Zia una Vendemmia di Passione Proibita

di
genere
incesti

Il sole stava calando, tingendo di arancione i calanchi e le colline argillose lucane in Basilicata. La pigiatura dell'uva era terminata da qualche giorno nella vecchia cantina di famiglia, scavata nel tufo e vecchia di millenni. L'aria era densa del profumo dolce e fermentato del mosto e della terra umida. Ero stanco ma soddisfatto, avevo appena finito di frollare le vinacce e stavo per lavare e sistemare gli attrezzi quando mia zia, una donna dal fascino maturo e dallo sguardo insolitamente intenso, si avvicinò.

Mia zia, da sempre nota per la sua vitalità esuberante, sembrava particolarmente eccitata dall'atmosfera sensuale della cantina. Le sue parole si fecero più audaci, i suoi gesti più invitanti. La stanchezza della giornata si trasformò in una tensione palpabile tra noi, alimentata dal calore della cantina e dal profumo inebriante del vino che sarebbe stato.

"Che giornata," sospirò, avvicinandosi a me. "Il profumo del mosto mi fa impazzire. Non trovi che ci sia qualcosa di magico in quest'aria?"

Annuii, sentendo il cuore accelerare. "Sì, è un misto di tradizione e... qualcosa di più."

Lei sorrise, un sorriso malizioso che prometteva piaceri inaspettati. "Qualcosa di più, esatto. Qualcosa di proibito e molto porcello."

Con un movimento lento e provocatorio, si avvicinò ancora di più, il suo corpo che quasi sfiorava il mio. "Sai, ho sempre immaginato di fare qualcosa di porco e selvaggio qui, in questa cantina. Un segreto tra noi, qualcosa che nessuno saprebbe mai."

Deglutii, sentendo la gola secca. "E cosa avevi in mente, esattamente?"

Mia zia mi prese la mano, guidandola verso il suo seno, dove il cuore batteva forte. "Qualcosa di passionale, di intenso. Qualcosa che ci farebbe impazzire."

Sentii il mio respiro accelerare mentre le mie dita esploravano la pelle morbida e calda di lei. "E se qualcuno ci vedesse?"

Lei rise, un suono basso e sensuale. "Chi se ne frega. Lasciamo che il vino e il mosto siano i nostri unici testimoni."

Mi condusse verso i tini e le botti, dove l'ombra e la penombra creavano un'atmosfera misteriosa e invitante. La cantina era chiusa da una vecchia porta di assi di quercia secolare, dura e resistente. Mia zia l'aveva socchiusa e bloccata in modo che nessuno potesse aprire e guardare cosa facevamo. Da essa filtrava un po' di luce, non tanta ma abbastanza da vedere quello che facevamo. "Qui," sussurrò, "è il posto perfetto per un segreto."

Con un movimento deciso, mi spinse contro una delle botti, le sue mani che esploravano il mio corpo con avidità. Tirò fuori dalla cerniera il mio cazzo duro come il marmo e iniziò a masturbarmi. Io, non da meno, sollevai il suo vestito lungo e leggero e infilai le dita negli slip. "Fai piano," mi disse, "non essere troppo irruento. So che alla tua età non capisci più niente, ma fai con delicatezza e conserva la tua irruenza per dopo." Iniziai a masturbarla dolcemente e sentivo la sua figa grondare di umori. Continuai fino a farla venire e con un "hummm" di liberazione venne, tremando ed inondandomi la mano di umori. Dopo qualche secondo che si riprese, mi slacciò i pantaloni e si inginocchiò a farmi un pompino profondo, tanto profondo da farsi venire i conati di vomito. Continuò per qualche minuto, poi si alzò e disse, "Voglio sentirti," la voce carica di desiderio. "Voglio sentire il tuo cazzo duro dentro di me."

