Luana: Delirio di una Notte di Fine Maggio
di
Lord Byron69
genere
confessioni
Care lettrici e cari lettori,
è con un fremito di eccitazione che vi presento questo romanzo, frutto di una narrazione che ha acceso la mia immaginazione e mi ha spinto a dare vita a parole. Ringrazio Luana per avermi confidato questa storia, un racconto vero e vivido che ha plasmato i personaggi e le vicende che troverete in queste pagine. Spero che la lettura vi coinvolga tanto quanto ha coinvolto me nella scrittura, e vi invito a condividere le vostre impressioni e commenti.
Luana e Giulia sentivano un'ondata di desiderio pervadere i loro corpi, come fuggitive in cerca di evasione dalla routine. Un pub appena inaugurato, avvolto in un'atmosfera ovattata, luci soffuse e note di jazz sensuali, le accolse come un rifugio segreto.
Sedute al bancone, con boccali di birra ambrata tra le mani, si abbandonarono a una conversazione sussurrata, un fiume di parole che scorreva libero dalle briglie della quotidianità. Francesco era lontano, in Turchia per lavoro, e Marco, confinato nel suo mondo di calcio, pizze e birra con gli amici, le lasciava finalmente libere di essere solo loro stesse, due donne legate da un'amicizia profonda, ma forse mai esplorata fino in fondo. "Ti ricordi il parcheggio dei camionisti?", sussurrò Luana con un sorriso malizioso, un lampo di desiderio negli occhi. "E quella notte con Roberto e il suo giovane amico nella suite?", rispose Giulia, un brivido di eccitazione che le arrossava le guance. I loro sguardi si incrociarono, complici, rievocando due serate infuocate, ricordi di corpi intrecciati e sussurri proibiti.
Il pub, con la sua atmosfera avvolgente, sembrava un'isola di libertà, un luogo dove ogni desiderio poteva prendere forma. Si sentivano audaci, pronte a spingersi oltre i confini del conosciuto."Mi sento come se fossi tornata a vent'anni", confessò Giulia, alzando il boccale, un'espressione selvaggia negli occhi. "Anch'io", rispose Luana, la voce roca di desiderio, "come se potessimo essere chiunque, fare qualsiasi cosa". "Chiamiamo Roberto", propose Luana, un sorriso malizioso che le incurvava le labbra. Giulia, senza esitare, compose il numero. Erano solo le nove di sera, ma il desiderio le divorava. Roberto rispose, la sua voce profonda e sensuale, promettendo di raggiungerle in meno di mezz'ora.
La porta del pub si aprì, un soffio di vento fresco e un profumo inebriante di vaniglia e tabacco. Roberto, elegante e sportivo, si avvicinò al loro tavolo, un sorriso enigmatico che prometteva piaceri proibiti. Al suo fianco, una donna dai capelli corvini e gli occhi di smeraldo, con un seno prorompente che si offriva allo sguardo attraverso la generosa scollatura.
"Signore", disse Roberto con voce vellutata, un sorriso malizioso che gli increspava le labbra, "vi presento la mia schiava, Isabella".
Luana e Giulia si scambiarono un'occhiata carica di desiderio, un'onda di sorpresa che si infrangeva contro la marea dell'anticipazione. Si aspettavano il giovane amante della settimana precedente, ma Isabella, con la sua sensualità enigmatica, prometteva un'avventura erotica che avrebbe infranto ogni limite. La serata, già carica di tensione, si trasformava in un gioco pericoloso, un'esplorazione dei piaceri proibiti.
I quattro si spostarono in un tavolo appartato, l'atmosfera si fece densa di desiderio, mentre ordinavano altre birre. Isabella, al centro dell'attenzione, rivelò un lato nascosto
della sua personalità. La sua voce, solitamente autoritaria e tagliente, si trasformò in un sussurro vellutato, descrivendo le sue fantasie erotiche più audaci. Parlò della sua età, 45 anni, single da un decennio, reduce da un matrimonio fallito a causa delle perverse inclinazioni del suo ex marito. Narrò della sua vita da dirigente impeccabile, della sua immagine di "signora Rottweiler", come la chiamavano i suoi collaboratori, e del contrasto stridente con la sua sottomissione a Roberto.
