Greta #1

di
genere
etero

Il campeggio sta sonnecchiando e ci vorrà ancora un po’ perché qualcuno osi dare il via a tutta quella serie di attività propedeutiche alla serata - la doccia, i teli e i tavoli, i barbecue e i falò, gli zampironi. In questa zona del pratone siamo anche fortunati: zero famiglie con bambini.

Noi la doccia l’abbiamo già fatta, a dire il vero, e ci godiamo il residuo fresco sulla pelle stravaccati sui materassini. Nudi in silenzio tra i grilli storditi e il mare distante, nient’altro se non il vento che accarezza le foglie.

«ci stiamo addormentando...?»
«hm-hm»,
scivoliamo.

Quanto dura? Forse non succede nemmeno.

L’idillio è rotto da un suono che diventa velocemente chiaro: i vicini di tenda ci stanno dando dentro. Distanza da noi, cinque metri forse meno.

Sono una coppia olandese che pare uscita dalla pubblicità di una palestra, molto stereotipata: alti, fisicati, biondissimi e sorridenti, fissati del windsurf. Gente che sta sulla spiaggia da un pezzo quando noi apriamo a stento le palpebre.

«ma…?», mi fa Greta con un tono un po’ stupito.
«eh si»

Per un po’ rimaniamo così, paralizzati da un divertito imbarazzo.

Però intanto in testa mi si formano delle immagini: quei due sudati ed eccitati nello spazio angusto della tenda, vedo a lei a quattro zampe, lui che la prende da dietro con foga - lui che la sfonda con gli addominali tesi e una virilità prepotente [perché è chiaro che uno così è dotato da far invidia], lei che ben volentieri subisce questo trattamento, la chioma bionda sparpagliata [o magari lui la sta tenendo proprio così, per i capelli], le tette puntute imperlate dal sudore, che offre ai colpi possenti del suo maschio la fica glabra [perché è chiaro che una così la tiene liscissima e perfetta].

Quando mi allungo verso il cespuglietto di Greta la trovo già zuppa. Chissà lei, a cosa stava pensando.

Senza parole, mi si ribalta addosso esponendo i seni - i più perfetti che abbia mai visto - agli attacchi dolci delle mie labbra, della mia lingua, dei denti persino, mentre armeggia più su cercando di pescare un preservativo dal borsone.

Poi è un flash perché onestamente una cosa così, a lei, non l’avevo mai vista fare - quella di infilzarsi e cavalcarmi con una forza tale da sembrare posseduta. Squat feroci, coi i piedi ben piantati a terra e mani che mi afferrano le spalle, sbattendomi giù veloce, almeno finché non riesco io ad afferrarla per i fianchi stretti e calarmela addosso in un bacio altrettanto convulso. Ma la cosa non la placa, anzi.

Greta prende ad ansimare forte, mentre sfrega bacino sul mio ora dà lei spettacolo [spero che Hans e comecazzosichiamalei qui accanto siano contenti di sapere cosa hanno ispirato] finché non viene urlando e a me sembra ancora tutto ancor più umido, ancor più intenso, ancor più impossibile da fermare - e così sia, mi svuoto aggrappandomi al suo sedere come se fosse l’ultima cosa che mi divide dal vuoto.

Il respiro torna piano regolare. Anche da fuori, nessun suono.
Greta si disarciona e si lancia sfatta dalla sua parte del materassino, lasciandomi sudato, affannato, col condom a brandelli avviluppato al sesso ancora gonfio.
scritto il
2025-06-22
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