Le seconda volta con zia

di
genere
incesti

Era passato quasi un mese da quella notte, ma il ricordo di mia zia, del suo corpo caldo contro il mio, delle sue mani che mi avevano esplorato con una passione che non avrei mai immaginato, non mi abbandonava. Ogni notte, prima di addormentarmi, rivivevo quei momenti, masturbandomi e sborrando copiosamente pensando a lei, sentendo ancora il suo profumo di gelsomino, il suo respiro affannoso, i suoi sussurri dolci e maliziosi. Le mie mani scorrevano sul mio corpo, immaginando che fossero le sue, mentre il mio desiderio cresceva fino a esplodere in un piacere intenso e proibito. Ero confuso, diviso tra il desiderio di rivederla e la paura di ciò che sarebbe potuto accadere.
Una sera, mentre ero a casa a studiare, squillò il telefono. Era di nuovo lei. Ero vicino all’apparecchio e sentii la conversazione che ebbe con mio padre.
“È occupato stasera?”, chiese a mio padre, con un tono che sembrava quasi innocente, ma che nascondeva qualcosa di più profondo.
“Non credo”, rispose mio padre.
“Zio è di nuovo al lavoro, e… ho paura di restare sola in casa. Se vuole, potrebbe passare a cenare e dormire da me. Ho già avvisato tuo cognato, e lui mi ha consigliato di chiedere a tuo figlio, se non ha da fare e vuole venire.”
Mio padre non mi chiese: me lo impose. Ci fu un silenzio carico di tensione. Provai a dire di no a bassa voce, ma mia madre, uscendo dalla cucina, intervenne: “Vàtti a vestire, a tua zia non puoi dirle di no. È sempre disponibile per ogni cosa le chiediamo.”
Mio padre comunicò a mia zia che sarei arrivato a casa sua tra breve. Mi vestii in fretta, senza nemmeno guardarmi allo specchio, e uscii di casa. La strada per casa di zia era la stessa di quella notte, ma questa volta il freddo sembrava meno intenso, come se il mio corpo fosse già riscaldato dall’anticipazione.
Quando arrivai, la trovai in cucina, intenta a imbandire la tavola con uno spezzatino di agnello, che a me piaceva tantissimo. Indossava un abito semplice, ma aderente, che metteva in risalto le sue curve sinuose. Mi sorrise, con un’espressione che sembrava dire: So perché sei qui.
“Grazie per essere venuto”, disse, versando del vino in due bicchieri. Io non bevevo vino, ma non osai rifiutare. “Mi fa piacere avere un po’ di compagnia.”
Ci sedemmo al tavolo, parlando di cose banali, ma c’era un’elettricità nell’aria che non potevamo ignorare. I nostri sguardi si incrociavano più spesso del necessario, e ogni volta che le nostre mani si avvicinavano, sentivo un brivido di eccitazione.
Dopo cena, zia si alzò e si avvicinò alla finestra, guardando fuori nella notte. “È una bella serata”, disse, con un tono che sembrava quasi un invito. “Nevica tanto, e nessuno è in giro.”
Mi alzai e mi avvicinai a lei, sentendo il mio cuore battere all’impazzata. Lei si girò verso di me, i suoi occhi pieni di un desiderio che non poteva più nascondere.
“Mi sei mancato”, sussurrò, avvicinandosi a me. “Hai pensato a quella notte?”
“Ogni giorno”, risposi, senza esitare. “Ho sborrato tantissimo pensando a te.”
Lei sorrise, soddisfatta della mia risposta, e mi prese per mano. “Vieni”, disse, conducendomi verso il bagno. “Mi lavi la schiena?”
Apri la porta del bagno, e una nuvola di vapore ci avvolse. Aveva riempito la vasca con acqua bollente, che nel frattempo si era leggermente raffreddata. Si tolse il vestito, rimanendo completamente nuda. I miei occhi si posarono sulle sue chiappe, perfette e tonde, e la mia eccitazione salì alle stelle.
Entrò nella vasca e mi diede le spalle, porgendomi una spugna da bagno. “Lavami in modo energico la schiena”, disse, con un tono che era un misto di comando e invito.
La mia mano tremava mentre afferravo la spugna. Iniziai a strofinarle la schiena, sentendo la sua pelle calda e morbida sotto le mie dita. Lei emise un gemito di piacere, inclinando la testa all’indietro.
