Marta #4.2
di
movement
genere
etero
Marta s’accascia sul divano accoccolandosi a me, sbircia il volume che sto sfogliando in silenzio. E in silenzio rimango. In fondo, se pensa ci sia qualcosa da chiarire, introducesse lei l’argomento.
«lo so che mi hai visto eh»
«…»
«mentre eri là imboscato con Sailor Moon, la giapponesina. Che vi ho beccati, lo sai»
«hmmm. Quella piratessa t’assomigliava, ora che ci penso»
«sì?»
«sì, non ci sono molte piratesse così in giro»
«e non mi hai detto nulla»
«beh, tu hai visto. cosa volevi che ti dicessi?»
«eh... che mi raccontassi, com’è andata, tipo. È passata una settimana»
«in che senso scusa?»
«eh…»
«beh, è successo che ballavamo, una cosa tira l’altra...»
«no, no»
«no?»
«no, scusa. Intendo: com’è stato»
Questa è nuova, Marta vuole sentirsi raccontare un mio exploit sessuale? I patti sono di scopare tra noi e liberi tutti, ora: in che tipo di fantasia contorta siamo finiti, esattamente? Non so nemmeno da che parte iniziare.
«beh, è stato… bello»
«intenso?»
«eh, sì...»
«m’era sembrato»
«ecco»
«che le hai fatto?»
«ehehe, cos’ha fatto LEI a me»
«beh, insomma, per quel che ho visto a momenti le sfondavi il cranio col pisello, vedi un po’ te»
«è stata una fase…»
«una fase?»
Descrivo l’incontro. Il bacio, la gonnellina, il pompino, la scopata, la conclusione. Tendenzialmente sto alla larga dai dettagli, però Marta cerca i più sordidi. Mi lascia finire e poi inizia una specie di terzo grado molto intimo. Lo fa slacciandomi dolcemente i pantaloni e rannicchiandosi con la testa sul mio grembo.
«era... stretta?»
«hm-hm»
«molto bagnata?»
«sì»
«ce l’aveva rasata?»
«completamente»
«hai capito... aveva un buon sapore? Meglio del mio?»
«non saprei. Il tuo mi piace molto»
Mi accarezza sopra i boxer.
«le hai… sborrato dentro?»
«sul culo»
«e poi?»
«la seconda volta in bocca»
«apperò. ha ingoiato…?»
«giù col gin tonic»
«che zoccola»
«beh, le ho schizzato direttamente in gola»
«nel porno si chiama throatpie»
Ogni tanto mi scordo che per Marta il porno è una reference importante, una specie di benchmark. Ormai me l’ha tirato fuori e ha iniziato a segarmi, slinguacciandomi la cappella tra una domanda e l’altra.
«ce l’avevi bello tosto?»
«durissimo»
«più di adesso?»
«sì»
«più della prima volta con me? Duro come quella volta che mi sono fatta sbattere con su il costume da bagno?»
Non ne ho idea, ma che domande sono?, comunque il mio silenzio la anima e le fa piroettare la testa di là – a leccarmi i testicoli pesanti, piantandomi lenta gli occhi addosso.
«le palle te le ha leccate?»
«certo»
«così?»
«… no»
«non dire stronzate»
Si concentra lì, disinteressandosi completamente dell’asta, mi lappa di gusto le palle, appiattendo la lingua e passando dal basso all’alto come alle prese con un gelato. Tra un colpo e l’altro il suo turpiloquio è ormai un monologo.
«lo ha preso tutto?»
«sarei rimasta volentieri a guardarti sfondarla»
«secondo me in Giappone non lo trova un cazzo così»
Quanto potrò ancora resistere prima di ribaltarla mandando definitivamente a puttane un pomeriggio di studio?
«quella cosa lì… puoi farla anche a me, sai?»
«…cosa?»
«scoparmi la bocca»
«sì?»
«sì»
«sì…»
«però voglio che mi vieni sul viso»
È la svolta, anche perché Marta si tace spalancando la bocca e rimanendo in attesa. Mi sollevo appena un po’, afferro il cazzo e glielo punto tra le labbra e lei fa l’unica cosa che le è richiesta: serrarle strette. A differenza che con Keiko, avviene tutto così - con lei di sbieco in grembo. Ogni volta che tiro la sua testolina a me , la sua guancia destra si gonfia delle spinte. Le tengo una mano dietro la nuca ed una sul collo teso, lei respira forte dalle narici in quella posa innaturale.
«dai, fammi vedere. Schizzami in faccia, fammi un casino», mi dice prendendo fiato.
Il primo fiotto traccia un segno bianco da quel punto in cui le labbra si congiungono,fino all’orecchio e poi oltre, lungo il caschetto, gli altri la segnano sulla nuca, sul muso, quando si rialza è un’esplosione che le ha rigato tutto il lato destro del viso.
