È successo di nuovo
di
Andrea Sinner
genere
tradimenti
È successo di nuovo
Premessa. questo racconto dovrebbe esser letto dopo i precedenti dal titolo “L’ho tradito” e “L’ha scoperto però” di cui costituisce il prosieguo. Anche questo descrive quanto realmente accaduto con qualche adattamento necessario a proteggere la privacy dei protagonisti.
Il mio responsabile mi ha proposto di seguire un workshop di livello internazionale organizzato presso la sede aziendale di Roma.
All’inizio avevo deciso di non andare, poi ne ho parlato Andrea, con mio marito, e lui mi ha convinta a non sprecare questa opportunità di crescita professionale.
Dopo quello che è successo qualche mese fa non ho più né sentito né visto Eddy. Ora le probabilità di incrociarlo negli uffici di Roma sono molto alte e io non so come potrei reagire. Il mio cervello mi dice di evitare ogni contatto con lui, dall’altro la mia fica sbrodola al solo ricordo delle sensazioni stupende che quell’uomo è riuscito a farmi provare. Mi rimbombano nella testa le parole di Andrea quando gli ho confessato di averlo tradito: “Se vuoi rivederlo fallo pure, per me va bene… ma devi dirmelo e raccontarmi tutto.”
Sul treno ero nervosa e indecisa ma anche… incredibilmente vogliosa.
Arrivata a Roma Termini ho addirittura pensato di prendere il primo treno disponibile e tornarmene a casa. Ho anche consultato il tabellone delle partenze ma poi mi sono diretta al posteggio dei taxi per arrivare in zona Rebibbia dove c’è la sede romana dell’azienda.
Ero in anticipo e prima di entrare mi sono concessa un caffè nel vicino bar. Ero alla cassa per pagare quando lui è entrato e i nostri sguardi si sono subito incrociati. Ho sentito una vampata di calore in tutto il corpo e credo di essere arrossita.
È venuto verso di me con un gran sorriso e mi ha detto la stessa frase che aveva pronunciato a casa mia prima che tutto cominciasse: “Quanto sei bella Cate?” Era vero e io ero consapevole di esserlo. Avevo indossato un tailleur scuro con gonna longuette con un discreto spacco e sotto avevo un top chiaro con le bretelline. Non avevo il reggiseno perché si sarebbe visto sotto il top e comunque non si sarebbero stati problemi perché difficilmente avrei tolto la giacca. Avevo delle bellissime scarpe con il tacco alto, faceva già abbastanza caldo e quindi non avevo messo le calze. Mi ero anche truccata con una certa cura e avevo un nuovo taglio di capelli che credo mi donasse particolarmente. Lo avevo fatto per presentarmi bene al workshop, non per far colpo su Eddy, o almeno così mi ero detta ma ora non ero più così sicura.
In risposta al complimento di Eddy dalla mia bocca era uscito solo uno sbiasciato: “Grazie. Tu come stai?” Non ho idea di cosa lui abbia detto dopo. Mi sembra mi abbia chiesto se fossi a Roma per il workshop, se potesse offrirmi qualcosa al bar ma io ho declinato dicendo che ero in ritardo e dovevo scappare. Ricordo solo un “OK, ti lascio andare. Ci vediamo dopo” che mi rincorre mentre esco dal locale quasi di corsa, trascinando il mio trolley.
L’argomento del workshop era interessante ma io facevo una fatica boia a concentrarmi; la mia attenzione era da tutt’altra parte. Era inutile girarci intorno e mentire a me stessa; volevo scopare con Eddy, volevo che il suo meraviglioso cazzo mi facesse godere come una cagna ancora una volta.
