Vacanza in Portogallo
di
Andrea Sinner
genere
esibizionismo
VACANZA IN PORTOGALLO
È la nostra prima vacanza all’estero da quando siamo fidanzati.
Abbiamo scelto il Portogallo e, dopo aver visitato Porto e Lisbona, ora siamo a sud a goderci il mare e il sole dell’Algarve.
Siamo arrivati nel tardo pomeriggio e, dopo aver preso possesso della nostra stanza in un albergo affacciato sul mare di Albufeira e fatto una doccia, ora siamo a cena in un bel ristorantino. Ci hanno assegnato un tavolo all’aperto in una delle viuzze che caratterizzano il centro storico.
Come ci capita spesso abbiamo ordinato entrambi la stessa cosa, ovvero Bacalhau à Brás e per dolce Natas do Céu, il tutto accompagnato da una sangria con una inaspettata consistenza alcolica.
Cate è vestita con una gonna corta di jeans e una camicia chiara, ai piedi ha dei sandali bianchi. L’outfit è semplicissimo ma esalta al massimo la sensualità dei suoi vent’anni. Non ha un filo di trucco ma è raggiante, bellissima.
Per il caldo ha sbottonato forse un po’ troppo la camicetta e io non riesco a distogliere lo sguardo dalla generosa scollatura che svela il reggiseno, forse un po’ piccolo per riuscire a contenere adeguatamente il suo magnifico seno, una quarta abbondante che fa dubitare dell’esistenza della forza di gravità. L’aureola del capezzolo sinistro è ben visibile ma io non ho la minima intenzione di dirglielo.
Dal sorriso arrapato e un po’ ebete del giovane cameriere che ci ha servito, presumo che dall’alto abbia potuto godere di un panorama ancora migliore delle tette della mia ragazza. Ho notato che anche qualche passante ha apprezzato le grazie di Cate e non pochi si soffermano più del dovuto sulle sue cosce e sul suo davanzale. Sento chiaramente una signora italiana che redarguisce il marito con un perentorio: “Cosa guardi, porco. Quella puttanella potrebbe essere tua figlia!”
Al termine dell’ottima cena decidiamo di non rientrare subito in albergo ma di fare una passeggiata tra i vicoli della cittadina. Cate è visibilmente su di giri, non è ubriaca ma la sangria ha sicuramente fatto il suo effetto. Non è abituata a bere alcolici e ora deve appoggiarsi a me per camminare. Ogni tre passi si aggrappa al mio collo e mi bacia appassionatamente con la lingua. Si struscia su di me, sento i suoi capezzoli turgidi pungere il mio petto, maliziosa mi sfiora il pacco e dallo sguardo languido che mi lancia sembra lusingata di notare che sono eccitato. Sembra quasi non rendersi conto delle tante persone che passeggiano intorno a noi. La mia erezione è ormai diventata evidente sotto la stoffa leggera del pantalone. Devo fare qualcosa! La prendo per mano e la trascino nel cortile di una casa. È abbastanza buio ma si sentono rumori che provengono dagli appartamenti che vi si affacciano. Ci baciamo, le tocco le tette, le metto una mano sotto la gonna e non posso non notare che le mutandine sono bagnate. Le sposto e le metto prima uno e poi due dita nella figa. Lei ha un sussulto, chiude gli occhi e geme. È un lago. Continuo a masturbarla, le bacio e le succhio i seni. Poi lei mi allontana e mette le mani dietro la schiena; slaccia il reggiseno, lo sfila dalle maniche della camicia e me lo mette nella tasca dei jeans. Ora che i suoi seni sono liberi posso prenderli tra le mani, estrarli dalla camicetta e immergervi la testa. Le strizzo le mammelle, le succhio i capezzoli, forse le faccio anche un po’ male ma lei sembra apprezzare. Ha un orgasmo che inonda di umori la mia mano tra le sue cosce. Il suo sguardo da porca mi procura una scossa elettrica lungo la schiena. Ho già intuito le sue intenzioni, vuole ricambiare il piacere. Si accoscia, mi slaccia i pantaloni, affonda una mano nei boxer ed estrae il cazzo ormai in piena erezione. Lo lecca dalle palle al glande e poi se lo caccia tutto in gola. Lo ciuccia, lo lecca, lo smanaccia, lo mordicchia, accarezza delicatamente i testicoli. Cate è una fuoriclasse nel ciucciare il cazzo. Ho potuto godere di questa sua capacità fin dall’inizio del nostro rapporto. Non ho idea di dove e quando abbia imparato; quando provo a chiederglielo mi risponde con una vocina al tempo stesso innocente e sfrontata: “E’ una mia abilità innata. Sono nata puttana e bocchinara!” Ha la sensibilità di rallentare quando capisce che sto per sborrare o di accelerare quando intuisce che non c’è più da aspettare. Mentre si dedica con impegno al cazzo lancia degli sguardi da bambina porca che mi trafiggono e mi fanno andare il cervello in tilt. Il tutto non è mai volgare ma anzi di una estrema eleganza.
