Quando troverò un titolo lo posto....
di
Master Mind
genere
incesti
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Gli occhi sono socchiusi, seduto nel letto, il lenzuolo copre a malapena il mio sesso che giace morbidamente sulla coscia sinistra riposando dopo una notte di battaglia.
La luce fioca del mattino che filtra dalle finestre illumina il tuo corpo, la tua schiena nuda su cui capeggia quel tatuaggio di cui vai tanto fiera e che rappresenta Nimue, la Dama del Lago, una scelta bizzarra per segnare la propria pelle per sempre.
Il tuo busto si muove leggero, al ritmo del tuo stesso respiro e il lenzuolo copre a malapena i tuoi fianchi lasciando intravedere la curva morbida del tuo glutei, i capelli neri come la notte adagiati sul cuscino, una cascata di riccioli che scende fino alla schiena.
Dormi beata riprendendo le forze e le energie profuse durante questa guerra appena combattuta che non ha avuto né vinti e né vincitori.
Penso. Con gli occhi ripercorro la notte appena trascorsa, a quando abbiamo scientemente deciso di traversare il nostro personale e ipotetico Rubicone, entrambi sapevamo che non saremmo potuti tornare indietro, entrambi non volevano tornare indietro.
La mente riporta le immagini di ciò che abbiamo appena vissuto e il corpo risponde presente come un fido soldato, pronto ad una nuova battaglia. Sulla pelle sento ancora il tuo profumo, le dita hanno ancora il tuo sapore e il mio corpo, come il tuo, porta ancora le tracce della nostra battaglia, come ferite che non vogliamo rimarginare.
È stato un attimo. Un istante in cui tutto si è fermato, un secondo in cui i nostri occhi hanno narrato, l’un l’altra, ciò che non eravamo capaci di manifestare col verbo e da quel momento nulla ha avuto più un senso, è come se il mondo intero si fosse fermato per darci modo di bruciare assieme di quella improvvisa e nascente passione.
La tua bocca bramosa ha perlustrato ogni angolo della mia pelle, sfiorando con estenuante lentezza il mio corpo mentre sorridevi avvertendo la mia voglia di te crescere, diventare imponente, impetuosa nella sua vigoria.
Hai sorriso. I tuoi occhi erano pieni di quella luce che ti distingue fin quando eri bambina, quello sguardo carico di meraviglia, come se ogni cosa che avessi di fronte fosse una novità mai vista prima, qualche cosa da scoprire, da capire, da vivere fino in fondo e così è stato anche questa notte.
Voluttuosa come mai mi sarei atteso hai lambito il mio scettro, la tua lingua ha disegnato ipotetiche figure geometriche sull’asta che vibrava ad ogni tuo tocco, le tue dita sottili sfioravano la mia carne provocandomi spasmi di piacere, l’attesa di quel momento stava divenendo estenuante ma non era tua intenzione giocare, volevi tutto e lo hai preso con dolce passione.
Le mie dita si sono ancorate alla tua nuca, insinuandosi nei tuoi ricci mentre accompagnavo il tuo incedere, sentendo il calore della tua bocca avvolgere il mio membro, danzando su di esso mi procuravi brividi di intenso piacere fino a quando, sazia, hai lasciato la presa guardando quell’obelisco di carne e sangue pulsare davanti ai tuoi occhi.
Ti sei sollevata fermandoti davanti a me per farti ammirare in tutta la tua giovane bellezza, i tuoi seni alti danzavano al ritmo del tuo respiro, sormontati da quei due piccoli chiodi di carne irti per il tuo desiderio.
Non abbiamo avuto bisogno di proferire parola, come in un copione perfetto di cui entrambi eravamo a conoscenza i nostri movimenti erano coordinati al secondo, le tue gambe si sono piegate attorno alle mie, il tuo busto si è teso nello stesso momento in cui azzeravi lo spazio tra i nostri corpi, mi hai fissato negli occhi posando le mani sulle mie spalle e le tue labbra hanno trovato le mie nello stesso istante in cui il tuo fiore caldo e bagnato si è poggiato sulla sommità del mio desiderio.
