Luana: confessioni.... (Parte 2)

di
genere
confessioni

Siamo in una città della Basilicata e il racconto che segue è frutto dell'esperienza di Luana, con la complicità della mia penna... o meglio, tastiera.
Mentre il sole di maggio inondava l'ufficio di una luce dorata e sensuale, la voce di Francesco al telefono risuonò come un tuono inaspettato, spezzando l'incantesimo. "Amore, devo partire per la Turchia lunedì. Tre settimane, un progetto importante...". La delusione di Luana fu palpabile, come una morsa al cuore. Il loro weekend in moto, un sogno condiviso e bramato da quando avevano rimesso a posto la moto durante l'inverno, svanì in un istante, lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile.Ma, come spesso accade, il dispiacere si trasformò presto in un'eccitazione inaspettata, un fremito di desiderio proibito. La lontananza di Francesco accese in Luana una fiamma sopita, un'irresistibile voglia di libertà e di trasgressione. Con un sorriso malizioso, compose subito il numero di Giulia, la sua amica del cuore, complice di mille avventure peccaminose.
"Giulia, tesoro, libera il calendario. Francesco sarà via per tre settimane..." Le parole di Luana risuonarono come un sussurro roco, un invito peccaminoso a notti di passione sfrenata e di proibita complicità. Marco, il marito di Giulia, credeva ingenuamente che le loro serate fossero innocenti ritrovi tra amiche, ignaro dei giochi erotici che avevano già consumato, come quella notte infuocata con i camionisti. Mentre lui si perdeva in fantasie solitarie e incontri fugaci con le colleghe, Luana preparava meticolosamente la partenza del marito, fingendo malinconia per il viaggio e la mancata gita in moto, mentre la sua mente danzava in scenari di lussuriosa trasgressione.

Lunedì mattina arrivò in un lampo. Francesco si svegliò all'alba, ignaro del fuoco che ardeva sotto la cenere. Luana, con gesti esperti, gli preparò una colazione abbondante, chiuse le valigie e lo accompagnò alla porta. Lui la strinse in un abbraccio, le diede un bacio distratto e partì verso l'aeroporto. Appena la porta si chiuse, Luana si liberò degli abiti, lasciandoli cadere sul pavimento come petali di un fiore appassito. Si abbandonò a una doccia bollente, l'acqua che le scivolava sulla pelle come carezze proibite, risvegliando ogni fibra del suo corpo. Si preparò per l'ufficio, ma il suo sguardo era velato di desiderio, il suo corpo fremeva di impazienza. La giornata di lavoro si prospettava lunga e noiosa, un'attesa insopportabile prima di poter dare sfogo alle sue voglie più recondite.
Quel lunedì si consumò in un turbine di impegni, un preludio al piacere imminente. Luana, stanca ma eccitata, sentiva ancora sulla pelle lo sguardo del suo capo, un uomo anziano e meticoloso, ma con un'attrazione inconfessabile per la sua professionalità. Rientrata a casa, un bagno veloce, un rituale di purificazione, e poi, avvolta in un lenzuolo sotto una coperta leggera, chiamò Giulia. La loro conversazione, inizialmente un gioco innocente, si trasformò presto in un'esplorazione di desideri proibiti. L'invito a casa sua, con la scusa di un caffè e consigli per la sala da pranzo, celava un'intenzione più audace: una serata di confidenze sussurrate, carezze rubate e piaceri condivisi, culminata in una cena a lume di candela, dove ogni portata sarebbe stata un preludio all'estasi.

Giulia, con un sorriso malizioso, si assicurò che Marco ascoltasse ogni parola. La prospettiva di una serata senza l'ombra di Francesco, noto per i suoi gusti casti, accese la sua immaginazione. Marco, con un tono di voce roco di desiderio, la incitò a liberare la sua creatività, a osare, a trasformare la casa di Luana in un tempio di relax. Il martedì trascorse come un'attesa febbrile, Luana indugiò al lavoro, pregustando il momento in cui avrebbe accolto Giulia, pronta a svelare i segreti più intimi della sua anima e del suo corpo.

