Quando la Grigliata Accende la Passione
di
Lord Byron69
genere
trio
Preparati a immergerti in una spirale di desiderio e proibito piacere, perché ciò che stai per leggere non è frutto di fantasia, ma un ricordo vivido e pulsante di un'esperienza che ha marchiato a fuoco la mia anima. Ho celato i veri nomi per rispetto della loro privacy, ma ogni singola sensazione, ogni sussurro di lussuria, ogni fremito di estasi è assolutamente autentico. Spero che queste mie parole ti avvolgano, ti seducano e ti trasportino in un vortice di eccitazione incontrollabile, proprio come accadde a me. Lasciati andare...Il sole morente di un sabato di luglio rovente in Basilicata frustava le tegole vermiglie e i muri esposti ad ovest della mia villa, irradiando un calore denso, vibrante di un'attesa elettrica che mi serrava la gola come un nodo di desiderio. Spirali di fumo aromatico, un connubio inebriante di ulivo e quercia, si libravano dal barbecue studiato e realizzato da me, un presagio carnale a una serata che sentivo, nelle viscere, sarebbe stata tutt'altro che convenzionale, un'esplorazione di confini proibiti. Nel mio giardino, un'esplosione sensuale di fiori, dalle rose vellutate alle buganvillee purpuree e ai gerani scarlatti, accolse le prime due coppie, portatrici di sorrisi smaglianti, bottiglie quasi ghiacciate di una birra scura che prometteva voluttà e quell'effervescenza contagiosa tipica delle notti d'estate, un preludio a qualcosa di inatteso e forse, pericolosamente eccitante.
Laura e Marco, giovani amanti ancora avvolti in un'aura di innocente passione, emanavano una dolcezza quasi stucchevole, in stridente contrasto con l'eccitazione crescente che mi serrava la gola. Poi arrivarono Lucia e Antonio, complici di lunga data, i cui sguardi complici e le carezze fugaci raccontavano una storia di desiderio rodato, una familiarità che innescò in me una punta di segreta invidia.
Infine, l'arrivo di Anna e Franco, freschi di fuga dalla caotica Milano per la loro consueta parentesi di vacanza dalla madre di lei, saturò l'aria di una vibrazione inedita, quasi elettrica. Lei, con i capelli argentei che incorniciavano un volto di rara eleganza, nascondeva dietro un sorriso enigmatico un'energia palpabile, quasi selvaggia, che mi pungeva la pelle come una scarica. Lui, la barba curata e un'espressione bonaria a celare chissà quali segreti torbidi, le stringeva la mano con una tenerezza che stonava con l'intensità che presto avrei letto nei loro occhi, occhi che sembravano spogliarmi l'anima.
Nell'altra mano, Franco portava una borsa frusciante, il cui contenuto carnale mi era fin troppo noto: quattro succulente fiorentine di fassona adulta, promesse di sapori intensi, affiancate da altrettante bistecche di scamone della stessa pregiata carne e la mia adorata salsiccia lucanica di maiale nero lucano, un'offerta quasi sacrificale al dio della gola e, sentivo, di qualcosa di infinitamente più proibito.
Mentre fingevo di trafficare con la brace, sentii la loro presenza farsi più intensa, quasi fisica. Anna e Franco, la coppia più matura, con i miei dieci anni di distacco a seguirli, si avvicinarono, emanando un'aura di sofisticata esperienza che mi fece sentire stranamente inadeguato e al contempo irresistibilmente attratto. Il profumo di Anna, un'ebbra miscela di sandalo e vaniglia, mi avvolse come una carezza inaspettata, insinuandosi nelle mie narici e turbando i miei sensi. I suoi occhi azzurri, luminosi e indagatori, si posarono sui miei con un'insistenza che accese una scintilla di un turbamento deliziosamente proibito, un'esplorazione silenziosa che mi fece trattenere il respiro. Dopo i convenevoli, la voce roca di Franco ruppe la tensione palpabile: "Dove posso appoggiare questo tesoro di carne?" La sua voce, un sussurro roco e denso di promesse, vibrò nell'aria satura di profumi di brace, mentre con un cenno indicavo il tavolino in ferro battuto accoccolato accanto al barbecue. Sentii il suo sguardo bruciarmi addosso, indugiando con una lentezza voluttuosa che mi fece contrarre il ventre, prima che depositasse la borsa frusciante. Si mosse poi, i suoi occhi saettavano tra me e sua moglie con un'intensità che spogliava ogni pudore, per afferrare due birre gelide. Il calore del fuoco era intenso, ma percepivo distintamente che l'incendio più vero divampava altrove, nei nostri sguardi che si incrociavano, carichi di una tensione inconfessabile, di un desiderio primordiale che premeva per liberarsi.
Cercai di dissimulare il battito febbrile del mio cuore seguendo con la coda dell'occhio Anna. Lei sollevò il bicchiere di Franco, le labbra tinte di un rosso vibrante che lambirono sensualmente il bordo, assaggiando un sorso di birra con una lentezza che mi fece immaginare ben altre labbra avide. Poi, con un gesto languido, restituì il bicchiere al marito e salì i pochi gradini che conducevano all'interno, un pretesto per unirsi alle altre donne. La sua figura sinuosa ondeggiava ad ogni passo, una danza silenziosa, un invito spudorato a seguirla in un regno di segreti proibiti, di carne e peccato. Ogni suo movimento era una carezza promessa, un'anticipazione di piaceri inesplorati che mi accendevano il desiderio fino al midollo, un fuoco che solo la sua pelle avrebbe potuto placare.
Durante l'aperitivo, Anna si mosse con una sinuosità felina tra gli ospiti, la sua attenzione apparentemente rivolta a tutti, ma i suoi occhi saettavano verso di me con una frequenza carica di una malizia stuzzicante, un gioco di sguardi che mi faceva sentire contemporaneamente esposto e desiderato. Notai il fremito appena percettibile delle sue labbra, un sorriso segreto che si schiudeva quando, mi passò il calice di prosecco, le nostre dita si sfiorarono in un contatto fugace ma elettrizzante, una scarica che mi percorse l'avambraccio e si insinuò fin nel profondo.
La cena fu un susseguirsi di risate sommesse e brindisi stuzzicanti, le parole che si rincorrevano cariche di doppi sensi che solo io e loro sembravamo cogliere appieno. Le storie di Franco, anche qualcuna un po' spinta ma sempre narrate con un'enfasi teatrale che le rendeva ancora più allusive, facevano da sfondo a un sottile gioco di sguardi, un triangolo di desiderio inconfessato che vibrava sotto la superficie della conversazione. Anna ascoltava il marito con un'espressione di affetto complice, ma i suoi occhi, attenti a non incrociare quelli di mia moglie e degli altri, tornavano a cercarmi, lanciando messaggi silenziati dal pudore ma urlati dal desiderio, messaggi che mi facevano fremere di un'eccitazione colpevole. Una corrente di tensione invisibile vibrava nell'aria, un balletto di sguardi rubati e sorrisi enigmatici che incendiava la tiepida notte estiva di un'eccitazione inconfessabile, un segreto condiviso che ci legava in un modo inaspettato e pericoloso.
Prima dei dolci, mentre io mi recavo in casa a prendere i liquori fatti da me, whisky e rum tanto graditi, le luci del giardino si attenuavano, avvolgendo ogni cosa in un'ombra complice, e il canto rauco dei grilli e il gracidare delle rane punteggiavano le nostre conversazioni sussurrate, Franco si avvicinò, un bicchiere ambrato del mio whisky preferito tra le dita. "Sai," mi sussurrò con un tono stranamente intrigante e non scherzoso, un'ombra di malizia che gli increspava gli angoli della bocca, i suoi occhi che brillavano di una luce inattesa, "io e Anna abbiamo sempre avuto un debole per gli uomini... come te. Questo tuo fascino... così... virile e rozzo, ma nel senso più squisitamente... primordiale." Un calore improvviso mi invase il volto, una vampata di imbarazzo e un'inattesa, potente eccitazione. Era la prima volta che un uomo mi faceva delle avances così dirette, e la consapevolezza che sua moglie fosse complice, anzi, forse l'istigatrice, mi scombussolò profondamente. Anna, seduta poco distante, mi fissava con un sorriso sornione, le labbra laccate di un rosso provocante che sembrava promettere baci proibiti.