Mi aveva detto: “Ci vediamo dopo”. Sì ma dopo quando? Dove? Non vedevo l’ora di rivederlo, soprattutto la mia fica non vedeva l’ora. Mi sono sentita bagnare fra le cosce. Sono dovuta andare in bagno. Ho trovato le mutandine così fradice che ho dovuto togliermele. Mi sono infilata due dita nella figa ma non mi bastava. Ho preso il deodorante che avevo nella borsa e me lo sono ficcato tutto dentro, Solo dopo essermi masturbata in questo modo per alcuni minuti ho avuto un po’ di sollievo e son potuta tornare in aula.
Mi sono sentita una gran troia ma devo ammettere che era una sensazione piacevole. Sentivo i capezzoli duri che premevano sulla stoffa leggera del top. Anche il fatto di trovarmi senza biancheria intima in mezzo a questi sconosciuti provenienti da mezzo mondo mi faceva uno strano effetto.
Quando finalmente il primo giorno di lavoro è finito mi sono precipitata subito al piano dove ricordavo che Eddy avesse l’ufficio. Era ormai tardi e tutte le stanze erano vuote. Mi sono sentita persa; ho cercato il cellulare nella borsa, con il dubbio se fosse opportuno o meno chiamarlo, ma guardando il display mi sono accorta di avere una chiamata senza risposta (avevo tacitato la suoneria durante il workshop e mi ero dimenticata di riattivarla). Era di Eddy; aveva lasciato un messaggio in segreteria: “Quando hai finito ti aspetto nel bar dove ci siamo visti questa mattina”. Mi sono precipitata, avevo il cuore in gola. Sono entrata nel bar, non l’ho visto subito poi mi sono accorta di un braccio in fondo alla sala che si agitava. Era lui, seduto a un tavolino che cercava di attirare la mia attenzione. Mi sono diretta verso di lui, ho urtato con il mio trolley un signore anziano ma nemmeno mi sono scusata. Eddy si è alzato e quando gli sono arrivata di fronte l’ho abbracciato, l’ho baciato con la lingua in bocca e gli ho detto solo: “Andiamo”. L’ho preso per mano e l’ho trascinato fuori dal locale fino al vicino parcheggio dei taxi.
Avevo prenotato una stanza nel solito albergo del centro dove vado ogni volta che sono a Roma. L’ultima volta c’ero stata con Andrea e ora ci stavo per tornare con il mio amante.
In taxi abbiamo continuato a baciarci come due ragazzini. Gli ho messo la mano sulla patta, volevo sentire il suo cazzo. Gli ho sbottonato i pantaloni e gliel’ho cacciato fuori dai boxer. Eccolo il mio oggetto del desiderio, meraviglioso in tutto il suo vigore, eretto come un obelisco di carne. Avrei voluto saltarci subito sopra ma mi sono limitata a masturbarlo. Eddy aveva un’espressione eccitata ma sembrava anche spaventato. Mi ha fatto un cenno con la testa a indicare gli occhi del tassista riflessi nello specchietto. Era un omuncolo di mezza età dall’aspetto viscido che aveva subito buttato l’occhio allo spacco della mia gonna che, nell’entrare in auto, si era aperto mettendo in vista la coscia. Mi aveva dato fastidio e avevo ricambiato indicandogli l’indirizzo di destinazione con asprezza. Ora il porco era tutto concentrato sui nostri movimenti. Ho fatto a Eddy un cenno con le spalle come a dire di non preoccuparsi del tassista e ho continuato il mio lavoro di mano. Eddy ha capito il mio gesto e ha cominciato a palparmi prima una tetta (sembrava apprezzare particolarmente che non ci fosse il reggiseno) e poi ha messo la mano sulla mia coscia attraverso l’ampio spacco della gonna. Quando è arrivato alla fica mi ha guardata stupito, non so se per non aver trovato le mutandine o perché la micia era completamente fradicia. Fatto sta che ha affondato due dita nella fessura e ha cominciato a ricambiare ciò che io gli stavo facendo. Ho chiuso gli occhi e mi sono goduta la bellissima sensazione. Quando li ho riaperti mi sono trovata quelli sbarrati e vogliosi del tassista che dallo specchietto non si stava perdendo un solo istante delle nostre effusioni. La cosa non mi ha infastidito anzi, se possibile, mi ha eccitata ancora di più. Ho accelerato il movimento della mia mano sul cazzo di Eddy e lui ha fatto lo stresso con le dita nella mia vagina. Ho chiuso nuovamente gli occhi e ho cominciato a gemere, volevo che il maiale seduto alla guida mi sentisse, sentisse quanto ero troia.
