La mia prima ragazza è una sirena?

Scritto da , il 2017-08-06, genere prime esperienze

Giovedì 3 agosto 2107
Ore 8:00

Caro Diario,
Come al solito stamattina la luce del sole ha invaso il camper e mi ha svegliato. Siamo nel 22^ secolo ed io mi sveglio alle 6 di mattina! Per colpa del sole!
Comunque, siccome ero sveglio, mi sono alzato e dopo aver indossato il costume sono andato al mare a fare una nuotata. Nonostante il sole fosse sorto da poco l'acqua era già calda e la sabbia bollente mi ustionò i piedi. Dannato riscaldamento globale!
Andai al largo e iniziai a nuotare.
L'acqua è cristallina e talmente limpida che puoi vedere il fondale cinque metri sotto di te e, quando ti immergi, i raggi del sole che lo trafiggono rifrangendosi sulla sua superficie.
La sotto è bellissimo, il silenzio regna sovrano e i pesci nuotano tranquilli. Laggiù mi sento in pace con me stesso e con l'universo. L'universo! Quando ci penso, perfino questo mare che mi pare senza confini si riduce a una misera goccia!
Risalgo lentamente per ossigenare i miei polmoni ormai bramosi d'ossigeno. È una sensazione fantastica sentire che, centimetro dopo centimetro, l'acqua diventa sempre più calda.
Riemergo e i miei polmoni esultano. Percepisco la loro felicità per un secondo e poi il nulla.

Sono scomodo. Il mio corpo si sta ribellando urlandomi di cambiare posizione. Mi siedo e mi accorgo di essere su uno scoglio, in mezzo al mare.
"Non sforzarti! Ti ho guarito ma cerca di non strafare". Non odo nessuna voce eppure la sento chiaramente nella mia testa. "Chi sei? Che è successo?"
"Stavi nuotando e sei stato colpito alla testa da una barca. Dannazione! Voi umani create sempre problemi! Sei svenuto e saresti affogato se non ti avessi salvato".
Continuavo a non capire da dove provenisse quella voce. Mi girai e la vidi.
Una ragazza stava seduta sul mio stesso scoglio. Si girò un attimo e mi sorrise per poi tuffarsi in acqua. Si immerse e nel farlo la coda uscì dall'acqua per poi immergersi anch'essa. Era bellissima; il sole la colpì ed essa inviò riflessi rosei e argentei.
"Grazie!" urlai. "Grazie per avermi salvato! Ti sono debitore! Grazie!".
Chissà se riuscì a sentirmi. Mi alzai in piedi e attivai il teletrasporto dal mio orologio. Tornai sulla spiaggia e lì rimasi a fissare l'orizzonte. "Sarà anche una goccia... ma io lo amo immensamente".


Giovedì 3 agosto 2107
Ore 23:00

La giornata è trascorsa come al solito, seguendo la solita routine. Colazione, bagno, doccia, pranzo, studio, bagno, doccia, cena e relax.
Per tutto il giorno ho continuato a pensare a lei! Quella ragazza, anzi, quella sirena! Voglio incontrarla di nuovo.
Ora vado a letto, ti aggiornerò domani.
Voglio vederla.
Buonanotte.