Il suo sguardo si fece audace, una sfida aperta, a cui si unì l'insistenza magnetica degli occhi di Franco. Mi scrutavano intensamente, come se volessero spogliarmi non solo dei vestiti ma anche delle mie difese, leggendo ogni mio più recondito desiderio. Poi, con una lentezza studiata che mi fece trattenere il fiato, Anna lasciò scorrere il suo sguardo lungo il mio corpo, indugiando un istante sul mio petto semi nudo sotto la camicia di lino aperta, mentre gli occhi di Franco saettavano tra me e sua moglie, un tacito invito a un gioco proibito, un'intesa silenziosa che mi fece sentire contemporaneamente preda e desiderato. Un brivido di consapevolezza mi percorse la schiena, un misto di imbarazzo e un'eccitazione che si faceva sempre più intensa, quasi dolorosa. Capii in quell'istante che le loro fantasie trasgressive non erano più sussurri nel buio, ma un'offerta audace, un invito carnale sussurrato nel silenzio vellutato della notte stellata. E Franco, con le sue parole ambigue e quel sorriso enigmatico, sembrava essere il burattinaio di questo spettacolo inebriante e pericoloso, un complice in un desiderio che sentivo montare inarrestabile.
L'aria pulsava di un'attesa carica di desiderio inespresso, un'elettricità palpabile che mi faceva formicolare la pelle. Gli sguardi tra me e la coppia si fecero sempre più espliciti, le parole non pronunciate pesavano come promesse sussurrate, come un patto segreto stretto nel cuore della notte. La grigliata nel mio giardino incantato si stava metamorfosando in un'avventura sensoriale carica di tensione, dove i confini tra l'amicizia e la lussuria si dissolvevano nella notte, lasciando spazio solo a un'eccitazione febbrile. E io, padrone di casa e involontario protagonista, mi ritrovai sospeso tra un'imbarazzata eccitazione e una curiosità vorace, il cuore che batteva all'impazzata nel petto.
Al termine della serata, gli ospiti si congedarono da mia moglie e da me, portando con sé un'eco di risate e sguardi complici, ma sentivo che qualcosa di inconfessabile, un'elettricità sottile e carica di promesse, era rimasto sospeso nell'aria, vibrante tra noi tre. Accompagnai tutti al cancello, e Anna e Franco, con una lentezza studiata che mi fece trattenere il fiato, furono volutamente gli ultimi a congedarsi, i loro occhi che brillavano di una luce intensa e segreta, un patto silenzioso stretto nell'ombra. "Tieniti libero per una birra a casa nostra," mi sussurrò Franco con un sorriso carico di sottintesi, la sua mano che sfiorava la mia per un istante che parve un'eternità, una scossa inaspettata che mi fece fremere. "Fatemi sapere, ci organizziamo e veniamo con mia moglie," risposi con un tono che speravo fosse neutrale, ma la cui voce tradiva un'inquietudine crescente, un'attesa febbrile. La risposta di Anna, un sussurro vellutato che mi accarezzò l'orecchio come una promessa proibita, mi fece rabbrividire di desiderio: "No, solo tu."
Quelle parole rimbombarono tutta notte nella mia testa, un'eco persistente che si mescolava ai miei pensieri più intimi e audaci. Il lunedì seguente, una chiamata al cellulare mentre ero a lavoro mi fece sobbalzare: era Franco. "Hai tempo per una birretta stasera o domani sera?" La sua voce, stranamente roca e carica di una velata impazienza, mi colse impreparato. Sinceramente non mi aspettavo così presto che mi chiamasse al telefono, un'urgenza inattesa che mi fece accelerare il battito. Gli risposi che, come tornavo a casa, avrei guardato il da farsi con mia moglie e gli avrei dato una risposta, cercando di mascherare un'eccitazione crescente che mi serrava lo stomaco.
Arrivai a casa alle 18, la chiamata di Franco ancora un'eco vibrante nella mente, un presagio eccitante che si scontrava con la placida routine domestica. Non avevo ancora trovato il coraggio di accennare a mia moglie quella proposta così inaspettata quando lei, con un tono stranamente leggero, quasi studiato, mi spiazzò: "Sai, mi ha chiamato Anna, voleva sapere se puoi dare una mano a Franco stasera... sembra abbia bisogno di un passaggio." Un sorriso appena accennato le increspò le labbra, un sorriso che non riuscii a decifrare, e con una naturalezza disarmante aggiunsi: "Mia moglie gli ha risposto certamente. Un brivido di anticipazione mi serpeggiò lungo la schiena, un presagio di voluttuosa incertezza. Con un sorriso sornione, quasi a volerla stuzzicare e osservare le sue reazioni, le sussurrai che la mia unica brama per quella sera era la quiete dell'amaca in giardino, cullato dal silenzio vellutato e dalla frescura della notte. La sua risposta fu immediata, un misto di affetto e un pizzico di ironia che mi fece sentire desiderato, scrutato fin nel profondo: "Ah, il solito pigrone! Ma quando c'è da aiutare qualcuno, sei sempre il primo a farti avanti…". Un'ombra fugace le velò lo sguardo per un istante, un'ombra enigmatica che accese in me una curiosità ancora più intensa, un desiderio di svelare i suoi segreti più intimi.
Pochi minuti dopo, la vibrazione del mio telefono ruppe la trama di quei pensieri inquietanti e al contempo eccitanti. Era Franco. "Senti, verso le sette passi da casa? Avrei bisogno di un passaggio nel paese vicino per recuperare la moto." La sua voce era stranamente carica, quasi forzata, come se ogni parola fosse un'esca lanciata nell'aria, studiata per raggiungere anche le orecchie di mia moglie, tessendo una trama di tensione palpabile, di segreti non detti che vibravano tra noi. Il mio cuore prese a martellare nel petto un ritmo incalzante di attesa febbrile, un'eccitazione che si faceva sempre più fisica, un nodo di desiderio stretto allo stomaco, presagio di una serata che sentivo non sarebbe stata affatto tranquilla. L'invito era giunto, e l'appuntamento, mascherato da un banale favore tra amici, sapeva di un'imminente, proibita avventura, un sentiero oscuro e inebriante che si apriva davanti a me. Con un filo di voce, cercando di mantenere un tono casuale che stonava con il tumulto interiore, risposi: "Ok, il tempo di una doccia e sono da te." Ogni secondo che passava mi sembrava un'eternità, il pensiero di Anna che mi aspettava, di quel "solo tu" sussurrato nella notte, mi incendiava la pelle.
Cinque minuti dopo una doccia rapida, infilai jeans e maglietta, le prime scarpe che trovai, e mi diressi con un'ansia febbrile verso casa di Franco. Lo trovai ad aspettarmi sull'uscio, un contrasto stridente con l'immagine elegante che avevo di lui: pantaloncini, maglietta e infradito ai piedi. Rimasi per un istante interdetto, un vago senso di disagio che si mescolava a una crescente, inspiegabile eccitazione.
Mi strinse la mano con una forza inaspettata e mi abbracciò con un calore che mi fece avvampare il viso. L'imbarazzo mi serrava la gola, un nodo di nervi che si stringeva ad ogni suo contatto. Salimmo in silenzio, e nell'ascensore, con un sorriso enigmatico che non prometteva nulla di buono, mi sussurrò che aveva fatto mettere in fresco dalla moglie "un po' di birre particolari".