Finalmente arrivò il mercoledì. A lavoro, il tempo si dilatava, ogni minuto un'eternità. Luana, con gli occhi fissi sull'orologio, contava i secondi che la separavano dal piacere imminente. Alle 16, con un gesto deciso, spense il computer, bussò alla porta dell'ufficio del capo e, con un sorriso enigmatico, lo salutò. L'uomo, ignaro del desiderio che divampava sotto la sua apparente calma, le augurò una buona serata. Luana, con il cuore in tumulto, si precipitò al parcheggio, desiderosa di raggiungere la sua complice.

Alle 16.30, le chiavi tremavano nella sua mano, pronte ad aprire la porta di un mondo di tentazioni. Ma prima che potesse varcare la soglia, la voce di Giulia la raggiunse, un richiamo seducente. "Sono qui," sussurrò, e insieme entrarono nella casa, l'epicentro di una serata di peccati. Il caffè, una scusa innocente, fu solo il preludio a un'esplorazione più profonda dei loro desideri nascosti.
I loro sguardi si incrociarono, carichi di desiderio, mentre le loro mani si sfioravano sotto il tavolo. La tensione cresceva, alimentata da risate complici e sussurri maliziosi. La notte era giovane e le promesse sussurrate nell'aria erano più eccitanti di qualsiasi avventura.
Giulia si alzò, avvicinandosi a Luana con un movimento felino. Afferrandola per i capelli, le diede un bacio lungo e appassionato, un assalto alla sua bocca che sapeva di sfida e desiderio. "Era questo che volevi fare l'altra sera in macchina?" sussurrò, la voce roca di malizia.

Luana rimase senza parole, il cuore che batteva all'impazzata. Si era illusa di dover prendere l'iniziativa, ma Giulia, con un gesto deciso, la spinse sul divano, un'oasi di velluto consumato che prometteva piaceri proibiti. Le loro labbra si incontrarono di nuovo, un vortice di baci, morsi leggeri e sospiri. Le mani esploravano i corpi, accendendo scintille di desiderio, mentre il divano diventava un teatro di carezze rubate e gemiti soffocati.

Quando il desiderio le consumò, abbandonarono i vestiti, lasciandoli cadere come petali di un fiore appassito. Sotto la doccia, l'acqua calda scivolò sui loro corpi intrecciati, lavando via ogni inibizione. Le carezze si fecero più audaci, i baci più profondi, mentre l'eco dei loro gemiti riempiva il bagno, un preludio all'estasi imminente
L'atto finale si consumò in un 69 infinito sul letto, un preludio sensuale a ciò che la notte aveva in serbo. Ripresero fiato, aggiustarono i veli della seduzione e si prepararono a uscire, pronte a immergersi in un'avventura ancora più audace. "Dove andiamo?" chiese Luana, la voce ancora roca di desiderio.

Giulia, con un sorriso malizioso, rivelò il suo piano: una suite in una campagna fuori città, un rifugio di piaceri nascosti. Un loro amico, un uomo di quasi sessant'anni con una passione sfrenata per i piaceri della carne e un dominatore nato, e un suo collega più giovane, altrettanto avido di esperienze proibite, avevano organizzato tutto. Una vasca idromassaggio, un tempio di voluttà, e una cena a lume di candela preparata da una signora anziana propietaria del b&b, loro complice discreta, nota per la sua cucina afrodisiaca.

Il vino rosso, denso e avvolgente, e le luci soffuse crearono un'atmosfera sensuale, un invito a abbandonarsi ai piaceri della serata. Luana, con un sorriso malizioso, chiamò il marito in Turchia, la voce carica di promesse che sapeva non sarebbero state mantenute. Giulia fece lo stesso con Marco, comunicandogli con un tono di voce vellutato che la serata si sarebbe protratta oltre il previsto.

Quando gli ospiti arrivarono, l'anziano uomo portava con sé un trolley, il cui contenuto misterioso alimentava la curiosità delle due donne. Alle otto in punto, i quattro erano seduti a tavola, l'aria elettrica di desiderio. Giulia, con un gesto languido, chiese alla cameriera di riempire la vasca idromassaggio, specificando una temperatura "caldissima", un preludio ai piaceri che sarebbero seguiti.

