La Coinquilina cap.10

Scritto da , il 2018-02-19, genere esibizionismo

Erano almeno 5 anni che Gustavo non prendeva l’autobus e quasi non si ricordava quale fosse la linea che collegava casa sua all’ufficio dove lavorava.
In quei giorni la macchina dei suoi genitori aveva avuto un guasto al motore ed essendo che loro vivevano in periferia, Gustavo si era offerto di prestare la sua e di sacrificarsi per una decina di giorni prendendo i mezzi pubblici.
La mattina era un vero inferno fra pendolari e studenti e sebbene il viaggio fosse breve si sentiva soffocare ed arrivava già di cattivo umore a lavoro. Solo la musica prodotta dal suo smartphone riusciva a creare una sorta di bolla di protezione tra il mondo esterno ed i suoi sensi.
Al ritorno, nel tardo pomeriggio, le cose andavano meglio. Spesso riusciva a sedersi, e questo raro privilegio gli permetteva di rilassarsi e di osservare meglio intorno a sé.
Gli piaceva veder scorrere veloci gli alberi dei viali, vedere i riflessi delle luci della città sulle gocce dei finestrini bagnati.
All’inverno rimaneva poco più di un mese di vita, ed il buio stava dando sempre più spazio alla luce. Presto gli alberi sarebbero tornati a fiorire ed il freddo avrebbe lasciato il posto ad un tiepido tepore.
Osservando i lampioni che iniziavano ad accendersi, Gustavo ripensò al viaggio che si sarebbe voluto regalare per il suo compleanno. Avrebbe voluto fare un giro lungo, on the road, di quelli fatti di autobus ed autostop. Con poche pretese e tanta avventura.
Da quando Sara aveva iniziato ad elargire il suo contributo economico, era riuscito a mettere da parte qualcosa, e nonostante questo si era permesso di sostenere delle spese da fare per la casa: aveva dovuto ricomprare l’aspirapolvere e aveva cambiato le sedie del tavolo da cucina ormai a pezzi, optando per delle panche di legno che avevano donato un aspetto moto più caldo ed informale a tutta la cucina.
Non gli erano costate poco ma era una di quelle spese di cui non si era assolutamente pentito.
Facendo due conti arrivò alla conclusione che non avrebbe raggiunto i 3000 euro da qui ai suoi 40 anni, che non era una cifra modesta, anzi, ma non gli avrebbe comunque permesso di passare l’intero mese di ferie in giro per il mondo.
Smise di guardare fuori dal finestrino cercando di non pensare più ai progetti futuri e osservò le poche persone che popolavano l’autobus.
C’erano diverse persone anziane, un paio di donne sulla cinquantina che parlavano una lingua dell'est, forse russo o ucraino, ed una ragazza in piedi, appoggiata alla macchinetta per timbrare il biglietto.
Quest'ultima, quasi sicuramente era una studentessa pendolare, a occhio e croce non superava il 23 anni. Aveva i capelli castani raccolti in una coda di cavallo ed addosso un cappotto color cammello che le arrivava sotto il ginocchio. Indossava dei jeans e delle polacchine ai piedi.
La guardò in volto e pensò che fosse scolpito da Canova.
Dei lineamenti perfetti incorniciavano due occhi grandi e verdi, il naso importante ma dritto era assolutamente armonioso con la prominenza delle sue mascelle e degli zigomi.
Due labbra carnose e di dimensioni notevoli concludevano quel meraviglioso miracolo della natura. Si sentì attratto da quella giovane e cercò di percepire cosa e dove studiasse attraverso i libri che fuoriuscivano dalla sua enorme tracolla.
Poi, abbassando lo sguardo, si concentrò sul suo corpo.
Era molto esile, quasi fanciullesco.
Il cappotto le cadeva dritto senza essere interrotto da nessuna curva, mentre le gambe erano estremamente sottili ed avvolte nei jeans sembravano ancora più magre.
Finito di scrutarla, Gustavo si disinteressò completamente di lei.
Si meravigliò di averla osservata così a fondo e subito dopo di averla scartata dalle sue possibili mire erotiche. Tutte le donne che aveva avuto potevano considerarsi fisicamente molto simili a quella sconosciuta ma sembrava quasi non interessargli più il genere.
