Carla: Lezione alla mia vicina di casa

Scritto da , il 2019-02-18, genere etero

Storia vera
Tendenzialmente sono un uomo tranquillo che non cerca avventure o situazioni particolari se non mi capitano. Cerco di mantenere un mio contegno e vivere la vita per come viene senza particolari rivolgimenti. Si sono uscito da un matrimonio ma ciò accade ed può essere nell’ordine naturale delle cose. La mia vita è abbastanza piena in tutti i sensi e a livello sessuale colgo le occasioni che mi capitano. Devo dire che è certo che in alcune situazioni sono maggiormente predisposto ed in altre meno ma anche questo funziona così. Non sono però uno di quelli che ragiona del tipo: ogni lasciata è persa o basta che respira… e quindi non vado in cerca di sesso facile e a buon mercato. Ho bisogno che quella che può diventare una mia compagna a breve o lungo termine deve suscitare in me un notevole interesse. Senza interesse non mi muovo. Per questo colgo solo alcune occasioni e non altre. Non mi piace la violenza anche se di mio sono ruvido nei rapporti. Non sono per i rapporti tutto miele anche se coccole e tenerezze stanno bene in determinati casi e con le compagne giuste. Solo di recente, tuttavia, mi sono reso conto che il palazzo in cui abito da qualche tempo è per me molto interessante. Ho iniziato con lo scoprire la mia vicina Carla e con lei ho avuto un rapporto in cui ho messo in chiaro alcune cose e forse ho tralasciato di metterne in chiaro altre. Sono quindi ritornato sabato e poi domenica scorsa a puntualizzarle e adesso credo le abbia capite benissimo tutte. Almeno così mi è sembrato. Il problema fondamentale di Carla credo sia che vive con la madre anziana e non abbia molto tempo per se stessa. Non ha un uomo, tranne qualche situazione sporadica e occasionale e quindi ha una voglia che la porta via. Passa tutto il tempo di quasi ogni santo giorno a litigare con la madre e questo la rende ancor più isterica e scontrosa. Purtroppo per lei un muro divide la mia camera da letto dalla sua e la mia attività sessuale è abbastanza frequente, fortunatamente, per cui posso capire come i rumori la possano infastidire in un certo qual modo ma è la vita e certo né io ne le mie compagne utilizziamo il megafono per fare un dispetto a lei. La cosa che mi ha infastidito molto e che già diverse volte la sentivo gridare improperi e parolacce e battere contro la parete di nuovo, più e più volte.

Sabato



Sabato mattina me la sono trovata difronte alla mia porta che suonava al campanello in continuazione. In un primo momento ho fatto finta di niente ma poi visto che insisteva ho deciso di mettere un pantaloncino una maglietta e ho aperto. Lei è sembrata tranquillizzarsi e io l’ho fatta accomodare, lei sempre un po’ agitata è passata prima di me. Io stavo facendo le pulizie e lei come se nulla fosse con un sorriso quasi ebete mi ha detto: che sta’ a scopà? Poi visto che rideva solo lei si è seduta e mi ha detto se devi lavorà lavora io te devo di’ solo alcune cose e io in tono pacato le ho detto: dimmi. La mia calma quasi serafica l’ha, tuttavia, fatta alterare ancora e ha immediatamente sollevato il timbro della voce portato ad urlare come fa con sua madre. Io non sono sua madre e i suoi strepiti mi danno fastidio per cui l’ho immediatamente invitata in maniera perentoria ad abbassare la voce e dirmi quale era il problema. Ecco il problema era il casino fatto da me e da una negra che le avrebbe rovinato il ferragosto e il bordello fatto da me con la psicologa del sesto piano. Sono rimasto particolarmente infastidito da quanto mi diceva e soprattutto dai termini che adoperava. Che fai co’ quella puttana negra e co la psicologa, che è pure mamma de famijia. Che devo andallo a di’ a suo marito che fa quella troia de su mojie co’ te? Je faccio er disegnino je faccio me dispiace solo pe suo fijo quella