Sulla strada per il mare

Scritto da , il 2022-11-13, genere orge

Sulla strada per il mare

Oggi è davvero una bella giornata, aperto il diario del mio 23esimo anno di età questa è la frase che c’era in prima pagina, i brutti pensieri sono passati e, nella mia vita, c’è stato anche qualche cambiamento, primo ho permesso al mio parrucchiere di dare una spuntatina ai miei capelli lunghi, poi ho cambiato macchina, con la triumph avevo dei brutti ricordi, ho preso un maggiolone sempre cabrio e sempre rosso con la capote crema, poi ho una nuova passione, il baracchino, chi mi legge oggi, forse, non sa neppure cosa fosse, è praticamente una ricetrasmittente, potevi parlare con un sacco di gente, forse i camionisti lo usano ancora, il mio nome radio era “farfallina 23”, poi cosa è cambiato ancora, vediamo si, mi vesto in maniera un po’ più provocatoria, sono diventata un po’ più esibizionista, mi piace mostrarmi, allora me lo potevo permettere di sicuro, oggi …. Beh non mi lamento, mi piaccio abbastanza e, per fortuna, anche a qualcun’ altro, infatti porto spesso minigonne e scarpe tacco 10 e a Milano, garantisco non è facile con i sanpietrini ed il pavè soprattutto e poi adoro le trasparenze, certo d’inverno mi copro ma cerco sempre abiti che sottolineino il mio corpo.
Comunque, tornando a fagiolo, di solito vado al mare il sabato mattina e torno la domenica sera, i nonni hanno un appartamentino a Rapallo ed è a mia disposizione, mi piace fare quel breve pezzo di autostrada da Milano anche se a volte c’è molto traffico, poi mi diverto con i camionisti, quando li sorpasso indugio un po’ quando arrivo all’altezza della cabina in modo che dall’alto possano guardarmi le gambe ed il seno, mi urlano sempre un sacco di cose, alcune volte con sottintesi, altre volgari ed un po’ pesanti ma mi piace anche quello. Però quella settimana decisi di partire il venerdì nel tardo pomeriggio ed invece di trovare meno traffico mi trovai imbottigliata in una coda infinita, davvero scocciante, chissà quando sarei arrivata a Rapallo, camminavamo a passo d’uomo, a volte fermi per un quarto d’ora poi facevamo 10 metri e ci fermavamo di nuovo, uffa! Per passare il tempo accesi il baracchino e mi misi ad ascoltare quelli che parlavano. Molti dicevano della coda, altri, probabilmente da altre autostrade si scambiavano informazioni sul traffico ed amenità varie, decisi ad un certo punto di intervenire, salutai e dissi che anch’io ero in coda, subito risposte che chiedevano su che macchina ero, a che altezza della coda fossi ecc. a che altezza della coda non lo sapevo, la mia macchina non la descrissi, però diedi i primi tre numeri della targa, mi stavo divertendo, poi arrivarono le altre domande, quanti anni hai, sei bionda o bruna, dove vai e cose così, ad alcune di queste domande risposi ad altre no, ci fu anche qualche offerta con doppio senso, i camionisti erano molto spiritosi, alcuni, cose del tipo “se ti fermi all’autogrill ci facciamo un sandwich” oppure “all’autogrill ti offro un cappuccino con tanta panna” o anche “dai all’autogrill compriamo il pane ed io qui ho un bel salame grosso” poi qualcun altro non così spiritoso “ se ti becco ti scopo fino a farti dire basta” oppure “ troia appena ti trovo ti rompo il culo” insomma cose così più o meno piacevoli.