A un certo punto Eddy ha tolto le dita da dentro di me, ha sospirato il mio nome e contemporaneamente ha cercato di fermare la mia mano, ma era troppo tardi. Ho avvertito un liquido caldo tra le dita; stava sborrando. Istintivamente mi sono lanciata con la testa sul suo cazzo e me lo sono ficcato in bocca, giusto in tempo per prendere in gola il secondo potente schizzo e subito dopo il terzo. Ho ingoiato tutto il nettare e da brava puttana ho raccolto anche un rivolo colato sul mento e che nella concitazione non ero riuscita a trattenere in bocca. Non potevamo mica sporcare il taxi di sborra!!! Ho dato un’ultima ciucciatina al pene di Eddy per pulirlo. Dalla borsa ho preso un fazzolettino di carta per togliermi un po' di sperma che mi aveva macchiato la gonna.
Attraverso lo specchietto guardavo con aria di sfida il tassista che ora si stava anche accarezzando il cazzo. Mi sono leccata platealmente le labbra e ho anche aperto la bocca per fargli capire che avevo ingoiato tutto. Mi sono sentita assoluta protagonista della scena e mi è piaciuto da impazzire.
Nel frattempo, siamo arrivati in albergo. Io mi sono diretta al desk per fare il check-in. Eddy è restato più indietro, in attesa; si vedeva che era in forte imbarazzo.
Mentre attendevo che il portiere concludesse le operazioni di registrazione ho pensato che era stata proprio un’ottima idea prenotare una matrimoniale uso singola. Poi, improvvisamente, mi è balenato alla mente che dovevo chiamare Andrea. Il nostro patto era chiaro: potevo fare quello che volevo con Eddy ma dovevo dirlo a mio marito. Ho subito preso il cellulare e gli ho mandato un whatsapp: “Tesoro, tutto bene. Sono in albergo con lui, sto per salire in camera per scopare, almeno credo. Scusami. Poi ti racconterò tutto. Ti amo.” Ho spento il telefono e ho subito realizzato: “Ma che cazzo di messaggio gli ho scritto? Vabbè, ormai l‘ho inviato.”
Ho preso la chiave che nel frattempo il portiere mi aveva porto e mi sono diretta verso l’ascensore, facendo segno a Eddy di seguimi.
“Signora...” era il portiere che mi stava chiamando. Mi sono bloccata, un brivido freddo mi ha percorso la schiena.
“Ora questo dirà qualcosa sul fatto che Eddy sta salendo in camera con me. Che figura di merda!!!”
“Signora il suo trolley”, che scema, avevo semplicemente dimenticato al desk la mia valigia.
L’ho ringraziato con un sorriso imbarazzato, lui ha ricambiato con un’espressione compiaciuta che a me è sembrata voler dire: “Puttana, lo so cosa vai a fare in camera con quest’uomo”.
“Chissenefrega di cosa pensa questo stronzo. Sì, è vero, sono una puttana e allora?”
In ascensore, mentre continuavamo a incrociare le nostre lingue e a toccarci dappertutto, ho chiesto a Eddy: “Ma non devi avvisare tua moglie che farai tardi stasera?” “Io e Rita ci siamo separati” è stata la sua risposta secca che, non so bene perché, un po’ mi ha turbata.
