Da amica a schiava - Continuiamo a giocare

Scritto da , il 2020-10-01, genere dominazione

Allego l'elenco degli episodi di questa serie, per chi volesse leggerla dal principio. Ricordo ancora una volta che è un racconto di fantasia.

1) Da amica a schiava
2) Si comincia
3) Punizione e blow job
4) La cagna
5) Si fa sul serio
6) Un sabato sera da urlo
7) Il risveglio
8) Una colazione erotica
9) Sei una cagna? Allora...


Il pranzo procedette senza problemi. Valeria, alias Fuffy, cucinò spaghetti aglio e olio, cotoletta e pomodori e mi servi umilmente, senza lamentarsi del plug. Una volta che gli rimisi i guanti e legai il guinzaglio al tavolo, lei aspettò in silenzio che finissi di mangiare, osservandomi. Ogni tanto allungavo la mano per accarezzarla e darle qualche colpetto dietro la testa, proprio come si fa con un vero cane. Nel vederla così, in paziente attesa, mi sollecitava la fantasia e per tutto il tempo ebbi il cazzo che premeva contro i pantaloncini.

Una volta finito, mi alzai e preparai la sua ciottola, combinando insieme spaghetti, carne tagliata a pezzi e pomodori. Già l'aspetto lasciava a desiderare, ma prima che la mettesi a terra mi venne un'altra idea. Volevo vedere fin dove Fuffy si sarebbe spinta nella sua umiliazione. Reggendo la scodella in una mano, mi sedetti sulla sedia e feci uscire il cazzo, tenendolo sopra il cibo. La schiava si chiese cosa volessi fare e mi interrogò con lo sguardo.
- "Abbi pazienza, cagna. Tra poco ti sarà tutto chiaro." - E cominciai allora a segarmi con la mano. Ebbene sì, mi era venuta in mente l'idea di rendere speciale il pranzo alla mia amica, aggiungendovi un ingrediente speciale!
Dopo pochi minuti venni e feci attenzione a non sprecare neanche una goccia del mio sperma, il quale finì sul cibo già freddo. Dopodichè mi risistemai e misi la ciottola a terra, di fronte a Fuffy, la quale la guardò con un misto di curiosità e di disgusto.
- "Ti presento il mio pranzo speciale della domenica, Fuffy! Sbobba con crema di cazzo, tutta roba naturale! Ah,ah! Mi sembrava ingiusto farti mangiare qualcosa meno buono del mio cibo, così ci ho aggiunto un tocco personale. Su, coraggio, annusa."
La schiava si chinò sul piatto e annusò proprio come gli avevo detto di fare. Subito lei si ritrasse, disgustata da quel orrore.
- "Ammetto che a naso non sarà il massimo, ma quello che conta è il gusto. Quindi adesso mangia tutto fino all'ultima briciola."
Ma lei non sembrava molto convinta. Mi guardò con aria supplichevole, in cerca di comprensione e d'aiuto. Fu allora che commise un errore. - "Ma, padrone, non posso farlo! Cerchi di capire, è disgustoso!"
Grave errore, quello. Assunta un'aria autoritaria, la presi per i capelli e la tirai a me, strappandole grida di dolore. - "Ahiiaaa! V-vi pr-pre-prego, padrone, così mi fa..." - Non la lasciai neanche finire, che subito volarono un paio di schiaffi che la zittirono. Mi arrabbiai e le sgridai:
- "Stupida puttana, chi ti ha dato il permesso di parlare? Sei una cagna, ed i cani non parlano, a meno che non lo decida io!"
- "Io... Mi scusi, ma il cibo..." - Altro errore, punito con altri due schiaffi.
- "Taci! Ti ho detto di non parlare! Sei sorda o cosa? Per questo meriti di essere punita, ma ci penseremo dopo. Adesso, fa come ti dico e ringrazia che non mangi vero cibo per cani! Guarda che in garage ci sono ancora crocchette e carne in scatola e non sono sicuro se sono scadute o meno."
La minaccia di mangiare qualcosa di ancora più disgustoso la fece calmare e si ammutolì, ma il suo sguardo ancora tradiva una certa resistenza. Tenendola ancora per i capelli, lasciai andare un poco la presa per far diminuire il dolore, ma non la lasciai del tutto, per farle capire che stavamo facendo sul serio ormai.
- "Sentimi bene, troia. Prima non hai fatto storie a prenderti in bocca il mio seme, perciò risparmiami le tue idiozie da snob. Adesso mangia tutto quello che c'è lì e non ti lamentare, sennò è peggio. Ti riempirò di botte per costringerti a mangiare e se trovo ancora solo una bricciola là dentro, giuro che la prossima volta che ti porto fuori ti farò mangiare la tua stessa cacca! Poi ti userò come cesso: caccherò direttamente nella tua bocca e ti piscerò addosso, in modo che solo i cani randagi ti vogliano poi scopare! Sono stato chiaro?"