Entrati nell'appartamento, l'accoglienza di Anna mi tolse il fiato. Vestita di tutto punto, un abito leggero che accarezzava le sue forme con una maliziosa discrezione, la scollatura audace che invitava a sguardi proibiti, il trucco che ne esaltava una bellezza matura e vibrante. Nonostante i suoi sessantatré anni, emanava una sensualità potente, quasi magnetica. Mi abbracciò, e poi... mi baciò sulla bocca. Un bacio a stampo, casto nella forma ma carico di una promessa inequivocabile, un contatto fugace che scatenò in me una reazione violenta, un cortocircuito di nervi e desideri repressi. Volevo scappare, voltare le spalle a quell'atmosfera satura di un'attesa inconfessabile, ma allo stesso tempo, una forza invisibile mi inchiodava al pavimento, una curiosità morbosa e un'eccitazione crescente che mi facevano tremare le gambe.
Sul tavolino basso del soggiorno, un vassoio con tre bicchieri di birra vuoti, la brina appena sciolta a rigare il vetro, mi aveva instillato un fugace dubbio, un'ombra di incertezza sulle loro reali intenzioni. Ma appena mi fecero accomodare sul divano in pelle scura, sentendo il fresco del materiale sotto le mie gambe, e Franco si adagiò con studiata noncuranza sulla poltrona di fronte, quella timida esitazione si frantumò. Anzi no… Anna, con un movimento sinuoso che catturò il mio sguardo, si diresse al frigo. Ne estrasse due bottiglie di birra scura, il vetro opaco di condensa, un contrasto voluttuoso con la calura soffocante che vibrava ancora oltre le finestre socchiuse. Le porse a Franco, che con gesti lenti e teatrali ne riempì due bicchieri fino all'orlo e il terzo a metà. Offrì il primo alla moglie, le dita che si sfiorarono in un contatto carico di una familiarità ambigua, poi porse il secondo a me. Sollevando il suo, il liquido ambrato che scintillava nella luce fioca del crepuscolo, Franco propose un brindisi: "A noi... e alla nostra amicizia." Le sue parole, apparentemente innocue, vibrarono nell'aria densa di un'attesa inconfessabile.
Iniziammo a bere, il sapore amarognolo della birra che mi solleticava la lingua mentre i nostri sguardi si incrociavano, carichi di un sottile, inebriante nervosismo. Franco, con quel suo fare bonario che ora percepivo come una maschera astuta, ruppe il silenzio, la sua voce stranamente profonda che riempiva la stanza. "Allora, mi chiese, un sorriso enigmatico che gli increspava gli angoli degli occhi, "cosa ti aspettavi da questo... incontro?" "Una birra," risposi con una risata forzata, cercando di alleggerire la tensione che sentivo montare, un imbarazzo piacevolmente doloroso. Anna, seduta accanto a me sul divano, accavallò le gambe con una lentezza studiata, la gonna del suo vestitino corto che si ritirava ancora di più sulla coscia nuda, rivelando una porzione di pelle liscia e abbronzata che mi fece mancare un battito. Una scena così semplice, eppure così carica di una promessa eccitante. Dopo la mia risposta, Franco la guardò, un'intesa silenziosa che vibrava tra loro. "Sai, ci ecciti parecchio," confessò con una franchezza disarmante, il suo sguardo che tornava a posarsi su di me con un'intensità inaspettata. "ne abbiamo parlato a lungo ci eccita questo tuo fare... a volte maldestro, passami il termine... questo tuo lato... buono di rozzo." Continuò, la sua voce che si fece più bassa, quasi un sussurro complice: "Siamo stati entrambi a stuzzicarti, non è vero?" Una punta di rossore mi salì alle guance, un misto di imbarazzo e un'eccitazione che si faceva sempre più innegabile. Franco si fece più audace nella sua confessione: "E sì, amico mio c'è un misto di voyeur in me... e forse... un po' di... bisex." Un'onda di sorpresa e un fremito inatteso mi percorsero la schiena. "Io?" risposi con una risata nervosa, "Io non toccherei mai un uomo." La risposta di Anna fu immediata, un sussurro vellutato carico di una promessa inequivocabile: "No, no... saremo noi a toccarti." In quell'istante, la distanza tra noi si annullò, l'aria satura di un'attesa elettrica che mi paralizzava e al contempo mi eccitava fino al midollo. Franco si alzò dalla poltrona con una lentezza studiata, il suo sguardo intenso che saettava tra me e Anna, e si sedette sul divano, accanto a lei, proprio in mezzo a noi, creando una barriera di desiderio palpabile. La sua mano, con una sicurezza disarmante, si posò in mezzo alle cosce di lei, accarezzandola con una lentezza deliberata, le dita che affondavano appena nel tessuto, mentre gli occhi di Anna si piantavano nei miei, un'esplicita domanda, un invito sfrontato che mi fece ardere di un calore improvviso e incontrollabile. "Ti piaccio?" sussurrò, la sua voce roca di desiderio represso, un filo di voce che vibrò nell'aria densa di non detto. "Sì," risposi senza esitazione, la gola secca, il cuore che batteva all'impazzata nel petto, "Assai."
Senza distogliere lo sguardo dai miei, gli occhi di Anna che mi tenevano prigioniero in una spirale di desiderio, avvicinò le sue labbra alle mie. Il bacio fu lungo, umido, un assaggio proibito che mi fece capire, con un'improvvisa e inebriante certezza, che avevo capito dannatamente bene le loro intenzioni, il gioco audace a cui mi stavano invitando. Le sue labbra si schiusero sulle mie con una voracità inaspettata, la sua lingua che danzava con la mia in un contatto che mi fece vacillare. Poi, con un gesto che mi spiazzò e mi eccitò all'inverosimile, dopo aver baciato me, Anna prese la mia mano e la pose accanto a quella di Franco, proprio lì, in mezzo alle sue cosce umide, sigillando un patto di carne.
Si girò verso di lui e lo baciò con la stessa intensità, la stessa vorace passione con cui aveva baciato me, un turbine di labbra umide e lingue intrecciate che mi fece sentire contemporaneamente incluso ed escluso, spettatore e protagonista di uno spettacolo inaudito, un incendio di desiderio che si propagava tra noi tre. Mentre le loro bocche si univano in un bacio appassionato, un suono umido e languido che mi fece serrare la mascella, Franco accarezzava la mia mano ancora posata sul corpo di Anna, la sua presa che si faceva più audace, le dita che salivano sempre più in alto lungo la sua coscia scoperta, sfiorando l'interno morbido con una malizia che mi fece trattenere il respiro, un fremito di anticipazione che mi percorse la schiena. Poi, con un fare leggero ma carico di una promessa inequivocabile, Franco ritirò la mia mano e la guidò, con una pressione sottile ma decisa, a sentire il calore umido che emanava da sotto i suoi vestiti, un invito silenzioso a varcare un confine proibito. Un sussulto mi percorse il corpo quando le mie dita incontrarono la stoffa bagnata, una cascata di umore caldo e viscido che inondava gli slip di Anna, una prova tangibile del desiderio che ci avvolgeva come una morsa, un segreto umido e palpitante che mi fece gemere silenziosamente, un suono strozzato nella gola. L'imbarazzo si contorse in un'eccitazione lancinante, la consapevolezza di ciò che stava accadendo mi fece sentire al contempo colpevole e irrimediabilmente, morbosamente coinvolto in quel vortice di sensualità proibita, un abisso di piacere in cui stavo precipitando senza controllo.