Siamo entrati in camera, io avevo sempre più voglia. Mi sono tolta la giacca del tailleur e mi sono sfilata il top da sopra la testa. Ho affondato la testa di Eddy tra le mie tette; lui ha cominciato a leccarmele e a ciucciarmi con violenza i capezzoli.
Ho sbottonato e fatto scivolare già la gonna, ho spinto Eddy sul letto e mi sono messa a cavalcioni sopra di lui. Ai piedi avevo ancora le scarpe con i tacchi ma avevo troppa fretta per toglierle. Sono scivolata sul letto con le ginocchia fino ad arrivare con la fica all’altezza della sua bocca. Ha cominciato a leccarla e a succhiarla, la sua lingua ravanava dentro di me. Provavo piacere ma anche un po’ di vergogna perché stavo letteralmente sbrodolando sulla sua faccia tutti i miei succhi. Ho fatto perno su un ginocchio e mi sono girata di 180° gradi. Ora il mio culo era rivolto verso la sua faccia, mi sono abbassata e ho cominciato a succhiargli il cazzo mentre lui continuava a leccarmi la figa e anche il buco del culo.
Abbiamo continuiamo così per un po’, fino a quando ho sentito il suo pene pulsare nella mia bocca. Non volevo che sborrasse subito. Ho rialzato il busto, sono scivolata di nuovo con le ginocchia verso i suoi piedi, sono arrivata all’altezza del suo membro, me lo sono messo dentro e ho cominciato a cavalcarlo, prima piano e poi con sempre più veemenza. Lui mi ha preso da dietro per i fianchi e ha provato a regolare i miei movimenti per non sborrare subito. Era veramente bravo, riusciva a dosare i movimenti per resistere il più a lungo possibile. Io mi sono goduta questo splendido cetriolo di carne che riempiva tutta la mia vagina e sbatteva contro l’utero. Eddy non disdegnava di infilarmi un dito o due nel culo che gli sobbalzava davanti. Io gemevo, urlavo, avevo perso del tutto il controllo di me stessa.
Anche pensandoci ora, a mente fredda, non riesco a capire come quest’uomo, che non amo e che nemmeno mi piace, possa avere questo effetto su di me. Sì, ha un gran bel cazzo, grosso e sempre duro anche dopo più orgasmi di seguito, è esperto e incredibilmente resistente, ma come fa a farmi perdere totalmente il controllo, come fa a far venir fuori la mia indole da troia fino a questo punto. In quei frangenti non esistevano più mio marito, i miei figli, nulla. Eppure io li amo immensamente, più di me stessa.
Abbiamo continuare a scopare per non so quanto tempo in tutti i modi e posizioni. Avrò avuto una dozzina di orgasmi potentissimi. Ho persino squirtato come una fontana, cosa che prima di Eddy non mi era mai capitata. Lui avrà sborrato in tutti i miei buchi e sul mio corpo almeno sei/sette volte. Nell’impeto siamo persino scivolati giù dal letto, io ho provato dolore ma abbiamo continuato a scopare cose se niente fosse.
Alla fine, esausti, ci siamo ritrovati abbracciati tra lenzuola completamente bagnate di sperma, liquido vaginale e sudore. Avevo la fica in fiamme, mi faceva male il culo, mi girava la testa. In effetti solo ora realizzavo che non avevo toccato cibo per tutta la giornata; in testa avevo avuto un solo pensiero: il fantastico cazzo di Eddy.
Finalmente mi sentivo sessualmente appagata. Cercavo di fare ordine nella mia mente e di annotare quello che era successo. Volevo rispettare quanto più possibile il patto con mio marito e riuscire a raccontargli tutto senza dimenticare nulla. Questa volta non mi sentivo in colpa con lui. In un certo senso avevo avuto il suo consenso a scopare con Eddy ed ero sicura che gli sarebbe piaciuto ascoltare cosa aveva combinato la sua mogliettina zoccola. Sono veramente fortunata ad avere un marito così, è un uomo fantastico e io lo amo da morire.
