Tra dolore e desiderio - capitolo 5 (finale)

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tradimenti

Martina, con l'agilità di un felino, si lanciò in un balzo deciso, atterrando a cavalcioni sul grembo di Luca. Il contatto fu immediato, un'esplosione di calore e desiderio. Luca non perse tempo; con un gesto rapido, quasi brutale nella sua urgenza, le sfilò la maglietta gettandola via. I suoi occhi furono subito catturati dalle grandi e opulente tette di lei, che sembravano ancora più imponenti e seducenti abbinate a quel fisico snello, ma tonico e atletico, frutto di ore in palestra. Martina, inebriata dal momento, strusciava il suo giovane sesso, già bagnato di desiderio, contro il ventre sodo di lui. Nel frattempo, una mano accarezzava i suoi lunghi capelli, un gesto di intimità e possesso in quel vortice di lussuria.

L'attenzione si spostò. Giulia, dopo aver assaporato ogni goccia di Andrea, si alzò in piedi. La sua figura era nuda, statuaria, una dea dell'Olimpo in carne e ossa, bellissima e con gli occhi annebbiati dall'ebbrezza del piacere appena provato. Con movenze da pantera, si diresse verso Martina e Luca. Si chinò verso Martina e le sussurrò qualcosa all'orecchio, un messaggio intimo e conciso. Poi, con una delicatezza quasi sorprendente per la situazione, la spostò prendendo il suo posto. Senza esitazione, gli infilò un profilattico, un gesto pratico che non scalfì minimamente l'erotismo del momento. Le sue parole, esplicite e cariche di un invito senza riserve, svelavano la "troia" in lei, invitandolo a penetrarla con una sfacciataggine che infiammava.

Luca, pur travolto dalla passione, cercò l'approvazione silenziosa della fidanzata. Ricevuto un cenno da Martina, un assenso senza bisogno di parole, non si fece pregare oltre. Sollevandola per i fianchi con forza e decisione, la "impala" sul suo membro turgido, il "bestione", che si faceva spazio con prepotenza nella sua intimità bagnatissima e accogliente. La posizione in cui si trovarono, una penetrazione frontale in piedi, offriva ad Andrea e Martina una vista privilegiata, uno spettacolo che infiammava i sensi: quel sedere tondo, sodo, ipnotico, che saliva e scendeva a un ritmo cadenzato e incalzante. Giulia, dominante, cavalcava Luca, comandando i giochi, dettando il ritmo e l'intensità delle spinte. I loro ansimi si fondevano in un unisono di piacere che squarciava l'aria.

Martina, un mix di sorpresa ed eccitazione, osservava la scena: il suo uomo in preda alla passione con un'altra donna. Senza quasi rendersene conto, la sua mano si protese, allungandosi verso il cazzo enorme di Andrea, suo padre. Ancora grondante degli umori di Giulia, lei lo afferrò con vigore e iniziò una masturbazione lenta ma determinata. Andrea, per contro, rispose all'istante: le sue dita iniziarono a tormentare i capezzoli turgidi di lei, stringendo quelle meravigliose bocce gonfie, provocandole piacevoli sussulti. Poi scese, seguendo la sinuosa linea del suo corpo longilineo, soffermandosi con particolare attenzione sull'ombelico, un punto debole che conosceva bene. Martina perse il contatto con la realtà; ogni ombra di freno inibitore venne spazzata via. Per lanciare un messaggio inequivocabile, allargò le cosce, esponendo il suo giovane sesso lucido, caldo, grondante di umori e odorante di sesso. Suo papà Andrea giocherellò prima attorno alla sua fighetta, ancora priva di peli, poi, con un colpo deciso di due dita lunghe ma di una certa dimensione, penetrò in lei. L'eccitazione fu tale da farle roteare gli occhi all'indietro; il cuore le mancò un battito. Si ritrovò immersa in una sessione di preliminari incredibilmente calda, anzi bollente, con l'uomo che aveva sempre amato e ammirato, ma che aveva sempre considerato irraggiungibile.

Mentre le loro mani lavoravano in un ritmo sempre più serrato, esplorando l'intimità del piacere reciproco, Martina ruppe il denso silenzio carico di gemiti soffocati. La sua voce, pacata e sorprendentemente ferma, contrastava con il respiro affannoso. «Papà, ti devo dire una cosa… Sapevo già di te e Giulia… io e Luca, vi spiavamo. Le telecamere della casa sono tante e ovunque, lo sai bene», rivelò, senza traccia di rabbia, giudizio o indignazione. Era una semplice constatazione di un fatto, accettato.