Venerdì 4 agosto 2107
Ore 9:00

L'ho incontrata! Ci ho parlato! È bellissima, la amo!
Oggi mi sono svegliato prima del solito. Alle 6 ero già in acqua, bramoso di incontrarla.
Mi sono immerso nello stesso punto di ieri (facendo attenzione alle barche) e ho aspettato. Dopo poco tempo vidi qualcosa muoversi in lontananza, e mentre si avvicinava capii che era lei.
Riemersi e lei mi seguì.
"Ciao! Sono contento di rivederti!"
"Anch'io! Ieri sono scappata subito e non mi ero assicurata delle tue condizioni. Stai bene, vero?"
Ancora quella voce nella testa. E le sue labbra sigillate.
"Benissimo! Anzi, non sono mai stato meglio! Mi hai salvato e ti sono debitore. Chiedimi qualunque cosa, vedrò se posso accontentarti!"
"Meno male... dici sul serio?". Annuii.
"Beh... visto che me lo chiedi... quella cosa facevi ieri pomeriggio con quella ragazza vicino alla riva. Era un gioco?"
Nonostante non parlasse nel dirlo era visibilmente in imbarazzo.
"Una ragazza... Ah! Intendi mia sorella! Aspettami qui, vado a prenderlo e torno!"
Mi teletrasportai in camper per prendere la borsa. "Idiota! Che cavolo ti teletrasporti di prima mattina! Mi hai svegliato!" "Scusa Laura! Non volevo..."
Tornai sul bagnasciuga, presi le racchette dalla borsa e rientrai in acqua.
"Questi si chiamano racchettoni. Vieni! Ti mostro come si usano!"
Si avvicinò a riva e, siccome il fondale è più basso, si alzò usando la coda per sostenersi.
Prima non l'avevo notato ma era davvero bellissima. I lunghi capelli biondi terminavano all'inizio della coda e avevano le punte di colore rosa. La vita era stretta e magra e dove iniziava la coda erano presenti delle scaglie sparse. Infine, sopra la vita, si stagliavano maestosi contro il cielo due seni prorompenti (doveva avere almeno una quarta abbondante) sostenuti solamente da un'esile alga verde che copriva i capezzoli.
Mentre si avvicinava i suoi occhi, azzurri come il mare, brillavano di curiosità e il viso era illuminato da un puro sorriso.
"Non ti ho ancora chiesto il tuo nome!"
"Galaphis! Mi chiamo Galaphis. E tu invece?"
"Leonardo! Galaphis... é un nome bellissimo..."
"D-d-dici? Da noi è molto comune..."
"Allora! Questo gioco è molto semplice. Ognuno impugna una racchetta e l'obbiettivo è non far cadere la pallina"
"Sembra facile! Posso provare?"
"Certo! Tieni"
Nel porle la racchetta le sfiorai la mano... era tiepida, ricoperta di salsedine e morbida come un cuscino di piume.
Mi allontanai un po' e iniziammo.
Era molto brava nonostante fosse la sua prima volta. Riusciva a prenderle tutte utilizzando la coda per allungarsi e bilanciarsi. A un certo punto colpii male la palla e questa volò in aria. Mi tuffai per riprenderla e non notai che anche Galaphis aveva avuto la mia stessa idea.