Con Roberto, Isabella si abbandonava a un ruolo di schiava devota, un gioco di potere che la eccitava oltre ogni limite. Descrisse le notti di passione, i corpi intrecciati, i sussurri sporchi, le corde che legavano i loro corpi in posizioni e pratiche estreme.
Parlò dei giochi di sottomissione perversi, dei segni invisibili che raccontavano la loro storia proibita, un codice segreto inciso sulla pelle. Luana e Giulia ascoltavano, gli occhi spalancati sul desiderio, la pelle percorsa da brividi di eccitazione. Isabella, con la sua doppia vita, era una promessa di piaceri proibiti, un invito a esplorare i lati più oscuri del desiderio.
Le birre avevano sciolto gli ultimi lacci dell'inibizione, liberando una tensione erotica densa e palpabile, come volute di vapore nell'aria. Isabella, con un sorriso malizioso che prometteva piaceri inconfessabili, invitò le due donne a seguirla nel suo appartamento, un nido di peccati a pochi passi dal pub. Abbandonarono l'auto, muta testimone dei loro desideri ardenti, pronte a immergersi in un'avventura che avrebbe infranto ogni regola, un gioco di seduzione e abbandono dove i confini del piacere si sarebbero dissolti in un'unica, intensa estasi.
La breve corsa in ascensore, un sussurro elettrico che li avvolgeva, li condusse dritti all'attico di Isabella. La porta, un'invitante promessa di lusso, si spalancò su un mondo di design e sensualità, circa duecento metri quadrati di pura estasi visiva. Isabella, con un sorriso malizioso che accendeva la loro curiosità, li guidò attraverso le stanze, mostrando ogni dettaglio con un tocco languido. Ma la vera sorpresa, il cuore pulsante di quel santuario del piacere, giaceva celata dietro una porta chiusa. Un segreto proibito, un'eco di gemiti inespressi, faceva danzare il sangue nelle loro vene. "Questo," sussurrò Isabella, la sua voce un velluto caldo, "è il mio santuario del piacere. Un luogo dove i desideri più reconditi prendono vita." Promise che quel regno di delizie sarebbe stato svelato al momento opportuno, alimentando la loro attesa con la promessa di piaceri indimenticabili, un'eco di gemiti e sospiri che già riempiva l'aria
La padrona di casa invitò le due donne a sedersi sul divano, indicando i posti alle estremità. "Il centro è riservato a me", disse con un tono di voce vellutato, ma imperioso, "e Roberto si accomoderà di fronte, per ammirare lo spettacolo". Chiese se gradissero del whisky, e i tre annuirono con un'eleganza carica di desiderio.
Roberto si abbandonò sulla poltrona, mentre Isabella preparava un vassoio con una bottiglia di The Dalmore pregiato e quattro bicchieri Baccarat Harmonie. Versò il whisky con gesti lenti e sensuali, offrendo un bicchiere a ciascuno. Lasciò il vassoio sul tavolino, un invito silenzioso alla lussuria. Poi, con un movimento fluido, si posizionò al centro del divano, tra Luana e Giulia, come una regina sul suo trono, pronta a dare inizio a un gioco pericoloso.
Sorseggiando il whisky, Isabella iniziò a stuzzicare prima Luana, con un tocco leggero sulla coscia, un preludio al desiderio. Poi, si rivolse a Giulia, un sussurro all'orecchio che la fece rabbrividire, una promessa di piaceri proibiti. Lo stuzzico si fece sempre più insistente, un gioco di sguardi e sfioramenti che accendeva la passione. Le due donne si abbandonarono eccitate a quel gioco, baci rubati, toccatine audaci, palpeggiamenti sensuali, carezze che lasciavano segni invisibili sulla pelle, un codice segreto inciso nel desiderio.
Il whisky scorreva caldo in gola, alimentando la passione, un elisir che scioglieva ogni inibizione. Alla fine dei bicchieri, le tre si ritrovarono semi-nude sul divano, i corpi intrecciati in un groviglio di desiderio, un'opera d'arte erotica. Roberto, immobile sulla poltrona, assisteva eccitato alla scena, un voyeur privilegiato di un rito proibito.
