Ludovica #1.4 / Valentina #1.1
di
movement
genere
etero
Forse rimandare la partenza è stata una buona mossa, Valentina è assai graziosa.
Alta e slanciata ma con un paio di tette notevoli (le sfoggia con un certo orgoglio, assolutamente giustificato), chioma ramata e risata contagiosa, tatuaggio mistico che risale dalla caviglia ai fianchi stretti (o viceversa, poco importa) e un sedere che non saprei nemmeno da dove iniziare. Completano il quadro da perfetta alternativa chic il piercing al capezzolo sinistro e un anellino al setto nasale.
E, tra un sorso di birra e una cannetta, bacia con grande passione.
Nel breve tratto tra il crepitio del falò e la battigia scura, tra una carezza e un’effusione, mi ha già fatto imbizzarrire e ne è ben contenta («tutto per qualche bacetto? allora ti piaccio molto!»).
Valentina è una cacciatrice, (di nuovo) aveva ragione Ludovica - che ci raggiunge proprio mentre io e la sua amica stiamo complottando sul da farsi, o meglio: sul dove consumare questo che, dalla mia prospettiva, è un crimine perfetto.
S’approccia con due drink per le mani sfoggiando un sorrisino compiaciuto, immagino beandosi del suo ruolo di improvvisato Cupido. Anche a lei è evidentissimo che le cose stanno girando per il verso giusto.
«te la rubo un attimo, posso?» e le vedo sparire più in là nella luce fioca.
L’attimo si trasforma in qualcosa di più; le intuisco a parlottare animatamente.
Inizio sospettare che Ludo (ormai la chiamo così) abbia architettato tutto questo per sfottermi, che sia uno scherzo, che - in fondo - perché non trasformare la situazione nella storia dello sfigato che pensava addirittura di concludere qualcosa con la gran figa della sua amica, tanto da rendersi ridicolo in pubblico? È un pensiero che mi smonta.
«Possiamo andare nel nostro bungalow, ti va?» mi dice Valentina acchiappandomi frettolosamente per mano trascinandomi via. E chi sono io per protestare? Tra l’altro pare che Ludo sia stata inghiottita dall’oscurità, è un sollievo.
Saliamo dalla spiaggia, tra la pineta e le viuzze sterrate del campeggio quasi corriamo, passiamo ridacchiando il recinto della piscina e a destra svoltiamo sul pratone che accomoda i bungalow - con nessun criterio particolare, come fossero semplicemente piovuti dall’alto – e poi troviamo Ludo ad attenderci sulla soglia del nido che dovrebbe ospitare i nostri fugaci peccati.
Ah.
«gliel’hai detto?», fa lei, tutta garrula.
«no», noto Valentina abbassare gli occhi: male.
«fa lo stesso, non credo protesterà»
«…?»
«vuoi protestare?»
«per cosa, scusa?»
«sei ancora un menoso! Entriamo và»
Ma che cazz…?
# ora: di fondo, mi dico, è verosimile che io sia un completo idiota. Sta succedendo… cosa? Uno scherzo, un agguato, ecco che sta succedendo. Una crudeltà! Perpetrata a distanza di decenni, per celia o per noia o perché boh, perché fanculo è la vita così e basta. Oppure. La parte dove io sono un completo idiota rimane, ma queste due si sono messe d’accordo per farmi vivere una serata folle. Dai cazzo! Me le schiaccio entrambe, insieme! Ludovica ci ha ripensato: il cazzo le gusta altro che no, almeno stasera, almeno in tandem con la sua amica e io sono il prescelto. Io sono il prescelto per una botta di culo indegna! O forse, forse ora mi rapinano - di cosa, che nemmeno ho dietro il telefono e sono nudo come un verme? O mi sgozzano in sacrificio a Satana e altro che peace & love & yoga. dopotutto, ‘ste due chi le conosce? #
Tutti le congetture che mi si affollano in testa hanno l’effetto di paralizzarmi, ma noto di non essere l’unico a disagio. L’entusiasmo di Valentina è un po’ calato - o almeno, traccheggia un po’ indecisa sul da farsi quando, invece, devo pensare che se fossimo qua soli non avrebbe dubbi viste le ultime due ore.
È Ludovica a spingermi piano all’indietro finché non mi affloscio sul lettone.
È Valentina a dischiudermi le gambe quasi a forza.
È Ludovica a chinarsi furbetta a un millimetro dalle mie labbra.
È Valentina che inizia a leccarmi minuziosamente i testicoli gonfi.
È Ludovica che si piazza in ginocchio alle mie spalle,
e percepisco il suo peso sul materasso mentre Valentina mi inghiotte e tiene lì la mia lunghezza a crescere nel caldo della bocca fissando noi quassù e
è Ludovica che mi sibila vicinissima: «io guardo e basta, coglione».