povera creatura…. A questo punto ero arrabbiato anzi direi furente e si vedeva tanto che Carla smise di parlare e sapeva che aveva parlato troppo e forse stava rimeditando tutto accendendo finalmente il cervello e lasciando perdere la gelosia che non poteva ne doveva esserci perché tutto vi è stato fra noi tranne che amore, poteva dirsi sesso abbastanza duro ma finalizzato a sottometterla esclusivamente a sottometterla e farle provare un po’ l’ebrezza di essere presa da un uomo con esperienza: quella che lei non aveva ne avrà mai. A quel punto mentre lei si stava rialzando e voleva tornarsene a casa, proprio in quel momento si ritrovò sbattuta sul divano con forza tanto da rimbalzare. Le caddero gli occhiali e lei con il suo vestitino di cotone che faceva vedere quanto fosse prosperosa ora era poggiata di fianco quando sulla coscia destra si abbatte il mio primo ceffone e poi un secondo un terzo, un quarto e non so quanti altri con lei che si spostava per ripararsi mentre io la rovistavo tutta. Le avevo alzato il vestito e le mie dita senza alcun limite erano dentro le mutandine. Non parlavo in questi frangenti. Le mie mani passavano sulle coscione. Carla era florida, con delle belle tettone, non grassa anzi. La mia mano era a dominio della vagina e spadroneggiai a lungo con le dita mentre lei iniziò subito a ansimare e gemere, farfugliò un paio di volte la parola occhiali ma stavano bene dove erano a terra e per fortuna non si erano rotti un cuscino aveva attutito la caduta. Era già fradicia zuppa mentre la marinavo senza fine e lei non era in grado più di dire niente scesi con la lingua a predisporre i preliminari ma lei era già venuta più volte e anche intensamente mentre giocavo. Fosse stato per lei, sarebbe già stato tutto apposto mi stringeva a se. Teneva la mia testa sotto come fossi un trofeo e smaniava come una porca. Era soddisfatta di gemere mentre io le dilaniavo con le labbra, la lingua e le dita la fica pelosa e non davo scampo alla sua clitoride. Colava umori da ogni parte gemeva e guaiva laida. Dove era la Carla battagliera di qualche tempo prima? Ora stringeva le cosce per prendere il mio volto dentro e io la feci godere finché mi parse giusto poi tra le sue proteste la sollevai di peso, quasi lei non si reggeva in piedi e facendola reggere alla spalliera del divano ho iniziato a farle saggiare il pene intorno alle labbra della vulva sentendola calda umida con lei che era già pronta e aspettava il mio ingresso e invece no. Senza parlare serio e quasi professionale le cacciai tre dita dentro l’ano con lei che gridò allarmata e io che le dissi con calma porca stai zitta. Tolsi le dita e scesi con il viso colava davvero umori dappertutto e anche il culo sembrava pregno dentro quelle naticone tutte da schiaffeggiare. Lo feci non resistetti mentre la lavoravo costantemente di lingua e ditalini. Carla si era accartocciata non vedeva la povera ma sentiva e come se sentiva. Mi sentiva e squagliava per il desiderio. Si muoveva Carla sentiva la pressione delle mie mani. Ora le presidiavo i fianchi sculacciandola con vigore. Scesi a succhiare il suo nettare era piena nella zona vaginale e perianale e ora la porca tra un gemito e un mugugno parlava anche diceva di metterglielo voleva che ora entrasse a farda protagonista il cazzo nella ficona, ma io non volevo quello. Io volevo mettere il mio viso, la mia lingua le mie labbra nel suo culo. Leccarle l’ano ero fuori di me avrebbe dovuto capire che il mio modo di fare sesso non doveva più riguardarla. Giocai in tutti i modi con il suo buco anale e lei si surriscaldò ancora e ancora. Era rossa e svaccava orgasmo senza fine, senza contare che non si reggeva più e continuava a richiedere quei cazzi di occhiali. Lasciai un attimo la sua lavorazione e presi quei cazzo di occhiali, gli e li diedi e le dissi mettiteli in culo ora vuoi