Quell’aspetto rassicurante, elegante e poco volgare lo aveva sempre attratto, ma ora si sentiva attratto da altro.
Non fece in tempo a finire il ragionamento che arrivò alla sua fermata; Gustavo scese dall’autobus e si diresse rapidamente verso casa, la fame ed il freddo iniziavano a infastidirlo.
Girato l’angolo notò due ragazzi che si stavano scambiando effusioni. Ebbe subito la sensazione di riconoscere il cappotto della ragazza e passandoci a fianco riconobbe quel volto intento ad amoreggiare.
Era Michela, che aveva le braccia avvolte al collo di un ragazzo alto e biondo. Dalla passione con cui si stavano baciando si deduceva che si stessero salutando per andare ognuno a casa propria.
Gustavo percepì una strana felicità, pensò che forse il karma esistesse davvero.
Poteva essere solo un flirt di poco conto, un amante di passaggio o un fidanzato in tutto e per tutto, non aveva importanza. Dopo averla trattata così male, Michela si meritava qualcosa di meglio.
Era felice in quel momento e Gustavo fu altrettanto felice per lei. Pensò anche che forse quello stesso karma avrebbe punito lui così come aveva riscattato lei ed a quel punto smise di crederci per scaramanzia.
Salì le scale cercando la chiave della porta di casa ma vide che la porta era già semi aperta e la luce della cucina accesa.
“Saraaaaa quando entri chiudi la porta”.
Non ci fu replica. Si guardò intorno e andò rapidamente in salotto per cercarla. La libreria era svuotata, il suo contenuto totalmente sparso per terra. Una ventina di libri aperti ricoprivano il pavimento. Vide la camera di Sara aperta e vi si precipitò sperando di trovarla, senza esito.
I cassetti del suo armadio erano aperti. Alcuni dei suoi vestiti erano stati buttati alla rinfusa sulla sedia e la scrivania.
Vide uno dei suoi portagioie aperto e notò subito che mancava il laptop della sua coinquilina.
“Guuussssssss, ma sei in casa? Perché è aperto?”
Gustavo corse verso di lei con le mani sul volto sconvolto.
“Sara, sono entrati i ladri….. il tuo laptop….”
Sara lo guardò spaventata e incredula muovendosi subito verso camera sua. Gustavo la seguì poco dopo trovandola inginocchiata a terra piangendo come una bambina.
“Dai, Saretta alzati, vieni qua”. La abbracciò cercando di consolarla. Singhiozzando cercò a fatica di sfogarsi con Gustavo.
“I...il mio computer….come faccio adesso….non h..ho i soldi per ricomprarlo..m..ma a te manca nulla?”
Gustavo andò in camera sua sempre in compagnia di Sara. Anche i suoi vestiti erano stati tirati fuori dall’armadio ma così a prima vista non mancava nulla. Aveva un portatile ma lo portava sempre a lavoro e non possedeva oro o gioielli vari. La tv in salotto era ancora lì così come l'amplificatore.
“Qui non manca nulla, Sara avevi dei soldi in casa? Qualche oggetto di valore?”
“No...solo il laptop...”
“Mi dispiace Sara...ascolta in questi giorni puoi usare il mio...poi...ascolta per i prossimi due mesi non mi pagherai l’affitto, così potrai comprartene uno nuovo”.
“Gus ma….no…..non posso...io..”
“Facciamo così e basta, sono mesi che devo mettere un allarme, hanno svaligiato tutti gli appartamenti del quartiere, mancava giusto il mio. Così imparo a fare le cose quando è il momento”.
Sara si asciugò le lacrime e lo abbracciò grata per quel gesto così altruista e generoso nei suoi confronti. Lo baciò sulla guancia e lo guardò con aria più rasserenata.
“Chiamiamo la polizia? Secondo me non serve a niente….”
“No infatti, tempo perso. Dai riordiniamo e ceniamo insieme, ti va?”
Rimisero tutto in ordine in poco più di un’ora e prepararono velocemente la cena.
Fra una forchettata di pasta e un sorso di vino, Gustavo chiamò un amico che installava sistemi di allarme.
“Fra’, ciao senti ti ricordi quel sistema di allarme con telecamere di cui avevamo parlato? Mi avevi anche fatto il preventivo. Quando puoi venire a montarlo? Mi sono entrati in casa”.
