Senza possederlo

di
genere
sentimentali

Varcata quella porta, o magari solo durante il viaggio in macchina. Non servivano parole. Bastava uno sguardo. Il modo in cui inclinava il viso, la voce che si abbassava di un tono… e poi, all’improvviso, la sua bocca. Una fiamma. Una dannazione. Un rifugio. Come una droga silenziosa, sottile, inesorabile.
Era passione, sì — ma non solo. Era quel tipo di desiderio che non chiede permesso, che travolge, che non lascia scampo. Bello, come l’impossibile. Intenso, come un segreto troppo grande per essere svelato. C’era il fuoco, ma anche altro. Qualcosa che non si può dire ad alta voce. Qualcosa che, se pronunciato, cambierebbe ogni cosa.
Eppure… è proprio quel mistero, quel limite non oltrepassato, che la spinge a volerlo così. Perché è nel rischio che si consuma il desiderio. Nell’infrazione delle regole, nell’averlo… senza davvero possederlo.
E lei? Lei è perdutamente fuori per lui. Persa. Ogni minimo gesto, ogni tocco, ogni sussurro la inebria, la fa bruciare. Il resto del mondo scompare ogni volta che si entra nella stanza.
E lui… lui è un maestro. Era un gioco pericoloso, eppure inevitabile. Ogni volta che lui si avvicinava, l’aria cambiava. Diventava più densa, più elettrica. Una mano sulla nuca, il pollice che sfiorava appena il mento. Era sufficiente. Un semplice gesto, e lei era sua. Il cuore che accelerava, la pelle che vibrava sotto i vestiti come se aspettasse di essere spogliata. Eppure non si trattava solo di attrazione fisica — anche se quella era devastante — era qualcosa di più profondo, più oscuro. Più vero.
Era il modo in cui lui la guardava. Come se la vedesse per davvero, come se potesse leggere ogni pensiero che cercava di nascondere. Ogni desiderio inconfessabile. Ogni limite che si illudeva di avere.
Con lui, le regole si spezzavano in silenzio. Non servivano frasi urlate, né promesse fatte al buio. Bastava quel tono di voce basso, quel “vieni qui” pronunciato come se non ci fosse altra possibilità al mondo. E lei andava. Sempre. Perché resistere a lui non era mai stata un’opzione.
E poi, c’era il dopo. Quello che nessuno vedeva. Quando lui la teneva tra le braccia come se fosse l’unico luogo dove lei potesse respirare davvero. Quando le sue dita le scorrevano addosso con lentezza, quasi a ricordarle che non era solo quello. È lì, in quei momenti sospesi, che lei capiva di amarlo.
Non perché fosse facile. Ma perché era impossibile.


di
scritto il
2025-06-14
3 9 7
visite
1
voti
valutazione
2
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Nella mia fantasia

racconto sucessivo

Ancora addosso
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.