La mia voglia esplodeva nel jeans, un rigonfiamento duro, anzi durissimo, che premeva contro la stoffa, pulsando di un desiderio insopportabile. La mano di Anna si posò sopra, calda e decisa, e contemporaneamente quella di Franco si sovrappose alla sua, una morsa rovente che imprigionò il mio membro, eravamo eccitati, vibranti di un'urgenza primordiale, fusi in un unico, inconfessabile bisogno. Franco si sbarazzò dei suoi vestiti con una rapidità febbrile, i bottoni che saltavano, la stoffa che cadeva a terra come un ostacolo rimosso. Anna allentò la mia cintura con dita tremanti, sfilandomi la maglietta con una lentezza studiata che intensificò la mia attesa, e iniziò a leccarmi il petto, la sua lingua umida che si avvinghiava ai miei capezzoli, succhiandoli con una voluttà che mi fece inarcare la schiena. Contemporaneamente, suo marito la spogliava con gesti lenti e deliberati, ogni pezzo di stoffa abbandonato sul pavimento un sussurro di crescente audacia, rivelando il suo corpo sotto la luce fioca che danzava sulle sue curve, finché rimase in un misero velo di seta degli slip e nel pizzo trasparente del reggiseno. Si girò verso di me, i suoi occhi azzurri ora velati di una malizia eccitante, e con un sorriso che prometteva ogni trasgressione, slacciò il gancetto del reggiseno. Il suo seno pieno e sodo, la cui bellezza sfidava gli anni, si offrì alla mia vista come un frutto proibito, un invito sfrontato alla mia brama che ormai urlava silenziosamente. Non lo nego, la pressione nel cavallo dei miei jeans era diventata un tormento, il mio cazzo prigioniero e pulsante di un desiderio lancinante. Con un gesto impaziente e quasi violento, aprii la cerniera e abbassai i pantaloni, liberando la mia erezione che guizzò fuori come una belva affamata, la punta arrossata e vibrante. Mi liberai anche delle scarpe, rimanendo in slip, la stoffa sottile che a stento conteneva la mia eccitazione, la punta del mio glande che usciva dagli splip, un segnale inequivocabile del mio desiderio ormai incontenibile, un richiamo primordiale.
In un crescendo di audacia, Franco si alzò e, con un gesto che mi spogliò di ogni residuo pudore, mi abbassò anche i miei slip. Un'ondata di calore mi invase, un misto di imbarazzo e un'eccitazione così intensa da farmi tremare leggermente. Poi, con una naturalezza disarmante, fece lo stesso con sua moglie, rivelando un triangolo di pelle liscia e completamente depilata che catturò il mio sguardo con una forza magnetica. Si chinò con una lentezza studiata, la sua bocca che si schiudeva famelica, e affondò il viso tra le cosce di Anna, inspirando profondamente il suo profumo intimo e segreto. Contemporaneamente, la mano di Anna scivolò sul mio membro eretto, avvolgendolo con una presa delicata ma ferma, iniziando una lenta e voluttuosa masturbazione che mi fece gemere. Poi, con un movimento fluido e sensuale che mi colse completamente alla sprovvista, si girò di lato e mi prese in bocca. Le sue labbra calde e umide mi avvolsero con una sorpresa che si trasformò in un piacere accecante, un'onda di calore che si propagò in ogni fibra del mio corpo. Iniziò lentamente, assaporandomi con piccoli baci umidi che mi fecero sussultare, per poi aumentare la foga, la sua lingua che danzava frenetica su tutta la lunghezza del mio membro, salendo e scendendo con una voracità inaudita che mi fece sentire sull'orlo dell'abisso. La sua bocca inghiottì quasi interamente la mia erezione, il suo respiro caldo e ansimante che si mescolava al mio, un preludio infuocato a una notte di pura, inebriante trasgressione. Un gemito strozzato mi sfuggì dalle labbra mentre sentivo il suo tocco esperto spingermi sempre più vicino al limite.
Franco, con un sorriso che prometteva delizie proibite, si ritrasse, il suo sguardo un invito lascivo a prendere il suo posto. Anna giaceva abbandonata sul divano, le gambe spalancate in un'offerta sfrontata che incendiava il desiderio. Un'onda di eccitazione impudica mi travolse, mescolandosi a un imbarazzo che si sciolse rapidamente nel calore della lussuria.
Mi avvicinai, il cuore un tamburo impazzito nel petto, bramoso di esplorare quel corpo offerto. Iniziai lento, la mia bocca un predatore sulle sue cosce morbide, la lingua a tracciare sentieri umidi che la fecero fremere. Poi, la mia attenzione si concentrò sul suo clitoride, un piccolo gioiello pulsante che supplicava il mio tocco. Due dita scivolarono dentro di lei, umide di desiderio, accarezzandola con movimenti lenti e voluttuosi. Un gemito profondo le sfuggì, la schiena si inarcò in un abbandono sensuale. Aumentai la pressione, il ritmo, e un suono gutturale eruppe dalla sua gola. Sulla mia lingua, il suo sapore unico, un connubio inebriante di dolce e salato, mi fece vacillare. "Godoooo..." sussurrò con voce rotta, le unghie affondate nel cuscino come artigli. Un fremito intenso la scosse, e un fiotto caldo e denso mi inondò la bocca, il suo sapore squisito un detonatore che fece esplodere ogni mio freno.
Suo marito si mosse, gli occhi iniettati di una perversione eccitante. Si chinò con avidità a lambire le tracce del piacere che la mia lingua aveva seminato nel corpo di sua moglie, raccogliendo ogni singola goccia del suo nettare proibito, di quello squirt copioso che l'aveva sconvolta. Poi si rialzò, il suo sguardo saettava un desiderio rovente verso di me. Mi afferrò il membro tra le mani, come un trofeo prezioso, e con una dolcezza perversa lo guidò verso le cosce spalancate di Anna. Con un gesto rapido e inaspettato, si inginocchiò tra le gambe umide di sua moglie e le mie, la sua bocca avida si avventò sul mio cazzo, inglobandolo fino in gola, tanto che sentii conati di vomito soffocati, ma lui lo tenne stretto, lubrificandolo con la sua saliva prima di spingerlo con forza nella carne fremente di Anna. Un gridolino di piacere accolse la mia intrusione brutale, mentre Franco avvicinava il mio membro alla sua bocca. Con una voracità impressionante, Anna iniziò a succhiarlo, tra gemiti acuti e gridolini di puro godimento, la sua lingua un turbine caldo e umido che mi straziava l'anima. Bastarono pochi istanti, i suoi occhi fissi sulle mie spinte profonde e ritmiche, e lui, eccitato dalla visione di sua moglie cavalcata, inondò la sua bocca di sperma denso e bollente. Senza esitazione, si avventò sulle labbra di Anna, scambiandosi quel liquido vitale in un bacio lascivo e appiccicoso.
Altri due colpi potenti e Anna, con un grido straziante di piacere, venne in modo convulso e incredibilmente eccitante. Suo marito si spostò, lasciandola godere delle scosse residue senza il mio cazzo dentro. Lo sfilai dalla sua figa pulsante, ancora madida di piacere, e lui lo riprese subito in bocca, succhiandolo con una foga disperata, mentre Anna, annientata dall'orgasmo, giaceva immobile. Lo lasciai fare, guardando la sua bocca ingoiare avidamente la mia carne. Ero lì lì per venire quando si fermò, si mise a pecora davanti a me, aprì un vasetto e si infilò due dita unte di vaselina nel suo buco stretto. Ero impietrito, non avevo mai inculato un uomo... maturo poi... ero allibito e interdetto. Anna si alzò, ci prese per mano e ci condusse sul letto. Preparò il marito mettendolo al centro, dei cuscini sotto la pancia, il suo culo offerto proprio davanti ai miei occhi. Anna cosparse di abbondante vaselina anche il mio cazzo, ormai duro come la pietra. Ero immobile, titubante. Franco girò la testa e sussurrò con voce roca: "Dai, infilamelo..." Avevo davanti a me il suo culo peloso e non mi feci pregare. L'eccitazione mi travolse. Anna mi spinse le chiappe, appoggiai la punta del mio membro sul suo buco e, piano piano, premetti. Scivolò dentro, lo sentii ansimare e trattenere il fiato. Con un po' più di forza, entrai completamente. Un gridolino di dolore si trasformò presto in gemiti vogliosi, incitandomi a fotterlo mentre sua moglie, eccitata, si masturbava freneticamente. Lo inculai prima dolcemente, poi sempre più selvaggiamente. Il suo cazzo, a dispetto dell'età, era tornato duro, segno che gli piaceva da morire. Stavo per venire quando si sfilò da sotto e sia lui che la moglie accolsero con grazia e avidità incredibile tutto quello che uscì dal mio membro, scambiandoselo e ingoiandolo a turno mentre si masturbavano, i loro corpi madidi di sudore e desiderio. Rimanemmo qualche minuto sfiniti sul letto, poi andammo a fare una doccia e a bere un caffè nudi, con la promessa di rivederci prima della loro partenza. Ma questa è un'altra storia, e il loro ritorno nella caotica Milano segnò la fine di un'esperienza che lasciò in me un segno indelebile: la prima volta che ho posseduto un uomo.