Andrea, il cui volto era teso in un'espressione di intensa lussuria e concentrazione, sembrò reagire a quella confessione in modo inatteso. Invece di fermarsi o mostrare imbarazzo, l'intensità del suo ditalino aumentò, quasi a voler soffocare la verità sotto un'ondata di piacere. I suoi occhi, lucidi e fissi, la interrogavano. «Hai in mente di svelare questa cosa in casa? A tua madre?», le chiese con un tono rauco, a malapena un sussurro, mentre il suo pollice colpiva un punto sensibile, strappandole un gemito più acuto.

Martina si inarcò, cercando di riprendere fiato dopo l'ennesima, travolgente ondata di piacere che la scuoteva. Le parole uscirono a intermittenza, intervallate da gemiti sempre più intensi che le rendevano difficile articolare una frase completa. «...No, papi», riuscì finalmente a dire, spingendosi verso il tocco di Andrea, «non ho detto nulla, né a mamma né a Marco… Non ho intenzione di farlo perché…». Si fermò, deglutendo. L'aria vibrava tra loro, carica di segreti condivisi e di desiderio. «Perché tu e lei insieme siete, siete dynamite», completò, la voce ora un soffio, gli occhi socchiusi per la scarica di piacere che le attraversava il corpo. «E guardando voi... la passione che sprigionate… beh, io e Luca, non siamo rimasti certo a guardare, lo sai… Credo tu ci abbia sentiti prima», ammise con un sorriso malizioso e una malcelata soddisfazione. La loro complicità, in quel momento, aveva superato i confini della convenzione, cementandosi in un patto silente, un gioco segreto di sguardi rubati e piaceri scoperti. La casa, con le sue molte telecamere, era diventata il loro involontario teatro di trasgressione.

Martina si spostò dalla sua posizione e si inginocchiò al bordo del letto, di fronte al membro di Andrea che non accennava a placarsi. Lo prese tra i suoi seni, gonfi e lucidi di sudore. Lo strinse con forza, intensificando e serrando il ritmo. Andrea era consapevole dell'errore, ma aveva ormai perso ogni controllo, ammaliato dalla donna che gli stava davanti. Stringendo il lenzuolo con tanta forza da rischiare di strapparlo e con il corpo in preda a una tensione estrema, emise un urlo potente che sovrastò i rumori della stanza. L'eco destò Giulia e Luca, che si voltarono, assistendo alla scena: Andrea eiaculò abbondantemente, spruzzando fiotti caldi di sperma sul viso estasiato e sul petto di Martina, che con gli occhietti maliziosi e la bocca dischiusa lo attendeva. Con un guizzo furbo della lingua, lei provò a raccogliere quanto più possibile di quel prezioso liquido.

Dall'altro lato del letto, a pochi centimetri di distanza, la situazione non era affatto meno elettrizzante. Il corpo di Giulia era una scultura vivente, una pantera snella e potente di 170 centimetri. Ogni muscolo era definito con una grazia incredibile, rendendola scattante come un'atleta ma al tempo stesso elegantissima e indiscutibilmente femminile. I suoi numerosi tatuaggi, opere d'arte che coprivano ampie porzioni di pelle, non facevano che esaltare la sinuosità perfetta di quel fisico da dea. La lunga chioma corvina le incorniciava un viso dai lineamenti affilati, dominato da un paio di occhi color smeraldo che avevano il potere di far capitolare chiunque incrociasse il loro sguardo.

Andrea e Martina, seduti poco distanti, si godevano ogni istante di quello spettacolo con un'eccitazione palpabile. La testimonianza più evidente dell'effetto dirompente della scena era il sesso di Andrea, che tornava ad ergersi con veemenza. Perpendicolare al suo bacino, pulsante di vita e turgido come il marmo, era un'affermazione inequivocabile della sua prontezza per un nuovo e imminente round di piacere.

Giulia, con un movimento fluido e consapevole, si sfilò dal membro di Luca. Non era una ritirata, ma un calcolato riposizionamento strategico per massimizzare il piacere che stava per ricevere ancora. Assomigliava a una leonessa che si prepara all'attacco finale sulla sua preda, un'immagine maestosa e di una bellezza selvaggia. Si accucciò sul letto, un trono improvvisato per la sua nudità, le spalle appena abbassate in segno di attesa, la schiena inarcata con una curva perfetta. Il suo punto forte, il sedere, rotondo, sodo e disegnato come da un artista, era esposto ora in tutto il suo splendore invitante, come un bersaglio perfetto.