Premessa. questo racconto dovrebbe esser letto dopo i precedenti dal titolo “L’ho tradito” e “L’ha scoperto però” di cui costituisce il prosieguo. Anche questo descrive quanto realmente accaduto con qualche adattamento necessario a proteggere la privacy dei protagonisti.
Il mio responsabile mi ha proposto di seguire un workshop di livello internazionale organizzato presso la sede aziendale di Roma.
All’inizio avevo deciso di non andare, poi ne ho parlato Andrea, con mio marito, e lui mi ha convinta a non sprecare questa opportunità di crescita professionale.
Dopo quello che è successo qualche mese fa non ho più né sentito né visto Eddy. Ora le probabilità di incrociarlo negli uffici di Roma sono molto alte e io non so come potrei reagire. Il mio cervello mi dice di evitare ogni contatto con lui, dall’altro la mia fica sbrodola al solo ricordo delle sensazioni stupende che quell’uomo è riuscito a farmi provare. Mi rimbombano nella testa le parole di Andrea quando gli ho confessato di averlo tradito: “Se vuoi rivederlo fallo pure, per me va bene… ma devi dirmelo e raccontarmi tutto.”
Sul treno ero nervosa e indecisa ma anche… incredibilmente vogliosa.
Arrivata a Roma Termini ho addirittura pensato di prendere il primo treno disponibile e tornarmene a casa. Ho anche consultato il tabellone delle partenze ma poi mi sono diretta al posteggio dei taxi per arrivare in zona Rebibbia dove c’è la sede romana dell’azienda.
Ero in anticipo e prima di entrare mi sono concessa un caffè nel vicino bar. Ero alla cassa per pagare quando lui è entrato e i nostri sguardi si sono subito incrociati. Ho sentito una vampata di calore in tutto il corpo e credo di essere arrossita.
È venuto verso di me con un gran sorriso e mi ha detto la stessa frase che aveva pronunciato a casa mia prima che tutto cominciasse: “Quanto sei bella Cate?” Era vero e io ero consapevole di esserlo. Avevo indossato un tailleur scuro con gonna longuette con un discreto spacco e sotto avevo un top chiaro con le bretelline. Non avevo il reggiseno perché si sarebbe visto sotto il top e comunque non si sarebbero stati problemi perché difficilmente avrei tolto la giacca. Avevo delle bellissime scarpe con il tacco alto, faceva già abbastanza caldo e quindi non avevo messo le calze. Mi ero anche truccata con una certa cura e avevo un nuovo taglio di capelli che credo mi donasse particolarmente. Lo avevo fatto per presentarmi bene al workshop, non per far colpo su Eddy, o almeno così mi ero detta ma ora non ero più così sicura.
In risposta al complimento di Eddy dalla mia bocca era uscito solo uno sbiasciato: “Grazie. Tu come stai?” Non ho idea di cosa lui abbia detto dopo. Mi sembra mi abbia chiesto se fossi a Roma per il workshop, se potesse offrirmi qualcosa al bar ma io ho declinato dicendo che ero in ritardo e dovevo scappare. Ricordo solo un “OK, ti lascio andare. Ci vediamo dopo” che mi rincorre mentre esco dal locale quasi di corsa, trascinando il mio trolley.
L’argomento del workshop era interessante ma io facevo una fatica boia a concentrarmi; la mia attenzione era da tutt’altra parte. Era inutile girarci intorno e mentire a me stessa; volevo scopare con Eddy, volevo che il suo meraviglioso cazzo mi facesse godere come una cagna ancora una volta.