In realtà non facevo sul serio, non avrei mai fatto nulla di così orribile su nessuna donna, ma la minaccia sembrò funzionare. Valeria rimase attonita, disgustata da ciò che le avrei potuto fare se non mi avesse obbedito. Poi assunse un'aria non dico assorta, ma riflessiva, su quello che le conveniva fare. Alla fine, sembrò accettare la situazione.
- "Allora, cagna? Che hai deciso? Se vuoi mangiare buona ed ubbidiente, adesso, abbaia una volta. Se ti rifiuti, due volte. Ma sappi che non ti conviene."
- "Bau!"
- "Ohhh! Visto? Non era così difficile." - Lasciai la presa e Valeria/Fuffy ricade a terra, per poi rimettersi a quattro zampe e porsi di fronte alla ciottola. Chinandosi, annnusò di nuovo il cibo ormai raffreddato, e di nuovo rimase schifata. Ma sapeva che con me era inutile discutere, avrebbe soltanto aggravato la sua situazione. Così, chiudendo gli occhi, si porse ancora di più e cominciò a mangiare. Aveva funzionato, anche quella sua resistenza era stata ormai spezzata.
Rimasi in piedi a guardarla, assicurandomi che non lasciasse nulla. Alternando i bocconi a sorsi d'acqua dall'altra ciottola, la schiava mangiò tutto, sempre con un'aria schifata e un paio di volte temetti che potesse vomitare. Invece non successe e finì il pasto regolarmente, leccando poi il fondo per non lasciare nulla.
Potevo essere soddisfatto, così mi feci meno duro con lei e le sorrisi. Chinandomi, l'accarezzai sulla schiena fino ad arrivare alla coda che le usciva, poi massaggiai con il palmo i suoi glutei ed infine le diedi una leggera manata.
- "Brava, Fuffy! Così ti voglio, docile ed ubbidiente. Mi dispiace che sia stato così duro prima, ma non mi hai lasciato altra scelta. Devi capire che devo insegnarti la disciplina, in un modo o nell'altro, e spesso devo andare giù pesante. Spero che tu capisca."
- "Woof!" - rispose, e si mise allora seduta sulle ginocchia, tenendo sollevate le zampe anteriori e sbavando con la lingua fuori! Non mi sembrava vero, era entrata davvero nella parte! Pensai che mi ero fatta una bella cagna, e confesso che non sarebbe dispiaciuto continuare a farla vivere così. Ma quelle erano solo fantasie: non sapevo neanche se, dopo quella giornata, ci sarebbe stato un seguito. Così tornai al presente.
- "Però, per quello che hai fatto prima, devi capire che adesso non mi lasci altra scelta che punirti. Se non impari, continuerai a commettere sempre gli stessi errori ed io sarò costretto ad essere severo. E tu non vuoi che sia duro con te, vero?"
- "Bau, bau!"
- "Bene. Allora, prima mettiamo ordine qui dentro, poi andiamo di là. Non ti disturbare, ci penso io qui." - Sparecchiai la tavola ed ammucchiai piatti, bicchiere, posate e pentole nel lavandino, mentre misi in disparte le scodelle sporche. Probabilmente, non sarebbero più servite. Presi il guinzaglio in mano e portai la schiava nel salotto, pronto a nuovi giochi.

Avevo appoggiato il frustino sul tavolino del salotto, prima di pranzo. Lo ripresi in mano e mi voltai verso Valeria.
- "Per la tua disobbedienza di prima, ho deciso di frustarti. Ma non ti colpirò in un punto qualsiasi, bensì su quei due meloni che ti pendono dal petto. Esatto, proprio quelli. La buona notizia è che ti concedo di nuovo il permesso di parlare. La cattiva è che dovrai farlo per contare i colpi che ti darò. Te ne infliggerò 30, e se perdi il conto dovremmo ricominciare da capo. Inoltre, mi dovrai ringraziare per ogni colpo ricevuto, in quanto te lo meriti. Capito?"
- "Certo, padrone. Farò del mio meglio."
- "Non so che farmene del tuo meglio. Non devi sbagliare e basta!"
- "Sì, certo. Mi scusi. Non la deluderò."
- "Vorrei ben dire. In tal caso, mettiti in posizione. In ginocchio. E offrimi le tette con le tue luride zampe."
Obbediente, fece come le avevo detto e assunse la posizione ordinata, con le mani inguantate che reggevano il seno. Assunse un'espressione stoica e si preparò a contare le frustate.