Un attimo. Una frazione di secondo in cui ogni dubbio, ogni incertezza, ogni vago sentore di ciò che è giusto per una morale costruita ad arte da altri si è spento nello stesso istante in cui tu hai assecondato la forza di gravità lasciando che il tuo corpo tornasse verso la terra sormontando il mio hai emesso un lungo gemito che mi ha inebriato i sensi.
Ho ancora negli occhi l’espressione del tuo viso mentre sentivi il tuo sesso dilatarsi per fare spazio al mio, i tuoi occhi che raccontavano di un mondo fino ad oggi a me sconosciuto, il tuo morderti il labbro inferiore in quella mimica di puro piacere mentre hai avvertito il mio corpo invadere il tuo.
I tuoi sommessi gemiti mentre danzavi su di me si accompagnavano ai miei, le mie mani cingevano le tue terga aiutandoti in quella amazzonica cavalcata che ti ha portato a raggiungere le più alte somme del piacere, vinta hai appoggiato il capo sulla mia spalla sussurrandomi parole dolci all’orecchio ma ne io ne te eravamo ancora sazi l’uno dell’altra.
Sei scivolata sul letto assecondando le mie richieste, le tue gambe dischiuse pronte ad accogliermi ancora mentre il tuo respiro era irregolare, il tuo busto danzava raccontandomi del tuo cuore tumultuoso ed io, assetato di te, mi sono tuffato verso quella fonte di vita.
La mia bocca, come prima la tua, ha lambito la tua pelle provocandoti brividi di piacere che ti hanno scossa mentre risalivo verso la mia meta e trovata la fonte ho iniziato ad abbeverarmi come se fosse una necessità vitale.
La mia lingua ha danzato sul tuo corpo, saggiando il tuo sapore, insinuandosi nelle tue cavità, solcando e superando le tue rosee barriere fino a quando la tua schiena si è arcuata, le tue mani aggrappate alle lenzuola, il tuo respiro si è sciolto un istante prima che venissi inondato da quel piacere di cui mi sono dissetato.
In guerra non vi è tregua alcuna.
Entrambi lo sapevamo e lo sappiamo, senza darti respiro ne vie di fuga ho sormontato il tuo corpo trovando le tue labbra e ti ho fatto saggiare il tuo stesso sapore dalla mia bocca mentre il mio dardo infuocato ha trovato, nuovamente la via maestra.
Le dita intrecciate, occhi negli occhi a raccontarci di noi mentre i miei movimenti diventavano via via più decisi più diretti e forti come colpi di cannone sparati dalla sommità delle guglie nel tentativo di annientare l’invasore e tu mi hai raccontato con gemiti, urla, invocazioni la sequela di attimi in quella altalena emozionale che ti portava ad esplodere in quell’insieme di momenti in cui il corpo si tendeva e la testa si spegneva, una ripetizione che ti ha lasciata sconvolta nel cuore e nell’anima fino a quando io stesso ho raggiunto le vette più alte.
Il mio nettare caldo ha solcato il tuo ventre, raggiungendo i tuoi seni in un mare di denso piacere mentre annaspavo in cerca di respiro, arrivando a gocciare sulle tue cosce, esausta ti sei abbandonata avvertendo il mio piacere colare sulla tua pelle assieme al tuo mentre io crollavo al tuo fianco.
Stanchi, sudati, felici abbiamo guardato il nostro personalissimo campo di battaglia, stremati ci siamo accasciati per prendere sonno e riposare i nostri corpi e le nostre anime, in silenzio senza necessità di dire alcunché.
Le mie dita leggere sfiorano la tua nuda schiena, partono dal collo e disegnando la tua spina dorsale arrivano ai tuoi glutei, i tuoi occhi sono chiusi, il respiro regolare racconta di un sonno ancora ristoratore.
D’un tratto ti poni supina, le tue labbra si aprono in un leggero sorriso che illumina il tuo viso, le tue dita affusolate corrono lungo il mio fianco e si posano leggere sul mio membro che guizza per quel contatto.
I tuoi occhi sono ancora chiusi mentre odo la tua voce calda che riempie la stanza.