Lord Byron69
Laura e Marco, giovani amanti ancora avvolti in un'aura di innocente passione, emanavano una dolcezza quasi stucchevole, in stridente contrasto con l'eccitazione crescente che mi serrava la gola. Poi arrivarono Lucia e Antonio, complici di lunga data, i cui sguardi complici e le carezze fugaci raccontavano una storia di desiderio rodato, una familiarità che innescò in me una punta di segreta invidia.
Infine, l'arrivo di Anna e Franco, freschi di fuga dalla caotica Milano per la loro consueta parentesi di vacanza dalla madre di lei, saturò l'aria di una vibrazione inedita, quasi elettrica. Lei, con i capelli argentei che incorniciavano un volto di rara eleganza, nascondeva dietro un sorriso enigmatico un'energia palpabile, quasi selvaggia, che mi pungeva la pelle come una scarica. Lui, la barba curata e un'espressione bonaria a celare chissà quali segreti torbidi, le stringeva la mano con una tenerezza che stonava con l'intensità che presto avrei letto nei loro occhi, occhi che sembravano spogliarmi l'anima.
Nell'altra mano, Franco portava una borsa frusciante, il cui contenuto carnale mi era fin troppo noto: quattro succulente fiorentine di fassona adulta, promesse di sapori intensi, affiancate da altrettante bistecche di scamone della stessa pregiata carne e la mia adorata salsiccia lucanica di maiale nero lucano, un'offerta quasi sacrificale al dio della gola e, sentivo, di qualcosa di infinitamente più proibito.
Mentre fingevo di trafficare con la brace, sentii la loro presenza farsi più intensa, quasi fisica. Anna e Franco, la coppia più matura, con i miei dieci anni di distacco a seguirli, si avvicinarono, emanando un'aura di sofisticata esperienza che mi fece sentire stranamente inadeguato e al contempo irresistibilmente attratto. Il profumo di Anna, un'ebbra miscela di sandalo e vaniglia, mi avvolse come una carezza inaspettata, insinuandosi nelle mie narici e turbando i miei sensi. I suoi occhi azzurri, luminosi e indagatori, si posarono sui miei con un'insistenza che accese una scintilla di un turbamento deliziosamente proibito, un'esplorazione silenziosa che mi fece trattenere il respiro. Dopo i convenevoli, la voce roca di Franco ruppe la tensione palpabile: "Dove posso appoggiare questo tesoro di carne?" La sua voce, un sussurro roco e denso di promesse, vibrò nell'aria satura di profumi di brace, mentre con un cenno indicavo il tavolino in ferro battuto accoccolato accanto al barbecue. Sentii il suo sguardo bruciarmi addosso, indugiando con una lentezza voluttuosa che mi fece contrarre il ventre, prima che depositasse la borsa frusciante. Si mosse poi, i suoi occhi saettavano tra me e sua moglie con un'intensità che spogliava ogni pudore, per afferrare due birre gelide. Il calore del fuoco era intenso, ma percepivo distintamente che l'incendio più vero divampava altrove, nei nostri sguardi che si incrociavano, carichi di una tensione inconfessabile, di un desiderio primordiale che premeva per liberarsi.
Cercai di dissimulare il battito febbrile del mio cuore seguendo con la coda dell'occhio Anna. Lei sollevò il bicchiere di Franco, le labbra tinte di un rosso vibrante che lambirono sensualmente il bordo, assaggiando un sorso di birra con una lentezza che mi fece immaginare ben altre labbra avide. Poi, con un gesto languido, restituì il bicchiere al marito e salì i pochi gradini che conducevano all'interno, un pretesto per unirsi alle altre donne. La sua figura sinuosa ondeggiava ad ogni passo, una danza silenziosa, un invito spudorato a seguirla in un regno di segreti proibiti, di carne e peccato. Ogni suo movimento era una carezza promessa, un'anticipazione di piaceri inesplorati che mi accendevano il desiderio fino al midollo, un fuoco che solo la sua pelle avrebbe potuto placare.
Durante l'aperitivo, Anna si mosse con una sinuosità felina tra gli ospiti, la sua attenzione apparentemente rivolta a tutti, ma i suoi occhi saettavano verso di me con una frequenza carica di una malizia stuzzicante, un gioco di sguardi che mi faceva sentire contemporaneamente esposto e desiderato. Notai il fremito appena percettibile delle sue labbra, un sorriso segreto che si schiudeva quando, mi passò il calice di prosecco, le nostre dita si sfiorarono in un contatto fugace ma elettrizzante, una scarica che mi percorse l'avambraccio e si insinuò fin nel profondo.
La cena fu un susseguirsi di risate sommesse e brindisi stuzzicanti, le parole che si rincorrevano cariche di doppi sensi che solo io e loro sembravamo cogliere appieno. Le storie di Franco, anche qualcuna un po' spinta ma sempre narrate con un'enfasi teatrale che le rendeva ancora più allusive, facevano da sfondo a un sottile gioco di sguardi, un triangolo di desiderio inconfessato che vibrava sotto la superficie della conversazione. Anna ascoltava il marito con un'espressione di affetto complice, ma i suoi occhi, attenti a non incrociare quelli di mia moglie e degli altri, tornavano a cercarmi, lanciando messaggi silenziati dal pudore ma urlati dal desiderio, messaggi che mi facevano fremere di un'eccitazione colpevole. Una corrente di tensione invisibile vibrava nell'aria, un balletto di sguardi rubati e sorrisi enigmatici che incendiava la tiepida notte estiva di un'eccitazione inconfessabile, un segreto condiviso che ci legava in un modo inaspettato e pericoloso.
Prima dei dolci, mentre io mi recavo in casa a prendere i liquori fatti da me, whisky e rum tanto graditi, le luci del giardino si attenuavano, avvolgendo ogni cosa in un'ombra complice, e il canto rauco dei grilli e il gracidare delle rane punteggiavano le nostre conversazioni sussurrate, Franco si avvicinò, un bicchiere ambrato del mio whisky preferito tra le dita. "Sai," mi sussurrò con un tono stranamente intrigante e non scherzoso, un'ombra di malizia che gli increspava gli angoli della bocca, i suoi occhi che brillavano di una luce inattesa, "io e Anna abbiamo sempre avuto un debole per gli uomini... come te. Questo tuo fascino... così... virile e rozzo, ma nel senso più squisitamente... primordiale." Un calore improvviso mi invase il volto, una vampata di imbarazzo e un'inattesa, potente eccitazione. Era la prima volta che un uomo mi faceva delle avances così dirette, e la consapevolezza che sua moglie fosse complice, anzi, forse l'istigatrice, mi scombussolò profondamente. Anna, seduta poco distante, mi fissava con un sorriso sornione, le labbra laccate di un rosso provocante che sembrava promettere baci proibiti.
