Il degrado di Norma
di
VicentinoGrey
genere
zoofilia
L’incubo di Norma si materializzò quella mattina stessa. I quattro anziani non ebbero remore ad approfittare della sudditanza mentale di Norma per costringerla a farli divertire. La sua tanto osannata bocca fu usata da tutti per ottenere piacere.
Nei giorni successivi, ebbe un costante senso di rimorso ogni volta che usciva di casa e incrociava uno dei quattro anziani. Antonio, in particolare, sembrava ghignare ogni volta che la incrociava a scuola. Un giorno lo vide mentre parlava con Giulia, l’amica intima della ex moglie del suo compagno: rabbrividì al pensiero che l’uomo le stesse rivelando la sua debolezza.
La settimana dopo l’orgia casalinga, Norma accompagnò il figlio in gita assieme ad altri genitori. La meta era una fattoria didattica, e passeggiando tra orti e fienili, vide Antonio parlare con i suoi amici e con Giulia. Incrociò per un attimo lo sguardo di Bruno e poi si diresse rapidamente verso le stalle.
Nessuno l’aveva seguita. Un nitrito la spinse verso il fondo della costruzione e rimase colpita dalla bellezza di uno stallone completamente bianco. Era in corso un dialogo tra lui e una puledra posta nel box di fronte.
- Ti piacciono i cavalli, vedo.
Norma trasalì nell’udire la voce di Antonio e temette il peggio: in quella stalla non c’era nessuno eccetto lui, i suoi tre amici e, orrore, Giulia. Quest’ultima aveva una busta in mano con un oggetto ingombrante al suo interno.
- Adesso ci fai divertire come la settimana scorsa, così mostri a Giulia quanto porca sei.
- Non posso. Mi vergogno troppo – replicò Norma con voce tremante.
- Inutile che ti fingi una santarellina: spogliati! – le ordinò Maria.
- Ormai conosciamo la tua vera natura e quindi evita di farci perdere tempo altrimenti ti castighiamo – rincarò Costanza.
Norma cedette e provò una infinita umiliazione nel vedere il suo bel vestito finire su un mucchio di paglia, assieme alla biancheria di pizzo. Le fu concesso di tenere le scarpe.
- Adesso entra nel box e prendi in mano il cazzone del cavallo.
Norma sgranò gli occhi e si irrigidì. Non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere.
- Entra, troia, altrimenti racconto le tue belle imprese al tuo compagno – la ricattò Giulia.
Tremando, la donna aprì la porta del box e si avvicinò al ventre dello stallone. I suoi umori vaginali solleticarono le froge dell’animale e lo eccitarono. Quando allungò la mano, trovò il fallo equino in parziale erezione, così bastarono pochi movimenti per portare le dimensioni del membro a qualche decina di centimetri di lunghezza e una ventina di circonferenza.
- Brava, Norma – commentò Costanza – ci sai fare con le mani.
- Che ne dite? Vediamo se è altrettanto brava con la bocca? – suggerì Maria.
- L’unico modo per vedere se ce la fa, è fargliela aprire al massimo – disse Bruno.
Norma si sentì mancare: non potevano degradarla così tanto!
- Dai, puttana, mettiti in ginocchio e fa’ un pompino al cavallo! – intervenne Giulia.
La giovane mamma sapeva che altre donne avevano fatto quella cosa, ma non aveva mai immaginato di dover vincere il ribrezzo per evitare di rovinarsi la reputazione col suo compagno.
Spalancò la bocca e con fatica riuscì a far entrar il grosso glande scuro dello stallone. Iniziò a pompare, incitata e derisa dai cinque spettatori. Soprattutto Giulia si dimostrò ricca di inventiva nel trovare insulti e parole offensive, che abbatterono ulteriormente la scarsa autostima di Norma. Si sentiva ormai un oggetto sessuale, a disposizione di chi le offriva il privilegio di essere utile a procurare piacere. Il cavallo ormai manifestava sonoramente il suo gradimento per l’inusuale fellatio e Antonio decise che era giunto il momento di mostrare l’oggetto nascosto nella borsa di Giulia: era una capiente terrina di plexiglass trasparente. Norma si bloccò, impietrita: aveva intuito cosa volessero fare i cinque pervertiti.