La cena iniziò con sorrisi complici, sfioramenti furtivi e sguardi carichi di desiderio. Il vino, potente afrodisiaco, scioglieva le inibizioni, e le domande delle due donne si fecero sempre più insistenti: cosa nascondeva quel misterioso trolley? L'uomo, con un sorriso malizioso, promise che ogni curiosità sarebbe stata soddisfatta.
Terminata la cena, i quattro si spogliarono, rivelando corpi desiderosi e pronti a cedere alla lussuria. Nella vasca bollente, l'acqua accarezzava la pelle, intensificando ogni sensazione. Baci appassionati, carezze audaci e masturbazioni sfrenate riempirono l'aria di gemiti soffocati. L'anziano signore, aiutato da qualche pillola, esibiva un'erezione marmorea un cazzo duro all’inverosimile, mentre il giovane, pur poco meno impetuoso, emanava una sensualità selvaggia.
Le dita dei due uomini esploravano ogni anfratto umido e vibrante, mentre Luana e Giulia, avvolte in un vortice di gemiti e sospiri, si abbandonavano al piacere che si scambiavano. Le loro labbra si cercavano, i corpi si intrecciavano, un turbine di desiderio che le avvolgeva in un'atmosfera di sensualità proibita.
L'estasi le aveva portate sull'orlo del baratro, ma l'onda di piacere non era ancora completa. Le lenzuola di seta, fredde sulla pelle ardente, le accolsero come un invito a nuove esplorazioni. I sussurri e i gemiti si mescolarono in una sinfonia di desiderio, mentre le lingue dei due uomini, avide del loro nettare, le portavano a nuove vette di piacere.
L’anziano si staccò, gli occhi striati di una malizia che tradiva decenni di esperienza. Aprì il trolley con un gesto teatrale, rivelando un arsenale di peccato: una fuck machine cromata, lucida come un’arma futuristica; dildi morbido silicone realistico che catturavano la luce in riflessi perversi; corde di seta nera intrecciate a frustini dal cuoio antico. Ma fu la Magic Wand a far sussultare l’aria –un oggetto mitico, pulsante di energia repressa.

“Siete pronte per la mia… ricetta?” sussurrò, sfiorando l’interruttore della macchina. Un ronzio basso, ipnotico, riempì la stanza.

Legarono Luana per prima, le corde che serpeggiavano sul suo corpo come vipere affamate. Ogni nodo era un promemoria: "sei mia". L'olio alla cannella scivolò tra i suoi seni, lungo l'addome, fino aal figa rasata pulita senza nenche una traccia di un pelo, lasciando una scia di desiderio ardente. La seconda wand si accese – un rombo da motore Harley – e iniziò a circolare sulle sue grandi labbra gonfie, alternando pressioni sadiche a carezze di soli millimetri. Un gioco perverso di tortura e piacere, dove ogni vibrazione era un'onda di calore che si propagava nel suo corpo, pronta ad esplodere.
“Ora, Apri quella gola, principessa.”

Mentre l'uomo, con un sorriso sadico che gli increspava le labbra, montava sull'imponente macchina cromata, un dildo di dimensioni generose, perfetto per la sua voracità. Lo posizionò davanti a lei, accendendolo con un fremito elettrico che percorse l'aria come un presagio. Il dildo scivolò dolcemente nella sua intimità, un preludio alla tempesta che sarebbe seguita. L'uomo ruotò il potenziometro, accelerando il ritmo, e i colpi divennero il metronomo di un rituale antico, un'eco di desiderio e sottomissione. Fuori, la luna piena velava d'argento la scena, un testimone silenzioso di un piacere proibito. Dentro, nessuno era più umano: solo corpi-idranti, voci-raschio, piacere-chiodo.

Cambio il cazzo, sostituendolo con uno ancora più grande trasparente, ma ancora non abbastanza per la sua capienza. Lo ricoprì di olio, rendendo la sua entrata ancora più voluttuosa. Il cazzo vibrava , riempiendola di scosse elettriche, mentre i colpi si facevano sempre più violenti, un'onda di piacere e dolore che la sommerse. L'anziano osservava, un sigaro spento tra le dita, regista di questa orgia calcolata. Quando Luana iniziò a sbavare, prese il suo volto tra le mani, stringendolo con una presa ferrea. "Guarda com'è bella la tua amica," sibilò, la voce roca di desiderio. "Guarda come trema. Ora immagina cosa le farò dopo."

