare, e non appena Menotti le infilò il cazzo nel culo, iniziarono, in sincronia a penetrarla, affondando le verghe dentro Gianna. Gemiti rumorosi di tutti e tre accompagnarono quella magnifica doppia. Menotti la stantuffava nel culo mentre Dino affondava la verga nella figa.
Gianna si lasciò andare ad urla di piacere, raggiungendo un orgasmo dirompente. Si accasciò esausta.
“Mi avete sfinito”, disse
“Dino, prova il culo, è fantastico”, suggerì Menotti al cognato
Gianna prese il cazzo del padre in mano, lo guardò e gli chiese: “papino, mi vuoi inculare?”
Dino di tutta risposta, si alzò sul letto, prese la figlia dai fianchi, le sollevò il bacino e la penetrò nel culo.
Dino le infilò tutto il cazzo, sbattendo con le palle sulle natiche. Gianna alzò lo sguardo, aveva uno specchio davanti, e sorrise vedendosi inculata dal padre, cercò il membro dello zio da leccare, lo trovò e si mise a pompare rumorosamente.
Dopo qualche minuto, Menotti volle scoparla. La fece mettere carponi e la prese da dietro, sbattendola ripetutamente ed affondando la propria verga nella figa. Dino era steso e si godeva un pompino, quando a Menotti, osservando il buco del culo largo della nipote, gli venne un’idea.
Uscì dalla camera da letto.
Dino ne approfittò, fece stendere la figlia, le allargò le cosce e la chiavò.
Menotti tornò con due zucchine. Disse a Gianna di mettersi carponi
“Cosa vuoi fare, zio?”
“Romperti il culo”
“Non mi fare male”.
Gianna si sistemò carponi, Menotti prese la zucchina più grossa e la infilò facilmente nel culo della nipote. Con foga la mosse avanti e indietro sino ad infilarla quasi tutta. Gianna si mise a gemere
“Ahhhh siiiii zioooooo siiiii mamma mia continua”, finché Dino, ormai al limite, le mise il cazzo in bocca. Gianna lo spompinò facendolo sborrare direttamente in bocca, così da ingoiarlo tutto. Menotti continuò in quella operazione finché prese la seconda zucchina, Dino lo aiutò allargando con le mani il culo della figlia. Gianna aveva due grosse zucchine nel culo. Dino le prese dall’estremità esterna e le infilò tutte dentro. Gianna stava impazzendo. Cercò il cazzo dello zio da leccare
“Te lo spacchiamo questo culo, troia”, si lasciò andare Dino, impegnato a penetrarla con entrambe le zucchine.
“Fammi sborrare, puttana”, si sentì autorizzato Menotti.
Quegli insulti crebbero l’eccitazione di Gianna, che pompò il cazzo dello zio, sino a farlo godere, ingoiando anche la sua sborrata.
L’adrenalina si placò, Gianna si sfilò le due zucchine dal culo e, finalmente, si rilassò; sentiva il sapore delle due sborrate appena ingoiate, guardò il padre e lo zio, nudi, con i cazzi rilassati, esausti anche loro. Si chiese se fosse reale quello che era appena successo. Le sembrava davvero incredibile. Rimase così, nuda e stesa sul letto; vide il padre e lo zio, un po’ impacciati ed imbarazzati, cercò di prendere in mano la situazione, con una domanda che li spiazzò:
“Quando lo rifacciamo?”
Sorrisero tutti e tre. Forse era la domanda che frullava nella loro testa “è stata una scopata occasionale?”; Gianna aveva risolto l’enigma. Si sarebbero rivisti. Rispose Dino:
“Ci sono molti lavoretti da fare in questa casa, vero Menotti?”
“Eh sì, dovremo venire molto volte”.
Gianna si alzò dal letto, baciò sulle labbra prima il padre e poi lo zio
“Non vedo l’ora”, disse, quindi si inginocchiò, raccolse i capelli con una coda e disse:
“Pisciatemi in bocca”
Il primo fu Menotti. Si avvicinò, aveva la vescica piena, Gianna aprì la bocca e fu investita subito dal forte gettito di piscio dello zio. In bocca e sul viso, subì per almeno trenta secondi, la pisciata di Menotti. Si avvicinò Dino. Iniziò a pisciarle in faccia ed in bocca.
Quando terminò, scrollò le ultime gocce sulla lingua della figlia.
Si guardarono, sorrisero. Gianna si alzò, grondava piscio; prese un’asciugamani dal bagno per asciugarsi. Dino e Menotti si vestirono.
“Ci vediamo presto”, le dissero; aprendo la porta. Gianna lo sperava, li vide uscire ed andò a pulire in camera per poi, finalmente, mettersi sotto la doccia.
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