“Più forte”, sussurrò, e io obbedii, aumentando la pressione. Le mie mani si mossero lungo la sua schiena, esplorando ogni curva, ogni linea. Sentivo il mio desiderio crescere, impossibile da ignorare.
Lei si girò lentamente, i suoi occhi pieni di una fame che rispecchiava la mia. “Adesso tocca a me lavarti”, disse, prendendo la spugna dalle mie mani.
Mi spogliai in fretta, il mio cazzo già duro e pulsante, ed entrai nella vasca con lei. Lei lo guardò con un sorriso malizioso. “È questo l’effetto che ti faccio?”, chiese, mentre la sua mano si avvicinava lentamente.
Mi lavò ovunque, dedicandosi sia al mio cazzo che al mio buco del culo. Le sue mani erano esperte, sapienti, e ogni tocco mi faceva fremere. Ci sfiorammo e ci toccammo leggermente, esplorando ogni millimetro di pelle bagnata, grondante di desiderio. Nonostante i suoi 60 anni, era eccitatissima, e non credevo che a quell’età si potesse essere così vivi, così ardenti.
Continuammo a lavarci vicendevolmente, scherzando, ridendo e sfiorandoci ovunque. Poi, a un certo punto, mi disse di uscire, anzi, me lo impose. Ci mettemmo gli accappatoi e ci asciugammo i capelli in fretta, scambiandoci qualche bacio. Le leccai il collo, e lei mi guardò con occhi pieni di desiderio.
“Non hai più vergogna di me?”, mi chiese, mentre la mia mano scivolava lungo il suo fianco.
“No”, risposi, il mio respiro già affannoso. “Ero solo eccitato, e il mio cazzo sta per esplodere…”
“Aspetta”, mi disse, con un sorriso malizioso. “Stanotte proviamo la nostra resistenza.
Mi condusse verso la sua camera da letto. La stanza era illuminata solo dalla luce soffusa di un abajour, che proiettava ombre morbide e suggestive sulle pareti. L’atmosfera era intima, carica di un desiderio che non potevamo più controllare. Zia si girò verso di me, i suoi occhi pieni di una passione che mi fece perdere il respiro.
“Non voglio più nascondermi”, disse, sussurrando, mentre le sue mani si posavano delicatamente sul mio petto. “Voglio sentirti di nuovo, voglio sentire il tuo corpo contro il mio.”
Non ci furono più parole. Le nostre labbra si incontrarono in un bacio appassionato, un fuoco che bruciava più intenso di qualsiasi altra cosa avessi mai provato. Facemmo cadere gli accappatoi, e i nostri corpi nudi si scontrarono in un abbraccio che sembrava non voler finire mai.
Le sue mani mi esplorarono con una sicurezza che mi fece perdere il controllo, scivolando lungo la mia schiena, stringendomi i fianchi, per poi spingermi dolcemente sul letto. Mi guardò con occhi pieni di desiderio, mentre si inginocchiava tra le mie gambe.
“Stai fermo”, sussurrò, prima di chinarsi e iniziare a leccarmi il cazzo con una lentezza che mi fece gemere. Sentii il suo naso premere contro di me, mentre la sua bocca mi avvolgeva completamente, ingoiando il mio cazzo con una destrezza che mi lasciò senza fiato. La sua lingua mi lambiva le palle, alternando movimenti veloci e lenti, mentre io cercavo di trattenermi, sul punto di sborrare.
Lei se ne accorse e si fermò, alzando lo sguardo verso di me con un sorriso malizioso. “Non ancora”, disse, mentre si spostava più in basso, sollevandomi le gambe. Sentii la punta della sua lingua stuzzicare il mio buco, prima di iniziare a leccarmi con una lentezza che mi fece tremare.
“Zia…”, gemetti, incapace di trattenere i brividi di piacere che mi attraversavano il corpo.
Lei non rispose, concentrata su quello che stava facendo. Poi, improvvisamente, si fermò e salì sul letto, posizionandosi a gambe aperte sopra di me. Poggio la sua figa pelosa sulla mia faccia, e io rimasi impacciato, non sapendo bene come reagire. Inizia a leccare dove e come potevo.."Non così," sussurrò con voce vellutata, ma carica di desiderio. Si sollevò, adagiandosi sulla schiena, e afferrò i miei capelli, guidando il mio viso verso il suo centro proibito. "Fammi assaporare la tua lingua," ansimò, mentre le sue mani mi spingevano più vicino.
