Keiko #1 / Marta #4.1

di
genere
etero

«Tu… dà-lō?»
«Eh?»
«Dà-lō?»

Keiko ridacchia come un manga. Io non capisco. Strana reazione ad un bacio.

«Dà-lō?»
«Da… dove?»
«Dà-lō!», e mi indica puntando al basso ventre.

Attivo le sinapsi. Ah. Mica tanto timida questa.
«Dà-lō... vuoi…»
Annuisce vigorosamente con la testa e gli occhi vispi e sottili.

Keiko ha gambe snelle, vitino stretto e seno pieno, lunghi capelli liscissimi che finiscono in un caschetto corvino. Mi ricorda Sabrina del cartone È Quasi Magia Johnny. Non ho mai avuto quel tipo di fantasie, manga. Ma il fatto che per la festa si sia vestita da Sailor Qualcosa cade a proposito, perché dalla gonnellina svolazzante a mezza coscia si sfila le mutandine grige mentre mi calo i pantaloni. Meglio del nuoto sincronizzato.

Poi inaspettatamente si schianta in ginocchio a pochi centimetri dalla mia erezione, che non è ancora al massimo della forma, come volesse esaminarla. Mi chiedo come non si sia rotta tutta, in realtà, mentre lei mi soffia sul glande e accarezza leggera i testicoli. È una stimolazione che mi porta su definitivamente.

Keiko inizia a leccare piano in punta, poi ad accogliermi tra le labbra con lentezza folle. Mezzo centimetro alla volta. Ad ogni affondo della sua testolina serra un po’ di più la presa sullo scroto e sento l’asta bagnarsi di saliva. Si ferma solo quando non c’è più altro da far scorrere in bocca e a quel punto inizia a pomparmi così, dandosi la spinta aggrappata alle mie cosce. Non veloce, ma scandita come un metronomo. Non è solo questione di labbra, strette, ma di lingua che pare ovunque: attorno alla cappella quando è lì, a stimolarmi alla base quando torna giù.
Ma cosa insegnano in Giappone?

È un trattamento deluxe che dura qualche minuto e me lo godo tutto, finché lei non decide di staccarsi inaspettatamente. Il mio pisello riappare sobbalzando gonfio e lucido di bava. Lei da lì fissa lui e me, ferma che pare in attesa.

«Dà-lō»

Ma certo. Faccio per alzarla su ma si ritrae. Torna a fissarmi spalancando la bocca. Una nuova illuminazione mi spinge a chiudere la distanza tra noi, afferrarle la testa e sbatterglielo in gola. Brutale. È così che le scopo la faccia, mentre poggia le spalle ai ripiani dietro. Sbava, subisce il ritmo. È quello che vuole ed è quello che le do.

Marta appare sulla soglia dello sgabuzzino, la guardo un attimo ma non mi fermo. Non è impudicizia, è proprio che non ne ho le forze. Sgrana gli occhi e divampa rossa nel suo vestito da pirata, pappagallo sulla spalla e tutto. Indugia appena un attimo per mettere a fuoco, poi si ritrae socchiudendo la porta e scompare tra il vociare di là.
Keiko non si è accorta di nulla.

La alzo ed è una maschera di trucco colato e lacrime mentre la piroetto contro lo scaffale. Sporge il culo indietro, appunto la gonnellina basta scostarla di poco. Scopiamo così, accozzati in piedi, tra i suoi mugugni che sembrano da cartoon e la mia ferocia svelta. Cerco di capire se viene, se è venuta o boh, dopo un po’ ci rinuncio e le imbratto il culo bianchissimo.

Tira il fiato, si volta a guardare l’opera, la gonna è risalita fino all’ombelico e per la prima volta posso ammirare il suo sesso - da qui è una piega piccolissima, liscia e luccicante. Oddio, che meraviglia.

Non ci penso su, mi calo a leccarla tutta - voglio proprio mangiarmela. E lo faccio, con lei stranita che si aggrappa allo scaffale e posa le cosce sulle mie spalle sollevandosi dal pavimento. Stavolta del suo orgasmo sono sicuro, quando a momenti mi soffoca.

Quando la riporto a terra, il mio sesso ed il suo si incrociano nuovamente – il suo scivola verso il basso, il mio verso l’alto, carezzandola nell’intimità umida e da lì sulla pancia liscia, rimanendo a contatto con la pelle nuovamente paonazzo e gonfio.

Evidentemente Keiko deve pensare che non sia il caso di farmi andare in giro così, perché riprende fiato e si dedica nuovamente a me. Fa tutto lei, veloce, se lo infila nuovamente tra le labbra e ricomincia da dove si era staccata minuti fa – mi svuoto direttamente nella sua gola in quell’ultimo affondo durante il quale mi spreme forte i testicoli come per assicurarsi che non rimanga proprio nulla.

Ci ricomponiamo, per quanto possibile. Lei afferra il gin tonic abbandonato sugli scatoloni, butta giù un sorso e mi bacia a stampo. «Arigato», mi fa con gli occhi affilati prima di uscire.

Ma grazie a te, Keiko. A Marta penserò poi.
scritto il
2025-04-11
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