Isabella, con un'onda del corpo che prometteva perversioni indicibili, invitò Roberto, il suo padrone, e le due donne a seguirla. Roberto, con un sorriso che celava promesse di depravazione, aprì una porta nascosta, rivelando un'alcova di lussuria sfrenata, un santuario erotico dove i confini del desiderio si frantumavano in piaceri proibiti, un luogo che avrebbe fatto impallidire le fantasie più audaci di "50 sfumature di grigio". Lui, l'artefice di quel regno di perversione, aveva plasmato ogni dettaglio di quella stanza, un inno alla lussuria che pulsava di segreti proibiti. Le due donne, con il cuore che batteva all'impazzata, non avrebbero mai immaginato che in quella sonnolenta cittadina della Basilicata potesse celarsi un regno dove i desideri più oscuri prendevano vita.
Entrarono in quella stanza, un'arena di lussuria dove ogni perversione poteva essere scolpita nella carne. Isabella si spogliò con movimenti sinuosi, come una sacerdotessa che si offre al sacrificio, invitando gli altri a seguirla nel rituale della carne. Si adagiò su un divano di pelle nera, un trono di desiderio, e li osservò con occhi languidi mentre si liberavano dei loro abiti, rivelando corpi pronti a essere plasmati dal piacere più sfrenato.
I tre si spogliarono, i corpi nudi che si offrivano allo sguardo degli altri. Roberto, con un sorriso malizioso, mostrò la sua virilità marmorea e dura, un'erezione che non lasciava dubbi sulle sue intenzioni. Luana e Giulia si scambiarono un'occhiata carica di desiderio, chiedendosi se quell'esplosione di virilità fosse opera della natura o di un aiuto chimico, ma la curiosità si mescolava all'eccitazione.
Roberto, in disparte, maneggiava una tanica, un oggetto misterioso che prometteva piaceri inesplorati. Le tre donne, intanto, si abbandonarono a un groviglio di corpi, un'esplosione di sensualità senza freni. Leccate audaci, dita che si insinuavano in anfratti proibiti, un vortice di piacere dove i confini si confondevano.
L'uomo, impassibile al loro gioco erotico, posizionò un telo sul pavimento. Entrò in bagno per una doccia veloce, seguita a ruota dalle tre donne, che continuarono i loro giochi sensuali sotto il getto d'acqua.
Si asciugò con gesti meticolosi, disinfettandosi accuratamente le mani. Indossò un paio di guanti di lattice, prelevati da una busta sigillata, mentre le tre donne, ancora sotto la doccia, continuavano i loro giochi erotici, ignare del suo prossimo passo.
E mentre le donne si asciugavano eroticamente, Roberto posizionò la tanica piena di acqua calda con l'aggiunta di caffè, precedentemente fatta bollire da Isabella, vicino al telo. Addobbò il tutto con dei tubicini, una pompa peristaltica e una cannula rettale. Attaccò una batteria alla pompa e attese che le tre donne uscissero dal bagno, mostrando loro cosa aveva preparato e chiedendo chi delle tre volesse essere la prima.
Fu Giulia a posizionarsi a terra, esperta come Isabella di quella pratica. Con un gesto rapido ed esperto, Roberto prelevò del lubrificante, lo spalmò delicatamente sull'ano di Giulia e inserì la cannula, sotto gli occhi increduli di Luana. L'acqua calda che entrava lentamente nel corpo di Giulia, facendola emettere gridolini di piacere, eccitava gli altri presenti, in particolare le due donne, che si abbandonarono a un 69 infuocato sul divanetto.
La scena era estremamente erotica: mentre Roberto praticava il clistere a Giulia, avvicinava il suo membro alla bocca delle due donne, alternandole. Tempo qualche minuto e tutte e tre furono sottoposte a quella pratica eccitante.