«sei uno spettacolo»
«voglio una foto così».
«lo so che mi hai visto eh»
«…»
«mentre eri là imboscato con Sailor Moon, la giapponesina. Che vi ho beccati, lo sai»
«hmmm. Quella piratessa t’assomigliava, ora che ci penso»
«sì?»
«sì, non ci sono molte piratesse così in giro»
«e non mi hai detto nulla»
«beh, tu hai visto. cosa volevi che ti dicessi?»
«eh... che mi raccontassi, com’è andata, tipo. È passata una settimana»
«in che senso scusa?»
«eh…»
«beh, è successo che ballavamo, una cosa tira l’altra...»
«no, no»
«no?»
«no, scusa. Intendo: com’è stato»
Questa è nuova, Marta vuole sentirsi raccontare un mio exploit sessuale? I patti sono di scopare tra noi e liberi tutti, ora: in che tipo di fantasia contorta siamo finiti, esattamente? Non so nemmeno da che parte iniziare.
«beh, è stato… bello»
«intenso?»
«eh, sì...»
«m’era sembrato»
«ecco»
«che le hai fatto?»
«ehehe, cos’ha fatto LEI a me»
«beh, insomma, per quel che ho visto a momenti le sfondavi il cranio col pisello, vedi un po’ te»
«è stata una fase…»
«una fase?»
Descrivo l’incontro. Il bacio, la gonnellina, il pompino, la scopata, la conclusione. Tendenzialmente sto alla larga dai dettagli, però Marta cerca i più sordidi. Mi lascia finire e poi inizia una specie di terzo grado molto intimo. Lo fa slacciandomi dolcemente i pantaloni e rannicchiandosi con la testa sul mio grembo.
«era... stretta?»
«hm-hm»
«molto bagnata?»
«sì»
«ce l’aveva rasata?»
«completamente»
«hai capito... aveva un buon sapore? Meglio del mio?»
«non saprei. Il tuo mi piace molto»
Mi accarezza sopra i boxer.
«le hai… sborrato dentro?»
«sul culo»
«e poi?»
«la seconda volta in bocca»
«apperò. ha ingoiato…?»
«giù col gin tonic»
«che zoccola»
«beh, le ho schizzato direttamente in gola»
«nel porno si chiama throatpie»
Ogni tanto mi scordo che per Marta il porno è una reference importante, una specie di benchmark. Ormai me l’ha tirato fuori e ha iniziato a segarmi, slinguacciandomi la cappella tra una domanda e l’altra.
«ce l’avevi bello tosto?»
«durissimo»
«più di adesso?»
«sì»
«più della prima volta con me? Duro come quella volta che mi sono fatta sbattere con su il costume da bagno?»
Non ne ho idea, ma che domande sono?, comunque il mio silenzio la anima e le fa piroettare la testa di là – a leccarmi i testicoli pesanti, piantandomi lenta gli occhi addosso.
«le palle te le ha leccate?»
«certo»
«così?»
«… no»
«non dire stronzate»
Si concentra lì, disinteressandosi completamente dell’asta, mi lappa di gusto le palle, appiattendo la lingua e passando dal basso all’alto come alle prese con un gelato. Tra un colpo e l’altro il suo turpiloquio è ormai un monologo.
«lo ha preso tutto?»
«sarei rimasta volentieri a guardarti sfondarla»
«secondo me in Giappone non lo trova un cazzo così»
Quanto potrò ancora resistere prima di ribaltarla mandando definitivamente a puttane un pomeriggio di studio?
«quella cosa lì… puoi farla anche a me, sai?»
«…cosa?»
«scoparmi la bocca»
«sì?»
«sì»
«sì…»
«però voglio che mi vieni sul viso»
È la svolta, anche perché Marta si tace spalancando la bocca e rimanendo in attesa. Mi sollevo appena un po’, afferro il cazzo e glielo punto tra le labbra e lei fa l’unica cosa che le è richiesta: serrarle strette. A differenza che con Keiko, avviene tutto così - con lei di sbieco in grembo. Ogni volta che tiro la sua testolina a me , la sua guancia destra si gonfia delle spinte. Le tengo una mano dietro la nuca ed una sul collo teso, lei respira forte dalle narici in quella posa innaturale.
«dai, fammi vedere. Schizzami in faccia, fammi un casino», mi dice prendendo fiato.
Il primo fiotto traccia un segno bianco da quel punto in cui le labbra si congiungono,fino all’orecchio e poi oltre, lungo il caschetto, gli altri la segnano sulla nuca, sul muso, quando si rialza è un’esplosione che le ha rigato tutto il lato destro del viso.
«sei uno spettacolo»
«voglio una foto così».
2
3
voti
voti
valutazione
7.7
7.7
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Emma #2racconto sucessivo
Rachele #2.2
Commenti dei lettori al racconto erotico