Ci scontrammo e finimmo in acqua. Iniziammò a ridere, si, anche lei. Non saprei descrivere la sua voce... era semplicemente stupenda! Rimasi incantato per qualche secondo...
"Leo! Leo! Scusami non volevo. È la prima volta dopo tanto che mi divertivo così e non ho resistito..."
"Scusarti? E per che cosa scusa?"
"Ho parlato! Rischiavo di sedurti e farti impazzire!"
"Sedurmi? Fidati ci sei riuscita molto tempo fa! Da quando ti ho rivista avvicinarti sott'acqua!"
"D-d-da allora? Q-q-quindi ti p-p-piaccio?"
"Certo! Sei bellissima Galaphis! Sei l'essere vivente più bello, misterioso, curioso, intraprendente e divertente che abbia mai conosciuto!"
"M-m-ma che dici? Io sono brutta..."
"Brutta? Come puoi essere brutta? Sei stupenda!"
"Tutti i miei amici sono più belli e simpatici di me! Tutti dicono che sono brutta!"
"E allora sono tutti cechi e tu devi avere più fiducia in te stessa, Galaphis!"
Quando pronunciai queste parole il suo viso divenne rosso e i suoi occhi iniziarono a lacrimare.
"C'è qualcos'altro che vorresti fare o vedere?"
"Una cosa c'è... la sogno da tutta la vita..." disse asciugandosi le lacrime. "Voglio... voglio vedere il mondo!"
Rimasi scioccato! La amo!
"Certo! Si può fare... però... come farai a muoverti sulla terraferma? Puoi trasformare la tua coda in due gambe?"
"Eh? Vorresti che avessi delle gambe?"
"No, non intendevo questo. La tua coda mi piace! È che secondo alcune persone le sirene sono capaci di farlo. Non puoi?"
"No. Però c'è un altro modo... dipende tutto da te però..."
"In che senso?"
"Una sirena può per un periodo di tempo entrare in una specie di letargo e cambiare la propria forma diventando una conchiglia..."
"Fantastico! E quindi ti dovrei portare io, è questo che intendi?"
"Si... lo faresti?"
"Certo! Puoi contare su di me!"
"Grazie Leo... avvicinati un attimo..."
Avanzai verso di lei, mi afferrò la mano e mi abbracciò. Era più alta di me a causa delle coda e la mia faccia sprofondò nel suo seno. Era sofficissimo...
Nell'avvicinarmi l'alga si era spostata e ora un capezzolo si mostrava in tutta la sua bellezza a pochi millimetri dai miei occhi. Rimasi ipnotizzato. Quando me ne accorsi sollevai gli occhi; Galaphis mi stava osservando con gli occhi da predatrice e un sorriso birichino mentre continuava a stringermi contro il suo petto.
Iniziò a soffiarmi sul volto, una brezza leggera mi scompigliò i capelli mentre il mio membro iniziava a svegliarsi.
All'improvviso mi baciò, la sua lingua si muoveva dentro la mia bocca e scese nella mia gola... sapeva di sale...
Persi la cognizione del tempo, fu troppo bello per essere vero.
Sentii la sua lingua ripercorrere il mio esofago ed uscire dalla mia bocca; il nostro contatto si era ridotto a un filo di saliva che brillava sotto il sole.
Quando si spezzò Galaphis scomparve e al suo posto una collana con una conchiglia azzurra comparve al mio collo.