Mi aveva detto: “Ci vediamo dopo”. Sì ma dopo quando? Dove? Non vedevo l’ora di rivederlo, soprattutto la mia fica non vedeva l’ora. Mi sono sentita bagnare fra le cosce. Sono dovuta andare in bagno. Ho trovato le mutandine così fradice che ho dovuto togliermele. Mi sono infilata due dita nella figa ma non mi bastava. Ho preso il deodorante che avevo nella borsa e me lo sono ficcato tutto dentro, Solo dopo essermi masturbata in questo modo per alcuni minuti ho avuto un po’ di sollievo e son potuta tornare in aula.
Mi sono sentita una gran troia ma devo ammettere che era una sensazione piacevole. Sentivo i capezzoli duri che premevano sulla stoffa leggera del top. Anche il fatto di trovarmi senza biancheria intima in mezzo a questi sconosciuti provenienti da mezzo mondo mi faceva uno strano effetto.
Quando finalmente il primo giorno di lavoro è finito mi sono precipitata subito al piano dove ricordavo che Eddy avesse l’ufficio. Era ormai tardi e tutte le stanze erano vuote. Mi sono sentita persa; ho cercato il cellulare nella borsa, con il dubbio se fosse opportuno o meno chiamarlo, ma guardando il display mi sono accorta di avere una chiamata senza risposta (avevo tacitato la suoneria durante il workshop e mi ero dimenticata di riattivarla). Era di Eddy; aveva lasciato un messaggio in segreteria: “Quando hai finito ti aspetto nel bar dove ci siamo visti questa mattina”. Mi sono precipitata, avevo il cuore in gola. Sono entrata nel bar, non l’ho visto subito poi mi sono accorta di un braccio in fondo alla sala che si agitava. Era lui, seduto a un tavolino che cercava di attirare la mia attenzione. Mi sono diretta verso di lui, ho urtato con il mio trolley un signore anziano ma nemmeno mi sono scusata. Eddy si è alzato e quando gli sono arrivata di fronte l’ho abbracciato, l’ho baciato con la lingua in bocca e gli ho detto solo: “Andiamo”. L’ho preso per mano e l’ho trascinato fuori dal locale fino al vicino parcheggio dei taxi.
Avevo prenotato una stanza nel solito albergo del centro dove vado ogni volta che sono a Roma. L’ultima volta c’ero stata con Andrea e ora ci stavo per tornare con il mio amante.
In taxi abbiamo continuato a baciarci come due ragazzini. Gli ho messo la mano sulla patta, volevo sentire il suo cazzo. Gli ho sbottonato i pantaloni e gliel’ho cacciato fuori dai boxer. Eccolo il mio oggetto del desiderio, meraviglioso in tutto il suo vigore, eretto come un obelisco di carne. Avrei voluto saltarci subito sopra ma mi sono limitata a masturbarlo. Eddy aveva un’espressione eccitata ma sembrava anche spaventato. Mi ha fatto un cenno con la testa a indicare gli occhi del tassista riflessi nello specchietto. Era un omuncolo di mezza età dall’aspetto viscido che aveva subito buttato l’occhio allo spacco della mia gonna che, nell’entrare in auto, si era aperto mettendo in vista la coscia. Mi aveva dato fastidio e avevo ricambiato indicandogli l’indirizzo di destinazione con asprezza. Ora il porco era tutto concentrato sui nostri movimenti. Ho fatto a Eddy un cenno con le spalle come a dire di non preoccuparsi del tassista e ho continuato il mio lavoro di mano. Eddy ha capito il mio gesto e ha cominciato a palparmi prima una tetta (sembrava apprezzare particolarmente che non ci fosse il reggiseno) e poi ha messo la mano sulla mia coscia attraverso l’ampio spacco della gonna. Quando è arrivato alla fica mi ha guardata stupito, non so se per non aver trovato le mutandine o perché la micia era completamente fradicia. Fatto sta che ha affondato due dita nella fessura e ha cominciato a ricambiare ciò che io gli stavo facendo. Ho chiuso gli occhi e mi sono goduta la bellissima sensazione. Quando li ho riaperti mi sono trovata quelli sbarrati e vogliosi del tassista che dallo specchietto non si stava perdendo un solo istante delle nostre effusioni. La cosa non mi ha infastidito anzi, se possibile, mi ha eccitata ancora di più. Ho accelerato il movimento della mia mano sul cazzo di Eddy e lui ha fatto lo stresso con le dita nella mia vagina. Ho chiuso nuovamente gli occhi e ho cominciato a gemere, volevo che il maiale seduto alla guida mi sentisse, sentisse quanto ero troia.