Mentre Giulia, appena uscita dal bagno, veniva legata alla panca con le gambe spalancate, un poderoso dildo montato su una sex machine la penetrava prima dolcemente e lentamente, poi con foga crescente, strappandole gemiti di piacere. Luana, seguendola a ruota, si unì allo spettacolo, stuzzicando Giulia con una Magic Wand, le cui vibrazioni si sommavano alle spinte del dildo, portandola sull'orlo della follia. Isabella, indossato un doppio strap-on, lo lubrificava con cura, pronta a penetrare Luana da dietro, un grido di piacere e dolore si levò dalla bocca di Luana, accogliendo l'intruso che le riempiva le viscere. La donna la possedeva con colpi poderosi, dando e ricevendo spinta dal doppio strap-on, in un ritmo incalzante che le toglieva il respiro. La notte si trasformò in un vortice di passione, con Roberto che si destreggiava tra le tre donne, esplorando le loro vagine con mani esperte, in un fisting di piacere che le faceva gemere. Nel frattempo, le mani esperte delle donne utilizzavano un'infinita varietà di attrezzi, stimolando clitoridi e punti G, creando un'orchestra di gemiti e sospiri che riempiva la stanza. Giulia, l'unica a non aver ancora ceduto al piacere anale, osservava affascinata lo spettacolo, il desiderio che le bruciava dentro, bramando di unirsi al loro gioco proibito. A un certo punto, Roberto, con la complicità di Luana e Isabella, decise di introdurre Giulia a un nuovo piacere proibito. Nonostante un'iniziale esitazione, Giulia si lasciò sedurre dalla curiosità e dall'eccitazione. Le spalmarono l'ano con abbondante lubrificante anestetico, e Roberto, con il suo membro turgido, affondò delicatamente ma inesorabilmente. Giulia emise un grido, un misto di dolore e piacere, sorpresa dalla nuova sensazione che si diffondeva nel suo corpo. La veemenza continuò, con spinte sempre più profonde e ritmiche, fino a quando l’uomo non raggiunse l'apice del piacere, inondandole la schiena di sperma incandescente. Le due donne, con gesti languidi, si dedicarono a leccare la crema, scambiandosi sguardi complici con Giulia, che, tra lacrime di piacere e sorpresa, si abbandonò a un bacio a tre interminabile, assaporando il sapore salmastro dello sperma di Roberto. La nottata continuò senza tregua, un susseguirsi di gemiti, sospiri e corpi intrecciati, fino all’alba inoltrata. Quando le due donne, esauste ma appagate, si ritirarono in bagno per lavarsi, truccarsi e ricomporsi, i quattro si riunirono per un caffè mattutino. Roberto le accompagnò alla macchina, scambiando un ultimo sguardo carico di desiderio con Isabella, mentre loro si avviavano verso casa. Giulia, con l'ano leggermente indolenzito, fu lasciata sotto casa da Luana, anch'essa provata dalle intense stimolazioni della notte. Si salutarono con un bacio languido, un tacito accordo di complicità e desiderio. Giulia, salita in casa, trovò il marito addormentato sul divano, la TV accesa e bottiglie di birra sparse sul tavolo. Senza fare rumore, si infilò a letto, aspettando che lui la raggiungesse. Luana, invece, riempì la vasca da bagno, immergendosi nell'acqua calda, lasciandosi cullare dal tepore e ripensando ai piaceri e ai dolori della notte appena trascorsa. Le immagini le scorrevano davanti agli occhi come un film: i corpi intrecciati, i gemiti, le spinte, i baci, il sapore salmastro dello sperma sulla sua lingua. Un brivido le percorse la schiena, un misto di eccitazione e nostalgia. Chiuse gli occhi, abbandonandosi al ricordo di quella notte di passione proibita.
Le loro voci, intessute di gemiti e sussurri rochi, ripercorrevano ogni tocco proibito, ogni bacio rubato, ogni ansimare di piacere. Il dolore, un'eco lontana, si fondeva con l'estasi, un'onda di lussuria che le aveva travolte e unite in un legame carnale indissolubile. gni dettaglio di quella notte di depravazione, ogni sussurro di desiderio proibito, veniva rievocato con una carica erotica che incendiava i fili del telefono, un rituale di condivisione che amplificava la lussuria, la nostalgia della loro prima, torbida esperienza bisessuale. Le loro voci si intrecciavano, ripercorrendo ogni tocco, ogni gemito, ogni perversione che aveva segnato il loro risveglio carnale. Le parole si trasformavano in carezze, i ricordi in baci roventi, e la linea telefonica diventava un ponte di desiderio, un canale attraverso il quale si riversava la loro brama insaziabile. Ogni orifizio del loro corpo pulsava ancora di desiderio e ricordi, bramando il ritorno di quelle sensazioni proibite. Sapevano che ci sarebbe voluto del tempo per riorganizzare un'altra notte di eccessi, ma la promessa di nuovi piaceri indicibili le faceva già fremere, con il corpo che anelava al ritorno di quelle mani esperte che le avevano portate all'apice del piacere.