Il suo sguardo si fece audace, una sfida aperta, a cui si unì l'insistenza magnetica degli occhi di Franco. Mi scrutavano intensamente, come se volessero spogliarmi non solo dei vestiti ma anche delle mie difese, leggendo ogni mio più recondito desiderio. Poi, con una lentezza studiata che mi fece trattenere il fiato, Anna lasciò scorrere il suo sguardo lungo il mio corpo, indugiando un istante sul mio petto semi nudo sotto la camicia di lino aperta, mentre gli occhi di Franco saettavano tra me e sua moglie, un tacito invito a un gioco proibito, un'intesa silenziosa che mi fece sentire contemporaneamente preda e desiderato. Un brivido di consapevolezza mi percorse la schiena, un misto di imbarazzo e un'eccitazione che si faceva sempre più intensa, quasi dolorosa. Capii in quell'istante che le loro fantasie trasgressive non erano più sussurri nel buio, ma un'offerta audace, un invito carnale sussurrato nel silenzio vellutato della notte stellata. E Franco, con le sue parole ambigue e quel sorriso enigmatico, sembrava essere il burattinaio di questo spettacolo inebriante e pericoloso, un complice in un desiderio che sentivo montare inarrestabile.
L'aria pulsava di un'attesa carica di desiderio inespresso, un'elettricità palpabile che mi faceva formicolare la pelle. Gli sguardi tra me e la coppia si fecero sempre più espliciti, le parole non pronunciate pesavano come promesse sussurrate, come un patto segreto stretto nel cuore della notte. La grigliata nel mio giardino incantato si stava metamorfosando in un'avventura sensoriale carica di tensione, dove i confini tra l'amicizia e la lussuria si dissolvevano nella notte, lasciando spazio solo a un'eccitazione febbrile. E io, padrone di casa e involontario protagonista, mi ritrovai sospeso tra un'imbarazzata eccitazione e una curiosità vorace, il cuore che batteva all'impazzata nel petto.
Al termine della serata, gli ospiti si congedarono da mia moglie e da me, portando con sé un'eco di risate e sguardi complici, ma sentivo che qualcosa di inconfessabile, un'elettricità sottile e carica di promesse, era rimasto sospeso nell'aria, vibrante tra noi tre. Accompagnai tutti al cancello, e Anna e Franco, con una lentezza studiata che mi fece trattenere il fiato, furono volutamente gli ultimi a congedarsi, i loro occhi che brillavano di una luce intensa e segreta, un patto silenzioso stretto nell'ombra. "Tieniti libero per una birra a casa nostra," mi sussurrò Franco con un sorriso carico di sottintesi, la sua mano che sfiorava la mia per un istante che parve un'eternità, una scossa inaspettata che mi fece fremere. "Fatemi sapere, ci organizziamo e veniamo con mia moglie," risposi con un tono che speravo fosse neutrale, ma la cui voce tradiva un'inquietudine crescente, un'attesa febbrile. La risposta di Anna, un sussurro vellutato che mi accarezzò l'orecchio come una promessa proibita, mi fece rabbrividire di desiderio: "No, solo tu."
Quelle parole rimbombarono tutta notte nella mia testa, un'eco persistente che si mescolava ai miei pensieri più intimi e audaci. Il lunedì seguente, una chiamata al cellulare mentre ero a lavoro mi fece sobbalzare: era Franco. "Hai tempo per una birretta stasera o domani sera?" La sua voce, stranamente roca e carica di una velata impazienza, mi colse impreparato. Sinceramente non mi aspettavo così presto che mi chiamasse al telefono, un'urgenza inattesa che mi fece accelerare il battito. Gli risposi che, come tornavo a casa, avrei guardato il da farsi con mia moglie e gli avrei dato una risposta, cercando di mascherare un'eccitazione crescente che mi serrava lo stomaco.
Arrivai a casa alle 18, la chiamata di Franco ancora un'eco vibrante nella mente, un presagio eccitante che si scontrava con la placida routine domestica. Non avevo ancora trovato il coraggio di accennare a mia moglie quella proposta così inaspettata quando lei, con un tono stranamente leggero, quasi studiato, mi spiazzò: "Sai, mi ha chiamato Anna, voleva sapere se puoi dare una mano a Franco stasera... sembra abbia bisogno di un passaggio." Un sorriso appena accennato le increspò le labbra, un sorriso che non riuscii a decifrare, e con una naturalezza disarmante aggiunsi: "Mia moglie gli ha risposto certamente. Un brivido di anticipazione mi serpeggiò lungo la schiena, un presagio di voluttuosa incertezza. Con un sorriso sornione, quasi a volerla stuzzicare e osservare le sue reazioni, le sussurrai che la mia unica brama per quella sera era la quiete dell'amaca in giardino, cullato dal silenzio vellutato e dalla frescura della notte. La sua risposta fu immediata, un misto di affetto e un pizzico di ironia che mi fece sentire desiderato, scrutato fin nel profondo: "Ah, il solito pigrone! Ma quando c'è da aiutare qualcuno, sei sempre il primo a farti avanti…". Un'ombra fugace le velò lo sguardo per un istante, un'ombra enigmatica che accese in me una curiosità ancora più intensa, un desiderio di svelare i suoi segreti più intimi.
Pochi minuti dopo, la vibrazione del mio telefono ruppe la trama di quei pensieri inquietanti e al contempo eccitanti. Era Franco. "Senti, verso le sette passi da casa? Avrei bisogno di un passaggio nel paese vicino per recuperare la moto." La sua voce era stranamente carica, quasi forzata, come se ogni parola fosse un'esca lanciata nell'aria, studiata per raggiungere anche le orecchie di mia moglie, tessendo una trama di tensione palpabile, di segreti non detti che vibravano tra noi. Il mio cuore prese a martellare nel petto un ritmo incalzante di attesa febbrile, un'eccitazione che si faceva sempre più fisica, un nodo di desiderio stretto allo stomaco, presagio di una serata che sentivo non sarebbe stata affatto tranquilla. L'invito era giunto, e l'appuntamento, mascherato da un banale favore tra amici, sapeva di un'imminente, proibita avventura, un sentiero oscuro e inebriante che si apriva davanti a me. Con un filo di voce, cercando di mantenere un tono casuale che stonava con il tumulto interiore, risposi: "Ok, il tempo di una doccia e sono da te." Ogni secondo che passava mi sembrava un'eternità, il pensiero di Anna che mi aspettava, di quel "solo tu" sussurrato nella notte, mi incendiava la pelle.
Cinque minuti dopo una doccia rapida, infilai jeans e maglietta, le prime scarpe che trovai, e mi diressi con un'ansia febbrile verso casa di Franco. Lo trovai ad aspettarmi sull'uscio, un contrasto stridente con l'immagine elegante che avevo di lui: pantaloncini, maglietta e infradito ai piedi. Rimasi per un istante interdetto, un vago senso di disagio che si mescolava a una crescente, inspiegabile eccitazione.
Mi strinse la mano con una forza inaspettata e mi abbracciò con un calore che mi fece avvampare il viso. L'imbarazzo mi serrava la gola, un nodo di nervi che si stringeva ad ogni suo contatto. Salimmo in silenzio, e nell'ascensore, con un sorriso enigmatico che non prometteva nulla di buono, mi sussurrò che aveva fatto mettere in fresco dalla moglie "un po' di birre particolari".
Entrati nell'appartamento, l'accoglienza di Anna mi tolse il fiato. Vestita di tutto punto, un abito leggero che accarezzava le sue forme con una maliziosa discrezione, la scollatura audace che invitava a sguardi proibiti, il trucco che ne esaltava una bellezza matura e vibrante. Nonostante i suoi sessantatré anni, emanava una sensualità potente, quasi magnetica. Mi abbracciò, e poi... mi baciò sulla bocca. Un bacio a stampo, casto nella forma ma carico di una promessa inequivocabile, un contatto fugace che scatenò in me una reazione violenta, un cortocircuito di nervi e desideri repressi. Volevo scappare, voltare le spalle a quell'atmosfera satura di un'attesa inconfessabile, ma allo stesso tempo, una forza invisibile mi inchiodava al pavimento, una curiosità morbosa e un'eccitazione crescente che mi facevano tremare le gambe.