- Sicuramente non ce la farai a berlo tutto, finché il cavallo sborra – spiegò Giulia – quindi raccoglieremo quello che uscirà dalla tua bocca.
Con un sincronismo perfetto, il primo getto di sperma le entrò in bocca non appena la donna appoggiò la ciotola sotto il suo mento, raccogliendo mezzo bicchiere di liquido bianco. Norma strabuzzava gli occhi nel tentativo di ingoiare quanto più sperma possibile ma era arduo.
- Non smettere. Continua a pompare – la incitava Costanza – questo qui ha due testicoli grossi come due meloni maturi.
- Guarda che brava la nostra Norma. Pensa quanto ci farà divertire, dopo questa esperienza. Succhiare cazzi sarà una passeggiata per lei – commentò Antonio.
Intanto i fiotti di sperma continuavano e Norma si stava chiedendo come riuscisse a mantenere tutta quella roba nello stomaco senza vomitare. Era veramente portata a quegli atti contro natura? La sua vagina era un lago, a causa del profondo senso di vergogna, umiliazione e asservimento alla volontà dei suoi aguzzini. Ma non era ancora finita.
Il cazzo dello stallone si era ammosciato e aveva finito di spruzzare sperma, ma la terrina ne conteneva una bella quantità. Giulia la guardava con occhi glaciali mentre le ordinava di mettersi in ginocchio e di aprire la bocca.
Norma ubbidì e Giulia iniziò a versarle lo sperma del cavallo finché non vide la bocca mezza piena.
- Adesso ingoia. Io passo la ciotola agli altri.
Norma ubbidì e fece lo stesso con i quattro anziani. Ciascuno di loro versava un bicchiere di sperma nella bocca di Norma e poi lei ingoiava. Quando incredibilmente finì di bere senza rigurgitare, dovette rimanere a disposizione per ingoiare la sborra di Antonio e Bruno e far godere con la lingua sia Maria che Costanza.
Giulia invece si sedette su una balla di paglia, allargò le gambe, scostò gli slip e costrinse Norma a tenere la bocca aperta davanti alla sua fica, mentre faceva pipì.
La paura che potesse parlare con il suo compagno la fece sopportare anche questa ennesima umiliazione. Poi, finalmente, le permisero di masturbarsi e di rivestirsi.
Nei giorni successivi, ebbe un costante senso di rimorso ogni volta che usciva di casa e incrociava uno dei quattro anziani. Antonio, in particolare, sembrava ghignare ogni volta che la incrociava a scuola. Un giorno lo vide mentre parlava con Giulia, l’amica intima della ex moglie del suo compagno: rabbrividì al pensiero che l’uomo le stesse rivelando la sua debolezza.
La settimana dopo l’orgia casalinga, Norma accompagnò il figlio in gita assieme ad altri genitori. La meta era una fattoria didattica, e passeggiando tra orti e fienili, vide Antonio parlare con i suoi amici e con Giulia. Incrociò per un attimo lo sguardo di Bruno e poi si diresse rapidamente verso le stalle.
Nessuno l’aveva seguita. Un nitrito la spinse verso il fondo della costruzione e rimase colpita dalla bellezza di uno stallone completamente bianco. Era in corso un dialogo tra lui e una puledra posta nel box di fronte.
- Ti piacciono i cavalli, vedo.
Norma trasalì nell’udire la voce di Antonio e temette il peggio: in quella stalla non c’era nessuno eccetto lui, i suoi tre amici e, orrore, Giulia. Quest’ultima aveva una busta in mano con un oggetto ingombrante al suo interno.
- Adesso ci fai divertire come la settimana scorsa, così mostri a Giulia quanto porca sei.
- Non posso. Mi vergogno troppo – replicò Norma con voce tremante.
- Inutile che ti fingi una santarellina: spogliati! – le ordinò Maria.
- Ormai conosciamo la tua vera natura e quindi evita di farci perdere tempo altrimenti ti castighiamo – rincarò Costanza.
Norma cedette e provò una infinita umiliazione nel vedere il suo bel vestito finire su un mucchio di paglia, assieme alla biancheria di pizzo. Le fu concesso di tenere le scarpe.
- Adesso entra nel box e prendi in mano il cazzone del cavallo.
Norma sgranò gli occhi e si irrigidì. Non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere.
- Entra, troia, altrimenti racconto le tue belle imprese al tuo compagno – la ricattò Giulia.