Una volta che fui sicuro che fosse concentrata, alzai il frustino in alto e calai il braccio. La corda fece uno schiocco, prima di colpire la tetta sinistra.
- "Ahia! U-uno! Grazie, padrone, per punire questa stupida cagna!"
- "Con piacere! Del resto. si tratta di un mio dovere! Ma bando alle ciance, concentrati." - E subito giù con la seconda frustata.
- "Ahia! D-d-due! Grazie, padrone, per insegnarmi la disciplina!"
E così via. Ogni colpo che infliggevo a Valeria era l'uno più forte dell'altro. In realtà facevo attenzione a non esagerare, per non lasciare danni permanenti sulla ragazza, ma lei questo non poteva saperlo. Ad ogni colpo stringeva i denti e contava, inoltre doveva ringraziarmi e nel fare ciò era inevitabile che si umiliasse da sola, chiamandosi con epiteti come cagna, troia, puttana e così via. La violenza sulle donne, sia fisica che verbale, è da condannare, è vero, ma in fondo stavamo giocando, con io che aiutavo Valeria a raggiungere i suoi limiti e lei che volontariamente esaudiva le mie fantasie. Il BDSM, del resto, non è uno scherzo e bisogna stare attenti a non violare le leggi.

Alla fine giungemmo a trenta, con Valeria che disse, anzi, urlò: - "Ahiiiaaaa! Tr-tr-trenta! La ringrazio, padrone, per aver dedicato il suo tempo a questa stupida schiava indisciplinata! - Detto ciò, si appoggiò sulle gambe e cominciò a massaggiarsi le tette striate di rosso. Notai che gli occhi erano lucidi di lacrime, ma non singhiozzava più come il giorno prima ed aveva imparato a non lamentarsi. Mi chiesi se ormai non godesse più che attraverso il dolore.
A quel punto, decisi di mostrarmi clemente. Senza dire una parola, lasciai andare il frustino e, inginocchiatomi, le liberai invece le mani dai guanti a forma di zampa. Lei ne fu sorpresa e mentre si massaggiava le braccia, si chiedeva cosa volessi fare.
- "Sei stata brava ad accettare la tua punizione, Fuffy. Perciò, voglio essere generoso. Ti concedo il privilegio di toccarti lì sotto, se ne hai voglia. Ma che sia chiaro: ti devi sbrigare, che io non ho ancora deciso se lasciarti venire."
- "Io... La ringrazio, padrone. In effetti, le confesso che sono due giorni che desidero masturbarmi." - Sorrise e, impossibile non notarlo, gli angoli della bocca si incurvarono verso l'alto e nei suoi occhi si leggeva un'ombra d'eccitazione. Mamma mia, mi chiedevo se per caso non fosse lei a condurre il gioco, invece del sottoscritto. In ogni caso, non lasciai trasparire nessuno di questi pensieri.

Rimettendosi a quattro zampe, Valeria si portò la mano alla figa e lentamente cominciò a massaggiarsela. Nel frattempo, mi sedetti sul divano a godermi la scena. Non servì certo che le dicessi come fare: toccandosi la patatina, la mia amica si eccitò sempre di più, sfogando tutta la tensione erotica che, evidentemente, aveva accumulato fino a quel momento. Eppure non eravamo certo rimasti con le mani in mano! Passandosi le dita sulle labbra, le strofinò sul clitoride, che non vedevo da dove ero seduto, ma doveva essere chiaramente eretto come un pene in miniatura. Dalla figa, intanto, cominciavano a gocciolare, sempre più frequentemente, i suoi umori e dalla bocca emetteva inconfondibili sospiri e gemiti.
Poi, ad un tratto, si spinse oltre, infilandosi un dito all'interno. Mantenendolo lì dove si trovava, lo fece andare aventi e indietro, dentro e fuori, sempre più veloce. Non si poteva certo dire che si vergognasse a sditalinarsi di fronte ad un altro. Anzi! Dall'espressione estasiata le piaceva pure. E questo mentre io avevo tirato fuori il cazzo e mi facevo una sega.
Al primo dito se ne aggiunse un altro e, dopo pochi istanti, un altro ancora. Ben tre dita, chissà fino a quante se l'era infilate quando si masturbava. In ogni caso, era un vero spettacolo per gli occhi, un piacevole diversivo in attesa di quello che ancora ci aspettava. Le tre dita andarono su e giù sempre più velocemente, finché, alla fine, lei non venne, bagnando il pavimento con quello che sembrava un getto di fontana. Che amica porca che avevo! Sapevo già che era una disinibita, per sua stessa ammissione, ma ciò...