Luca le si posizionò dietro con una naturalezza predatoria, in piedi, torreggiando su di lei con i suoi 185 centimetri di altezza. Il suo cazzo, ancora perfettamente rigido e pulsante, conservava quella leggera ma significativa curva verso l'alto. Lo appoggiò con una pressione sapiente alla fighetta di Giulia e poi, senza esitazione, entrò in lei con un colpo deciso e profondo, che le fece sobbalzare il bacino. Afferrandola saldamente per i fianchi, per ancorarla a sé e gestire il movimento, iniziò una penetrazione intensa, scandita da un ritmo cadenzato, che presto si trasformò in una sinfonia di gemiti. O, per essere più precisi, di veri e propri urli di piacere puro che erompevano dalle labbra di lei, testimoniando la sua estrema e visibile bagnatezza.

In un momento di intensa connessione fisica, tra un affondo e l'altro, Luca sentì l'impellente bisogno di confessarle il suo desiderio a lungo represso. «Ti ho sempre osservata e desiderata, Giulia», ansimò con la voce spezzata dall'eccitazione e dallo sforzo, il suo fiato caldo sulla nuca di lei. «Impossibile non farlo. Hai un corpo semplicemente perfetto, e tutti in palestra lo fanno, ti assicuro. Dai ragazzini che si allenano per la prima volta agli anziani che vengono solo per la cyclette». Fece una breve pausa, il respiro irregolare, prima di continuare: «Il fatto che tu sia la fidanzata del fratello della mia ragazza, be', quello mi ha sempre bloccato. Non ho mai osato andare oltre un semplice saluto educato». Poi, con un affondo particolarmente intenso, aggiunse con enfasi: «Essere dentro di te, in questo momento, è un sogno che finalmente si avvera».

All'udire di quelle parole cariche di desiderio e ammirazione, un brivido scosse Giulia. I suoi muscoli vaginali si contrassero con una forza rinnovata, una presa stretta e voluttuosa, come se volessero inghiottire e sentire ancora più in profondità le dimensioni generose del membro di lui. In risposta a quella stretta inebriante e a quella tacita richiesta di ancora più piacere, Luca non esitò. Aumentò immediatamente il ritmo, trasformando la cadenza misurata in una serie di spinte veloci e potenti, spingendoli entrambi verso un culmine imminente e inevitabile.

Alzò lo sguardo, un'ombra di sorpresa e desiderio che le attraversava gli occhi. Davanti a lei, nella luce soffusa che filtrava dalla finestra, si stagliava la scena che da giorni le turbinava nella mente. Vide il suo uomo, Andrea, una figura imponente ma ora completamente sottomessa e concentrata, col viso affondato tra le cosce tornite e perfette di sua figlia, Martina. Non era un semplice bacio, né una carezza; la stava sbranando, con un'avidità quasi famelica, un'adorazione viscerale che le faceva tremare la schiena, assaporando ogni goccia della sua essenza più intima.

Martina era in piedi, una dea bronzea, appoggiata con il sedere sodo e alto allo specchio freddo che rifletteva la sua immagine di piacere. Le sue gambe, lunghe leve muscolose ma incredibilmente longilinee e affusolate, erano il risultato di anni di rigorosa disciplina nell'atletica leggera, un corpo scolpito che ora vibrava di un'energia completamente diversa. Le ginocchia di Andrea erano piantate a terra, in una posa di quasi in adorazione devota. Leccava, succhiava, spingeva la lingua con perizia e passione nella sua "porta del paradiso", un vortice di sensazioni che stava portando Martina oltre ogni limite conosciuto.

Martina godeva estasiata, un gemito strozzato che si trasformava in un urlo liberatorio e primordiale. Con le mani afferrava, stringeva i capelli folti di Andrea, tenendo la testa di suo padre con una forza che mescolava il desiderio al possesso. Spingeva il bacino in avanti, contro il viso di lui, cercando un contatto sempre più profondo, sempre più intenso. Il piacere si accumulava, un'onda inarrestabile che la stava sommergendo. Raggiunse l'apice con spasmi potenti e prolungati che le facevano tremare ogni muscolo, attraversata da una scarica elettrica, un fulmine di puro piacere che la inondava dalla testa ai piedi.