“buongiorno papà. Mamma a che ora atterra?”
Gli occhi sono socchiusi, seduto nel letto, il lenzuolo copre a malapena il mio sesso che giace morbidamente sulla coscia sinistra riposando dopo una notte di battaglia.
La luce fioca del mattino che filtra dalle finestre illumina il tuo corpo, la tua schiena nuda su cui capeggia quel tatuaggio di cui vai tanto fiera e che rappresenta Nimue, la Dama del Lago, una scelta bizzarra per segnare la propria pelle per sempre.
Il tuo busto si muove leggero, al ritmo del tuo stesso respiro e il lenzuolo copre a malapena i tuoi fianchi lasciando intravedere la curva morbida del tuo glutei, i capelli neri come la notte adagiati sul cuscino, una cascata di riccioli che scende fino alla schiena.
Dormi beata riprendendo le forze e le energie profuse durante questa guerra appena combattuta che non ha avuto né vinti e né vincitori.
Penso. Con gli occhi ripercorro la notte appena trascorsa, a quando abbiamo scientemente deciso di traversare il nostro personale e ipotetico Rubicone, entrambi sapevamo che non saremmo potuti tornare indietro, entrambi non volevano tornare indietro.
La mente riporta le immagini di ciò che abbiamo appena vissuto e il corpo risponde presente come un fido soldato, pronto ad una nuova battaglia. Sulla pelle sento ancora il tuo profumo, le dita hanno ancora il tuo sapore e il mio corpo, come il tuo, porta ancora le tracce della nostra battaglia, come ferite che non vogliamo rimarginare.
È stato un attimo. Un istante in cui tutto si è fermato, un secondo in cui i nostri occhi hanno narrato, l’un l’altra, ciò che non eravamo capaci di manifestare col verbo e da quel momento nulla ha avuto più un senso, è come se il mondo intero si fosse fermato per darci modo di bruciare assieme di quella improvvisa e nascente passione.
La tua bocca bramosa ha perlustrato ogni angolo della mia pelle, sfiorando con estenuante lentezza il mio corpo mentre sorridevi avvertendo la mia voglia di te crescere, diventare imponente, impetuosa nella sua vigoria.
Hai sorriso. I tuoi occhi erano pieni di quella luce che ti distingue fin quando eri bambina, quello sguardo carico di meraviglia, come se ogni cosa che avessi di fronte fosse una novità mai vista prima, qualche cosa da scoprire, da capire, da vivere fino in fondo e così è stato anche questa notte.
Voluttuosa come mai mi sarei atteso hai lambito il mio scettro, la tua lingua ha disegnato ipotetiche figure geometriche sull’asta che vibrava ad ogni tuo tocco, le tue dita sottili sfioravano la mia carne provocandomi spasmi di piacere, l’attesa di quel momento stava divenendo estenuante ma non era tua intenzione giocare, volevi tutto e lo hai preso con dolce passione.
Le mie dita si sono ancorate alla tua nuca, insinuandosi nei tuoi ricci mentre accompagnavo il tuo incedere, sentendo il calore della tua bocca avvolgere il mio membro, danzando su di esso mi procuravi brividi di intenso piacere fino a quando, sazia, hai lasciato la presa guardando quell’obelisco di carne e sangue pulsare davanti ai tuoi occhi.
Ti sei sollevata fermandoti davanti a me per farti ammirare in tutta la tua giovane bellezza, i tuoi seni alti danzavano al ritmo del tuo respiro, sormontati da quei due piccoli chiodi di carne irti per il tuo desiderio.
Non abbiamo avuto bisogno di proferire parola, come in un copione perfetto di cui entrambi eravamo a conoscenza i nostri movimenti erano coordinati al secondo, le tue gambe si sono piegate attorno alle mie, il tuo busto si è teso nello stesso momento in cui azzeravi lo spazio tra i nostri corpi, mi hai fissato negli occhi posando le mani sulle mie spalle e le tue labbra hanno trovato le mie nello stesso istante in cui il tuo fiore caldo e bagnato si è poggiato sulla sommità del mio desiderio.