Luana&Lord Byron69
byron.lord.byron.69@gmail.com
è con un fremito di eccitazione che vi presento questo romanzo, frutto di una narrazione che ha acceso la mia immaginazione e mi ha spinto a dare vita a parole. Ringrazio Luana per avermi confidato questa storia, un racconto vero e vivido che ha plasmato i personaggi e le vicende che troverete in queste pagine. Spero che la lettura vi coinvolga tanto quanto ha coinvolto me nella scrittura, e vi invito a condividere le vostre impressioni e commenti.
Luana e Giulia sentivano un'ondata di desiderio pervadere i loro corpi, come fuggitive in cerca di evasione dalla routine. Un pub appena inaugurato, avvolto in un'atmosfera ovattata, luci soffuse e note di jazz sensuali, le accolse come un rifugio segreto.
Sedute al bancone, con boccali di birra ambrata tra le mani, si abbandonarono a una conversazione sussurrata, un fiume di parole che scorreva libero dalle briglie della quotidianità. Francesco era lontano, in Turchia per lavoro, e Marco, confinato nel suo mondo di calcio, pizze e birra con gli amici, le lasciava finalmente libere di essere solo loro stesse, due donne legate da un'amicizia profonda, ma forse mai esplorata fino in fondo. "Ti ricordi il parcheggio dei camionisti?", sussurrò Luana con un sorriso malizioso, un lampo di desiderio negli occhi. "E quella notte con Roberto e il suo giovane amico nella suite?", rispose Giulia, un brivido di eccitazione che le arrossava le guance. I loro sguardi si incrociarono, complici, rievocando due serate infuocate, ricordi di corpi intrecciati e sussurri proibiti.
Il pub, con la sua atmosfera avvolgente, sembrava un'isola di libertà, un luogo dove ogni desiderio poteva prendere forma. Si sentivano audaci, pronte a spingersi oltre i confini del conosciuto."Mi sento come se fossi tornata a vent'anni", confessò Giulia, alzando il boccale, un'espressione selvaggia negli occhi. "Anch'io", rispose Luana, la voce roca di desiderio, "come se potessimo essere chiunque, fare qualsiasi cosa". "Chiamiamo Roberto", propose Luana, un sorriso malizioso che le incurvava le labbra. Giulia, senza esitare, compose il numero. Erano solo le nove di sera, ma il desiderio le divorava. Roberto rispose, la sua voce profonda e sensuale, promettendo di raggiungerle in meno di mezz'ora.
La porta del pub si aprì, un soffio di vento fresco e un profumo inebriante di vaniglia e tabacco. Roberto, elegante e sportivo, si avvicinò al loro tavolo, un sorriso enigmatico che prometteva piaceri proibiti. Al suo fianco, una donna dai capelli corvini e gli occhi di smeraldo, con un seno prorompente che si offriva allo sguardo attraverso la generosa scollatura.
"Signore", disse Roberto con voce vellutata, un sorriso malizioso che gli increspava le labbra, "vi presento la mia schiava, Isabella".
Luana e Giulia si scambiarono un'occhiata carica di desiderio, un'onda di sorpresa che si infrangeva contro la marea dell'anticipazione. Si aspettavano il giovane amante della settimana precedente, ma Isabella, con la sua sensualità enigmatica, prometteva un'avventura erotica che avrebbe infranto ogni limite. La serata, già carica di tensione, si trasformava in un gioco pericoloso, un'esplorazione dei piaceri proibiti.
I quattro si spostarono in un tavolo appartato, l'atmosfera si fece densa di desiderio, mentre ordinavano altre birre. Isabella, al centro dell'attenzione, rivelò un lato nascosto
della sua personalità. La sua voce, solitamente autoritaria e tagliente, si trasformò in un sussurro vellutato, descrivendo le sue fantasie erotiche più audaci. Parlò della sua età, 45 anni, single da un decennio, reduce da un matrimonio fallito a causa delle perverse inclinazioni del suo ex marito. Narrò della sua vita da dirigente impeccabile, della sua immagine di "signora Rottweiler", come la chiamavano i suoi collaboratori, e del contrasto stridente con la sua sottomissione a Roberto.
Con Roberto, Isabella si abbandonava a un ruolo di schiava devota, un gioco di potere che la eccitava oltre ogni limite. Descrisse le notti di passione, i corpi intrecciati, i sussurri sporchi, le corde che legavano i loro corpi in posizioni e pratiche estreme.