Poi il guaio, si accese una spia rossa sul quadro, la lancetta della temperatura schizzò in alto e cominciò ad uscire fumo da dietro, il risultato della coda, doveva comunque essersi rotto qualcosa, lentamente accostai in una piazzola d’emergenza e pensai a cosa fare, se avessi usato il baracchino non so chi avrebbe risposto, vero che c’era un canale d’emergenza ma non mi ricordavo quale fosse, mi salvò la polstrada, ai fermarono dietro di me e scesero, furono molto gentili, guardarono la mia macchina e mi dissero che l’unica era il carro attrezzi, si offrirono di chiamarlo per me e mi spiegarono, però, che il carro attrezzi in autostrada avrebbe solo potuto portarmi fuori dalla stessa, usarono proprio quel termine, che sarebbe stato meglio ne avessi parlato con l’autista e se ne andarono, dopo neanche 10 minuti ecco il carro attrezzi, anche questo gentilissimo, gli spiego il problema e mi dice che si fermerà in autogrill per permettermi di fare qualche telefonata e mi fa salire con lui, devo dire che mi sembrava guardasse più le mie gambe che la strada, comunque arrivammo all’area di servizio, mi chiese di fare in fretta e si fermò nella zona di parcheggio dei camion. Andai subito a telefonare a mio nonno che mi disse di chiamare l’Aci e di farmi trainare la macchina fino a Rapallo che a 100 metri c’era il suo amico meccanico che avrebbe risolto il problema, pensai di dirlo all’autista in modo da farmi trovare al casello un altro carro attrezzi, quando tornai da lui era insieme ad un
Signore in canottiera e pantaloncini corti e mi disse
- Signorina, questo amico trasporta auto, devw scaricare due auto a Genova ed ha posto anche per la sua e dopo lo scarico può accompagnarla a Rapallo.
Che fortuna, ringraziai e dissi subito che mi andava benissimo, poi mi presentai :
-piacere Elena e grazie
- si figuri, per così poco, io sono Giorgio, adesso trasbordiamo subito la sua macchina
Mi misi di fianco a guardare la manovra, questo Giorgio era una montagna, nonostante avessi i tacchi mi sovrastava di una spanna e poi dal suo camion, sul quale c’erano in effetti due auto al piano superiore scese un altro come lui, sembravano gemelli, scoprìi dopo che erano fratelli, comunque in un batter d’occhio fecero il trasbordo, io salutai l’autista del carro attrezzi dopo avergli dato 20.000 lire di mancia, che a dire la verità non voleva, e salii in cabina dell’altro camion in mezzo ai due fratelli, parlarono abbastanza poco fino a Genova, giusto 4 chiacchere sulla mia auto, su quello che era successo e su dove stavo andando a Rapallo, una volta fatto il loro lavoro ripartimmo, arrivammo sotto il piccolo condominio della casa del nonno, scaricarono il maggiolino e, chiaramente, anche vista l’ora li invitai di spora per pagarli, anche se non se ne era parlato, e per ringraziarli, salimmo insieme le scale, non c’era ascensore e mi vennero dietro, penso che apprezzarono il panorama entrati in casa che era piccolina, mi sembrò quasi che dovessero chinarsi per entrare dalla porta, mi chiesero di andare in bagno a lavarsi le mani ed io intanto mi misi a preparare il caffè con la moka. Quando uscirono il caffè era pronto, li feci accomodare sul divano e porsi loro le tazzine, io mi sedetti su una sedia del tavolo da pranzo di fronte a loro.
Quando ebbero bevuto chiesi quale fosse il loro disturbo, il nonno mi ha insegnato che bisogna sempre pagare il lavoro, chiunque lo svolga e non Giorgio ma il fratello che si chiamava Pino mi rispose
- Beh, per il lavoro non ci devi (ormai ci davamo del tu) nulla, però devi darci il premio
Ridendo risposi
- Che premio?
- Il premio che avresti dato a chi indovinava che macchina avevi Farfallina 23, perché sei tu, i numeri di targa corrispondono ed in macchina abbiamo visto il baracchino, oltre all’antenna che si nota parecchio.
- Ahahah mi avete beccato, vabbè avrei offerto da bere, nient’altro
- Non proprio avevi parlato di un aperitivo “particolare”
- Intendevo speciale
- Non credo, fosse solo speciale, anche perché l’hai detto con una voce molto sensuale , avrai attizzato mezza autostrada
- E quindi?
- Beh quindi vorremmo riscuotere il premio
Stavolta parlò Giorgio
- E cosa vorreste, un bacio per uno?