vedere come ti scopo. Vuoi vedere quanto forte ti sbatto questo culo e questa fica? Ora ti sistemo e continuai a abbatterla, distruggerla, demolirla senza tregua. Questo volevi e questo avrai come la negra che dici tu e come la psicologa. Vuoi lo stesso trattamento….te lo faccio più forte mi sa che la prima lezione non ti è bastata ne vuoi una seconda definitiva… va bene ma poi non ti lamentare più e non voglio sentirti urlare più dall’altra parte… hai capito? Ti sfondo il culo e tutto il resto se non la finisci…poi come vai dal cornuto e soprattutto che gli vai a dire che t’ho sfondato tutto e che sfondo anche sua moglie? Vai vai vediamo come ne esci oggi prima di tutto. Ora Carla piagnucolava diceva che voleva ritornare a casa dalla mamma e io le dissi che ro certo che la mamma stava benissimo e che lei avrebbe dovuto concludere quello che aveva iniziato. Quindi cosa aveva intenzione di fare? E mentre le dicevo questo da dietro le mungevo le poppe e le stuzzicavo i capezzoli e lei non riusciva a fare altro che ansimare e gemere nuovamente. Carla era in crisi e io non avevo fretta. La presi con la scusa che era stanca, distesi il divano letto e la feci rituffare io a mia volta fui ospitato nuovamente nella sua fica calda, in fiamme per la precisione era rossa come la carne di vitella appena tagliata e più era irritata più io la leccavo. Erano sollecitazioni forti ma io sapevo cosa aspettarmi e ben presto lo ottenni: uno squirting favoloso come poche volte avevo visto. Solo Ronny mi aveva dato questo splendido esempio di orgasmo vaginale e dopo lei Carla Furono una serie di spruzzi di liquido che mi inebriarono e da Carla sembravano partire una serie di fuochi d’artificio con gemiti e sospiri, mugoli e parole smozzicate che mi incitarono e non le diedi scampo. Il più bello era con lei sfranta dagli orgasmi multipli e in preda a me che non sapeva come ripararsi dalle emozioni che lìavevano attanagliata. Carla voleva riposare, rifiatare in qualche modo ma ero io che la esigevo tutta mentre lei aveva già dato il meglio. Le salii sopra e dopo averle aperto al massimo le cosce alzai quella destra fino all’inverosimile. Lei si posizionò come una bambola sembrava non riuscire a dire no…gemeva solo ed io entrai con il mio pennone nella sua vagina piena di sugo. La pistonai con tutto il mio desiderio e lei andò in debito di ossigeno anche per la posizione dovetti rallentare ma pompavo sempre e ininterrottamente con lei che non riusciva più neanche ad abbracciarmi e cercava di abbassare la coscia mentre io gli e la tenevo alta lentamente. Andavo sempre più in profondità e lei orgasmava senza controllo. La vagina sbrodolante non rispondeva più alle contrazioni e tra i miei grugniti e i suoi gemiti cercava di dire fammi tornare a casa. Io le risposi che ora dovevamo fare quello per cui era venuta e poi sarebbe tornata a casa senza alcun dubbio. Nonostante i suoi orgasmi non riuscivo ad arrivare, come spesso mi accade e così Carla dovette subire a cosce in aria una sorta di supplizio per cui decisi di cambiare posizione. La misi alla pecorina aprendole le cosce e partii con la mia lancia infuocata questa volta dritto nell’ano Carla che sembrava inerme grido forte, molto forte ma i miei colpi avevano assestato la mia nerchia dentro il culo al centro fra quelle natiche possenti e così iniziai a montarla per incularla di brutto. Intendevo romperglielo. Ero sempre più arrapato e analmente Carla aveva ricominciato as rispondere. Vidi che istintivamente aveva portato la mano libera sulla clitoride e sfregava con ardimento. Questo mi fece sorridere e mentre entravo con potenza nel culo le dissi: vedi che sai come si fa sai anche i trucchetti per godertela di più, mentre io avevo infilato una mano in vagina e l’altra spadroneggiava sulle tettone. Carla oramai era tutt’uno con me e assecondava i miei