La Coinquilina cap.13

Scritto da , il 2018-03-07, genere etero

Gustavo arrivò al numero 15 di Via Leopardi qualche minuto prima delle 18. Osservò la targa che occupava un limitato spazio appena sopra i campanelli del palazzo.
Laura Ferranti, Psicologa, Sessuologa e Psicoterapeuta.
Esitò prima di suonare.
Aveva sempre avuto completa sfiducia per questa branca della medicina. Ognuno di noi sa da dove derivano i propri problemi e sa come risolverli.
La sua razionalità nel campo della psiche era sempre stata ottusa ma tremendamente efficace, almeno fino a quel momento.
Soprattutto nel campo emotivo.
Aveva sempre rifiutato l’idea di farsi scombussolare la vita da donne o amici.
L’unico legame dal quale non poteva fuggire era quello familiare. Gustavo era figlio unico, i genitori erano spesso insopportabili, ma vivendo da solo aveva imparato non solo a gestire il loro rapporto ma anche ad apprezzarlo. Sorvolava sempre sui temi spinosi e sui quali non si trovavano d’accordo per godere semplicemente della loro compagnia.
I parenti erano tutti smistati in diverse città dell’Italia quindi li vedeva di rado. Quando succedeva, bastava far buon viso a cattivo gioco ed assecondarli.
Non aveva moltissimi amici, ma quelli che aveva erano sacri. Si fidava di loro e loro di lui. Non c’erano mai stati grossi problemi con nessuno, qualche incomprensione talvolta, ma niente era riuscito a scalfire i loro rapporti.
In quanto alle donne...aveva avuto qualche relazione seria e duratura, terminata poi per stanchezza reciproca, routine o semplice incompatibilità. Aveva sempre fatto lui il primo passo nel porre fine alle proprie storie. La sua consapevolezza di essere comunque un uomo molto attraente e decisamente intelligente, lo aveva sempre spinto ad ambire a qualcosa di più.
Adesso non era più sicuro di niente. I suoi sentimenti erano continuamente contrastanti.
Si era messo in casa una donna che non era il suo tipo, con la quale non avrebbe mai voluto niente, che sembrava l’antitesi del genere del quale si era sempre invaghito eppure non riusciva a dirle di no, non era in grado di non provare una pulsione sessuale incontenibile ogni volta che se la trovava davanti.
Per di più aveva iniziato a praticare con lei dei giochi a suo avviso pericolosi e perversi, su quali non aveva mai neanche fantasticato. O forse sì, ma non se ne era mai accorto….
Ecco, doveva scoprire quale fosse la sua vera natura ed eventualmente come plasmarla e correggerla.

Gli aprì una signora sui 60 anni non troppo alta, robusta ma armoniosa e con un taglio di capelli abbastanza moderno che portava con disinvoltura, quasi vantandosi di quel colore argenteo. A Gustavo fece subito una buona impressione, amava le donne che non si vergognavano dell’età che avanza e trovava ridicole quelle che, dopo una certa età ,si ostinavano a tingersi i capelli.
Aveva un completo giacca e gonna elegante ,ma allo stesso tempo informale, color amaranto.
Sapeva che non poteva essere Laura. La sua amica Elisabetta gliela aveva sempre descritta come una donna di una decina di anni più grande di lei, bionda e un po’ appariscente.
“Buonasera, ho un appuntamento con la dottoressa alle 18, mi chiamo Gusta...”
“Oh prego si accomodi, lei è l’ultimo paziente stasera, non ho bisogno delle sue generalità
La dottoressa l’aspetta, venga che l’accompagno.”
Paziente….questo sostantivo non gli piacque. Intrinsecamente significava che era già malato.
Gustavo entrò nello studio di quella psicologa pochi secondi dopo. Vide davanti a lui una scrivania alla quale era accomodata una donna bionda, con i capelli lunghi e ben curati che le cadevano sulle spalle. Aveva un trucco leggero meno che sulle labbra, dove risaltava un rossetto rosso molto acceso.
Gli fece cenno di accomodarsi mentre stava chiudendo una telefonata.
Gustavo si guardò intorno. Le pareti erano decorati da alcuni quadri paesaggistici. Riconobbe lo stile dei macchiaioli.