A un certo punto Eddy ha tolto le dita da dentro di me, ha sospirato il mio nome e contemporaneamente ha cercato di fermare la mia mano, ma era troppo tardi. Ho avvertito un liquido caldo tra le dita; stava sborrando. Istintivamente mi sono lanciata con la testa sul suo cazzo e me lo sono ficcato in bocca, giusto in tempo per prendere in gola il secondo potente schizzo e subito dopo il terzo. Ho ingoiato tutto il nettare e da brava puttana ho raccolto anche un rivolo colato sul mento e che nella concitazione non ero riuscita a trattenere in bocca. Non potevamo mica sporcare il taxi di sborra!!! Ho dato un’ultima ciucciatina al pene di Eddy per pulirlo. Dalla borsa ho preso un fazzolettino di carta per togliermi un po' di sperma che mi aveva macchiato la gonna.
Attraverso lo specchietto guardavo con aria di sfida il tassista che ora si stava anche accarezzando il cazzo. Mi sono leccata platealmente le labbra e ho anche aperto la bocca per fargli capire che avevo ingoiato tutto. Mi sono sentita assoluta protagonista della scena e mi è piaciuto da impazzire.
Nel frattempo, siamo arrivati in albergo. Io mi sono diretta al desk per fare il check-in. Eddy è restato più indietro, in attesa; si vedeva che era in forte imbarazzo.
Mentre attendevo che il portiere concludesse le operazioni di registrazione ho pensato che era stata proprio un’ottima idea prenotare una matrimoniale uso singola. Poi, improvvisamente, mi è balenato alla mente che dovevo chiamare Andrea. Il nostro patto era chiaro: potevo fare quello che volevo con Eddy ma dovevo dirlo a mio marito. Ho subito preso il cellulare e gli ho mandato un whatsapp: “Tesoro, tutto bene. Sono in albergo con lui, sto per salire in camera per scopare, almeno credo. Scusami. Poi ti racconterò tutto. Ti amo.” Ho spento il telefono e ho subito realizzato: “Ma che cazzo di messaggio gli ho scritto? Vabbè, ormai l‘ho inviato.”
Ho preso la chiave che nel frattempo il portiere mi aveva porto e mi sono diretta verso l’ascensore, facendo segno a Eddy di seguimi.
“Signora...” era il portiere che mi stava chiamando. Mi sono bloccata, un brivido freddo mi ha percorso la schiena.
“Ora questo dirà qualcosa sul fatto che Eddy sta salendo in camera con me. Che figura di merda!!!”
“Signora il suo trolley”, che scema, avevo semplicemente dimenticato al desk la mia valigia.
L’ho ringraziato con un sorriso imbarazzato, lui ha ricambiato con un’espressione compiaciuta che a me è sembrata voler dire: “Puttana, lo so cosa vai a fare in camera con quest’uomo”.
“Chissenefrega di cosa pensa questo stronzo. Sì, è vero, sono una puttana e allora?”
In ascensore, mentre continuavamo a incrociare le nostre lingue e a toccarci dappertutto, ho chiesto a Eddy: “Ma non devi avvisare tua moglie che farai tardi stasera?” “Io e Rita ci siamo separati” è stata la sua risposta secca che, non so bene perché, un po’ mi ha turbata.