Obbedii, sollevandola e facendola sedere sul bordo del tino. Con un movimento deciso, entrai dentro di lei, sentendo la sua figa ancora tanto bagnata e pronta. Gememmo all'unisono, il piacere di essere finalmente uniti era indescrivibile. Iniziai a muovermi, con spinte lente e profonde che la facevano impazzire di desiderio. Le mie mani esploravano il suo corpo, stringendo i seni, pizzicandoli, tirando i capezzoli, aumentando il suo piacere.

"Sei una troia," le dissi, guardandola negli occhi. "Una puttana che adora essere scopata come una cagna in calore."

Lei sorrise, un sorriso malizioso e pieno di desiderio. "Sì, sono la tua troia. La tua puttana. Scopami più forte, amore di zia."

Obbedii, aumentando il ritmo, scopandola con spinte potenti e decise. Il rumore delle spinte e dei corpi che sbattevano echeggiava nella cantina e il tino scricchiolava sotto di noi, i nostri gemiti e i nostri insulti riempivano l'aria. Sentivo il suo corpo rispondere al mio, i suoi muscoli interni che si contraevano intorno al mio cazzo, portandomi sempre più vicino all'orgasmo.

"Sei una cagna in calore," le dissi, stringendo forte i suoi seni, tirando ancora più forte i suoi capezzoli. "Una sgualdrina che adora essere riempita di sborra."

Lei gemette, il suo corpo scosso da spasmi di piacere. "Sì, riempimi. Voglio sentire la tua sborra dentro di me."

Con un'ultima spinta potente, mi lasciai andare, riempiendola di tantissima sborra calda e densa. Gememmo insieme, i nostri corpi uniti in un'estasi totale. Rimanemmo così, abbracciati, mentre il piacere lentamente svaniva.

Ma non eravamo ancora soddisfatti. Volevamo di più. Mia zia si rimise in ginocchio, prendendo il mio cazzo, non più duro, in bocca. Iniziò a succhiare con avidità, la sua lingua che girava intorno alla punta sensibile, facendomi gemere di piacere. Lo prese sempre più a fondo, fino a farlo arrivare in gola, mantenendo il ritmo mentre mi guardava negli occhi, diventando di nuovo durissimo.

"Cazzo, sei fantastica," gemetti, le mani tra i capelli di lei, guidando i suoi movimenti.

Non contenti, decidemmo di scambiare anche i ruoli. Mi dedicai a mia zia, affondai la faccia tra le sue gambe e leccai con avidità tutto quello che le usciva dalla figa, compreso il mio seme. Poi la misi a pecora, poggiata sulla botte, e iniziai a scoparla. Sfilai il cazzo bagnatissimo e lo puntai sul buco del culo. "Sei un porco," disse, e con un gesto rapido si tirò indietro, gridando di dolore e piacere. Glielo infilai di colpo tutto, poi la inculai, prima dolcemente, sussurrandole parole dolci e volgari, poi più veemente. Continuai a scoparla e incularla con la stessa intensità, prendendo mia zia con forza, cosa che la eccitava enormemente, e non ci volle molto perché raggiungesse un altro orgasmo, mentre lei squirtava di nuovo. Si sfilò il mio cazzo e si inginocchiò, iniziando a succhiarlo e a pomparlo con una voglia mai vista. Io, con un grido di piacere smorzato in gola, la sborrai in bocca. Lei raccolse tutto quello che era rimasto dopo la prima sborrata e ingoiò con avidità assurda.

Quella sera fu solo l'inizio di una serie di incontri passionali e trasgressivi fatti in ogni angolo della cantina. Ci baciavamo di nascosto, esplorando i nostri corpi con tocchi sensuali e baci appassionati. La tradizione della vendemmia si mescolava con la trasgressione dei nostri atti, creando un segreto inconfessabile e un piacere proibito che ci legava da tempo e per sempre. Ci rivestimmo e, al calare delle prime tenebre, ce ne uscimmo. La accompagnai a casa, dove da lì a breve sarebbe arrivato mio zio, ignaro del tipo di follatura che ero andato a dare al mosto con zia
Lord Byron69
byron.lord.byron.69@gmail.com
scritto il
2025-07-08
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