Mi abbandonai al suo profumo inebriante, mentre la mia lingua iniziava a danzare lentamente sulla sua pelle vellutata. Un gemito le sfuggì, la schiena si inarcò, e le sue mani si strinsero nei miei capelli, spingendomi sempre più a fondo.
"Sì, proprio così," ansimò, il respiro sempre più affannoso.
Continuai a deliziarla, alternando carezze lente e guizzi rapidi, sentendo il suo corpo fremere sotto di me. Le sue gambe si strinsero intorno al mio capo, mentre un grido di piacere le scuoteva il corpo, il mio nome un sussurro roco di estasi. Mi chiese di assaporare prima i lati dell sua figa, poi di risalire dal basso verso l'alto, e infine di concentrarmi sul clitoride. La leccai e la succhiai con avidità, e lei riversò in mei suou umori caldi.
Quando finalmente si abbandonò al piacere, mi guardò con occhi ardenti di desiderio. "Adesso tocca a te," disse, spingendomi dolcemente sul letto e salendo su di me.
Si calò su di me, desiderosa di sentirmi tutto dentro di sé. Iniziò con un ritmo dolce, che presto si trasformò in una danza selvaggia, i nostri corpi che si muovevano all’unisono, in un’esplosione di passione. Sentii il suo interno stringermi, avvolgermi, mentre lei si muoveva con una sicurezza che mi fece perdere il controllo.
Un secondo grido di piacere le scosse il corpo, e io la riempii del mio seme, sentendo un’onda di calore e di emozione che ci travolse completamente.
Dopo un attimo di pausa, mi guardò con occhi pieni di desiderio. “Assapora ogni goccia del nostro piacere,” sussurrò, mentre le nostre labbra si incontravano in un bacio appassionato, un sigillo di un desiderio che bruciava come un fuoco inestinguibile.
Al mattino, quando mi svegliai, zia era già in piedi. Mi sorrise, dandomi un bacio sulla guancia, un gesto che sembrava innocente ma che nascondeva un’intimità nuova, carica di complicità. "Buongiorno", disse, con un tono dolce e malizioso. "Spero che tu abbia dormito bene."
Mi alzai dal letto, sentendomi stranamente a mio agio, come se quella situazione fosse diventata normale, anche se sapevo che non lo era. "Sì, grazie", risposi, cercando di non incrociare il suo sguardo, ma i miei occhi caddero inevitabilmente sul suo corpo, avvolto in una vestaglia leggera che lasciava intravedere le sue curve.
"Ti ho preparato la colazione", disse, indicando il tavolo in cucina. "Vieni, ti aspetto."
Ci sedemmo a tavola, parlando del più e del meno, come se nulla fosse successo. Ma c’era un’elettricità nell’aria, una tensione che non potevamo ignorare. I nostri sguardi si incrociavano più spesso del necessario, e ogni volta che le nostre mani si avvicinavano, sentivo un brivido di eccitazione. Sapevamo entrambi che qualcosa era cambiato, che il nostro rapporto non sarebbe mai più stato lo stesso.
Dopo colazione, mi alzai per andare via. "Devo tornare a casa", dissi. "Ho lezione tra un’ora."
Zia mi accompagnò alla porta, abbracciandomi calorosamente. Il suo corpo si strinse al mio, e per un attimo sentii il suo respiro accelerare. "Grazie per essere stato qui", disse, con un tono che sembrava quasi un sussurro. "Mi hai fatto compagnia."
"Grazie a te", risposi, baciandola sulla guancia, ma il mio sguardo cadde sulle sue labbra, e per un istante pensai di baciarla di nuovo, di lasciarmi trasportare da quel desiderio che non potevo più ignorare.
Sono uscito di casa, sentendomi ancora più confuso di prima. Non sapevo cosa pensare di quella notte, di mia zia, di me stesso. Ma una cosa era certa: la storia non finì lì..
Lord Byron69
byron.lord.byron.69@gmail.com
scritto il
2025-02-26
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