“Ok, va bene, allora fissiamo per lunedì...perfetto. A presto, arrivederci.
“Uff, eccoci! Mi scusi, piacere, io sono Laura. Lei deve essere Gustavo, Elisabetta mi ha parlato di lei.”
Si alzò per stringergli la mano e Gustavo vide il suo golfino grigio chiaro avvolgere una camicetta bianca. Non ebbe modo di rendersi conto di cosa portasse nella parte inferiore, se gonna o pantaloni.
“Sì, beh siamo amici dal liceo. Le ho fatto anche da testimone al matrimonio”
“Ohh sì lo so, pensi che ci siamo conosciute proprio nel suo viaggio di nozze a New Orleans. Mio marito le ha rovesciato una spremuta d’arancio addosso nella sala da pranzo dell’hotel. Un po’ bizzarro come incontro ma abbiamo iniziato a parlare, abbiamo scoperto di essere della stessa città e da lì è nata una bell’amicizia, anche fra i nostri rispettivi consorti”.
Gustavo si sedette sulla poltrona collocata davanti alla scrivania, era molto comoda ed accogliente, sembrava quasi sprofondarci. Vide le gambe di Laura allungarsi sotto la scrivania: doveva indossare una gonna non troppo lunga perché poté vedere le calze nere velate arrivarle quasi fino al ginocchio. Ai piedi indossava due decolté con un tacco largo, di una decina di centimetri di altezza.
La scrutò per tutto il tempo in cui si dedicò a raccontargli dell’incontro con la sua amica Elisabetta e pensò subito che era sicuramente una bella donna, fine e non così appariscente come si era immaginato.
“Allora Gustavo, se sei d’accordo ci diamo del tu visto che sei giovane. Vorrei sapere perché sei qui. Cosa speri che io possa fare per te?”
Gustavo la guardò per qualche secondo senza riuscire ad aprire bocca. Perché doveva raccontare i suoi turbamenti ad una sconosciuta? Per di più una donna...sentì il suo cuore accelerare, poi vide gli occhi di Laura sereni e pacifici. Pensò che alla fine si trattava di un medico e iniziò a parlare.
Fu un fiume in piena. Si rese conto di come fosse facile parlare con qualcuno che ti ascolta senza interrompere e senza tirare occhiate perplesse. Le parlò di tutto. Iniziò con Sara passando per le sue esperienze infantili; le raccontò dei rapporti avuti con le donne fino a quel momento, del suo desiderio recente e mai provato prima, di spiare la sua coinquilina, del suo capo che lo aveva beccato poche sere prima a masturbarsi in ufficio, dell’avventura avuta al museo e delle sue inquietudini e ansie costanti che Sara gli stava provocando.
Parlò per quasi mezz’ora e concluse con la più semplice ma efferata delle frasi.
“Ecco io non so più cosa fare…..non so più gestire nulla”.
Laura lo guardò, aveva appuntato qualcosa in un quaderno che ricontrollò con attenzione.
“Bene Gustavo, la soluzione al tuo problema è semplicissima”
“Ah sì?” rispose incredulo
“Ma certo….manda via la tua coinquilina e trovatene un’altra o un altro”
Gustavo rimase muto. Abbassò lo sguardo e fece cenno di alzarsi dalla poltrona.
“In questo modo...” lo fermò Laura “ritornerai nella tua bolla di sapone e io non guadagnerò un euro” finì la frase ridendo e sdrammatizzando.
Gustavo accennò un mezzo sorriso non troppo convinto.
“Vedi Gustavo, il problema non sta nei tuoi atteggiamenti ma nel tuo modo di viverli. Se tutto quello che mi hai raccontato è reale e non nasconde altre sfaccettature...posso garantirti che non c’è nessun tipo di perversione sessuale malata in te.
Ricorda che la malattia arriva quando si cerca di coinvolgere altre persone non consenzienti. Fino a che questo non succede al massimo si può parlare di turbe e in te non ne vedo. Da quello che ho capito, la tua coinquilina non solo è consenziente, ma ti spinge a tuffarti in situazioni nuove, inesplorate, che alla fine ti soddisfano molto sessualmente. Il problema è che tu non le accetti.”