Parlò dei giochi di sottomissione perversi, dei segni invisibili che raccontavano la loro storia proibita, un codice segreto inciso sulla pelle. Luana e Giulia ascoltavano, gli occhi spalancati sul desiderio, la pelle percorsa da brividi di eccitazione. Isabella, con la sua doppia vita, era una promessa di piaceri proibiti, un invito a esplorare i lati più oscuri del desiderio.
Le birre avevano sciolto gli ultimi lacci dell'inibizione, liberando una tensione erotica densa e palpabile, come volute di vapore nell'aria. Isabella, con un sorriso malizioso che prometteva piaceri inconfessabili, invitò le due donne a seguirla nel suo appartamento, un nido di peccati a pochi passi dal pub. Abbandonarono l'auto, muta testimone dei loro desideri ardenti, pronte a immergersi in un'avventura che avrebbe infranto ogni regola, un gioco di seduzione e abbandono dove i confini del piacere si sarebbero dissolti in un'unica, intensa estasi.
La breve corsa in ascensore, un sussurro elettrico che li avvolgeva, li condusse dritti all'attico di Isabella. La porta, un'invitante promessa di lusso, si spalancò su un mondo di design e sensualità, circa duecento metri quadrati di pura estasi visiva. Isabella, con un sorriso malizioso che accendeva la loro curiosità, li guidò attraverso le stanze, mostrando ogni dettaglio con un tocco languido. Ma la vera sorpresa, il cuore pulsante di quel santuario del piacere, giaceva celata dietro una porta chiusa. Un segreto proibito, un'eco di gemiti inespressi, faceva danzare il sangue nelle loro vene. "Questo," sussurrò Isabella, la sua voce un velluto caldo, "è il mio santuario del piacere. Un luogo dove i desideri più reconditi prendono vita." Promise che quel regno di delizie sarebbe stato svelato al momento opportuno, alimentando la loro attesa con la promessa di piaceri indimenticabili, un'eco di gemiti e sospiri che già riempiva l'aria
La padrona di casa invitò le due donne a sedersi sul divano, indicando i posti alle estremità. "Il centro è riservato a me", disse con un tono di voce vellutato, ma imperioso, "e Roberto si accomoderà di fronte, per ammirare lo spettacolo". Chiese se gradissero del whisky, e i tre annuirono con un'eleganza carica di desiderio.
Roberto si abbandonò sulla poltrona, mentre Isabella preparava un vassoio con una bottiglia di The Dalmore pregiato e quattro bicchieri Baccarat Harmonie. Versò il whisky con gesti lenti e sensuali, offrendo un bicchiere a ciascuno. Lasciò il vassoio sul tavolino, un invito silenzioso alla lussuria. Poi, con un movimento fluido, si posizionò al centro del divano, tra Luana e Giulia, come una regina sul suo trono, pronta a dare inizio a un gioco pericoloso.
Sorseggiando il whisky, Isabella iniziò a stuzzicare prima Luana, con un tocco leggero sulla coscia, un preludio al desiderio. Poi, si rivolse a Giulia, un sussurro all'orecchio che la fece rabbrividire, una promessa di piaceri proibiti. Lo stuzzico si fece sempre più insistente, un gioco di sguardi e sfioramenti che accendeva la passione. Le due donne si abbandonarono eccitate a quel gioco, baci rubati, toccatine audaci, palpeggiamenti sensuali, carezze che lasciavano segni invisibili sulla pelle, un codice segreto inciso nel desiderio.
Il whisky scorreva caldo in gola, alimentando la passione, un elisir che scioglieva ogni inibizione. Alla fine dei bicchieri, le tre si ritrovarono semi-nude sul divano, i corpi intrecciati in un groviglio di desiderio, un'opera d'arte erotica. Roberto, immobile sulla poltrona, assisteva eccitato alla scena, un voyeur privilegiato di un rito proibito.