- Da quello che abbiamo trovato in bagno non devi essere una da un bacio e via
Ecco perché ci avevano messo tanto per lavarsi le mani, avevano guardato nei cassetti del mobile, sapevo cosa avevano trovato, i preservativi che tanto usavo di rado, gli anticoncezionali che non usavo più visto che dagli esami era risultato che non potevo avere figli e, soprattutto un vibratore normale e, purtroppo un dildo anale. Del resto i nonni non venivano più a Rapallo e la casa la usavo solo io
- Non so cosa abbiate visto in bagno (mentivo) ma qualsiasi cosa fosse non significa che……
- Farfallina non perdiamoci in chiacchere
E così dicendo si calarono i pantaloncini prendendosi in mano i cazzi
- Se proprio vuoi baciarci comincia da questi
Beh, ormai mi conoscerete, e poi quelli erano grossi …. dappertutto, mi alzai dalla sedia, facendo finta di niente presi le tazzine del caffè e le portai nella cucinotta, poi tornai, sempre senza parlare, spostai i tavolino che c’era davanti al divano, mi inginocchiai sul tappeto e gli tolsi di mano quei grossi membri cominciando a baciarli sulla punta e a segarli poi alzai lo sguardo sui due e
- Intendevate così?
Senza attendere risposta continuai a leccare, mordere, succhiare ed insalivare quelle cose grosse e nodose cha avevo in mano, poi misi all’indietro sulla schiena alzando ed allargando le gambe e mi tolsi i minislip rossi di seta che portavo sotto il gonnellino a pieghe ed usando tutte e due le mie mani mi penetrai sia nella farfallina che nel culetto leccandomi ogni tanto le dita e rimettendocele mentre loro mi guardavano deglutendo e leccandosi le labbra, poi feci cenno a Giorgio di raggiungermi sul tappeto ed intanto mi alzavo e toglievo la camicetta, non portavo reggiseno. Lo feci sdraiare con il pene ben dritto in alto e mi ci calai sopra piegando le ginocchia, lo feci molto lentamente perché era davvero grosso, dai suoi mugugni sembrava gradire la penetrazione, il mio sfintere era abbastanza allenato ed elastico, anche perchè mi piaceva essere scopata sia in figa che nel culo, se poi i soggetti erano due, il massimo era la doppia penetrazione, quando Giorgio si fu comodamente e piacevolmente sistemato nel mio culetto feci, infatti, cenno a Pino che si alzò per raggiungerci, mi tirai indietro, sempre a gambe larghe, per mostrargli la mia farfallina aperta che lo aspettava vogliosa, non esitò, stringendosi il pene con una mano lo indirizzò proprio al centro del mio fiorellino e ce lo infilò.
I movimenti erano lenti, lunghi e profondi, io e loro godevamo dello sfregamento continuo delle nostre carni, sicuramente la posizione di Pino era la più scomoda ma non sembrava farci caso, aveva due braccia come prosciutto, non faceva fatica a sorreggersi sulle braccia mentre mi pompava, i loro membri sempre più lubrificati dai miei umori ed anche da un mio leggero orgasmo scivolavano senza sforzo nel mio corpo, un leggero dolore sentivo quando arrivavano in fondo alla corsa dentro di me ma questo non diminuiva affatto il piacere che provavo, anzi.
Quella prima volta fu particolarmente lunga, ci misero più di me ad arrivare alla fine, beh non ci voleva molto, ad un certo punto aumentarono la velocità senza però diminuire la lunghezza della corsa dentro di me, poi il ritmo divenne frenetico e nel giro di pochi secondi l’esplosione dentro di me, ci lasciammo andare tutti e tre sul tappeto ma loro non mi sembravano affatto stanchi, io lo ero abbastanza, guardando l’orologio vidi che mi avevano scopato per venti minuti buoni, mai successo prima.