Sara lo guardò. Quell’aria risoluta e determinata mentre parlava al telefono la eccitarono senza che se ne accorgesse. Non gli tolse gli occhi di dosso fino a che non chiuse la chiamata.
L’indomani, Gustavo si prese un giorno di permesso. Il suo amico Francesco montò l’allarme con delle telecamere ad infrarossi nella zona giorno. Il sistema era collegato al wireless di casa e si basava su dei rilevatori di movimento che, quando inserito, mandavano delle notifiche su una app dello smartphone. In qualsiasi momento sia lui che la sua coinquilina avrebbero potuto controllare se ci fosse qualcuno in casa attraverso le cam sapientemente occultate dietro a dei quadri.

A Gustavo questo sistema costò un occhio della testa e pensò che il suo viaggio sarebbe sfumato o quantomeno molto ridimensionato….Pensò ai soldi che non avrebbe ricevuto da Sara i prossimi due mesi e si mise il cuore in pace.
Quando Sara tornò a casa Gustavo non perse neanche un minuto e le spiegò come funzionasse tutto il sistema. Le insegnò come disattivare il sistema appena entrata in casa e le chiese gentilmente di avvisarlo quando lo facesse con un messaggio o uno squillo a vuoto. Lei ascoltò le istruzioni per attivare e disattivare le telecamere e mentre lo faceva sembrava così seria e innocua.

Dato tutto quel trambusto, Gustavo si era quasi dimenticato dell’avventura a tre avuta poche sere prima. Lei era assolutamente tranquilla e nel suo volto non si percepiva imbarazzo né disagio.
Cenarono parlando delle rispettive giornate lavorative e sfogandosi l’uno con l’altra.
L’atmosfera era così distesa e piacevole e Gustavo non voleva perderla. Come coinquilina era perfetta, ordinata, pulita e si sentiva così a suo agio con lei quando non si dilettava a provocarlo. Decise di non affrontare l'argomento, di lasciare fluire le cose fino a che non ci sarebbe stato un vero problema.

I giorni seguenti furono altrettanto distesi fra i due, l’unica piccola ansia di Gustavo consisteva nel monitorare il più possibile il suo appartamento. Non avendo trovato nulla di valore, i ladri difficilmente sarebbero tornati, ma lui avrebbe tanto voluto coglierli sul fatto.
Quel giovedì pomeriggio il capo chiese a Gustavo di fare un piccolo straordinario e rimanere in ufficio fino alle 22 in attesa di una chiamata oltreoceano di un possibile acquirente di uno dei loro software. Gustavo non ne aveva nessuna voglia ma acconsentì ricambiando il giorno di permesso datogli all’ultimo momento pochi giorni prima.

Nell’attesa decise di guardare un film sul portatile, ma verso le 20 gli arrivò una notifica sul telefono dall'impianto di allarme. Mise in pausa il film e si collegò alle telecamere di casa, con una certa apprensione. Appena ingrandì la finestra identificò subito Sara.
Attese qualche minuto per darle il tempo di disattivare le telecamere. Passarono 5/10/15 minuti.
“Ecco se lo è dimenticato”, pensò fra sé e sé.
Prese lo smartphone per chiamarla ed avvisarla. Mentre il telefono componeva il numero alzò lo sguardo verso lo schermo.
Sara era in salotto che rovistava in una borsa di carta, probabilmente di qualche negozio dove aveva appena comprato qualcosa. Gustavo cliccò sul tasto per interrompere la chiamata ancora prima che squillasse. Sara tirò fuori un pacchetto e si diresse subito in camera sua.
Gustavo riprese il telefono in mano per chiamarla ma il telefono squillò prima che potesse farlo. Era sua madre che lo aggiornava sulla situazione della loro macchina. Fra pochi giorni sarebbe stata pronta e Gustavo avrebbe potuto riprendere la sua.