Giulia, con un gemito di sfida, si rivolse al ragazzo, la voce roca di desiderio: "Scopami," gli ordinò, prendendo il controllo del gioco. Lo cavalcò con movimenti decisi, gli occhi fissi su Luana, il corpo scosso da spasmi di piacere e dolore, si contorceva sotto i colpi del dildo. L'anziano, sorridendo, sostituì l'oggetto con un'imitazione equina, un cazzo nero enorme e pulsante. Lo inserì a motore spento, poi lo azionò, scatenando movimenti lenti e profondi che la riempirono, strappandole gemiti contrastanti. Ad ogni sussulto, il suo corpo si contraeva in spasmi di squirt, mentre l'anziano, con un gesto brutale, le tappava la bocca con il suo membro, soffocando i suoi lamenti e accelerando il ritmo della "fuck". Venne più volte, esausta, e chiese una pausa, mai aveva provato un piacere così intenso e continuo. Soddisfatta, si fece sciogliere dalle corde, assaporando il ricordo delle sensazioni provocate dalla "magic" e dalla "fuck". Si alzò e si immerse nella vasca, cercando un momento di relax. Ma non togliendo lo sguardo ancora voglioso ed eccitato da Giulia e cosa gli volevano fare i due porci suoi amici, Giulia, intanto, aveva finito di cavalcare il giovane, il ragazzo dagli occhi di faina e mani da pianista. La posizionarono al posto di Luana sul letto, legata con i polsi sopra la testa e le gambe divaricate. Il giovane iniziò a esplorare ogni piega e anfratto dei suoi buchi con la lingua, mordicchiando il clitoride. Poi, con un sorriso malizioso, utilizzò la "Wand" in modalità "terremoto" sul suo clitoride, alternando vibrazioni intense a morsi leggeri sui glutei.
Senza bisogno di lubrificante, tanto che Giulia era già bagnata di desiderio, l'anziano inserì il dildo della "fuck" nella sua cavità. Giulia si abbandonò a un fiume di gemiti e umori, raggiungendo l'apice del piacere in pochi minuti.
Ma il vecchio, avido di sensazioni, non perse tempo. Sostituì immediatamente il dildo con l'imitazione equina, più grande e imponente. Giulia, meno capiente di Luana, sentì il dolore farsi strada, implorando una pausa.
Con un tono che sfidava ogni limite, Luana chiese se poteva provare quel dildo enorme nel suo ano. E così fu. Si posizionò a pecora sopra Giulia, mentre il giovane riprendeva a stimolare il suo clitoride con la "Wand". L'anziano, dopo aver lubrificato abbondantemente il dildo, lo spinse lentamente nell'ano di Luana, aumentando gradualmente il ritmo fino a colpi secchi e brutali. Il piacere e il dolore si fusero in un'estasi intensa, e Luana gridò di godimento.
Esausta e appagata, Luana sfilò il dildo dal suo ano e si accasciò sul corpo di Giulia. I due uomini, con gesti metodici, rimossero gli attrezzi, le fasce e le corde, liberando Giulia. Li sigillarono in sacchetti di plastica e li riposero in un trolley. Poi, saliti in piedi sul letto, con occhi ancora assetati di piacere, si masturbarono, lasciando cadere il loro seme sui corpi intrecciati delle due donne.
Senza dire una parola, si lavarono velocemente sotto la doccia, si rivestirono e, salutando con un cenno, lasciarono le due donne sfiancate e appagate sul letto.
Si ripresero piano piano e, dopo una mezz'ora, andarono a lavarsi e ricomporsi, ridendo e commentando l'esperienza appena vissuta. Luana, con un sorriso malizioso, disse a Giulia: "Sei una porca, hai tenuto tutto questo per te! Perché non mi hai mai detto che ti piacciono queste cose?". Giulia, con un sorriso sornione, rispose: "Perché non sapevo che eri più troia di me!".
Passando dalla anziana signora, chiesero il conto, e lei, raggiante e con occhi complici, rispose che era già stato saldato dai due uomini e che sarebbero state sempre le benvenute. Se ne tornarono a casa. Un bacio fugace, Giulia scese dall'auto di Luana, che le sussurrò un "grazie, non ho mai goduto così a raffica". La vita riprese il suo corso, ma solo per qualche giorno, finché il ricordo di quel piacere intenso non le spinse a cercare nuove avventure.
Lord Byron69
byron.lord.byron.69@gmail.com

scritto il
2025-03-31
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