Gustavo prese un respiro profondo
“Vedi Laura, anzi vedi...io non credo che queste esperienze siano sane.
Il sesso deve essere privato, intimo, lo si fa in due e….
“Ecco il primo errore” lo interruppe un po’ seccamente la psicologa.
“Il sesso DEVE è una frase che non voglio più sentirti dire.
Il sesso è istinto e soddisfazione. Puoi controllare il tuo lavoro, i tuoi passatempi, le tue attività, ma non puoi farlo con la sfera sessuale e sentimentale.
E’ come se ti dicessi che non DEVE piacerti il cioccolato al latte perché fa male, il cioccolato vero è quello fondente fatto solo di cacao e pochissimo zucchero.
Beh, non è così.
Ognuno ha i propri gusti che sono indiscutibili e molto poco modificabili.
Da quello che ho capito la tua coinquilina è un tantino esibizionista e lo riconosce senza problemi”
“S..sì..molto esibizionista...gira in casa mezza nuda, si veste sempre in maniera provocante..io..”
“Già… la cosa ti disturba però al tempo stesso ti eccita e non solo perché sei un uomo, ma perché vedi in lei un modo molto diverso di vivere il proprio corpo e il sesso. Se molte più donne facessero come lei, molto probabilmente ti abitueresti a viverlo come la normalità. Ti ecciterebbe lo stesso ma senza crearti ansia”
Gustavo la guardò con aria interrogativa
“Vedo che non capisci. Va bene.”
Laura si alzò e iniziò a sbottonarsi il golfino e poi la camicetta.
Gustavo sgranò gli occhi senza capire cosa realmente volesse fare.
In pochi secondi Laura rimase in reggiseno. Era di pizzo nero molto trasparente.
I suoi seni erano piccoli ma pieni e Gustavo vide subito i suoi capezzoli puntarlo dritto mentre lei si collocò le mani sui fianchi.
“Ecco, dimmi cosa senti adesso” gli chiese Laura.
“Mah...io veramente...non so….” Gustavo si sentì il burattino di un gioco perfido ideato apposta per lui da un destino ingrato. Tutte le donne erano come Sara e lui non se ne era mai accorto? Si sentì ancora più confuso.
“Beh puoi anche dirmi che non senti nulla perché non sono di tuo gradimento”
“N...no, sei una bella donna, niente da dire….” rispose Gustavo con il volto in fiamme.
“Stai avendo un’erezione? Ti sta piacendo guardarmi?”
“Laura io….non credo che sia il caso..”
“Rispondimi”
“S...sì….mi sento eccitato e m...mi piace guardarti”.
Laura si rivestì lentamente e tornò a sedersi.
“Perfetto, hai avuto una reazione normalissima della quale non mi sono stupita né scandalizzata. Imparerai a non farlo nemmeno tu. Ci vediamo venerdì prossimo alle 18 se ti viene bene”
Gustavo si sentì perso e non riuscì a far altro che annuire ed alzarsi.
Uscì dalla stanza ancora sconvolto e non sentì neanche la segretaria salutarlo.
Raggiunse la macchina e si sedette ancora frastornato. Che soluzione era quella? A cosa voleva arrivare? Era certissimo che i suoi incontri con Laura non si sarebbero spinti oltre ma forse non era proprio quella, la terapia di cui aveva bisogno. Lui voleva “guarire” e invece sembrava che la psicologa lo volesse sempre più “malato”. Aspettò prima di mettere in moto e si toccò leggermente i pantaloni. Aveva ancora il sesso gonfio e duro. No, non poteva essere quella la soluzione. Si infervorò e si diresse velocemente a casa con l’idea di chiamare lo studio di Laura per annullare il prossimo appuntamento e dimenticarsi di quell’esperienza.
Parcheggiò dietro il parco vicino casa sua, voleva prendere un po’ d’aria prima di tornare a casa e trovarsi la sua coinquilina nei suoi soliti outfit osceni. Decise di attraversare il parco e di sciacquarsi la faccia con l’acqua della fontanella. Non c’era quasi nessuno, solo un signore sulla settantina con il cane e una madre con un passeggino nel quale si agitava il figlioletto.