Risollevò lo sguardo e ritrovò Sara sullo schermo. Addosso aveva un costume da bagno, un bikini. Era di colore rosso scuro e decisamente piccolo per le sue forme. Gustavo cercò di trattenersi ma la sua curiosità vinse sul suo scrupolo. Con l’immagine a tutto schermo notò che le sue forme straboccavano da quei piccolissimi pezzetti di stoffa. Il pezzo di sopra era una fascia che conteneva a malapena i suoi grossi seni. Il pezzo di sotto era talmente striminzito che faceva fuoriuscire parte del suo pelo pubico. Sara si guardava nello specchio del salotto, cercò di guardarsi dietro e girandosi, Gustavo ebbe la certezza che la parte di sotto era un perizoma. Le sue natiche bianche e tonde erano totalmente scoperte. Continuò a muoversi per la stanza per vedersi da diverse angolazioni, dopodiché iniziò di nuovo a rovistare in quella busta cercando altro.
Dalla prospettiva della telecamera, Gustavo poteva vederla da dietro, prona sul divano e capì che la sua curiosità si stava trasformando in eccitazione. Si ricordò che su quel culo aveva avuto uno degli orgasmi più intensi che potesse ricordare e iniziò a sentire il suo sesso crescere nei pantaloni.
La guardò tirare fuori qualcosa da una scatolina, sembrava un piccolo gioiello, era comunque qualcosa che brillava. Sara si spostò di nuovo verso lo specchio e si voltò, prese l'oggetto in bocca e lo succhiò per pochi secondi. Poi, con una mano, spostò il filo del perizoma che adagiava fra le sue natiche e con l'altra mano collocò quell’oggetto brillante in mezzo al suo culo.
“O mio Dio è un plug anale….” la saliva di Gustavo si azzerò all’istante. Vide Sara camminare e guardarsi da dietro allo specchio per osservare il suo nuovo “oggetto di bigiotteria” che faceva capolino tra le natiche ed il perizoma.
Con una mano Gustavo iniziò ad accarezzarsi attraverso i pantaloni. Guardò l’ora, era presto, il potenziale cliente non avrebbe chiamato prima delle 21.30. Vederla ondeggiare e sfoggiare la sua oscenità con totale disinvoltura gli faceva perdere la testa. Non la capiva e proprio per questo lo eccitava.
“Le piace farsi guardare….non sto violando la sua privacy”. Se lo ripeté per almeno 5 minuti per giustificare quella finestra ancora aperta.
Sara a quel punto scomparve nuovamente nella sua stanza, provocando disappunto nel suo osservatore remoto.
Dopo neppure un minuto ritornò in sala. Aveva addosso una specie di vestito di rete bianco, a maglie abbastanza strette ma molto trasparente. Si guardò di nuovo allo specchio, aggrottò le sopracciglia e scrollò la testa, in segno di disappunto, come se quello stile che stava provando non la convincesse del tutto.
Infilò le mani dietro alla schiena e si slacciò il pezzo di sopra, sfilandolo da una delle maniche.
I suoi seni prosperosi ora erano oscenamente in vista sotto quella maglia traforata, con le aureole ben in vista.
Si rimise davanti allo specchio e si guardò da tutte le angolazioni possibili. Sembrò ancora insoddisfatta del suo aspetto, sollevò il vestito e sfilò il perizoma. Lasciò cadere l'orlo del suo vestito e ricomiciò a guardarsi allo specchio, prima anteriormente, osservando l'ombra del suo pube trasparire, poi posteriormente, inarcandosi come a voler verificare quanto, il suo nuovo gioiello, potesse scorgersi in mezzo alle natiche.
Poi, si soffermò sui suoi capezzoli, che per il freddo o forse l'eccitazione avevano trovato la loro strada in mezzo al tessuto. Sara si leccò l'indice ed il pollice ed iniziò a massaggiarli da sopra al vestito, come per dargli ancora più prominenza ed evidenza.
Gustavo la guardava estasiato, ormai era totalmente rapito da quelle immagini. Si toccava con la mano dentro i pantaloni, facendo con il pollice dei movimenti circolari sul suo glande, che pulsava stretto sotto i suoi jeans.
Ad un certo punto, Sara tirò fuori un altro oggetto da un’ulteriore scatolina.
Dalle immagini della telecamera sembrava una spazzolina per i capelli o per la pulizia del viso.
Sara la maneggiò per alcuni secondi mettendosi seduta sul divano, aprendo uno sportellino che sembrava contenere delle pile.
Ad un certo punto quell’oggetto non ben identificato iniziò a vibrare. Era di colore fucsia e la vibrazione era notevole.
