Il Master del sexy shop (1)

di
genere
etero


A volte scrivi un racconto poi lo abbandoni e lo rimuovi. Così è successo per questo e allora dopo un periodo non semplice, lo ripropongo riveduto e corretto riportando le fantasie di una coppia amica di fatto i veri interpreti della storia che con il loro aiuto spero, questa volta,di concludere


FANTASIE EROTICHE CHE APRONO LA PORTA SULL'ABISSO


Non so neppure io come sia capitato ma è capitato, trasformare delle fantasie perverse ha cambiato per sempre le nostre vite.
Silvia è mia moglie 50 anni affascinante e desiderabile mora carnagione olivastra pelle vellutata due occhi azzurri,senza esagerare direi ancora un fisico da modella con delle magnifiche gambe ed un sedere a mandolino. Due tette invidiabili da una diciottenne. Insieme dalla maturità, stessa classe stesso liceo e poi ancor stessa università fino alla laurea lei in legge io in ingegneria. Niente figli ma affiatati, felici praticamente non ci mancava nulla. Una casa d’epoca, unica pecca un vicino fastidioso e una cantina,una cella dell’inquisizione direi, inutilizzata divisa in otto loculi alcune comunicanti.
Forse il sesso con gli anni si era un poco appannato: lei sempre assorbita dal suo lavoro ed io che talora fantasticavo di vederla più audace nella nostra intimità. Non sarei mai riuscito a pensarmi con un’altra, né avrei mai immaginato che lei potesse avere delle pulsioni erotiche o che potesse tradirmi del resto Silvia ormai sembrava aver perso interesse al sesso. Così passavamo la nostra normale routine fatta di occasionali viaggi nei fine settimana quando il lavoro non ci limitava. Ormai mi ero rassegnato pensando che tutto sarebbe continuato senza nessun cambiamento.

Mi compiacevo scoprire che era ancora ammirata. Una volta le feci notare come vestiva la nostra cameriera , Sharifa, una ragazza di colore che avevamo assunto da poco. Silvia la trattava sempre in modo estremamente severo, quasi con altezzosità. Spesso criticava con disprezzo il suo modo di vestire e per un episodio banale si era inoltre spinta anche più in la imponendole un grembiule da vecchia domestica “Quando lavori in casa mia ti vesti così, non con quegli abbiti indecenti” le aveva detto e lei rassegnata aveva accettato.

Anche se non avrebbe sfigurato ,Silvia non ha mai avuto voglia di indossare abiti che la valorizzassero esteticamente. Da quando la conosco il suo guardaroba è estremamente classico, giacca e gonna al ginocchio, e negli ultimi tempi preferibilmente pantaloni. Anche quando le ho suggerito qualcosa di meno serio obiettava sempre che non potrebbe vestirsi diversamente data la sua posizione sociale e il suo lavoro che la portava spesso con impegni tra tribunale e ufficio. Non smetteva di sottolineare che tutto questo richiedeva una estrema sobrietà e ancora di più quando si recava da clienti nelle carceri. Un aspetto questo che le dava molto fastidio anche perché capitava che avesse che fare con persone coinvolte in giri tra locali ambigui e prostituzione. Non ero indifferente a saperla a contatto con questi mondi e quasi provavo una perversa eccitazione immaginandola come oggetto dei desideri di quei suoi clienti.
Parlandogliene, sempre molto superficialmente, palesava la sua convinzione che nessuno si sarebbe mai permesso di pensare a lei se non come avvocato, così quando successe il contrario , si destabilizzò moltissimo prima di confessarmi tutto .

Erano alcuni giorni che non aveva il solito umore. Preoccupazioni sul lavoro pensai. Una sera vomitò la sua rabbia, almeno mi sembrò tale. Era schifata. Il racconto che mi fece, certamente volgare e fastidioso, era quasi un vero e proprio atto di libidine violenta. Un certo Vito, proprietario di locali equivoci, era diventato un suo cliente per una causa di non poco conto. In uno dei loro incontri di lavoro Vito la prese di sorpresa baciandola sul collo mentre lei era ancora seduta e gli voltava le spalle. Silvia si retrasse e lui deciso,per niente turbato, la lasciò senza parole con un volgare apprezzamento : “avvocato perché non viene a lavorare da me farebbe un figurone se si esibisse nel mio locale come spogliarellista o anche se girasse vestita come le mie cameriere con il suo bel culo in mostra”.
Dopo quella sortita ovviamente Silvia aveva interrotto il rapporto professionale.
L’avvocato che l’aveva sostituita però le fece pervenire uno scritto di Vito ancor più offensivo. Silvia me lo mostrò “il brivido che hai provato quando ti ho baciato sul collo è la dimostrazione della tua disponibilità ad abbandonarti nelle mie mani. Già ti immagino tutta nuda nel mio locale. Tanto per cominciare ti voglio più sexy anche sul lavoro,basta con i tuoi seri tailleur, ma abiti succinti solo per farti guardare. So che è quello che vuoi ma non hai il coraggio di fare. Sei sprecata come avvocato il tuo posto è con me. Ti aspetterò con il tuo collega, anche lui muore dalla voglia di vederti sul mio palco, dopo sarai solo mia e vedrai che ti piacerà metterti in mostra come meriti”.