Con un grido strozzato, riversò il suo nettare, il succo della sua estasi, in bocca a lui, che non rallentò, inghiottendo ogni goccia con un'espressione di gratitudine e bramosia, come se non ne avesse mai abbastanza. La spinta la svuotò, la lasciò in uno stato di beata inerzia. Le gambe le cedettero dolcemente e si lasciò scivolare a terra, appoggiando la schiena allo specchio, il respiro ancora affannoso, il cuore che batteva all'impazzata. Non era finita, però. Con gli occhi socchiusi e un sorriso di appagata stanchezza, si godette lo spettacolo che si preparava ad iniziare, quello degli altri, pronta a essere spettatrice e poi, forse, di nuovo protagonista.


Tra un gemito strozzato e la ritmica, poderosa spinta di Luca, Giulia trovò un attimo di respiro per confessare con voce ansimante: «In palestra, ho sempre l'aria super concentrata, lo so. Parlo poco, ma non mi sfugge nulla, credimi. E ti confesso, è successo più di una volta che mi sono bagnata solamente al pensiero di te, o di te e del tuo gruppetto di amici mentre vi allenate. Mi piace fantasticare e spingermi oltre i limiti, immaginare situazioni... La tua ragazza, Martina, lo sa, non ti preoccupare, ci confidiamo spesso su queste cose».

Luca, totalmente galvanizzato da questa inaspettata e bollente rivelazione, sentì un'ondata di adrenalina e desiderio. Aumentò la cadenza delle sue spinte, rendendole più profonde e veloci, come se volesse possedere ogni centimetro del piacere che lei provava. Con una mano, era saldamente aggrappato ai fianchi scolpiti e tonici di lei, usandoli come leve per i suoi assalti. L'altra mano, invece, scese audacemente tra le loro intimità, trovando subito la fessura umida e calda di Giulia. Le sue dita iniziarono un gioco sapiente e sensuale sul clitoride turgido e sensibile, mentre lui continuava a stantuffare dentro di lei con una forza primordiale.

Il piacere per Giulia si fece così intenso da toglierle il fiato. I suoi occhi roteavano all'indietro, persi in un'estasi che le annebbiava la vista, mentre un sospiro profondo le squarciava il petto.

Luca, con un sorriso sornione e il respiro affannoso, si chinò verso il suo orecchio e le sussurrò, le parole rovinate dall'eccitazione: «Se solo avessi saputo che eri così selvaggia, così porca, ti avrei... e molto probabilmente ti avremmo... fatto la festa molto tempo fa».

La sua risposta fu devastante, un vero e proprio colpo di grazia che fece tremare le fondamenta del loro incontro. Giulia lo guardò con uno sguardo acceso e complice. «Beh, siete sempre in tempo, no? Con il permesso di Martina, ovviamente, sia chiaro. E non fare il finto tonto, il mio numero ce l'hai già».

Mentre il piacere la stava divorando, Giulia lo avvisò, con la voce rotta da un gemito che si trasformò in un rantolo, che stava per raggiungere il culmine, il suo "Nirvana". Sentendo l'urgenza, Luca decise di prendere il controllo totale. Le bloccò saldamente i fianchi muscolosi con entrambe le mani, immobilizzandola per l'assalto finale. Le assestò una serie di colpi secchi, decisi e brutali, spingendo con una forza tale, con l'intento di colpire ogni fibra del suo essere.

Questa inondazione di piacere la fece ruggire, un suono gutturale e liberatorio che si unì ai ringhi feroci e animaleschi di Luca, creando una sinfonia quasi ultraterrena, un coro primitivo di puro godimento.

Infine, il culmine arrivò, potente e travolgente, all'unisono. Luca si svuotò copiosamente, inondando il palloncino di lattice dentro di lei, un getto caldo e denso che lo prosciugò. Contemporaneamente, Giulia esplose in un orgasmo violento e a cascata, schizzando come una fontana impazzita, il suo corpo scosso da spasmi che la lasciarono tremante e appagata sotto di lui.

Luca si accasciò sul letto esausto ed estremamente soddisfatto. Lei gli sfilò il preservativo facendo attenzione a non perderne il contenuto. Poi, con un balzo, si posizionò di fronte a Martina e se lo svuotò in bocca. Guardò Martina e cominciò a baciarla intensamente, condividendo il prezioso frutto del suo fidanzato, toccandosi e dandosi piacere a vicenda.

Andrea, che aveva osservato la scena con un'eccitazione crescente che gli tendeva i muscoli e il respiro, non resistette oltre. Si avvicinò alle due donne e, con un ruggito sommesso di lussuria, posizionò la sua virilità, ormai imponente e pulsante, proprio tra le loro teste chinate. Le due amiche compresero immediatamente l'invito, un comando muto e irrinunciabile. Senza bisogno di ulteriori sollecitazioni, si dedicarono a lui con un fervore e una competenza che lo fecero sentire non solo desiderato, ma l'indiscusso imperatore di quel momento. Le loro bocche, calde e abili, lavoravano il suo membro con un ritmo e una pressione perfetti, alternando succhiate profonde a delicati sfregamenti.