Venerdì 4 agosto 2107
Ore 14:20

Dopo il solito bagno, durante il quale mia sorella aveva notato la collana e la tastò definendola "bellina", andai a fare la doccia per togliere la salsedine.
Nel campeggio le docce sono situate lontano dai camper, all'interno di un caseggiato.
Nel dirigermi verso di esse, accappatoio in spalla, notai che la conchiglia rifletteva i raggi del sole sfumando verso il rosa.
Entrai nella doccia, chiusi la porta, sistemai l'accappatoio e girai il rubinetto.
Non c'è cosa migliore di una doccia fredda in una giornata d'estate.
Rimasi sotto il getto d'acqua ad osservare la collana che aveva iniziato a emettere una luce rosa. All'improvviso mi ritrovai pressato contro la parete!
"Scusami! Non riuscivo più a mantenere quella forma... certo che si sta strettini qui dentro..." esclamò premendo il suo indice contro la mia guancia. "Galaphis..."
"Shhh... non parlare... pensa ciò che vuoi dire e basta..."
"Come faccio a pensare a cosa dire con la faccia immersa tra le tue tette?"
"Visto che funziona? Aspetta un secondo...".
Si sistemò meglio; ora i miei occhi si immergevano nei suoi, azzurri come l'oceano, mentre il suo petto premeva contro il mio e le pinne della sua coda mi accarezzavano il viso.
"Molto meglio, no?"
"Decisamente... sei davvero bellissima Galaphis..."
Il suo volto si tinse nuovamente di rosso.
"Leo! Leo, sei qui?"
"S-sono qui!" esclamai alzando il braccio in modo che fosse visibile dal corridoio.
"Hai dimenticato lo shampoo. Tieni".
"Grazie Laura. Non me ne ero accorto".
"L'avevo notato" disse uscendo.
"E questo cos'è?"
"Oh. Questo serve per pulire il corpo. Te lo spalmi addosso e poi sciacqui. Solo che..."
"Scusami! È che non ho abbastanza energie per tornare in quella forma..."
"Che cosa ti serve per riacquistarla?"
"Beh... Mi servirebbe dell'acqua salata..." e nel dirlo chiuse la doccia. "P-posso assorbirla attraverso la pelle...".
Iniziò a strofinare il suo corpo contro il mio. Era stupendo. La sua pelle morbida e soffice creava uno stupendo contrasto con le dure scaglie della coda che avvolgevano le mie gambe.
Le sue mani mi bloccarono la testa mentre la sua lingua leccava la mia faccia e il collo...
Ero in paradiso e il mio membro, che si era accorto di quanto stava accadendo, si gonfiò premendo contro il costume.
Iniziai ad ansimare e a gemere come una ragazzina... "Fantastico..."
Dopo che ebbe estratto quel poco d'acqua che era rimasta sul mio volto passò alle braccia e infine al petto.
Il mio cuore saltò dei battiti poiché, in quella posizione, il suo seno andò a collidere contro il mio membro.
"Guarda guarda... quindi anche voi umani ne avete uno..." sussurrò togliendomi il costume. Il mio pene svettò in tutta la sua magnificenza facendo emettere un grido di sorpresa a Galaphis.
"È davvero piccolo! Siete tutti così piccoli qua sotto?"
"Come piccolo? Guarda che è lungo 20 centimetri!" dissi con una punta di orgoglio.
"Cen-cosa? Comunque rispetto al mio è piccolo!" disse guardandomi negli occhi.
"Rispetto al tuo? In che s-s-senso scusa?"
"Nell'unico senso possibile. Anch'io ho un pene. Lo usate anche voi per riprodurvi, giusto?"
"Hai un pene?! Quindi sei un maschio! No, non puoi esserlo!" esclamai fissando i suoi enormi seni.
"Non sono un maschio. Ma anch'io ho un pene. Guarda!".
Si alzò utilizzando la coda e da essa, precisamente a una spanna circa dall'attaccatura ai fianchi, infilò una mano in una fessura che non avevo notato e ne estrasse un pene. "Vedi? Il mio è enorme!"
Era gigante. "P-posso?" "Certo".
Lo toccai con un dito. Era fatto di carne, aveva un colore più scuro rispetto alla pelle di Galaphis ma era ugualmente soffice. Lo presi con due mani e gli soffiai sopra. Galaphis emise un gridolino ed esso iniziò ad ingrandirsi. Se prima era già grosso, ora era enorme. Lungo più di quattro spanne (più di 40cm insomma) e largo come il mio braccio.
Non so per quale motivo ma iniziai a segarlo utilizzando entrambe le mani.
Galaphis continuava ad emettere dei gridolini e a parlare "È bellissimo. Continua. Avanti. Fantastico".