Sul tavolino basso del soggiorno, un vassoio con tre bicchieri di birra vuoti, la brina appena sciolta a rigare il vetro, mi aveva instillato un fugace dubbio, un'ombra di incertezza sulle loro reali intenzioni. Ma appena mi fecero accomodare sul divano in pelle scura, sentendo il fresco del materiale sotto le mie gambe, e Franco si adagiò con studiata noncuranza sulla poltrona di fronte, quella timida esitazione si frantumò. Anzi no… Anna, con un movimento sinuoso che catturò il mio sguardo, si diresse al frigo. Ne estrasse due bottiglie di birra scura, il vetro opaco di condensa, un contrasto voluttuoso con la calura soffocante che vibrava ancora oltre le finestre socchiuse. Le porse a Franco, che con gesti lenti e teatrali ne riempì due bicchieri fino all'orlo e il terzo a metà. Offrì il primo alla moglie, le dita che si sfiorarono in un contatto carico di una familiarità ambigua, poi porse il secondo a me. Sollevando il suo, il liquido ambrato che scintillava nella luce fioca del crepuscolo, Franco propose un brindisi: "A noi... e alla nostra amicizia." Le sue parole, apparentemente innocue, vibrarono nell'aria densa di un'attesa inconfessabile.
Iniziammo a bere, il sapore amarognolo della birra che mi solleticava la lingua mentre i nostri sguardi si incrociavano, carichi di un sottile, inebriante nervosismo. Franco, con quel suo fare bonario che ora percepivo come una maschera astuta, ruppe il silenzio, la sua voce stranamente profonda che riempiva la stanza. "Allora, mi chiese, un sorriso enigmatico che gli increspava gli angoli degli occhi, "cosa ti aspettavi da questo... incontro?" "Una birra," risposi con una risata forzata, cercando di alleggerire la tensione che sentivo montare, un imbarazzo piacevolmente doloroso. Anna, seduta accanto a me sul divano, accavallò le gambe con una lentezza studiata, la gonna del suo vestitino corto che si ritirava ancora di più sulla coscia nuda, rivelando una porzione di pelle liscia e abbronzata che mi fece mancare un battito. Una scena così semplice, eppure così carica di una promessa eccitante. Dopo la mia risposta, Franco la guardò, un'intesa silenziosa che vibrava tra loro. "Sai, ci ecciti parecchio," confessò con una franchezza disarmante, il suo sguardo che tornava a posarsi su di me con un'intensità inaspettata. "ne abbiamo parlato a lungo ci eccita questo tuo fare... a volte maldestro, passami il termine... questo tuo lato... buono di rozzo." Continuò, la sua voce che si fece più bassa, quasi un sussurro complice: "Siamo stati entrambi a stuzzicarti, non è vero?" Una punta di rossore mi salì alle guance, un misto di imbarazzo e un'eccitazione che si faceva sempre più innegabile. Franco si fece più audace nella sua confessione: "E sì, amico mio c'è un misto di voyeur in me... e forse... un po' di... bisex." Un'onda di sorpresa e un fremito inatteso mi percorsero la schiena. "Io?" risposi con una risata nervosa, "Io non toccherei mai un uomo." La risposta di Anna fu immediata, un sussurro vellutato carico di una promessa inequivocabile: "No, no... saremo noi a toccarti." In quell'istante, la distanza tra noi si annullò, l'aria satura di un'attesa elettrica che mi paralizzava e al contempo mi eccitava fino al midollo. Franco si alzò dalla poltrona con una lentezza studiata, il suo sguardo intenso che saettava tra me e Anna, e si sedette sul divano, accanto a lei, proprio in mezzo a noi, creando una barriera di desiderio palpabile. La sua mano, con una sicurezza disarmante, si posò in mezzo alle cosce di lei, accarezzandola con una lentezza deliberata, le dita che affondavano appena nel tessuto, mentre gli occhi di Anna si piantavano nei miei, un'esplicita domanda, un invito sfrontato che mi fece ardere di un calore improvviso e incontrollabile. "Ti piaccio?" sussurrò, la sua voce roca di desiderio represso, un filo di voce che vibrò nell'aria densa di non detto. "Sì," risposi senza esitazione, la gola secca, il cuore che batteva all'impazzata nel petto, "Assai."
Senza distogliere lo sguardo dai miei, gli occhi di Anna che mi tenevano prigioniero in una spirale di desiderio, avvicinò le sue labbra alle mie. Il bacio fu lungo, umido, un assaggio proibito che mi fece capire, con un'improvvisa e inebriante certezza, che avevo capito dannatamente bene le loro intenzioni, il gioco audace a cui mi stavano invitando. Le sue labbra si schiusero sulle mie con una voracità inaspettata, la sua lingua che danzava con la mia in un contatto che mi fece vacillare. Poi, con un gesto che mi spiazzò e mi eccitò all'inverosimile, dopo aver baciato me, Anna prese la mia mano e la pose accanto a quella di Franco, proprio lì, in mezzo alle sue cosce umide, sigillando un patto di carne.
Si girò verso di lui e lo baciò con la stessa intensità, la stessa vorace passione con cui aveva baciato me, un turbine di labbra umide e lingue intrecciate che mi fece sentire contemporaneamente incluso ed escluso, spettatore e protagonista di uno spettacolo inaudito, un incendio di desiderio che si propagava tra noi tre. Mentre le loro bocche si univano in un bacio appassionato, un suono umido e languido che mi fece serrare la mascella, Franco accarezzava la mia mano ancora posata sul corpo di Anna, la sua presa che si faceva più audace, le dita che salivano sempre più in alto lungo la sua coscia scoperta, sfiorando l'interno morbido con una malizia che mi fece trattenere il respiro, un fremito di anticipazione che mi percorse la schiena. Poi, con un fare leggero ma carico di una promessa inequivocabile, Franco ritirò la mia mano e la guidò, con una pressione sottile ma decisa, a sentire il calore umido che emanava da sotto i suoi vestiti, un invito silenzioso a varcare un confine proibito. Un sussulto mi percorse il corpo quando le mie dita incontrarono la stoffa bagnata, una cascata di umore caldo e viscido che inondava gli slip di Anna, una prova tangibile del desiderio che ci avvolgeva come una morsa, un segreto umido e palpitante che mi fece gemere silenziosamente, un suono strozzato nella gola. L'imbarazzo si contorse in un'eccitazione lancinante, la consapevolezza di ciò che stava accadendo mi fece sentire al contempo colpevole e irrimediabilmente, morbosamente coinvolto in quel vortice di sensualità proibita, un abisso di piacere in cui stavo precipitando senza controllo.
La mia voglia esplodeva nel jeans, un rigonfiamento duro, anzi durissimo, che premeva contro la stoffa, pulsando di un desiderio insopportabile. La mano di Anna si posò sopra, calda e decisa, e contemporaneamente quella di Franco si sovrappose alla sua, una morsa rovente che imprigionò il mio membro, eravamo eccitati, vibranti di un'urgenza primordiale, fusi in un unico, inconfessabile bisogno. Franco si sbarazzò dei suoi vestiti con una rapidità febbrile, i bottoni che saltavano, la stoffa che cadeva a terra come un ostacolo rimosso. Anna allentò la mia cintura con dita tremanti, sfilandomi la maglietta con una lentezza studiata che intensificò la mia attesa, e iniziò a leccarmi il petto, la sua lingua umida che si avvinghiava ai miei capezzoli, succhiandoli con una voluttà che mi fece inarcare la schiena. Contemporaneamente, suo marito la spogliava con gesti lenti e deliberati, ogni pezzo di stoffa abbandonato sul pavimento un sussurro di crescente audacia, rivelando il suo corpo sotto la luce fioca che danzava sulle sue curve, finché rimase in un misero velo di seta degli slip e nel pizzo trasparente del reggiseno. Si girò verso di me, i suoi occhi azzurri ora velati di una malizia eccitante, e con un sorriso che prometteva ogni trasgressione, slacciò il gancetto del reggiseno. Il suo seno pieno e sodo, la cui bellezza sfidava gli anni, si offrì alla mia vista come un frutto proibito, un invito sfrontato alla mia brama che ormai urlava silenziosamente. Non lo nego, la pressione nel cavallo dei miei jeans era diventata un tormento, il mio cazzo prigioniero e pulsante di un desiderio lancinante. Con un gesto impaziente e quasi violento, aprii la cerniera e abbassai i pantaloni, liberando la mia erezione che guizzò fuori come una belva affamata, la punta arrossata e vibrante. Mi liberai anche delle scarpe, rimanendo in slip, la stoffa sottile che a stento conteneva la mia eccitazione, la punta del mio glande che usciva dagli splip, un segnale inequivocabile del mio desiderio ormai incontenibile, un richiamo primordiale.