Ovviamente la mia prima reazione fu di solo disgusto, rabbia e voglia di fare qualcosa contro quel maiale.
Eppure decise di non dare seguito a quel fatto.
Quella che a prima vista sarebbe sembrata una battuta di cattivo gusto, si insinuò come un tarlo nella mia mente e non riuscivo a fare a meno di pensarla camminare in minigonna per la città, esibirsi seminuda in uno di quei locali nella periferia piena di vergogna di fronte a quel suo cliente.
“chi l’avrebbe mai detto il nostro serio avvocato che viene a lavorare nel mio locale” mi immaginavo sentirle dire da questo signor Vito. Non smisi di immaginarla in quel ruolo anche mentre facevamo sesso, ma restava solo una fantasia erotica che le celavo segretamente ma che ormai era diventata un mezzo per amplificare la mia eccitazione.


Talvolta facevo qualche tentativo ritornando su quel biglietto ma, lei quasi disturbata, cambiava sempre discorso con una scusa qualunque.
Poi una sera sotto le coperte, al buio, non so per che motivo, scattò una molla in tutte e due. La mia mano si allungò cercando il suo sesso. Lentamente ci stavamo abbandonando alla solita routine.
“Quando ti esibirai nel locale di quel tuo cliente?” azzardai pronto ad una sua reazione schifata.
Al contrario Silvia tacque. Scivolai con la mano verso il suo sesso e le sfuggì un sospiro. Ci baciammo, le nostre lingue si avvinghiarono per qualche istante.
Mi svincolai da lei e la abbracciai tenendola per le spalle; iniziai ad accarezzarle le tette giocando con i capezzoli. Vederla così disponibile mi convinse ad osare di più“ nuda su quel palco, costretta ad accettare le proposte oscene di quell’uomo”
“smettila - disse con voce non sufficientemente decisa – mi da fastidio solo nominarlo”
Perseverai.
“E saresti saresti andata da lui con una minigonna inguinale e un abitino aderente per mettere in mostra le tette e lasciarti guardare il culo?”
Cercò di sfuggire dalla mia presa ma non evitò che le mie mani spaziando sul suo corpo finissero con l’impossessarsi del suo sesso facendomi partecipe della sua eccitazione.
“non pensavo ti potesse piacere” le mostrai una finta sorpresa e pure io mi stavo eccitando enormemente condividendo la stessa fantasia erotica.
“non so cosa mi sia preso, è solo una sciocca fantasia, nient’altro - sussurrò come se volesse farsi perdonare - Quelle frasi mi hanno turbato, ma non pensare che io potrei mai fare una cosa del genere”.
La fermai prendendo l’iniziativa “Invece a me piacerebbe vederti osare abiti meno castigati, ti vedrei in minigonna mostrando le tue belle gambe. Perché non lo fai mai?”
“mi vergogno, lo sai… e poi ho un ruolo”,ma la risposta sembrava attendere un mio seguito, e così feci:
“Ammettilo, e se quel Vito avesse insistito …..”. Solo qualche tempo sarei venuto a conoscenza di quanto vero ci fosse in quella mia affermazione.
Le accarezzai il sesso, era eccitata.
“smettila mi fai sentire una ….” Si bloccò forse per pudore.
“una puttana?” chiesi.
Vista la mancanza di una sua immediata risposta, ebbi paura di aver usato una frase offensiva con il rischio di concludere quella serata che,per un attimo, mi era parso potesse diventare sempre più eccitante.