Sull’ultima panchina, prima della fine del parco, vide due ragazzi abbracciarsi, seduti, uno davanti all’altro. Li osservò per un paio di secondi e vide lei staccarsi da quell’abbraccio per iniziare a baciare il suo partner con una certa passione. L’occhio di Gustavo cadde subito sulla mano destra del ragazzo che senza esitare, si infilò sotto il maglione di lei. Sentì il suo cuore accelerare e si fermò di scatto. Trovò un timido nascondiglio dietro un albero. Fece capolino per continuare a guardare i due giovani amanti osservando chiaramente, grazie alla luce dei lampioni, come si stessero palpando. La mano del ragazzo massaggiava i suoi seni mentre lei si stava lasciando andare a piccole smorfie di piacere. Vide la ragazza guardarsi un po’ intorno per vedere se ci fosse qualcuno, ma non poteva vedere Gustavo. Rendendosi conto della totale assenza di altri passanti, la giovane sbottonò i pantaloni del ragazzo e iniziò timidamente a masturbarlo.
Gustavo sentì l’eccitazione pervaderlo e iniziò a fissare quei due con intensa morbosità sperando che continuassero. Iniziò ad accarezzarsi attraverso i pantaloni senza toglier loro gli occhi di dosso.
La ragazza indossava una gonnella corta un po’ ampia, molto simile a quella delle collegiali; continuando a masturbarlo, prese la sua mano destra e la spostò dai suoi seni al suo pube.
Gustavo vide come, sotto la gonna, si muovesse la mano di lui, intento a procurale piacere. I loro baci erano sempre più interrotti da smorfie di piacere e da piccoli e discreti gemiti.
Si sentiva avvolto da quella visione, voleva sbottonarsi e toccarsi con più forza ma si ricordò del suo capo, della vergogna provata e desistette.
Si rese conto che stava scoppiando e che non riusciva più a controllarsi.
Si mosse velocemente verso casa e salì le sale di corsa con l’intenzione di precipitarsi in bagno senza curarsi della presenza di Sara.
Non fece in tempo ad infilare le chiavi nella porta che la vide aprirsi da sola.
“Ahh ti ho visto arrivare dalla finestra!! Bentornato!!
La sua coinquilina gli aveva sconvolto i piani come al suo solito. Indossava una maglietta bianca a costine che le lasciava spalle e decoltè scoperti. Le maniche arrivavano solo fino a sopra il gomito e i suoi seni, come al solito nudi, erano delineati fin troppo bene da quel capo attillato.
Abbassò lo sguardo e rivide la gonna della ragazza del parco.
Era molto simile ma ancora più corta, di tartan, sembrava un kilt striminzito che, in perfetta tradizione, era unito su un lato solo da una spilla da balia che lasciava aperto uno spacco che da metà coscia arrivava fino in vita.
Gustavo rimase sulla porta senza fiatare.
“Che c’è? Non entri? E’ successo qualco…..”
Gustavo non le dette il tempo di finire la frase. Entrò saltandole letteralmente addosso e spingendola verso il top della cucina. Chiuse con una pedata il portone senza smettere di baciarla. Sara si scostò un secondo, sorpresa e lo guardò per qualche secondo. Gli occhi di Gustavo erano semiaperti, persi dentro i suoi.
Sara fece per togliergli il cappotto ma lui la fermò.
Mise la mano in tasca per cercare qualcosa ma non tirò fuori niente.
Poi si spogliò e gettò il giaccone a terra. Prese Sara con forza e la fece sedere sul top. Prese velocemente uno sgabello e si sedette davanti a lei. Le sollevò la gonna, si fermò un attimo ad ammirare il suo pube ed immerse la faccia in mezzo alle sue gambe.
Sentì immediatamente il suo pelo pubico stuzzicargli il naso ed iniziò a succhiarle le labbra.
Erano già umide e gonfie.
Sentì i primi gemiti di Sara incoraggiarlo a continuare.
La sua lingua si scontrò subito con il suo clitoride duro che iniziò a stimolare senza esitare. Sara prese le sue mani rimaste libere e le posizionò sui suoi seni. Gustavo la assecondò e iniziò a stimolarle i capezzoli attraverso la maglia, senza scoprirli.
