Senza vergogna

Scritto da , il 2018-02-11, genere masturbazione

Dovresti vederle. Guardarle, fissarle, annusarle. Renderti conto dell’effetto che mi fai e non me ne fotte un cazzo se ti infastidisci. Vorrei che tu le avessi sempre con te. In una tasca, strette in un pugno. Vorrei che il mio odore ti arrivasse al naso ogni volta che ti sfiori quel viso da bastardo con la mano. Vorrei che sorridessi, fiero e pieno di te, ricordando quanto so essere troia. Le ho appena sfilate, sai. Sono nere. Nere e sporche della sporca voglia che ho di te. Mi stavano strette queste mutande. Strette, come stretto mi sta tutto il resto. Mi spoglio di ogni cosa stasera. Mi voglio nuda, ora, che sono finalmente sola. Mi siedo a terra, con le cosce aperte davanti allo specchio grande della cabina armadio. Mi piace quello che vedo. Sono io. Inarco la schiena spingendo la testa nella cassettiera alle mie spalle, sollevo leggermente il bacino per ammirare ogni mio buco. Mi vergogno, cazzo, mi vergogno! Mi vergogno delle cose che dico, dei pensieri che faccio. Mi vergogno di me stessa eppure sono pronta a venire, senza vergogna. Mi muovo lentamente, respiro piano, mentre le dita, già fra le cosce, seguono i contorni delle labbra gonfie e oscenamente fradicie. Con la mano tiro a me il frustino nero e sottile che ho preparato. Lo lecco per bene, lo bagno con la saliva sporca del rossetto rosso che ho messo. Lo appoggio sul petto, poi fra le tette, mentre un brivido di piacere mi attraversa la carne. Ci gioco, mi sfioro e con l’estremità più larga, senza alcuna esitazione e con estrema decisione, picchio forte sui capezzoli turgidi.
Godo, porca mignotta, godo! È il dolore che voglio sentire. Il dolore. Sono instabile hai detto! Instabile. Il respiro si fa affannato, sento la fica pulsare violentemente, scendo giù, strusciandolo fra le cosce, fino ad arrivare al buco del culo. Su e giù a torturarmi in ogni dove. Su e giù a sfregare la mia intimità bollente. Volevo farti eccitare. Volevo farti rizzare il cazzo, quando ti ho detto quelle cose. Volevo scoparmi immaginandolo duro e pronto come sempre. La mia bocca e la sua bocca. La mia lingua e la sua lingua. Tutte per te. Tu maledetto, tu lo sai quanto mi fa impazzire questa idea! Voglio essere punita. Per ogni sconcezza, ogni provocazione. Qui, in questo spazio stretto, voglio che tu mi faccia male. Inizio a penetrarmi con l’asta del frustino, è sottile ma schifosamente lunga. La cavalco furiosa mentre allo specchio guardo le tette sbattere e accompagnare i miei movimenti. Io e te, lei. Non la posso guardare, capisci? Penso al tuo cazzo nella sua bocca. E alla mia lingua che ti scopa il culo. Odio il modo in cui ti guarda, odio il modo in cui mi parla di te. Amo sentire il suo godimento e le sue suppliche mentre è piena della tua carne viva. Sfilo via il frustino dalla mia fica in fiamme, lo annuso e ad occhi chiusi inspiro l’odore del mio sperma. Voglio venire. Ti piace vero? Ti piace dettare le tue fottute regole! Vuoi vedermi morire, ma io posso morire. Guarda come godo. Vieni qui che ti spompino fino a farti esplodere nella mia bocca. Mi inginocchio, riapro le cosce e con foga animale continuo a torturarmi. Mi tocco le tette stringendo i capezzoli doloranti fra le dita. Stronzo, io lo so cosa vuoi. Vuoi entrare ed uscire dalle nostre bocche così, come entri ed esci dalla mia vita.
“Scopale la bocca” ti ho detto.
“Scopale la bocca perché il tuo culo è solo mio!”
È a questo che penso. Vorrei frustarti quel culo insolente.
Sono giorni che mi sego pensando a noi tre.
“Con lei o niente” l’ultima cosa che mi hai detto.
Sono sudata, stanca e sfinita dal pensiero di noi. Sento l’orgasmo montare. Rallento. Con una mano allargo la fica più che posso. Affondo due dita, poi tre. Con lo sguardo fisso osservo i movimenti lenti, entro ed esco risucchiandoli, ogni volta più vorace. Abbasso la testa leggermente in avanti, mi sputo addosso direzionando la saliva sulla fica completamente aperta. Aumento il ritmo, mi scopo forte, siete qui con me. L’orgasmo monta e mi esplode in corpo mentre ansimando ritorno alla posizione iniziale. Respiro, sorrido. Quanto mi fai godere, senza neanche aprir bocca? Quanto mi fai godere solo leggendomi dentro? Prendo il telefono, spengo la videocamera. Quando vuoi, mi vedrai.

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