Tremando, la donna aprì la porta del box e si avvicinò al ventre dello stallone. I suoi umori vaginali solleticarono le froge dell’animale e lo eccitarono. Quando allungò la mano, trovò il fallo equino in parziale erezione, così bastarono pochi movimenti per portare le dimensioni del membro a qualche decina di centimetri di lunghezza e una ventina di circonferenza.
- Brava, Norma – commentò Costanza – ci sai fare con le mani.
- Che ne dite? Vediamo se è altrettanto brava con la bocca? – suggerì Maria.
- L’unico modo per vedere se ce la fa, è fargliela aprire al massimo – disse Bruno.
Norma si sentì mancare: non potevano degradarla così tanto!
- Dai, puttana, mettiti in ginocchio e fa’ un pompino al cavallo! – intervenne Giulia.
La giovane mamma sapeva che altre donne avevano fatto quella cosa, ma non aveva mai immaginato di dover vincere il ribrezzo per evitare di rovinarsi la reputazione col suo compagno.
Spalancò la bocca e con fatica riuscì a far entrar il grosso glande scuro dello stallone. Iniziò a pompare, incitata e derisa dai cinque spettatori. Soprattutto Giulia si dimostrò ricca di inventiva nel trovare insulti e parole offensive, che abbatterono ulteriormente la scarsa autostima di Norma. Si sentiva ormai un oggetto sessuale, a disposizione di chi le offriva il privilegio di essere utile a procurare piacere. Il cavallo ormai manifestava sonoramente il suo gradimento per l’inusuale fellatio e Antonio decise che era giunto il momento di mostrare l’oggetto nascosto nella borsa di Giulia: era una capiente terrina di plexiglass trasparente. Norma si bloccò, impietrita: aveva intuito cosa volessero fare i cinque pervertiti.
- Sicuramente non ce la farai a berlo tutto, finché il cavallo sborra – spiegò Giulia – quindi raccoglieremo quello che uscirà dalla tua bocca.
Con un sincronismo perfetto, il primo getto di sperma le entrò in bocca non appena la donna appoggiò la ciotola sotto il suo mento, raccogliendo mezzo bicchiere di liquido bianco. Norma strabuzzava gli occhi nel tentativo di ingoiare quanto più sperma possibile ma era arduo.
- Non smettere. Continua a pompare – la incitava Costanza – questo qui ha due testicoli grossi come due meloni maturi.
- Guarda che brava la nostra Norma. Pensa quanto ci farà divertire, dopo questa esperienza. Succhiare cazzi sarà una passeggiata per lei – commentò Antonio.
Intanto i fiotti di sperma continuavano e Norma si stava chiedendo come riuscisse a mantenere tutta quella roba nello stomaco senza vomitare. Era veramente portata a quegli atti contro natura? La sua vagina era un lago, a causa del profondo senso di vergogna, umiliazione e asservimento alla volontà dei suoi aguzzini. Ma non era ancora finita.
Il cazzo dello stallone si era ammosciato e aveva finito di spruzzare sperma, ma la terrina ne conteneva una bella quantità. Giulia la guardava con occhi glaciali mentre le ordinava di mettersi in ginocchio e di aprire la bocca.
Norma ubbidì e Giulia iniziò a versarle lo sperma del cavallo finché non vide la bocca mezza piena.
- Adesso ingoia. Io passo la ciotola agli altri.
Norma ubbidì e fece lo stesso con i quattro anziani. Ciascuno di loro versava un bicchiere di sperma nella bocca di Norma e poi lei ingoiava. Quando incredibilmente finì di bere senza rigurgitare, dovette rimanere a disposizione per ingoiare la sborra di Antonio e Bruno e far godere con la lingua sia Maria che Costanza.
Giulia invece si sedette su una balla di paglia, allargò le gambe, scostò gli slip e costrinse Norma a tenere la bocca aperta davanti alla sua fica, mentre faceva pipì.
La paura che potesse parlare con il suo compagno la fece sopportare anche questa ennesima umiliazione. Poi, finalmente, le permisero di masturbarsi e di rivestirsi.
1
2
voti
voti
valutazione
4.8
4.8
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Le scommesse pericoloseracconto sucessivo
Lo stallone di Norma
Commenti dei lettori al racconto erotico