Non avevamo mangiato ancora nulla ma io avevo in frigo delle bistecche surgelate che scongelai con i microonde e poi preparai in padella, ero un bello spettacolo, certo ci eravamo lavati ma io ero nuda con il grembiule legato in vita, sapete, quei grembiuli con la pettorina che ti coprono solo sul davanti, dovevo essere appetitosa più delle bistecche, perché Pino si avvicinò da dietro e prendendomi per i fianchi
- Ehi farfallina lascia fare la carne a Giorgio, voglio anch’io assaggiare il tuo culetto e mi spinse in avanti contro il tavolino della cucina , mi allargò le chiappette con le mani e puntò la punta del suo pene contro il mio buchino, e vi ci infilò con un movimento fluido e continuo che mi fece sussultare,
-
-
cominciando poi a scoparmi con colpi ben assestati, dovevo tenermi con forza al bordo del tavolo, mentre facevamo tutto questo Giorgio spadellava, preparò la tavola in salotto e dopo un po’
- - ehi voi due non avete ancora finito? Qui è tutto pronto
Pino sbuffava un po’ ad ogni colpo ed io lanciavo i miei urletti, poi, sempre di colpo, accellerò ed il mio intestino venne inondato per la seconda volta. Tornai in bagno e stavolta feci una doccia, non avevo particolarmente fame, invece loro avevano quasi finito le bistecche, Giorgio le aveva fatte tutte, io ne mangiai a malapena una, finimmo anche una delle bottiglie di vino del nonno e poi Pino disse
- Beh è tardi perché non andiamo a letto?
Pensai che avevo una sola camera e che, quindi, avremmo dormito tutti insieme, così fu, io, chiaramente, in mezzo , come quando ero bambina ed i due giganti ai miei fianchi, in effetti poi io dormivo sempre su un fianco e mi addormentai con il membro di uno tra le cosce, perché si attaccò a me da dietro e l’altro che, invece dormiva sulla pancia si addormentò con un braccio allungato su di me, stranamente, nonostante anche avessero un po’ di pancia, non russavano, mi svegliai che era ancora buio perché quello dietro di me, Giorgio, mi stava baciando sul collo ed accarezzando tutto il corpo con una mano, mi accorsi subito che il suo coso era duro e premeva tra le mie cosce, poi mi sussurrò
- Dai bambina facciamolo ancora che ho voglia
Pino non si era accorto di niente e continuava a dormire tenendo un braccio sulla mia spalla, la mano Giorgio mi sollevò una gamba e lui mi prese da dietro con un sospiro nel momento della penetrazione, pensai Pino si sarebbe svegliato ma, forse il vino o forse la stanchezza non si accorse di nulla, neppure quando Giorgio, mentre mi scopava accellerò il ritmo facendomi ballare sul suo cazzo prima di inondarmi la vagina con il suo sperma bollente. Poi sia io che Giorgio ci addormentammo di nuovo e nella stessa posizione.
Il mattino del sabato fui comunque la prima ad alzarmi e preparai il caffè, stavolta dopo aver fatto una doccia ed essermi vestita, avevo addosso i pantaloncini ed una maglietta e le scarpe da tennis, volevo andare a correre sul lungomare, dopo la sera prima avrei corso solo una mezzoretta ma volevo farlo, quindi lasciai il caffè nella moka e scrissi un biglietto per i due fratelli, tornai dopo un ora, mi piace correre, sotto casa non c’era più il camion parcheggiato, pensai ne avessero avuto abbastanza e se ne fossero andati ma non era così. Trovai Pino di sopra che mi disse che Giorgio era andato a spostare il camion in un posto più giusto e che poi si doveva vedere con un amico e che sarebbe tornato più tardi, gli dissi che andava bene ed andai a fare un'altra doccia, dopo la corsa ci voleva. Tornata in soggiorno trovai Pino sul divano
- Sai Elena, sei stata una bella sorpresa, noi ci abbiamo provato ma non pensavamo di riuscirci, invece….
- Invece ci sono cascata perché sono una troia?
- no no cosa vai pensando noi non lo abbiamo mai pensato, sei solo una ragazza libera alla quale piace il sesso, perché considerarti nel modo sbagliato
- scusa è che ogni tanto qualcuno…..
- non ci fare caso, ci sono tanti imbecilli in giro, se a te va di essere così vuol dire che va bene, nessuno può o deve poterti dire niente.