Alta e slanciata ma con un paio di tette notevoli (le sfoggia con un certo orgoglio, assolutamente giustificato), chioma ramata e risata contagiosa, tatuaggio mistico che risale dalla caviglia ai fianchi stretti (o viceversa, poco importa) e un sedere che non saprei nemmeno da dove iniziare. Completano il quadro da perfetta alternativa chic il piercing al capezzolo sinistro e un anellino al setto nasale.
E, tra un sorso di birra e una cannetta, bacia con grande passione.
Nel breve tratto tra il crepitio del falò e la battigia scura, tra una carezza e un’effusione, mi ha già fatto imbizzarrire e ne è ben contenta («tutto per qualche bacetto? allora ti piaccio molto!»).
Valentina è una cacciatrice, (di nuovo) aveva ragione Ludovica - che ci raggiunge proprio mentre io e la sua amica stiamo complottando sul da farsi, o meglio: sul dove consumare questo che, dalla mia prospettiva, è un crimine perfetto.
S’approccia con due drink per le mani sfoggiando un sorrisino compiaciuto, immagino beandosi del suo ruolo di improvvisato Cupido. Anche a lei è evidentissimo che le cose stanno girando per il verso giusto.
«te la rubo un attimo, posso?» e le vedo sparire più in là nella luce fioca.
L’attimo si trasforma in qualcosa di più; le intuisco a parlottare animatamente.
Inizio sospettare che Ludo (ormai la chiamo così) abbia architettato tutto questo per sfottermi, che sia uno scherzo, che - in fondo - perché non trasformare la situazione nella storia dello sfigato che pensava addirittura di concludere qualcosa con la gran figa della sua amica, tanto da rendersi ridicolo in pubblico? È un pensiero che mi smonta.
«Possiamo andare nel nostro bungalow, ti va?» mi dice Valentina acchiappandomi frettolosamente per mano trascinandomi via. E chi sono io per protestare? Tra l’altro pare che Ludo sia stata inghiottita dall’oscurità, è un sollievo.
Saliamo dalla spiaggia, tra la pineta e le viuzze sterrate del campeggio quasi corriamo, passiamo ridacchiando il recinto della piscina e a destra svoltiamo sul pratone che accomoda i bungalow - con nessun criterio particolare, come fossero semplicemente piovuti dall’alto – e poi troviamo Ludo ad attenderci sulla soglia del nido che dovrebbe ospitare i nostri fugaci peccati.
Ah.
«gliel’hai detto?», fa lei, tutta garrula.
«no», noto Valentina abbassare gli occhi: male.
«fa lo stesso, non credo protesterà»
«…?»
«vuoi protestare?»
«per cosa, scusa?»
«sei ancora un menoso! Entriamo và»
Ma che cazz…?
# ora: di fondo, mi dico, è verosimile che io sia un completo idiota. Sta succedendo… cosa? Uno scherzo, un agguato, ecco che sta succedendo. Una crudeltà! Perpetrata a distanza di decenni, per celia o per noia o perché boh, perché fanculo è la vita così e basta. Oppure. La parte dove io sono un completo idiota rimane, ma queste due si sono messe d’accordo per farmi vivere una serata folle. Dai cazzo! Me le schiaccio entrambe, insieme! Ludovica ci ha ripensato: il cazzo le gusta altro che no, almeno stasera, almeno in tandem con la sua amica e io sono il prescelto. Io sono il prescelto per una botta di culo indegna! O forse, forse ora mi rapinano - di cosa, che nemmeno ho dietro il telefono e sono nudo come un verme? O mi sgozzano in sacrificio a Satana e altro che peace & love & yoga. dopotutto, ‘ste due chi le conosce? #
Tutti le congetture che mi si affollano in testa hanno l’effetto di paralizzarmi, ma noto di non essere l’unico a disagio. L’entusiasmo di Valentina è un po’ calato - o almeno, traccheggia un po’ indecisa sul da farsi quando, invece, devo pensare che se fossimo qua soli non avrebbe dubbi viste le ultime due ore.
È Ludovica a spingermi piano all’indietro finché non mi affloscio sul lettone.
È Valentina a dischiudermi le gambe quasi a forza.
È Ludovica a chinarsi furbetta a un millimetro dalle mie labbra.
È Valentina che inizia a leccarmi minuziosamente i testicoli gonfi.
È Ludovica che si piazza in ginocchio alle mie spalle,
e percepisco il suo peso sul materasso mentre Valentina mi inghiotte e tiene lì la mia lunghezza a crescere nel caldo della bocca fissando noi quassù e
è Ludovica che mi sibila vicinissima: «io guardo e basta, coglione».
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