Una volta venuta, lei rimase ansimante al suo posto, con le gambe che le tremavano. Io, invece, mi ero trattenuto, in quanto volevo venire come mi piaceva a me, e così mi ritrovai con un cazzo eretto sulla cui punta si erano formate gocce di sperma. Era giunto il momento di riprendere in mano le redini del gioco.
- "E brava la mia puttanella, non ti vergogni a sporcare la casa dei tuoi genitori con umori di ogni sorta? Mi domando quanti ragazzi hai scopato nel loro letto, a questo punto! Ma soprassediamo! Adesso tocca a me."

Lasciato il divano, mi misi dietro di lei e lentamente le sfilai il plug, fino a toglierlo del tutto. Era giunto il momento di dedicarsi di nuovo al sesso anale.
- "Bene, bene, bene... Vedo con piacere che il tuo buco si è ormai allargato. Per essere una neofita ci hai preso il ritmo. Bé, adesso è il turno del mio!" - Dicendo questo, appoggiai il cazzo all'ingresso dell'ano, che ancora non mostrava segni di volersi chiudere.
- "Padrone, mi scusi. Vuole che prima glielo lecchi? Così, per rendere la penetrazione..."
- "Naaaaa! Sei gentile, ma non ti preoccupare. Oramai non serve più lubrificante, credimi! Ah, ah!" - E con un colpo secco glielo infilai quasi tutto in fondo, facendogli uscire un grido che era più di sorpresa e di piacere che di dolore.
- "Visto? Sei larghissima adesso. Scommetto che adesso godi eccome con l'anale."
Lei non rispose, ma dal linguaggio del corpo potevo capire che concordava in pieno con me. Finì di andare in fondo e cominciai a stantuffarla. Per evitare che si toccasse di nuovo, le presi le braccia e le portai dietro le schiena, tenendole saldamente per i polsi.

Per 15 minuti andammo così, con io che andavo avanti e indietro e lei che subiva impassibile i miei assalti. A differenza della sera prima, il sesso anale non gli era più ostile. Al contrario, ci aveva preso gusto, si era adattata velocemente ed aveva scoperto che le piaceva. Probabilmente, se non avesse deciso di farmi da schiava, non avrebbe mai avuto il coraggio di scoprirlo. Certamente, non avrebbe mai provato le emozioni che ora sperimentava con il sottoscritto.
- "Sììììì! Lo sapevo! Sei una porca nata, con il culo aperto! Ti piace, eh? Dirlo che ti piace?"
- "Sììììì! Ha ragione! Sono una porca! Mi piace prenderlo nel culo! Ohhh, sìììì! Ti prego, non vi fermate!"
- "Non mi fermo no, che adesso ti riempo! Ohhhhh, sìììììì! Sto per venireeeeeeeeeeeeee!"
E urlando come forsennati, venni nel suo intestino, riempiendolo fino in fondo. Ma anche Valeria non fu da meno, in quanto, senza toccarsi, esplose in un altro orgasmo. Che goduria!

Finito di svuotarmi, lasciai andare le mani alla schiava, che fu libera di appoggiarle di nuovo sul pavimento. Ma io non avevo ancora finito. Prima di uscire con il cazzo, ripresi il plug e mi accinsi ad usarlo di nuovo. Non appena tolsi il cazzo, puntai l'ano e lo spinsi dentro con un colpo solo. Valeria fu colta di sorpresa e si lasciò scappare un'esclamazione. Prima che potesse domandarlo, risposi a quello che sicuramente voleva chiedermi.
- "Abbiamo già sporcato abbastanza in giro, non trovi? Perciò, ho deciso che la tua coda sarà un ottimo tappo per non far uscire la mia crema! Che ne dice!"
- "Uuuhhh! Penso... penso che sia una buona idea, padrone. Cioè, non so, ma mi fido di quello che fa."
- "Ottima risposta, perché posso fare tutto quello che voglio. E adesso, ho deciso di prendermi una piccola pausa, prima di ricominciare. Nel frattempo, ti devo sistemare un pò."
Valeria non fece altre domande e lasciò fare. Così, senza alcuna resistenza, la badai come meglio credevo. Immobilizzai le mani dietro la schiena con il solito mazzo di manette e la feci mettere in ginocchio, accanto al mobile della TV e di fronte al divano. La bendai e ripresi il primo bavaglio che avevamo usato, quello senza pene. Con quello le tappai la bocca. Infine, presi un'estremità del guinzaglio e lo legai ad un termosifone che si trovava all'angolo, in modo che non potesse muoversi da lì. Fui tentato di legarle anche le gambe, ma lasciai perdere.
- "Adesso, da brava, tu resta in questa esatta posizione, che io mi riposo. Così saremmo entrambi in forma per il gran finale. Che ne dici?"
Valeria mosse la testa in segno affermativo e mugugnò dalla pallina quello che doveva essere un sì. Soddisfatto, mi risedetti sul divano e accessi la TV, mentre lei doveva accontentarsi di un plug anale per passare il tempo.

Continua...



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