Isabella, con un'onda del corpo che prometteva perversioni indicibili, invitò Roberto, il suo padrone, e le due donne a seguirla. Roberto, con un sorriso che celava promesse di depravazione, aprì una porta nascosta, rivelando un'alcova di lussuria sfrenata, un santuario erotico dove i confini del desiderio si frantumavano in piaceri proibiti, un luogo che avrebbe fatto impallidire le fantasie più audaci di "50 sfumature di grigio". Lui, l'artefice di quel regno di perversione, aveva plasmato ogni dettaglio di quella stanza, un inno alla lussuria che pulsava di segreti proibiti. Le due donne, con il cuore che batteva all'impazzata, non avrebbero mai immaginato che in quella sonnolenta cittadina della Basilicata potesse celarsi un regno dove i desideri più oscuri prendevano vita.
Entrarono in quella stanza, un'arena di lussuria dove ogni perversione poteva essere scolpita nella carne. Isabella si spogliò con movimenti sinuosi, come una sacerdotessa che si offre al sacrificio, invitando gli altri a seguirla nel rituale della carne. Si adagiò su un divano di pelle nera, un trono di desiderio, e li osservò con occhi languidi mentre si liberavano dei loro abiti, rivelando corpi pronti a essere plasmati dal piacere più sfrenato.
I tre si spogliarono, i corpi nudi che si offrivano allo sguardo degli altri. Roberto, con un sorriso malizioso, mostrò la sua virilità marmorea e dura, un'erezione che non lasciava dubbi sulle sue intenzioni. Luana e Giulia si scambiarono un'occhiata carica di desiderio, chiedendosi se quell'esplosione di virilità fosse opera della natura o di un aiuto chimico, ma la curiosità si mescolava all'eccitazione.
Roberto, in disparte, maneggiava una tanica, un oggetto misterioso che prometteva piaceri inesplorati. Le tre donne, intanto, si abbandonarono a un groviglio di corpi, un'esplosione di sensualità senza freni. Leccate audaci, dita che si insinuavano in anfratti proibiti, un vortice di piacere dove i confini si confondevano.
L'uomo, impassibile al loro gioco erotico, posizionò un telo sul pavimento. Entrò in bagno per una doccia veloce, seguita a ruota dalle tre donne, che continuarono i loro giochi sensuali sotto il getto d'acqua.
Si asciugò con gesti meticolosi, disinfettandosi accuratamente le mani. Indossò un paio di guanti di lattice, prelevati da una busta sigillata, mentre le tre donne, ancora sotto la doccia, continuavano i loro giochi erotici, ignare del suo prossimo passo.
E mentre le donne si asciugavano eroticamente, Roberto posizionò la tanica piena di acqua calda con l'aggiunta di caffè, precedentemente fatta bollire da Isabella, vicino al telo. Addobbò il tutto con dei tubicini, una pompa peristaltica e una cannula rettale. Attaccò una batteria alla pompa e attese che le tre donne uscissero dal bagno, mostrando loro cosa aveva preparato e chiedendo chi delle tre volesse essere la prima.
Fu Giulia a posizionarsi a terra, esperta come Isabella di quella pratica. Con un gesto rapido ed esperto, Roberto prelevò del lubrificante, lo spalmò delicatamente sull'ano di Giulia e inserì la cannula, sotto gli occhi increduli di Luana. L'acqua calda che entrava lentamente nel corpo di Giulia, facendola emettere gridolini di piacere, eccitava gli altri presenti, in particolare le due donne, che si abbandonarono a un 69 infuocato sul divanetto.
La scena era estremamente erotica: mentre Roberto praticava il clistere a Giulia, avvicinava il suo membro alla bocca delle due donne, alternandole. Tempo qualche minuto e tutte e tre furono sottoposte a quella pratica eccitante.
