Emma #2
di
movement
genere
etero
È primavera e sto pensando a qualcosa di crudele. Emma lo sente come gli animali con i terremoti. È per questo che oggi è stata nervosa tutto il giorno, che abbiamo scazzato sulla via del ritorno e questa nuvola s’è diradata a cena ma solo un po’.
Quando esco dalla doccia la trovo già nel letto. Dritta sul cuscino, capelli sciolti sulle spalle e in grembo un libro che solo a leggere il titolo mi viene sangue al naso.
Faccio per coricarmi anch’io, ma mi fermo subito. Lì, sotto il lenzuolo, sta con la vestaglietta nera raggomitolata sui fianchi. Le gambe incrociate e il sesso ben in vista, con le piccole labbra che spuntano impudiche dalle pieghe della sua intimità.
Lei non è sorpresa, anzi. Mi guarda dal basso verso l’alto e sorride sfilandosi gli occhiali. Li appoggia calmi sul comodino. Era una posa studiata: passivo-aggressiva, travestita da fidanzatina modello, ma Emma è pur sempre una predatrice.
Infatti non resisto e mi calo pronto i boxer. Lei fissa me, fissa soprattutto il cazzo che s’impenna all’altezza dei suoi occhi. Si rivolge più a lui che a me. «Ah - fa sarcastica e cantilenante - buonasera. Siamo messi così?»
Mi accomodo a leccarla. Ho sempre l’impressione che per lei ricevere sesso orale non sia fondamentale a meno di dettare lei i tempi. Preferisce dare. O prendere in altro modo. Ma a me piace molto. Piace in termini assoluti, piace vedere cosa provoco e come, piace avere davanti una figa come questa, tutta sempre liscissima e pronta.
Non so se viene o meno, ad un certo punto scivola in basso, preme in là anche me, mi vuole dentro. È incandescente. Adora essere sbattuta, sempre, questo sì le piace. Con vigore, a fondo, incessante. È quello che faccio, scivolando con le mani tra il suo corpo ed il materasso ed afferrandole il culo per avere più presa. Facciamo un rumore osceno e umido, la testata del letto segna il muro, la sua chioma scompigliata vola ovunque.
Emma gode forte, s’aggrappa all’orlo della vestaglietta tirandola verso il basso, le tette saltano fuori dalla scollatura ed è uno show che porta anche me sull’orlo.
Mi rialzo appena, esco da lei, punto alla pancia che è proprio lì.
«così però ti sporco la vestaglia», ansimo mentre mi dò quegli ultimi colpi che servono per esplodere.
«l’ho messa apposta».
Quando esco dalla doccia la trovo già nel letto. Dritta sul cuscino, capelli sciolti sulle spalle e in grembo un libro che solo a leggere il titolo mi viene sangue al naso.
Faccio per coricarmi anch’io, ma mi fermo subito. Lì, sotto il lenzuolo, sta con la vestaglietta nera raggomitolata sui fianchi. Le gambe incrociate e il sesso ben in vista, con le piccole labbra che spuntano impudiche dalle pieghe della sua intimità.
Lei non è sorpresa, anzi. Mi guarda dal basso verso l’alto e sorride sfilandosi gli occhiali. Li appoggia calmi sul comodino. Era una posa studiata: passivo-aggressiva, travestita da fidanzatina modello, ma Emma è pur sempre una predatrice.
Infatti non resisto e mi calo pronto i boxer. Lei fissa me, fissa soprattutto il cazzo che s’impenna all’altezza dei suoi occhi. Si rivolge più a lui che a me. «Ah - fa sarcastica e cantilenante - buonasera. Siamo messi così?»
Mi accomodo a leccarla. Ho sempre l’impressione che per lei ricevere sesso orale non sia fondamentale a meno di dettare lei i tempi. Preferisce dare. O prendere in altro modo. Ma a me piace molto. Piace in termini assoluti, piace vedere cosa provoco e come, piace avere davanti una figa come questa, tutta sempre liscissima e pronta.
Non so se viene o meno, ad un certo punto scivola in basso, preme in là anche me, mi vuole dentro. È incandescente. Adora essere sbattuta, sempre, questo sì le piace. Con vigore, a fondo, incessante. È quello che faccio, scivolando con le mani tra il suo corpo ed il materasso ed afferrandole il culo per avere più presa. Facciamo un rumore osceno e umido, la testata del letto segna il muro, la sua chioma scompigliata vola ovunque.
Emma gode forte, s’aggrappa all’orlo della vestaglietta tirandola verso il basso, le tette saltano fuori dalla scollatura ed è uno show che porta anche me sull’orlo.
Mi rialzo appena, esco da lei, punto alla pancia che è proprio lì.
«così però ti sporco la vestaglia», ansimo mentre mi dò quegli ultimi colpi che servono per esplodere.
«l’ho messa apposta».
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