Le piccole convulsioni di Sara iniziavano a farsi sempre più intense, sentì una delle sue mani spingere la sua testa verso il suo sesso, facendogli capire che il suo piacere stava arrivando. Gustavo sentiva i suoi umori inebriargli la bocca e la lingua.
Non avevano un particolare sapore ma erano densi e abbondanti.
Si concentrò ancora di più sul clitoride alternando lingua e labbra e percepì l’arrivo dell’orgasmo di Sara che quella volta fu davvero lungo e rumoroso.
Sara prese fra le mani la faccia di Gustavo e si abbassò per baciarlo. Non perse troppo tempo e scese giù dal top. Mise una mano sul cavallo dei pantaloni di Gustavo e sentì la sua fortissima erezione. Lo sbottonò guardandolo dritto negli occhi.
Avvicinando le sue labbra alle sue sussurrò:
“Fammi quello che vuoi”
A quelle parole, Gustavo non capì più niente. La girò con forza e la fece appoggiare sul top, sollevandole la gonna. La penetrò da dietro con forza in quel sesso che era ancora fradicio per l’orgasmo appena avvenuto.
La sentì calda e avvolgente ed iniziò a muoversi prima in maniera circolare, lentamente, poi sempre più in profondità aumentando gradualmente la velocità.
Il suo culo bianco, nudo e sfrontato davanti a lui, lo invitò a schiaffeggiarlo una ed un’altra volta senza che Sara opponesse resistenza.
La prese per le spalle, all’attaccatura delle braccia per spingere sempre più a fondo e la sentì gemere di nuovo.
Scese con le mani per sentire di nuovo i suoi seni pieni fra le dita. Sara si girò guardandolo con soddisfazione e compiacimento.
“Vienimi dentro….”
Non passarono neanche due secondi da quella frase che Gustavo inondò il sesso di Sara con il suo orgasmo. Continuò a muoversi per almeno 30 secondi prima di sentire che finalmente la sua erezione si stava assopendo.
Sara si voltò e lo baciò con estrema tenerezza.

“Ceniamo insieme?” Gli chiese con voce bassa e sorniona
“Ssì...ma prima vado a farmi una doccia”
Gustavo raccolse il giaccone da terra, andò nel corridoio e prima di appenderlo mise di nuovo una mano in una delle tasche senza che Sara lo vedesse.
Si diresse in camera, ma prima di spogliarsi accese il pc
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Sotto la doccia pensò a quanto avrebbe voluto rivedere subito quel video. Il telecomando a distanza delle telecamere di casa era rimasto nella sua tasca da quando Francesco gli aveva installato il sistema. Se ne era ricordato solo la mattina quando lo aveva trovato in una delle mille tasche di quel giaccone.
Si sentì soddisfatto sotto l’acqua calda, appagato e in pace con se stesso.
Forse la seduta con Laura non era stata inutile e dannosa come pensava.
Forse, invece, aveva fatto breccia nella sua psiche e aveva sbloccato qualche inibizione...forse. Era troppo presto per saperlo.
Decise di non annullare l’appuntamento per il venerdì successivo.
Uscì dalla doccia e un odore invitante lo trascinò in cucina, ancora avvolto nel suo accappatoio.
“Pasta al ragù!!” gli disse Sara sorridendo.
Gustavo si avvicinò e la baciò sulla testa. Tornò in camera e dette un’occhiata allo smartphone. Non c’erano messaggi. Si fissò senza un apparente motivo sulla data che compariva sullo schermo. Dopo 5 minuti capì il perché ci avesse fatto caso. Domenica c’era la festa di anniversario dei suoi amici. Avrebbe dovuto rivedere forzatamente Ivan, ma pensò immediatamente che sarebbe stata l’occasione perfetta. Tanta gente, poco tempo per parlare privatamente.
Tornò in cucina e vide Sara finire di preparare la tavola.
“Saretta un po’ di musica, ti va?”
“Certo, metti qualcosa di leggero”
Gustavo accese Spotify dal suo iPad collegato a delle casse acustiche.
Partì By Your Side di Shade, mentre fuori iniziò a piovere.

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