Il suo silenzio però mi spinse a continuare
“certo dovresti ci vorrebbe qualcosa di più adatto calze, reggicalze una camicetta trasparente - dissi con la voce in gola - … seminuda in pose provocanti in mezzo a quella gente.” Mi appoggiai al suo culetto facendole apprezzare la mia vorace erezione.
Silvia, sorprendendomi, si lasciò andare di più “mi fai vergognare,non accetterei mai le proposte di un altro uomo, solo tu puoi chiedermi qualunque cosa”
Sembrava un invito a continuare.
“Lo potrei anche fare” risposi accarezzandole una tetta e con l’altra mano sprofondando nel suo sesso “ma tu lo faresti veramente?”.
“farò tutto quello che vuoi” sospirò.
“anche la spogliarellista in un locale di infima categoria?”
Si lasciò sfuggire un si soffocato.
Sentivo di poterle raccontare qualunque fantasia, anche la più indecente “Ti accompagnerò vestita come vuole lui e ti esibirai nel suo locale…. magari ci sarà anche quel tuo collega.”
“non voglio, no.. ti prego” Le parole erano l’esatto opposto di quello che il suo corpo sembrava dimostrare.
“Tanto lo so che tu non mi faresti mai uscire vestita in modo provocante e sembrare una zoccola”. Contrariamente a pochi minuti prima, usò il termine più volgare con estrema naturalezza lasciandomi ancor più sconcertato.
Era una sorta di sfida, di provocazione, per cercare ancora di più la mia complicità .
Un attimo di silenzio solo i nostri respiri ansimanti e mi abbandonai in quel mio farneticare nell’immaginarla calata in un ruolo che non avrebbe mai potuto essere il suo.
“…è quello che ti ha chiesto Vito, mi pare, ed è quello che vuoi anche tu…” ribaltando la domanda e continuando ad accarezzarla, mi accorsi di averla ancora di più destabilizzata.
Silvia muoveva i fianchi cercando il mio sesso.
“Ammetti che ti piacerebbe, vero?” le accarezzai il sesso con minore dolcezza e più intensamente ed iniziai a penetrare le sue intimità.
Il serio avvocato,la signora per bene, cedeva al gioco perverso “…siiiii..” sbiascicò dopo un attimo, sorprendendomi mentre io non le lasciavo tregua cercando di capire fino in fondo quanto fossero perverse le sue fantasie.
Ero troppo coinvolto per pensare e finimmo per immaginare quello scenario travolti da una voglia erotica che non avevamo mai provato.
“Fammi vestire come vuole Vito e accompagnami da lui” continuò a bassa voce.
Capii che avrei potuto osare qualunque cosa: “e dopo ti lascerò nelle sue mani così che ti possa chiedere quello che vuole”

Silvia con un filo di voce, eccitata riprese dalle mie ultime parole “…cosa mi potrebbe chiedere?”
Chiuse gli occhi la sentivo godere nell’abbandonarsi a quelle fantasie e riprese con voce quasi tremante:
“Vito ha delle denunce per sfruttamento della prostituzione, una donna in quel locale non è solo una spogliarellista”. Non capivo se fosse un ritorno alla realtà o una fantasia che diventava sempre più spinta.
Non mi feci scrupoli e continuai “Se vai da lui vestita da zoccola ti farà esibire e cosa pensi di diventare?”
Non parlava muoveva il suo corpo dolcemente seguendo il mio, poi gemendo sbiascicò “la sua puttana”.
“una delle sue puttane da esibire nel suo locale o in mezzo ad un strada” non resistetti e divenni ancor più volgare per la prima volta in anni di matrimonio.
Mi girai verso di lei che allargando le gambe mi offriva la sua disponibilità.
“Scopami” , mi disse bruscamente mentre mi coricavo su di lei appoggiando il mio sesso sul suo.
Sgranava gli occhi “ Vito mi ha trattata come una puttana, vuole trattarmi come una delle sue puttane”
riprese dimostrandomi ormai una sua assoluta sfrontatezza. Restai senza parole, non me lo sarei aspettato Sentirla parlare in quel modo accentuò la mia eccitazione.

Lentamente la penetrai sentendo il calore del suo sesso avvolgermi.
Lei accelerò i movimenti del bacino dettandomi il ritmo come se volesse sentirsi completamente posseduta.
Non riuscii a dire altro lei scoppiò in un’intensa eccitazione e poi anche la mia foga e la voglia di consumare tutto in modo famelico da rubarci il fiato.
“sei una puttana” fu l’ultima mia frase a cui fece seguito il suo si soffocato.
Restammo avvinghiati nel nostro sudore e con il mio sesso che scivolava fuori da lei.

… la sera non era ancora finita. Alla prossima.
Serendipi2016@libero.it
scritto il
2025-11-18
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