movimenti colpo su colpo e io sentivo lo sfintere cedere, lentamente cedeva anche il muscolo. L’ano si era abituato al trattamento e la vagina era ancora più pregna di sugo. Le mie dita erano fradice e quando Carla rediviva disse si, si, si si, amore si spaccami tutta dentro, ti voglio dentro allora non riuscii più a trattenermi e le svuotai tutto me stesso dentro dopo con un urlo liberatorio. Era tanta la foga degli ultimi coincitati attimi che si incastrò a muso avanti nella spalliera del divano letto. Cadde spossata e io ancora ero sopra lei aspettando che tutto il mio seme le invadesse il buco. Mi distesi e lei si rannicchiò. Rimanemmo coricati una eternità poi vidi Carla che iniziava a rivestirsi e io in maniera perentoria le dissi. Che fai? Lei mi rispose che tornava a casa e io la ripresi e le dissi: non abbiamo finito, non ti ho detto che abbiamo finito o sbaglio…. Carla non rispose e io che mi ero alzato la portai verso la camera da letto e le dissi: vuoi che tua madre senta tutto quello che ancora dobbiamo fare? O vuoi che assista?…. Tu la tratti malissimo e vuoi che veda come io tratto te. A proposito devi andare al bagno e svuotare il tuo ano il mio pene è tutto sporco di cacca tua… vai mentre io mi faccio una doccia nell’altro bagno e dopo aver fatto il bidet fatti anche tu una doccia hai capito? Sbrigati la cosa è lunga ancora e io non voglio perdere tempo. Passò circa una mezza ora e lei ritornò. E io la feci accomodare sul divano. Era ancora tutto bagnato del nostro sudore e del nostro orgasmo, tutto diceva sesso. La presi per mano e la riaccompagnai nel bagno grande, chiusi la finestra e la isi difronte allo specchio a 90 gradi. Lei era rinfrancata aprì le cosce e si fece odorare tutta profumava era perfetta. Le infilai le dita in vagina nuovamente e in men che non si dica si inzuppò tutto. Le dissi: ma allora ti piace troppo e Carla si vergognò molto. Scesi e la leccai cosce e poi risalii la infilai in fica e guardandola nello specchio neglio occhi, presi in possesso le sue tettone. Carla senti le prime spinte, io che titillavo i capezzoli e mungevo le tettazze e chiuse gli occhi. Si appoggio al mobile e si fece fare. Fui potentissimo e lei che gemeva ed ansimava a cantilena finalmente mi incitava per come poteva e per come sapeva. Non era esperta ma subiva e io questo volevo da lei. Quando mi sentì che arrivavo nella sua vagina si protese tutta verso il mio pene che entrò massiccio duro e pieno e la sconquassò e arrivò anche lei con un urlo che era simile a quelli che sentivo quando inveiva su sua madre. Il liquido colava a chiazze sul pavimento. Lei era piena di umori densi era un mare. Scesi e la succhiai per bene tutta, la ripulii poi le tolsi gli occhiali e la spinsi decisamente verso di me. Le feci succhiare il mio liquido e poi con calma la portai a sbocchinarmi. Il pene si era rattrappito ma io gli e lo imposi nella bocca nonostante lei facesse cerimonie. La costrinsi come avevo già fatto e lei dovette leccare e succhiare mentre io le gestivo le tette. Non fu facile ma arrivai anche dentro la bocca e ora rimaneva solo il seno. La presi di peso mi feci masturbare e sbocchinare tanto finché ripresi turgidità quindi le conficcai il pene tra le montagne e inizia a montare anche quelle. Carla non sapeva come muoversi e fu molto complicato ma alla fine ebbi la meglio sulle su resistenze. Le rimisi gli occhiali e la costrinsi a fare la doccia con me e anche li la fiaccai sditalinandole la fica e sgrillettandole il clitoride, lavorandola tutta di lingua. A questo punto dopo averla fatta rivestire le dissi che poteva tornare a casa. Carla lo fece. Prima di uscire dalla porta le dissi che se non aveva capito la lezione la prossima volta l’avrei distrutta totalmente.

Questo racconto di è stato letto 8 9 3 5 volte

Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.