Lui rispose stringendo con una delle sue possenti mani il membro alla base, esaltandone ancora di più la turgidità e la sicurezza, quasi a voler mostrare la sua superiorità e il suo pieno controllo. Alternò la punta tra le loro bocche vogliose e inumidite, ormai grondanti di una miscela lubrificante di saliva e il seme di Luca. Poi, con un tono basso e rauco, invitò entrambe le loro teste a percorrere tutta la lunghezza della sua virilità, in un sensuale balletto di immenso piacere. Ringhiava e incitava le due amiche, i suoi occhi erano fissi su di loro, godendosi ogni loro minima espressione di sforzo e voluttà. L'aria si fece più densa, carica di feromoni e desiderio primordiale.

«Ci siamo, il momento è arrivato», pensò Andrea, sentendo l'insopprimibile onda di orgasmo montare in lui. Le due donne si prepararono, i loro sguardi lucidi di attesa, le fauci spalancate e pronte ad accogliere l'esplosione che sentivano vicina. Andrea, in un ultimo ruggito liberatorio che gli squarciò la gola, esplose in un piacere così travolgente e potente da riversare il suo abbondante seme, riuscendo a riempire completamente entrambe le bocche. Le due amiche, deglutirono una parte del prezioso carico, prima di scambiarsi un ultimo, intenso bacio appassionale, suggellando il momento.

Andrea, osservò la scena dal letto, con un'espressione di totale abbandono. Un sorriso di soddisfazione sincera e felicità per la riuscita di quel momento di condivisione e piacere assoluto si disegnò sul suo volto stanco. L'aria nella stanza si fece quieta, carica solo dell'eco del piacere appena concluso e della consapevolezza di aver vissuto qualcosa di eccezionale.

Era giunto il momento di darsi una mossa e rimettere in sesto la casa, prima che Maria e Marco rientrassero. Con questo pensiero fisso, Andrea, una volta ripresosi dal pomeriggio e dopo una doccia ristoratrice, prese in mano la situazione con l'autorità del capofamiglia. Il primo passo fu contattare, in via eccezionale, la donna delle pulizie. La stanza era un vero campo di battaglia: i loro "giochi" avevano lasciato un segno evidente e andava tutto sistemato nel minor tempo possibile. Il costo per l'intervento straordinario e richiesto con urgenza? Doppio, ovviamente, ma necessario.

Mentre l'organizzazione logistica procedeva, anche gli altri si dedicavano a rinfrescarsi e prepararsi per la serata. Una volta che tutti furono pronti e le stanze iniziavano a riacquistare un aspetto presentabile grazie all'intervento esterno, il gruppo si radunò nel cuore pulsante della casa: la cucina.

Andrea, il padrone di casa e, non meno importante, lo chef designato per l'occasione, si trasformò in un maestro di cucina. Aveva in serbo una lezione speciale, un momento di convivialità e apprendimento culinario: la preparazione delle piadine fatte in casa. Con il suo carisma, riuscì a coinvolgere tutti, trasformando la preparazione in un'attività divertente e collaborativa.

La cucina si riempì di farina, risate e quell'odore inconfondibile di impasto fresco. Per rendere l'atmosfera ancora più piacevole, Andrea aveva stappato una bottiglia di bollicine pregiate, versando un calice per ognuno. Le note rilassanti e sofisticate del jazz in sottofondo completavano il quadro, creando una sinergia perfetta tra cibo, musica e compagnia. Non era solo la preparazione di un pasto, ma un rituale di condivisione che cementava il loro legame dopo gli eccessi del pomeriggio, un modo elegante e tranquillo per proseguire la serata insieme, tra chiacchiere leggere e l'attesa del gusto semplice ma appagante della piadina appena cotta.

Scoccarono le 19:00 e Maria, la moglie di Andrea, e suo figlio Marco vennero accolti con entusiasmo da tutti. Nonostante il velo di normalità, gli sguardi intensi che Andrea e Giulia si lanciavano, carichi di intesa e malizia, trasmettevano sesso puro a chiunque avesse voluto o potuto notarli. Insomma, una famiglia "quasi" perfetta, con segreti inconfessabili e un legame appena cementato dal desiderio.
scritto il
2025-12-08
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