Marta #2.1

di
genere
etero

«Ti va di rimanere…?», mi sussurra Marta mentre accatastiamo i cartoni della pizza e ripuliamo un po’ la cucina.

Il mio è un sì convinto. Dieci giorni sono andati, anche qualcuno in più, e finora lei mi ha tenuto sulle spine con una certa indifferenza.

Il piano, in realtà, anzitutto prevede di salvare le apparenze: tiro su la mia roba e me ne vado con gli altri, faccio il giro dell’isolato e torno.

Non so bene cosa dovrebbe accadere, me lo chiedo mentre salgo le scale di questa palazzina di vecchi che immagino abbiano mal sopportato la nostra serata di frizzi e lazzi da fuori sede.

Nel frattempo, noto, Marta si è messa comoda. È alta e spallata e la t-shirt, per quanto oversize, le scopre completamente le gambe fino ad un paio di culotte nere. Semplici, ma sono la cosa più sensuale che le sinora le abbia visto indossare. Per il resto, tra la maglia larga e la sua seconda scarsissima mi è impossibile dire se porti o meno il reggiseno.

«Fatti una doccia, ti ho preparato un asciugamano in bagno. Ti aspetto di là.»
Sissignora. È comunque una buona idea, tra il caldo della giornata e l’alcol e il fumo.

Sotto l’acqua, inizio a rimuginare.
E se avessi frainteso? (ma va’, pirla)
Mi sento un po’ uno strumento. (e forse lo sei)
Dieci giorni, dodici. E se vengo subito? (probabile, mettilo in conto; lo avrà messo in conto anche lei?)
Che starà facendo nel frattempo? (per saperlo basta chiudere l’acqua e girare l’angolo)
E se ci ripensa? (vai a casa, ti fai una sega epica, ci dormi su)
E se è uno scherzo? (crudele; ma possibile, per carità)

Poi, però, mentre sono lì ad asciugarmi, comincio piuttosto a pensare di essere stato io l’istigatore di tutta questa situazione. E ne sono orgoglioso, sarebbe una gran bella fantasia che si realizza.
E poi, cazzo! io non vedo l’ora di vederla nuda, Marta.
Al solo pensiero mi viene duro. Ma duro, proprio tosto, in un baleno. Che bell’effetto.
Però non so le regole d’ingaggio, anzi, non so proprio niente. Cosa succederà? Come succederà?

«Marta! - le urlo schiudendo la porta del bagno - quali sono le regole d’ingaggio?!»

Per un attimo mi arriva solo la musica soffusa; la riconosco, di questo disco abbiamo anche parlato, anzi: è una delle prime di cose di cui abbiamo parlato. Blue, di Joni Mitchell.

«tu sbrigati! Prima che…»

Finisce lì. Prima che... cosa? Prima che ci ripensi? Prima che venga lei a prendermi?
Boh. Fanculo, a ‘sto punto tanto vale.

A rischio di farmi tirare una ciabatta o peggio, prendo ed esco dal bagno nudo e in tiro, giro l’angolo ed entro in camera.

Tra tutti gli scenari possibili, a questo non ero preparato: Marta poggiata allo schienale del letto, nuda nell’ombra dalla vita in giù, a cosce spalancate e due dita piantate a rimestarsi a fondo, concentrata su un porno che scorre a volume zero sullo schermo del portatile.

Neppure lei era preparata al mio ingresso in grande stile, dato che appena mi vede apparire sulla soglia in quello stato ci rimane di sasso.

«ah!», fa lei.
«eh!», ribatto io.
«vieni qua, scemo. Fatti vedere. hai fatto bene»,

mi sussurra concentrata, facendomi spazio sul lettone mentre Joni canta che forse andrà ad Amsterdam, o a Roma, affitterà un pianoforte e spargerà fiori in giro per la stanza.
scritto il
2025-03-29
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