Io ero come ipnotizzato. Avvicinai il volto a quella verga. Profumava e nonostante fosse duro come il marmo la pelle era ancora soffice. Non so precisamente perché lo feci ma iniziai a leccarlo.
Galaphis era in estasi e iniziò a palparsi tormentando i suoi capezzoli ormai gonfi.
"Così... avanti... più a fondo..."
Iniziai a prenderlo in bocca. Solo la cappella la occupava completamente.
"Si... più veloce... succhiarmelo... il mio gigantesco pene..."
Cercai di prenderne di più ma non ci riuscii. Era troppo grande ed era la mia prima volta in assoluto.
Alzai gli occhi verso quella sirena che mi aveva salvato. Intravidi i suoi occhi nascosti tra quelle montagne ormai in fiamme.
"Non fermarti... era bello ma se non vai a fondo non riuscirò mai a venire...".
Prese la mia testa e con forza la premette contro il suo membro. Lo sentii avanzare penetrandomi la gola e arrivando a toccare la bocca del mio stomaco.
"Fantastico. È strettissimo! Mi stai distruggendo il pene".
Iniziò a muoversi cercando di sfondare i due sfinteri.
Io ormai stavo per soffocare ed gli occhi iniziarono a lacrimare. "Hai una faccia bellissima! Ti piace, vero? Vero? Lo hai sempre desiderato, non è così?"
Aumentò ancora la velocità. I miei sfinteri stavano per cedere. Sentii quell'enorme pene ingrandirsi ancora di più. Ero sicuro al cento per cento di morire.
"Sto per venire! Vengo! Vengo! Vengo! Bevila tutta! Bevilaaaah!"
Sentii il suo pene vibrare mentre un fiume di sperma distrusse le ultime resistenze inondando il mio stomaco.
Rimase così per qualche secondo, il suo corpo ancora pervaso dall'orgasmo. Infine liberò la mia gola.
"È stato incredibile..."
Cominciai a tossire, mi inginocchiai sul pavimento, i miei polmoni che bruciavano per l'improvviso contatto con l'aria.
"Oh pescecane! Scusami Leo! Tutto bene?"
Continuai a tossire mentre Galaphis si chinò su di me appoggiandomi una mano sulla schiena.
"Scusa, scusa, scusa. Non volevo. Non so cosa mi è preso..."
Finalmente ripresi fiato. "Ma come ti è saltato in mente, eh? Potevo morire! Fortuna che sono abituato a stare sott'acqua per molto tempo!"
"Scusa, scusa, scusa. Non volevo..."
Mi alzai in piedi ancora scosso. L'esofago in fiamme e lo stomaco pieno all'inverosimile. Stava piangendo, il suo bel viso rigato dalle lacrime. Non seppi resistere. L'abbracciai.
"Non è colpa tua". Ogni parola che pronunciavo era un ago ficcato nella mia gola. Mi costrinsi a continuare.
"Ho iniziato io... e tu giustamente volevi venire. Non sono arrabbiato. Scusami per prima."
"Perché ti scusi? È colpa mia..."
"No, non lo è, sciocca" la strinsi ancora più forte. "È stato bellissimo. Tu sei bellissima"
Mi scostai per guardarla negli occhi.
"Smettila di piangere. É stato bellissimo. Sai... voi sirene non siete le sole leggende che spopolano fra gli umani. Ve n'è una che mi ha sempre affascinato... Ragazze che oltre alla vagina hanno anche un pene. In giapponese le chiamano futanari. Ho sempre desiderato incontrarne una. Ed eccoti qui... Galaphis... sei tutto quello che desidero!"
Stavolta fu lei ad abbracciarmi e finii nuovamente tra i suoi seni.
"Sei fantastico Leo... Non avrei mai pensato di piacere ad un umano. Laggiù sono brutta e il mio pene è piccolo. Ma quassù... qui sono desiderata. Leo... Io ti amo!"
Alzai gli occhi verso il suo volto sorridente. Lacrime di gioia le solcavano le guance.
"Senti Galaphis... tu... insomma... vorresti essere la mia ragazza?"
I suoi occhi brillarono. "Si! Si! Si!"
Iniziò a baciarmi. Stavolta non andò in fondo. Fu un bacio dolce e delicato.
Riaprì la doccia e si ritrasformò in conchiglia.
"Leo! Leo! Sei ancora sotto la doccia? Smettila di segarti e vieni fuori! Il pranzo è pronto!"
"Non mi stavo segando!"
"Certo, certo. Come no. Dai muoviti".
Mi sciacquai il volto ed uscii dalla doccia.
"Eccomi, arrivo!".
Iniziai a correre con la collana che scintillava emettendo raggi azzurri e rosa.
Questa doccia non la dimenticherò tanto facilmente.
Amo la mia vita!
E amo una sirena!
Mi correggo.
Sono fidanzato con una sirena!

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