Schiavo leccapiedi di un altro uomo

di
genere
dominazione



abitavo in un appartamento spazioso e ben arredato. ero single e avevo un buon lavoro, così spesso tenevo delle feste a casa mia con numerosi amici. niente di trasgressivo, musica, drink chiacchiere. sotto di me però abitava un signore, circa 65enne, che immancabilmente il giorno dopo veniva su a protestare per il casino, diceva lui. era un tizio in buona forma fisica, un po’ bassetto ma con un ghigno da autentico stronzo. si vedeva che godeva a rompermi le palle. ogni volta immancabilmente mi scusavo promettendo non si sarebbe verificato più. lui maleducatissimo quasi mi insultava, minacciava di farmi cacciare. ma c’era qualcosa in lui che mi suscitava strane emozioni. da sempre sono stato un feticista dei piedi femminili e anche della sottomissione, ma sempre per gioco. le donne dominatrici autentiche mistress, sono difficili da trovare veramente. poi baciare e leccare piedi femminili è sempre una attrazione sessuale per un etero come me. invece da sempre avevo avuto un desiderio nascosto che negli ultimi tempi sembrava crescere. il desiderio di essere umiliato. ma con una donna non accadeva, era appunto un gioco. per qualche motivo il signore del piano di sotto stava facendo scattare qualcosa in me. pensavo: essere sottomesso a un uomo, per un etero, quella s’ì che è una umiliazione. totale. senza scuse. niente di sessuale, solo umiliazione. prostrarsi ad adorare un altro uomo. il pensiero era sempre più forte. così un giorno feci quello che non avrei mai dovuto fare. pensavo che il signore di sotto potesse umiliarmi, già mi succedeva quando mi scusavo davanti a lui, bevvi del vino, presi coraggio e scesi al piano di sotto.
suonai. dopo poco la porta si aprì. il signore del piano di sotto non mi salutò nemmeno, mi guardava con aria schifata.
“mi sono reso conto di non essermi scusato abbastanza per il fastidio che vi procuro” dissi tremolante.
notai che il suo ghigno odioso si stava formando.
“vorrei… vorrei chiedervi ancora scusa” dissi balbettando.
“fai bene” rispose freddo.
“vorrei chiedervi perdono” dissi con uno sforzo “vorrei essere perdonato”.
“fai bene a chiederlo” disse.
“ho pensato a un piccolo gesto per ottenere il vostro perdono, un gesto che voi meritate”
“ah sì? cosa vuoi fare?”
notai che aveva aperto la porta come a farmi entrare.
“se permettete ve lo mostro” non so cosa mi aveva preso ma volevo e non volevo allo stesso tempo entrare in casa sua. un turbinio di emozioni. guardai i suoi piedi. indossava dei mocassini da casa ma quello che notai erano le calze di seta trasparenti. il cazzo mi stava venendo duro.
entrai.
lui si smette in una comoda poltrona io rimasi in piedi davanti a lui
“perdono, perdonatemI” dissi e caddi in ginocchio. poi abbassai la fronte sul pavimento in totale gesto di adorazione davanti a lui.
quindi mi avvicinai ai suoi piedi e baciai le pantofole, tutte e due, sulla punta. una sensazione estasiante. baciare le pantofole di un altro uomo. un bacio profondo. non vidi reazioni, quasi come se lui si stesse godendo la situazione,. allora mi feci ancora più forza e bacia il dorso dei piedi, direttamente sulle calze. due baci profondi e lunghi. godevo tantissimo. ecco cosa era l’autentica umiliazione. “perdonatemi padrone” dissi senza rendermi conto
“padrone? se io sono un padrone tu allora cosa sei?” disse
“il vostro servo, il vostro schiavo”. rise. con la punta della pantofola di sinistra vidi che si sfilava la pantofola di destra. il suo piede nei calzini di seta mi apparve in tutto il suo splendore. poteva esserei l piede di una donna, ma era quello di un uomo. comincia a baciare avidamente il piede, sopra e sotto. poi lo presi in bocca, succhiandolo fortemente. odorava leggermente di calze usate, il sapore era un po’ salato, meraviglioso.
Spostò il piede sopra la mia testa abbassandola sul pavimento infilando l’altro piede sotto alla mia bocca. baciai e leccai avidamente anche questo, sopra e sotto, infilandolo in bocca succhiandolo a lungo. andammo avanti così quasi per mezz’ora, i suoi piedi erano ricoperti della mia saliva.
“bene ovviamente non ti perdono ma ti prendo come schiavo” disse.
mi ordinò di mettermi a schiena per terra e posò entrambi i piedi sulla mia faccia, prima leggermente, poi premendo sempre più forte. ero eccitato il profumo era più forte. mi tenne così per quasi mezz’ora. sotto ai piedi di un altro uomo. il suo cuscino per i piedi. sentii dei rumori. capii che si stava aprendo la zip. tolse i piedi e mi disse di girarmi. steso per terra guardai su. aveva il cazzo tra le mani. duro e lungo come una verga un bellissimo cazzo per un uomo della sua età.
“fammi godere. succhialo, voglio scoparti in bocca”.
avevo perso ogni controllo. io che spompinavo un altro uomo? pazzesco. ma lo feci. il suo cazzo duro in bocca era meraviglioso. si alzò in piedi mi prese la testa fra le mani per tenerla ferma e cominciò a muoversi avanti e indietro spingendolo a fondo nella mia gola. succhiavo e succhiavo leccavo e godevo. lui godeva di più lo sentivo ansimare dal piacere. “adesso apri la bocca cane”. stava per venire. attesi poco tempo e un’enorme spruzzo di sborra mi arrivò in bocca. mi mollò un ceffone fortissimo “succhia tutto ingoia tutto cane!” succhia e ingoiai quel liquido meraviglioso.
“adesso hai capito come farti perdonare schiavo? sarà i il mio cane da lecca, ti trasformerò in un omosessuale, ogni giorno dopo il lavoro verrai qui a servirmi e i weekend li passerai a casa mia a fare i mestieri vestito da donna e a farmi godere fino a quando sarai una checca perfetta, il mio oggetto del piacere. e presto ti scoperò anche nel culo”. fu in quel momento che capi l’errore fatto non avrei mai dovuto scendere quel giorno. ma era in fondo quello che avevo sempre voluto, essere il cane leccapiedi di un altro uomo, soddisfarlo sessualmente. perdere ogni dignità.
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scritto il
2020-10-16
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