Posso chiamarti ora?

Scritto da , il 2017-04-28, genere etero

E ti immagino lo sai..che dal terrazzo guardi il mare.
Pensami. Pensami un minuto, un secondo, un momento, un attimo. Non lasciare che passi un solo giorno senza rivolgermi un pensiero, uno, solo, fugace. Regalami un istante della tua intensa giornata, mi basta una piccola frazione di tempo, del tuo tempo. Fallo ti prego. Fermati, abbassa gli occhi, pensami. Io sono ferma a te, non mi muovo, non mi sono mai mossa. Se guardi indietro puoi vedermi. Sono qui ad aspettare, aspetto il tuo niente che preferisco al meglio di chiunque altro. Conosco una sola strada, una sola direzione. Riemergo dall'abisso in cui mi trovo solo per rincorrerti senza mai afferrarti. Aprile..cazzo..aprile! Stamattina mentre truccavo il mio viso pulito allo specchio mi sono guardata negli occhi e ti ho visto. Mentre il rimmel definiva le mie ciglia lunghe, ho sentito il tuo fiato sul collo. Ho sentito le tue mani addosso. Succede sempre, lo sai? E lo sai perchè? Perchè questa mente malata ricorda ogni fottuto particolare e rimanda agli occhi immagini vive! La tua casa, il tuo bagno, tu, io, aprile. Voglio ricordarlo. Voglio parlarti di quei giorni. Se non fossi così impegnato nella tua cucina, con i tuoi piatti elaborati, ti chiamerei. Ti farei ascoltare la mia voce calda rotta dall'eccitazione e parlerei, parlerei. Scenderei nei dettagli ansimando ad ogni descrizione oscena, sarei volgare e sboccata come piace a me. Ancora sboccata, ancora volgare, ancora una volta. Mi siederei a terra, nuda e con le cosce aperte, come ogni volta che mi sono masturbata al telefono con te, come ogni volta che la mia carne bollente ha trovato sollievo sulle mattonelle fredde. Voglio parlarti di questo, voglio parlare con te, ora, adesso. Posso chiamarti ora? Posso chiamarti lì? Posso invadere quel mondo? Voglio che tu mi metta in vivavoce. Voglio far rizzare il cazzo a te e a tutti quei poveri ragazzi che pendono dalle tue labbra. Fa che lascino i coltelli per una volta, fa che lascino le pentole, e tu..tu, togliti il grembiule. Voglio che tutti vedano il tuo membro rigonfio nelle mutande, voglio immaginarlo, grande e grosso com'è, spingere nei tuoi pantaloni neri da chef. Si chef, voglio che tutti sentano la mia eccitazione! Voglio che tutti godino delle mie depravazioni frutto della voglia animale che ho di lei.
Stamattina nel mio cesso l'ho pensata sa. Ho pensato a quella settimana di aprile, a quando la sua compagna era fuori città. Lei lavorava ancora con me ed ogni notte, ogni notte di quella settimana mi ha scopata. A casa sua, sul divano, nel suo letto, in piedi contro il muro, nella doccia, nel cesso. E' un bastardo lei. Ricordo ancora la sua voce.
"Vuoi scopare anche stasera?"
Il mio si moriva in gola mentre già l'avevo addosso, già l'avevo in bocca. Credo di non aver sentito mai un cazzo così dentro come quando ti cavalcavo sul divano. Le mie tette ti sbattevano in faccia mentre tu avidamente le succhiavi e le mordevi. Scendevo con decisione e lasciavo che affondassi dentro di me con prepotenza. Mi sentivo piena, aperta, ti infilavo la lingua in bocca e te la scopavo. Ancora adesso sai mi sputo addosso. Mi piace essere bagnata di saliva, vuoi sputarmi ancora in bocca? Voglio spalmarmela addosso, fra le cosce, voglio che la lecchi dai miei seni, voglio essere sporca, di saliva, di sperma. Dai rispondi cazzo. Risponda chef, che fine ha fatto? Voglio darle ancora del lei per ricordare quella maledetta distanza che ha sempre preteso a lavoro. Mi ha sempre eccitato sa, mi ha sempre fatta bagnare. Glielo avrei preso in bocca in qualsiasi angolo del ristorante, e con la voglia che ho, mi farei scopare ora, lì, davanti a tutti. Posso venire? Posso venire a succhiarle il cazzo e ad ingoiare il suo seme? Posso venire e dire a tutti i suoi ragazzi che lei mi fa impazzire tanto quanto fa impazzire loro? Una cosa ho pensato più di tutte sai. Il tuo cesso, lo specchio grande, il lavandino. Tu dietro di me, nudo, il respiro eccitato, le nostre facce riflesse. Il tuo corpo contro il mio, la tua mano sul collo. Mi hai penetrata da dietro quella notte, si..hai ficcato il tuo cazzo nella mia fica mentre guardavi la mia faccia allo specchio. Mi sono appoggiata al lavandino e mi sono leggermente abbassata in avanti per sentirti più dentro. Mi hai tirata su per i capelli perchè sei un bastardo. Lei è un fottutissimo bastardo, mi ha fatta alzare di scatto.
"Devi guardare nello specchio, devi guardare come scopiamo. Voglio guardare la tua faccia mentre godi."
Le tue mani ovunque, la mia pelle tra i tuoi denti, la tua faccia, la tua faccia allo specchio, i tuoi occhi accesi di desiderio. La luce rossa dei faretti, la mia lingua che cerca la tua, il tuo cazzo duro che mi scopa.
Con una mano mi stringevi la vita e con l'altra continuavi a torturare i miei capelli per ricordarmi che non dovevo distogliere lo sguardo da noi, dalle nostre facce stravolte dal piacere. Ad ogni colpo deciso sentivo sbattere il tuo bacino contro il mio culo e lo spingevo verso di te implorandomi di scoparmi ancora, di scoparmi forte. Ti ho morso le dita per liberarmi dalla tua mano sulla bocca, la tua mano che soffocava i miei gemiti, i miei sospiri intensi. Si..mi tappavi la bocca mentre entravi e uscivi dalla mia fica morbida e fradicia. E'a questo che ho pensato stamattina guardandomi negli occhi. Ti ho sentito dentro, ho sentito il calore del tuo corpo e ho sentito la tua voce.
"Guardami, guarda come ti scopo"
Mi hai sfondata quella notte, non che fosse la prima ma quella volta vale tutte le volte.
"Stai godendo troia?"
Ti avevo dentro, ti avevo addosso, ti avevo in testa. Sono venuta mentre ero stretta dalla tua forte presa. Mi son abbassata in avanti inarcando la schiena mentre per un secondo hai lasciato che mi contorcessi dal piacere. Abbiamo scopato ancora, ancora e poi ancora. Questo voglio raccontarti! Di questo voglio parlarti, ora ho detto! Fammi parlare, fammi godere, fammi venire..rispondi..rispondi a questo fottuto telefono, chef.

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