Sara lo portò prima sul viso, facendolo roteare un pochino. Poi chiuse gli occhi e lo fece scendere lungo il collo, chiudendo gli occhi e socchiudendo le labbra. Posò l'oggetto sul tavolino, si sfilò il vestito a rete e si accomodò meglio sul divano divaricando le gambe.
Era come se stesse davanti a lui.
Prese la spazzolina in mano e riprese a passarla sul collo e poi sui suoi seni, su entrambi i capezzoli che aveva raccolto vicini con la mano libera, chiudendo nuovamente gli occhi in un espressione estatica di piacere.
Vedere quelle espressioni di lussuria ebbero la meglio su Gustavo. Se lo tirò fuori di forza guardando con una certa impressione quanto già fosse duro e gonfio. Iniziò a masturbarsi pianissimo per non sprecare quella visione.
Intanto Sara aveva spostato la spazzolina in mezzo alle sue gambe, facendolo roteare in senso orario e antiorario ed alternando i movimenti. Fra le sue labbra totalmente aperte ed i movimenti di quel giocattolino, poteva intravedere il suo clitoride che sicuramente doveva essere durissimo ed eccitato. Immaginò quanto fosse bagnata e trattenne il suo orgasmo solo per vedere come spalancava la bocca in preda al proprio piacere e la sua mano sinistra torturare i suoi capezzoli ormai nudi e turgidi.
Gustavo prese a masturbarsi più forte, sperando di riuscire a vederla venire, ma Sara si fermò. Spense la spazzola e si alzò dal divano. Gustavo rimase deluso...forse era già venuta e lui non se ne era accorto. La sua delusione non durò a lungo. Sara si collocò di profilo rispetto allo specchio ed alla telecamera. Alzò la sua gamba destra collocandola sul divano e iniziò di nuovo a masturbarsi con il suo giocattolo. Con la mano sinistra, delicatamente, iniziò una penetrazione anale con il suo plug, sfilandolo e infilandolo con movimenti leggeri e lenti.
Gustavo non resistette ulteriormente a quella scena. In pochi secondi venne, sporcandosi i pantaloni e parte della camicia. Il suo orgasmo durò almeno 30 secondi mentre continuava a guardare la sua coinquilina masturbarsi in casa sua.
Nonostante fosse venuto, attese anche l’orgasmo di Sara prima di spegnere. Quelle immagini erano più potenti ed erotiche di qualsiasi video porno che avesse visto fino a quel momento.
Pensò che era un tipico atteggiamento da guardone perverso, una di quelle cose che fanno solo i pervertiti. Eppure non riusciva a chiudere quella finestra sul pc. Scoprì che guardarla era tanto stimolante come toccarla, anzi, era forse ancora più eccitante. Avrebbe voluto tornare a casa e sbatterla contro il muro, tapparle la bocca e averla per sé. Lei però viveva a casa sua e Gustavo non poteva concepire un rapporto del genere. Fare sesso con lei in maniera costante come una coppia, senza esserlo, avrebbe portato problemi prima o poi. Le amanti devono stare fuori casa non dentro.
Guardarla era incredibilmente torbido ma gli piaceva e non gli avrebbe forse creato nessun conflitto.
Suonò il telefono, con le mani ancora sporche di sperma, Gustavo rispose un po’ impacciato ma riuscì a piazzare il software a quel signore americano dalla voce rauca.
Tornò a casa alle 23.30, Sara era in cucina con addosso un kimono corto mentre assaporava una tisana.
“Ciaoooo Gussss. Hai fatto tardi o eri fuori a gozzovigliare?”
“Ho lavorato fin’ora…...”
“Povero….vuoi una tisana anche tu?”
“No grazie….vado a letto….”
Sara notò il suo volto leggermente rosso e il suo sguardo cercava di evitare in qualsiasi modo i suoi occhi.
“Ok allora buonanotte Gus”
“Ciao buonanotte...ah….guarda...le telecamere sono ancora accese...ti sei dimenticata di spegnerle”
Gustavo le spense frettolosamente e si tolse il cappotto. Nel farlo, la sciarpa gli scivolò sul pavimento senza che se ne accorgesse.
Sara si alzò e la raccolse. Gustavo collocò il cappotto sull’appendiabiti del corridoio e la vide avvicinarsi con la sua sciarpa in mano. Gliela pose guardandolo e accennando un mezzo sorriso
“Non mi sono dimenticata di spegnerle….”

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