La casa delle tette

di
genere
incesti

Lina, 67 anni, vedova da cinque, viveva in una grande casa in campagna a pochi passi dal mare.
Da quando era rimasta sola la divideva con sua sorella Giuseppina di 65 zitella da sempre e senza alcun legame.
In estate però la casa si animava di colpo quando i familiari giungevano dalla città per le vacanze.
C'erano sua figlia Maria col marito Matteo e i figli Luca e Loredana.
E poi c'era Francesca, sorella maggiore di Maria che da sempre si mormorava fosse lesbica. Una chiacchiera che la donna alimentava non mostrandosi mai in compagnia di un uomo.
Quell'anno però successe un piccolo contrattempo e all'ultimo momento Matteo dovette fermarsi a Milano per lavoro. I bagagli erano già fatti, la macchina già carica quando aveva ricevuto la telefonata che gli avrebbe rovinato le vacanze.
Così, seppur con rammarico, Luca la madre e la sorella partirono da soli.
“Vuol dire che farai tu le mie veci...” disse il padre sorridendo a Luca prima che la macchina si avviasse.
Certo lui scherzava ma la frase aveva un non so che di profetico.
Luca si era messo alla guida, la madre di fianco e la sorella dietro. Aveva la patente da meno di un anno ma guidava già abbastanza bene. L'andatura comoda e la noia dell'autostrada fecero così ben presto prendere sonno a entrambe le donne.
Così Luca si ritrovò praticamente solo a rimuginare nei suoi pensieri.
In particolare al fatto di fare le veci di suo padre.
Guardò distrattamente sua madre. Una bella donna in carne, capelli neri occhi verdi e un seno davvero prosperoso almeno un'ottava.
Tutte così le donne della sua famiglia, si diceva persino che ci fosse un gene ereditario che passata la pubertà faceva gonfiare le loro mammelle come siluri.
La conferma era sua sorella Francesca che a 22 anni aveva una settima procace e pulsante che sembrava voler saltare fuori dal minuscolo reggiseno ogni volta che si muoveva.
La adocchiò dallo specchietto retrovisore. La ragazza sonnecchiava mezza sdraiata. Dalla maglietta bianca scollatissima il seno sgusciava fuori che era un piacere.
Luca cominciò a sentirselo venir duro.
Poi tornò ad osservare Maria.
Indossava un abitino rosso a fiori molto corto e si era così sollevato che le sue cosce erano tutte in bella vista. Ancora pochi centimetri e le avrebbe visto le mutande.
Ma il bello era la scollatura. Luca non lo sapeva ma sotto al vestito la madre non aveva reggiseno.
Quei grossi tettoni con lunghi capezzoli dondolavano ritmicamente ad ogni sobbalzo e non avevano nulla a trattenerli.
Alla fine successe. ZOMP! Come un'eruzione. Ecco schizzare fuori mezza tetta dal vestito.
Lei continuava a sonnecchiare ma Luca era lì a guardare quella tettazza goloso e vorace.
Non riusciva più a resistere. Tolse una mano dal volante e la poggiò sul petto della madre.
Dapprima timidamente solo con lievi carezzine ma poi visto che lei non diceva nulla divenne sempre più insistente strizzandola per bene e dindillando il capezzolo con un dito. L'uccello era più duro che mai.
Poi sentendo che la madre stava aprendo gli occhi mollò la presa.
La donna lo fissò come nulla fosse.
Rimise a posto il seno chiudendo il sipario.
Luca però aveva l'uccello di granito. Un bel bozzo tra i pantaloni che doveva essere eliminato in qualche modo.
Così propose di fare una sosta per darsi una rinfrescata.
Le due donne accettarono.
“Una rinfrescata farà bene a tutti” ridacchiò Loredana con tono canzonatorio ma Luca non le fece caso.
“Che fortuna -disse Maria- questo autogrill ha anche i bagni e le docce”.
“Bhe tanto meglio ho tutta la latteria sudata” disse la ragazza.
In effetti con quei tettoni sudare era sempre un problema.
Le due donne si avviarono verso le docce e Luca corse verso il bagno dei maschi con l'uccello ancora duro.
Si stava già segando quando sentì un rumore in sottofondo. Voci molto familiari.
Montò sulla tazza del water, sopra di lui c'era una piccola finestrella di ventilazione. Le voci arrivavano certamente da lì.
Guardò dentro e le vide.
Sua madre e sua sorella. Nude.
Nella stessa doccia.
Non stavano facendo nulla di volgare si stavano semplicemente insaponando a vicenda.
Forse non c'era malizia ma era ovvio che vedere quelle due tettone passarsi la schiuma sul seno l'una con l'altra era uno spettacolo celestiale.
La mano di Luca stantuffava sul cazzo a tutta velocità.
Poi però sentì Adriana dire “Oddio mamma senti che capezzoli duri che ho...”.
“Tesoro che ti succede sei eccitata?” rispose la madre coccolandola .
“Sarà tre mesi che non lo faccio...”.
“Bhe tesoro anche io senza papà avrò un mese un po' lungo. Da farsi venire i calli a forza di ditali”.
“Meno male che mi sono portata il vibratore” ridacchiò Adriana.
“Già peccato che l'hai lasciato in macchina” annuì la madre.
“Bhe se è per quello...” ammiccò la ragazza e in un attimo la sua mano si ficcò fra le gambe della matura signora.
Luca vedeva bene il gattone di pelo nero della madre con un bocciolo rosso bagnato di voglia.
Con sapiente maestria di chi non era alle prime armi la ragazza prese a sgrillettare sua madre a tutta forza mentre con la lingua era impegnata a leccare e succhiare i grossi capezzoli della donna che in un impeto di passione iniziò a gemere “Ooooo siiii siiii Adriana mi fai venire mi fai venire”.
“Si mamma vengo anche io” mugugnò la ragazza sentendo che a sua volta Maria la stava ricambiando sgrillentandole piano il piccolo bocciolo.
L'unico a non dire nulla era Luca. Trattenendo a stento i suoi mugugni di piacere piazzò una sborrata contro il muro del water neanche avessero reimbiancato le pareti.
Mezz'ora dopo si ritrovarono alla macchina per riprendere il viaggio.
Maria era già seduta in auto quando Adriana certa che non la sentisse gli sussurrò in un orecchio. “Hai fatto una bella sborrata fratellino?”.
“Ma che dici!” sbottò lui.
“Dai che ti visto che ci spiavi. E ho visto anche quando ti piaceva mungere le tette alla mamma mentre dormiva”.
Lui arrossì di vergogna.
“Adriana ti prego non dire nulla”.
“E perchè dovrei. Anzi sappilo pure chiaramente fratellino adorato che a me un cazzo vero piace molto di più di un dito o di un pezzo di lattice quindi...”.
“Quindi?” chiese Luca.
“Bhe fai tu. La mia camera lo sai dov'è mi pare” e ridacchiando salì in macchina.
Luca la seguì in silenzio cominciando a meditare. Forse quella vacanza sarebbe stata molto meno noiosa del previsto.
di
scritto il
2020-03-23
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