Però, Pino mi aveva davvero colpito
- però una cosa te la devo dire, non ti offendere
- no dai figurati, ormai
- ecco, pensavo a quei due oggettini che ho visto in bagno
- ah quelli si?
- Beh visto che siamo solo noi mi piacerebbe……
- Dai cosa?
- Beh se tu, si insomma se tu li usassi davanti a me
Compresi la sua curiosità, devo dire che altri mi avevano chiesto di masturbarmi davanti a loro, andai in bagno e ne tornai con il dildo anale ed il vibratore a forma di pene nero che avevo nel cassetto, oltre ad un vasetto di crema lubrificante che spalmai sul dildo anale, poi presi una sedia, mi sdraiai sul tappeto davanti a lui alzai una gamba appoggiandola alla sedia e gli mostrai di nuovo la mia farfallina ed il mio buchino, sempre prendendo un po’ di crema con le dita stuzzicai tutti e due i miei organi preferiti e poi presi il dildo anale e lentamente lo introdussi nel mio buchino, poi quando la parte più panciuta fu entrata, quindi quando fu entrato tutto tranne il piattello della base, presi il vibratore di caucciù nero, lo accesi al minimo e cominciai a masturbarmi con quello, quando aprivo gli occhi vedevo Pino sul divano che si faceva una sega, poi mi venne vicino, avvicinò il suo pene alla mia faccia e disse
- Ora mentre ti masturbi fammi un pompino
E mi ficcò in bocca il suo coso grosso e duro, io ebbi un orgasmo dopo qualche minuto e lui subito dopo di me, però tenendomi la testa
- Bevi tutto non ne lasciare una goccia
E mi spinse ancora più in gola il suo membro.
Quando Giorgio rientrò ci trovò stesi sul divano nudi a pomiciare, perché dopo la notte e quella mattina avevo voglia di coccole
- Senti Elena, ho trovato degli amici che non vedevo da tempo, cosa dice se stasera ceniamo tutti insieme in qualche ristorantino e poi magari chiudiamo la serata bevendo qualcosa qui da te? Se sei d’accordo
- D’accordo, però io oggi vado al mare, anzi tra poco vado proprio,
- Certo certo, possiamo rimanere qui noi due?
- Si si, nessun problema
Andai in camera mi misi il costume ed un pareo, presi la mia borsa da spiaggia con l’ascugamano ed il mio libro e li salutai. C’era un bel sole, feci un bagno, poi mi sdraiai sulla spiaggia, l’unica non di sassi ma di qualcosa che assomigliava a sabbia ma era nera e presi un po’ di sole, poi lessi qualche pagina, ancora un po’ di sole e tornai a casa, i due fratelli avevano fatto la spesa, diverse bottiglie di birra che erano in frigo, qualche liquore e dello spumante
- Ah l’intenzione stasera è di sbronzarsi
- No no, ma non dobbiamo rimanere a secco, se no che festa è?
I due fratelli erano quasi eleganti, camicia blu, pantaloni chiari e mocassini, non credevo, io indossai sopra delle mutandine di pizzo un miniabito bianco con blusa a tre bottoni , due dei quali lasciai aperti e dei sandali dorati tacco 10, giusto per on sfigurare. Uscimmo a piedi verso il centro, davanti alla trattoria ci aspettavano i loro amici : una coppia, si chiamavano rispettivamente Luca , che avrà avuto una quarantina d’anni, Loredana più grande di me, molto carina con dei pantaloncini corti una camicetta bianca come i pantaloni e scarpe da barca, poi un altro da solo che si chiamava Mario, completamente calvo e decisamente il più grande del gruppo, come età, poi due ragazzi di colore che seppi poi sui 30 anni, una ragazza mulatta, bellissima, occhi incredibili penso avesse la mia età o giù di li aveva un gonnellino a pieghe colorato ed un reggiseno in tinta che conteneva a malapena un seno prosperoso, sarà stata una quarta coppa c, poi sorpresa, l’autista del carro attrezzi con una ragazza bruna con i capelli corti neri con dei pantaloncini di jeans ed una maglietta a righe che le lasciava scoperta una spalla abbronzata come il resto ed dei sandalini blu molto carini e con il tacco alto, mi sembrarono più alti dei miei, per ultimi, mentre parlavamo fuori dal locale, arrivò una coppia di uomini tipo i due fratelli, non così alti ma con la pancia, soprattutto uno dei due che si chiamava Emanuele, capelli brizzolati, adesso capivo la quantità delle bevande.