Un attimo. Una frazione di secondo in cui ogni dubbio, ogni incertezza, ogni vago sentore di ciò che è giusto per una morale costruita ad arte da altri si è spento nello stesso istante in cui tu hai assecondato la forza di gravità lasciando che il tuo corpo tornasse verso la terra sormontando il mio hai emesso un lungo gemito che mi ha inebriato i sensi.
Ho ancora negli occhi l’espressione del tuo viso mentre sentivi il tuo sesso dilatarsi per fare spazio al mio, i tuoi occhi che raccontavano di un mondo fino ad oggi a me sconosciuto, il tuo morderti il labbro inferiore in quella mimica di puro piacere mentre hai avvertito il mio corpo invadere il tuo.
I tuoi sommessi gemiti mentre danzavi su di me si accompagnavano ai miei, le mie mani cingevano le tue terga aiutandoti in quella amazzonica cavalcata che ti ha portato a raggiungere le più alte somme del piacere, vinta hai appoggiato il capo sulla mia spalla sussurrandomi parole dolci all’orecchio ma ne io ne te eravamo ancora sazi l’uno dell’altra.
Sei scivolata sul letto assecondando le mie richieste, le tue gambe dischiuse pronte ad accogliermi ancora mentre il tuo respiro era irregolare, il tuo busto danzava raccontandomi del tuo cuore tumultuoso ed io, assetato di te, mi sono tuffato verso quella fonte di vita.
La mia bocca, come prima la tua, ha lambito la tua pelle provocandoti brividi di piacere che ti hanno scossa mentre risalivo verso la mia meta e trovata la fonte ho iniziato ad abbeverarmi come se fosse una necessità vitale.
La mia lingua ha danzato sul tuo corpo, saggiando il tuo sapore, insinuandosi nelle tue cavità, solcando e superando le tue rosee barriere fino a quando la tua schiena si è arcuata, le tue mani aggrappate alle lenzuola, il tuo respiro si è sciolto un istante prima che venissi inondato da quel piacere di cui mi sono dissetato.
In guerra non vi è tregua alcuna.
Entrambi lo sapevamo e lo sappiamo, senza darti respiro ne vie di fuga ho sormontato il tuo corpo trovando le tue labbra e ti ho fatto saggiare il tuo stesso sapore dalla mia bocca mentre il mio dardo infuocato ha trovato, nuovamente la via maestra.
Le dita intrecciate, occhi negli occhi a raccontarci di noi mentre i miei movimenti diventavano via via più decisi più diretti e forti come colpi di cannone sparati dalla sommità delle guglie nel tentativo di annientare l’invasore e tu mi hai raccontato con gemiti, urla, invocazioni la sequela di attimi in quella altalena emozionale che ti portava ad esplodere in quell’insieme di momenti in cui il corpo si tendeva e la testa si spegneva, una ripetizione che ti ha lasciata sconvolta nel cuore e nell’anima fino a quando io stesso ho raggiunto le vette più alte.
Il mio nettare caldo ha solcato il tuo ventre, raggiungendo i tuoi seni in un mare di denso piacere mentre annaspavo in cerca di respiro, arrivando a gocciare sulle tue cosce, esausta ti sei abbandonata avvertendo il mio piacere colare sulla tua pelle assieme al tuo mentre io crollavo al tuo fianco.
Stanchi, sudati, felici abbiamo guardato il nostro personalissimo campo di battaglia, stremati ci siamo accasciati per prendere sonno e riposare i nostri corpi e le nostre anime, in silenzio senza necessità di dire alcunché.
Le mie dita leggere sfiorano la tua nuda schiena, partono dal collo e disegnando la tua spina dorsale arrivano ai tuoi glutei, i tuoi occhi sono chiusi, il respiro regolare racconta di un sonno ancora ristoratore.
D’un tratto ti poni supina, le tue labbra si aprono in un leggero sorriso che illumina il tuo viso, le tue dita affusolate corrono lungo il mio fianco e si posano leggere sul mio membro che guizza per quel contatto.
I tuoi occhi sono ancora chiusi mentre odo la tua voce calda che riempie la stanza.
“buongiorno papà. Mamma a che ora atterra?”
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