Scarpe rosse e abito nero 2

Scritto da , il 2021-07-22, genere dominazione

Arrivai al negozio giusto un paio di minuti prima della chiusura. Lei era alla scrivania, mi salutò e mi disse: ho appena finito di preparare una bozza di una email in cui descrivo il suo comportamento ed ho inserito anche alcuni fotogrammi che ho preso dalle telecamere a circuito chiuso. Adesso, se vuole posso mandarla alla direzione della sua azienda, oppure può venire qui lei ed eliminarla. Lei si alzò e fece scendere la serranda della vetrina dall'interno, io, piuttosto agitato, mi sedetti al suo posto e misi la mano sul mouse per sbloccare il pc e vidi una bozza di una mail con il seguente oggetto: forse ho trovato lo schiavo che desidero da tempo (mi spuntò un sorriso); il testo della mail era cortissimo: se ti guardi attorno vedrai che non c'è nessun circuito chiuso di telecamere. Adesso elimina questa bozza e ricordati questa parola: televisore
Nel frattempo lei si era avvicinata e si era posizionata dietro di me abbassandosi. Sentivo le sue tettone appoggiate alla mia testa. Iniziò ad accarezzarmi il petto poi scese con le mani, aprì la cintura, sbottonò i pantaloni, scostò i boxer, e prese a segarmi il cazzo. Io cliccai su elimina ed eliminai la bozza anche dal cestino. Lei proseguiva segandomi lentamente e mi sussurrò in un orecchio: tu sarai il mio schiavo ed io sarò la tua padrona. Non è difficile: io farò tutto ciò che voglio e tu farai tutto ciò che voglio (io). Mi fermerò solo se userai la parola televisore. Appena finito di pronunciare quelle parole aumentò il ritmo della sega in modo vorticoso. Io ero eccitatissimo e le dissi: si si padrona mia, farò tutto ciò che vuoi, per sempre! Lei: bravo bambino e rise. Essendo lei dietro di me io vedevo solo la sua mano segarmi il cazzo; le unghie delle mani a differenza di quelle dei piedi erano evidentemente finte, molto lunghe e con lo smalto rosso. Fortunatamente la padrona si fermò prima che fosse troppo tardi. Mi fece alzare, si sedette lei ed appoggiò i piedi alla scrivania. Mi indicò con un dito i suoi piedi. Io non aspettavo altro. Iniziai ad accarezzarle quelle zeppe rosse scamosciate, lei con una mano, ogni tanto mi dava qualche piccola sberla all'asta del pene ed a volte lo accarezzava sulla punta sbavata poi si infilava le dita in bocca e succhiava. Io tra una carezza e l'altra le baciavo le dita dei piedi. Poi la padrona mi ordinò di toglierle le scarpe. Un pò dispiaciuto slacciai le fibie, le sfilai quelle zeppe enormi dai piedi e le appoggiai poco distanti sulla scrivania. Poi continuai ad accarezzarle i piedi ed a sbaciucchiarli. Erano piedi tenuti molto bene e la forma rotondetta della dita mi eccitava molto. Padrona: mangiali! Io presi a succhiare un dito per volta, poi presi con le mani un piede lo bloccai saldamente, spalancai la bocca e presi a succhiare la punta infilandomi tutte le dita in bocca. Lei non dava segni di alcun genere, ma sollevò l'altro piede, lo appoggiò alla mia nuca e spinse con forza. Sentivo il suo piede invadere la mia bocca, respiravo a fatica dal naso, ma più affondavo la mia bocca sul suo piede, più mi eccitavo. Lei spingeva forte e continuava a darmi sberle sull'asta del pene. La padrona disse: un pò anche l'altro! Invertimmo velocemente e poco dopo mi ritrovai con in bocca l'altro piede. Notai però che la padrona spingeva ancora di più rispetto a prima. Tra l'altro la saliva colava un pò ovunque ed il mio cazzo sbavava sempre di più. Basta disse in tono perentorio la padrona. E quasi con un calcio divincolò i suoi piedi dalla mia bocca; adesso voglio che me li accarezzi col tuo pisello. I suoi piedi che erano ancora appoggiati sulla scrivania erano all'altezza giusta ... presi a sfregare il mio cazzo eccitato contro i suoi piedi, in mezzo alle dita, sulla pianta dei piedi, poi iniziai a darle dei colpi utilizzando il mio pene come una piccola mazza ... la padrona apprezzò ed ordinò di colpire più forte, ancora più forte! Io ero al limite del dolore, ma ero talmente eccitato che proseguivo. Poi lei cambiò posizione e sovrappose un piede all'altro ed ordinò di scoparli. Io infilai il pene in mezzo tra il collo di un piede e la pianta dell'altro ed iniziai a muovermi, inizialmente piano, poi sempre più veloce. Andavo talmente veloce e davo colpi così energici che dovetti prendere i piedi con le mani per tenerli in posizione. La padrona disse: vai vai, continua fino alla fine. Ogni tanto l'occhio mi cadeva sulle zeppe rosse che erano lì vicine. Il ritmo era cambiato e l'orgasmo stava per arrivare: i colpi che davo erano sempre più profondi e decisi. La padrona insisteva: dai dai riempimi i piedi di sbora, dai. Ero sempre più eccitato ed infatti arrivò l'orgasmo: sfilai appena in tempo il cazzo da quella fantastica morsa e riversai sui suoi piedi un abbondante sborata. La padrona allungò una mano aprendo un cassetto, ne estrasse dei fazzoletti di carta ed ordinò di pulire tutto. In tanto che mi rialzavo i pantaloni la padrona si rimise le zeppe, e scrisse qualcosa su di un biglietto, poi me lo passò e disse. Domani a casa mia alle 18,30 questo è l'indirizzo.

Questo racconto di è stato letto 3 1 8 6 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.