All’interno unirono dei tavoli per farci sedere tutti e, nel complesso fu una cena piacevole a base di pesce, bevemmo anche abbastanza devo dire in 13, ebbene si eravamo 13 a tavola, sparirono una decina di bottiglie di vino bianco, dopo aver pagato il conto, al quale non mi fecero avvicinare, ci avviammo tutti verso casa mia.
Avevamo spostato il tavolo su una lato della sala per fare più spazio e tolto il tavolino, nella stanza poi c’erano il divano a tre posti, una poltrona, un divanetto in vimini con dei cuscini colorati vicino alla porta finestra che dava sul terrazzino con la balaustra in muratura che guardava il mare , la casa poi aveva ancora la camera da letto che sapete, un bagno ed una secondo bagno lavanderia con la porta dal terrazzino, tutto lì l’appartamento che riempimmo, accesi la filodiffusione, allora usava molto e i due fratelli pensarono ai liquori.
Luca e Loredana si misero a ballare e così i due ragazzi di colore con Luana, la loro amica, avevamo comunque tutti un bicchiere in mano, Giorgio mi disse che la serata stava riuscendo bene ringraziandomi per l’ospitalità, insomma ballammo, bevemmo e poi intravidi la ragazza mulatta sul balconcino con uno dei due ultimi arrivati, lei appoggiata alla balaustra che guardava il mare e lui dietro di lei, accidenti la stava scopando da dietro, ah però , andai in camera da letto e lì ci trovai i due fratelli con la ragazza dell’autista che si stavano facendo allegramente succhiare l’uccello, in bagno per ritoccarmi il trucco trovai invece Loredana che baciava Emanuele e mentre lui le accarezzava un seno gli faceva una sega, direi che la festa era entrata nel vivo, rientrata in sala trovai Luca, l’autista del carro attrezzi ed i due neri che parlavano sempre con i bicchieri in mano, l’autista mi prese per la vita per ballare un lento e cominciammo a limonare, poi anche gli altri arrivarono in soggiorno e Luca, che doveva essere l’organizzatore della cosa:
- Ragazzi facciamo un gioco dai, tutte le ragazze al centro
Eravamo in 4
- Beh perché perdere tempo, dai via i vestiti
Io guardai le altre ragazze che non batterono ciglio e cominciarono a spogliarsi, e le imitai, anche gli uomini fecero tutti altrettanto e sbandierarono i loro attributi, era chiaro come sarebbe proseguita la cosa, ci inginocchiammo e cominciammo ad occuparci con mani e bocche di quei 9 membri. Io ne trovai uno conosciuto che era quello di Pino e uno dei due ragazzi di colore, quello di Luca era già pronto perché stava scopando Luana che era sopra di lui ed occuparsi di altri due cazzi tenendoli in mano e passandoseli in bocca con i seni che ballonzolavano al suo su e giù sul cazzo di Luca, la morettina a fianco a me si stava occupando dell’autista e dell’altro nero mentre Loredana pensava a Giorgio ed a Emanuele.
Per farla breve andammo avanti fino alle 4 del mattino, bevendo, e non solo liquore, scopando, lesbicando e, soprattutto godendo, alla fine eravamo tutti sdraiati occupando tutti i posti disponibili, sul tappeto, sui divani e nel letto, ora non so le altre ma io, sicuramente avevo ospitato dentro di me tutti e 9 i maschietti ed ero sfinita e soddisfatta, chi si sarebbe aspettato dopo il guaio della macchina un fine settimana come quello? Si, fine settimana perché, comunque nel pomeriggio della domenica e la sera, continuammo, mi ritrovai sola e disfatta solo il lunedì mattina nel mio letto. Dovevo ancora andare dal meccanico ma ci avrei pensato l’indomani passando quel giorno tra letto e bagno, che bella la vita.

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