In un crescendo di audacia, Franco si alzò e, con un gesto che mi spogliò di ogni residuo pudore, mi abbassò anche i miei slip. Un'ondata di calore mi invase, un misto di imbarazzo e un'eccitazione così intensa da farmi tremare leggermente. Poi, con una naturalezza disarmante, fece lo stesso con sua moglie, rivelando un triangolo di pelle liscia e completamente depilata che catturò il mio sguardo con una forza magnetica. Si chinò con una lentezza studiata, la sua bocca che si schiudeva famelica, e affondò il viso tra le cosce di Anna, inspirando profondamente il suo profumo intimo e segreto. Contemporaneamente, la mano di Anna scivolò sul mio membro eretto, avvolgendolo con una presa delicata ma ferma, iniziando una lenta e voluttuosa masturbazione che mi fece gemere. Poi, con un movimento fluido e sensuale che mi colse completamente alla sprovvista, si girò di lato e mi prese in bocca. Le sue labbra calde e umide mi avvolsero con una sorpresa che si trasformò in un piacere accecante, un'onda di calore che si propagò in ogni fibra del mio corpo. Iniziò lentamente, assaporandomi con piccoli baci umidi che mi fecero sussultare, per poi aumentare la foga, la sua lingua che danzava frenetica su tutta la lunghezza del mio membro, salendo e scendendo con una voracità inaudita che mi fece sentire sull'orlo dell'abisso. La sua bocca inghiottì quasi interamente la mia erezione, il suo respiro caldo e ansimante che si mescolava al mio, un preludio infuocato a una notte di pura, inebriante trasgressione. Un gemito strozzato mi sfuggì dalle labbra mentre sentivo il suo tocco esperto spingermi sempre più vicino al limite.
Franco, con un sorriso che prometteva delizie proibite, si ritrasse, il suo sguardo un invito lascivo a prendere il suo posto. Anna giaceva abbandonata sul divano, le gambe spalancate in un'offerta sfrontata che incendiava il desiderio. Un'onda di eccitazione impudica mi travolse, mescolandosi a un imbarazzo che si sciolse rapidamente nel calore della lussuria.
Mi avvicinai, il cuore un tamburo impazzito nel petto, bramoso di esplorare quel corpo offerto. Iniziai lento, la mia bocca un predatore sulle sue cosce morbide, la lingua a tracciare sentieri umidi che la fecero fremere. Poi, la mia attenzione si concentrò sul suo clitoride, un piccolo gioiello pulsante che supplicava il mio tocco. Due dita scivolarono dentro di lei, umide di desiderio, accarezzandola con movimenti lenti e voluttuosi. Un gemito profondo le sfuggì, la schiena si inarcò in un abbandono sensuale. Aumentai la pressione, il ritmo, e un suono gutturale eruppe dalla sua gola. Sulla mia lingua, il suo sapore unico, un connubio inebriante di dolce e salato, mi fece vacillare. "Godoooo..." sussurrò con voce rotta, le unghie affondate nel cuscino come artigli. Un fremito intenso la scosse, e un fiotto caldo e denso mi inondò la bocca, il suo sapore squisito un detonatore che fece esplodere ogni mio freno.
Suo marito si mosse, gli occhi iniettati di una perversione eccitante. Si chinò con avidità a lambire le tracce del piacere che la mia lingua aveva seminato nel corpo di sua moglie, raccogliendo ogni singola goccia del suo nettare proibito, di quello squirt copioso che l'aveva sconvolta. Poi si rialzò, il suo sguardo saettava un desiderio rovente verso di me. Mi afferrò il membro tra le mani, come un trofeo prezioso, e con una dolcezza perversa lo guidò verso le cosce spalancate di Anna. Con un gesto rapido e inaspettato, si inginocchiò tra le gambe umide di sua moglie e le mie, la sua bocca avida si avventò sul mio cazzo, inglobandolo fino in gola, tanto che sentii conati di vomito soffocati, ma lui lo tenne stretto, lubrificandolo con la sua saliva prima di spingerlo con forza nella carne fremente di Anna. Un gridolino di piacere accolse la mia intrusione brutale, mentre Franco avvicinava il mio membro alla sua bocca. Con una voracità impressionante, Anna iniziò a succhiarlo, tra gemiti acuti e gridolini di puro godimento, la sua lingua un turbine caldo e umido che mi straziava l'anima. Bastarono pochi istanti, i suoi occhi fissi sulle mie spinte profonde e ritmiche, e lui, eccitato dalla visione di sua moglie cavalcata, inondò la sua bocca di sperma denso e bollente. Senza esitazione, si avventò sulle labbra di Anna, scambiandosi quel liquido vitale in un bacio lascivo e appiccicoso.
Altri due colpi potenti e Anna, con un grido straziante di piacere, venne in modo convulso e incredibilmente eccitante. Suo marito si spostò, lasciandola godere delle scosse residue senza il mio cazzo dentro. Lo sfilai dalla sua figa pulsante, ancora madida di piacere, e lui lo riprese subito in bocca, succhiandolo con una foga disperata, mentre Anna, annientata dall'orgasmo, giaceva immobile. Lo lasciai fare, guardando la sua bocca ingoiare avidamente la mia carne. Ero lì lì per venire quando si fermò, si mise a pecora davanti a me, aprì un vasetto e si infilò due dita unte di vaselina nel suo buco stretto. Ero impietrito, non avevo mai inculato un uomo... maturo poi... ero allibito e interdetto. Anna si alzò, ci prese per mano e ci condusse sul letto. Preparò il marito mettendolo al centro, dei cuscini sotto la pancia, il suo culo offerto proprio davanti ai miei occhi. Anna cosparse di abbondante vaselina anche il mio cazzo, ormai duro come la pietra. Ero immobile, titubante. Franco girò la testa e sussurrò con voce roca: "Dai, infilamelo..." Avevo davanti a me il suo culo peloso e non mi feci pregare. L'eccitazione mi travolse. Anna mi spinse le chiappe, appoggiai la punta del mio membro sul suo buco e, piano piano, premetti. Scivolò dentro, lo sentii ansimare e trattenere il fiato. Con un po' più di forza, entrai completamente. Un gridolino di dolore si trasformò presto in gemiti vogliosi, incitandomi a fotterlo mentre sua moglie, eccitata, si masturbava freneticamente. Lo inculai prima dolcemente, poi sempre più selvaggiamente. Il suo cazzo, a dispetto dell'età, era tornato duro, segno che gli piaceva da morire. Stavo per venire quando si sfilò da sotto e sia lui che la moglie accolsero con grazia e avidità incredibile tutto quello che uscì dal mio membro, scambiandoselo e ingoiandolo a turno mentre si masturbavano, i loro corpi madidi di sudore e desiderio. Rimanemmo qualche minuto sfiniti sul letto, poi andammo a fare una doccia e a bere un caffè nudi, con la promessa di rivederci prima della loro partenza. Ma questa è un'altra storia, e il loro ritorno nella caotica Milano segnò la fine di un'esperienza che lasciò in me un segno indelebile: la prima volta che ho posseduto un uomo.
Lord Byron69
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