Siamo entrati in camera, io avevo sempre più voglia. Mi sono tolta la giacca del tailleur e mi sono sfilata il top da sopra la testa. Ho affondato la testa di Eddy tra le mie tette; lui ha cominciato a leccarmele e a ciucciarmi con violenza i capezzoli.
Ho sbottonato e fatto scivolare già la gonna, ho spinto Eddy sul letto e mi sono messa a cavalcioni sopra di lui. Ai piedi avevo ancora le scarpe con i tacchi ma avevo troppa fretta per toglierle. Sono scivolata sul letto con le ginocchia fino ad arrivare con la fica all’altezza della sua bocca. Ha cominciato a leccarla e a succhiarla, la sua lingua ravanava dentro di me. Provavo piacere ma anche un po’ di vergogna perché stavo letteralmente sbrodolando sulla sua faccia tutti i miei succhi. Ho fatto perno su un ginocchio e mi sono girata di 180° gradi. Ora il mio culo era rivolto verso la sua faccia, mi sono abbassata e ho cominciato a succhiargli il cazzo mentre lui continuava a leccarmi la figa e anche il buco del culo.
Abbiamo continuiamo così per un po’, fino a quando ho sentito il suo pene pulsare nella mia bocca. Non volevo che sborrasse subito. Ho rialzato il busto, sono scivolata di nuovo con le ginocchia verso i suoi piedi, sono arrivata all’altezza del suo membro, me lo sono messo dentro e ho cominciato a cavalcarlo, prima piano e poi con sempre più veemenza. Lui mi ha preso da dietro per i fianchi e ha provato a regolare i miei movimenti per non sborrare subito. Era veramente bravo, riusciva a dosare i movimenti per resistere il più a lungo possibile. Io mi sono goduta questo splendido cetriolo di carne che riempiva tutta la mia vagina e sbatteva contro l’utero. Eddy non disdegnava di infilarmi un dito o due nel culo che gli sobbalzava davanti. Io gemevo, urlavo, avevo perso del tutto il controllo di me stessa.
Anche pensandoci ora, a mente fredda, non riesco a capire come quest’uomo, che non amo e che nemmeno mi piace, possa avere questo effetto su di me. Sì, ha un gran bel cazzo, grosso e sempre duro anche dopo più orgasmi di seguito, è esperto e incredibilmente resistente, ma come fa a farmi perdere totalmente il controllo, come fa a far venir fuori la mia indole da troia fino a questo punto. In quei frangenti non esistevano più mio marito, i miei figli, nulla. Eppure io li amo immensamente, più di me stessa.
Abbiamo continuare a scopare per non so quanto tempo in tutti i modi e posizioni. Avrò avuto una dozzina di orgasmi potentissimi. Ho persino squirtato come una fontana, cosa che prima di Eddy non mi era mai capitata. Lui avrà sborrato in tutti i miei buchi e sul mio corpo almeno sei/sette volte. Nell’impeto siamo persino scivolati giù dal letto, io ho provato dolore ma abbiamo continuato a scopare cose se niente fosse.
Alla fine, esausti, ci siamo ritrovati abbracciati tra lenzuola completamente bagnate di sperma, liquido vaginale e sudore. Avevo la fica in fiamme, mi faceva male il culo, mi girava la testa. In effetti solo ora realizzavo che non avevo toccato cibo per tutta la giornata; in testa avevo avuto un solo pensiero: il fantastico cazzo di Eddy.
Finalmente mi sentivo sessualmente appagata. Cercavo di fare ordine nella mia mente e di annotare quello che era successo. Volevo rispettare quanto più possibile il patto con mio marito e riuscire a raccontargli tutto senza dimenticare nulla. Questa volta non mi sentivo in colpa con lui. In un certo senso avevo avuto il suo consenso a scopare con Eddy ed ero sicura che gli sarebbe piaciuto ascoltare cosa aveva combinato la sua mogliettina zoccola. Sono veramente fortunata ad avere un marito così, è un uomo fantastico e io lo amo da morire.
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