Mentre Giulia, appena uscita dal bagno, veniva legata alla panca con le gambe spalancate, un poderoso dildo montato su una sex machine la penetrava prima dolcemente e lentamente, poi con foga crescente, strappandole gemiti di piacere. Luana, seguendola a ruota, si unì allo spettacolo, stuzzicando Giulia con una Magic Wand, le cui vibrazioni si sommavano alle spinte del dildo, portandola sull'orlo della follia. Isabella, indossato un doppio strap-on, lo lubrificava con cura, pronta a penetrare Luana da dietro, un grido di piacere e dolore si levò dalla bocca di Luana, accogliendo l'intruso che le riempiva le viscere. La donna la possedeva con colpi poderosi, dando e ricevendo spinta dal doppio strap-on, in un ritmo incalzante che le toglieva il respiro. La notte si trasformò in un vortice di passione, con Roberto che si destreggiava tra le tre donne, esplorando le loro vagine con mani esperte, in un fisting di piacere che le faceva gemere. Nel frattempo, le mani esperte delle donne utilizzavano un'infinita varietà di attrezzi, stimolando clitoridi e punti G, creando un'orchestra di gemiti e sospiri che riempiva la stanza. Giulia, l'unica a non aver ancora ceduto al piacere anale, osservava affascinata lo spettacolo, il desiderio che le bruciava dentro, bramando di unirsi al loro gioco proibito. A un certo punto, Roberto, con la complicità di Luana e Isabella, decise di introdurre Giulia a un nuovo piacere proibito. Nonostante un'iniziale esitazione, Giulia si lasciò sedurre dalla curiosità e dall'eccitazione. Le spalmarono l'ano con abbondante lubrificante anestetico, e Roberto, con il suo membro turgido, affondò delicatamente ma inesorabilmente. Giulia emise un grido, un misto di dolore e piacere, sorpresa dalla nuova sensazione che si diffondeva nel suo corpo. La veemenza continuò, con spinte sempre più profonde e ritmiche, fino a quando l’uomo non raggiunse l'apice del piacere, inondandole la schiena di sperma incandescente. Le due donne, con gesti languidi, si dedicarono a leccare la crema, scambiandosi sguardi complici con Giulia, che, tra lacrime di piacere e sorpresa, si abbandonò a un bacio a tre interminabile, assaporando il sapore salmastro dello sperma di Roberto. La nottata continuò senza tregua, un susseguirsi di gemiti, sospiri e corpi intrecciati, fino all’alba inoltrata. Quando le due donne, esauste ma appagate, si ritirarono in bagno per lavarsi, truccarsi e ricomporsi, i quattro si riunirono per un caffè mattutino. Roberto le accompagnò alla macchina, scambiando un ultimo sguardo carico di desiderio con Isabella, mentre loro si avviavano verso casa. Giulia, con l'ano leggermente indolenzito, fu lasciata sotto casa da Luana, anch'essa provata dalle intense stimolazioni della notte. Si salutarono con un bacio languido, un tacito accordo di complicità e desiderio. Giulia, salita in casa, trovò il marito addormentato sul divano, la TV accesa e bottiglie di birra sparse sul tavolo. Senza fare rumore, si infilò a letto, aspettando che lui la raggiungesse. Luana, invece, riempì la vasca da bagno, immergendosi nell'acqua calda, lasciandosi cullare dal tepore e ripensando ai piaceri e ai dolori della notte appena trascorsa. Le immagini le scorrevano davanti agli occhi come un film: i corpi intrecciati, i gemiti, le spinte, i baci, il sapore salmastro dello sperma sulla sua lingua. Un brivido le percorse la schiena, un misto di eccitazione e nostalgia. Chiuse gli occhi, abbandonandosi al ricordo di quella notte di passione proibita.
Le loro voci, intessute di gemiti e sussurri rochi, ripercorrevano ogni tocco proibito, ogni bacio rubato, ogni ansimare di piacere. Il dolore, un'eco lontana, si fondeva con l'estasi, un'onda di lussuria che le aveva travolte e unite in un legame carnale indissolubile. gni dettaglio di quella notte di depravazione, ogni sussurro di desiderio proibito, veniva rievocato con una carica erotica che incendiava i fili del telefono, un rituale di condivisione che amplificava la lussuria, la nostalgia della loro prima, torbida esperienza bisessuale. Le loro voci si intrecciavano, ripercorrendo ogni tocco, ogni gemito, ogni perversione che aveva segnato il loro risveglio carnale. Le parole si trasformavano in carezze, i ricordi in baci roventi, e la linea telefonica diventava un ponte di desiderio, un canale attraverso il quale si riversava la loro brama insaziabile. Ogni orifizio del loro corpo pulsava ancora di desiderio e ricordi, bramando il ritorno di quelle sensazioni proibite. Sapevano che ci sarebbe voluto del tempo per riorganizzare un'altra notte di eccessi, ma la promessa di nuovi piaceri indicibili le faceva già fremere, con il corpo che anelava al ritorno di quelle mani esperte che le avevano portate all'apice del piacere.
Luana&Lord Byron69
byron.lord.byron.69@gmail.com
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