Quando si concentra con la lingua attorno alla cappella non resisto oltre e le sborro in bocca. Lei intuisce un secondo prima e serra le labbra sul cazzo in modo da ricevere tutto il seme in bocca senza sprecarne una goccia. Poi apre la bocca, con la lingua gioca con il mio sperma e ingoia tutto. “Mamma mia che zoccola che sei!” le dico quasi in trance. E lei, ancora accosciata davanti a me, con la sua aria da santarellina: “Perché non ti è piaciuto amore mio?” La tiro su e la bacio. Sa di buono, un misto di sborra e di sangria. Si toglie anche le mutandine e, mentre guadagna l’uscita dal cortile, me le lancia in faccia. Sono zuppe; metto anche loro nella tasca dei jeans e la seguo.
Ha la camicia per metà sbottonata, le tette sono generosamente in vista e sballonzolano che è un piacere ma lei non si cura minimamente degli sguardi dei passanti. È felice, gioiosa, bellissima. Passiamo dal lungomare per dirigersi verso il nostro albergo. Lungo il tragitto è tutto un baciarci e toccarci. Poco prima di entrare nella hall dell’albergo ha uno scrupolo e accenna ad abbottonarsi la camicetta. Quasi senza rifletterci le lancio una sfida: “Ma come, fai i pompini per strada e giri mezza nuda tra la gente e poi non hai il coraggio di chiedere al portiere le chiavi della stanza con le tette in vista?”. Mi guarda sinceramente stupita e risponde. “Ma sei pazzo? Per strada nessuno ci conosce ma il portiere sa i nostri nomi, sa chi siamo. No, mi vergogno troppo”. Riprovo: “Ma cosa ti importa, siamo in vacanza. Ci divertiamo e poi faresti un regalo a quel poverino che deve star sveglio tutta la notte. Sai poi per quanto tempo si tirerà delle gran seghe ripensando alle tue magnifiche tette”. Ora mi guarda con un’espressione diversa, vogliosa ed eccitata: “Dici che posso? Non è che poi ci butta fuori dall’albergo e dobbiamo dormire sulla spiaggia?” “Ma dai, vedrai come sarà contento” la incoraggio. Non ho nemmeno finito la frase che Cate attraversa la porta dell’albergo con fare deciso e punta il banco della reception. Dietro c’è un uomo sui trent’anni che sta guardando la TV. All’inizio non sembra nemmeno accorgersi che Cate si sta avvicinando. Poi alza gli occhi, la vede, nota il seno che fa capolino dalla camicetta abbondantemente sbottonata, strabuzza gli occhi e salta all’impiedi. “Buonasera signorina, come posso esserle utile?” Mentre il poverino ha gli occhi che convergono in un solo punto, Cate gli chiede la chiave della nostra stanza. Deve farlo due volte perché il portiere è troppo distratto e non riesce a memorizzare il numero che gli è stato chiesto. Finalmente porge le chiavi alla mia ragazza e ci augura una splendida notte. Con il tono di voce sottolinea “Wonderful night” in modo eccessivamente allusivo al che Cate mi lancia uno sguardo di intesa e, con un sorrisetto malizioso, gli chiede: “Mi scusi se approfitto della sua cortesia, mi rendo conto che è tardi ma sarebbe possibile prendere dal bar una bottiglia di champagne?”. Lui, contento di poter godere ancora un po' di quel panorama, si illumina in un sorriso e ribatte: “Effettivamente il bar sarebbe chiuso ma fortunatamente io ho le chiavi. Le prendo subito una bottiglia del nostro miglior champagne, signorina”. “Grazie. Lo sapevo che su di lei si poteva contare” ribatte la mia adorabile fidanzata, toccandosi sensualmente i capelli e sporgendo ancora di più il petto verso il suo interlocutore. Al che non posso fare a meno di pensare: “E meno male che si vergognava sta’ zoccola”.
Con fare sempre più impacciato il portiere porge a Cate un secchiello pieno di ghiaccio con la bottiglia di champagne e due flute. Dopo un’ultima libidinosa occhiata alle tette, ci saluta con un inchino. Appena entrati in ascensore Cate mi passa il secchiello, mi bacia e mi dice: “Avevi ragione, è stato divertente e …. moooolto arrapante. Credi che veramente si masturberà pensando a me?” “Mooolto probabile, tesoro mio. Come si fa a resistere alle tue favolose tettine. Ti eccita pensare che un uomo si masturbi per te?”. “Molto, vorrei vederlo sborrare mentre pensa a me”. Mi sorride, si toglie la camicia e guadagna l’uscita dell’ascensore che nel frattempo è arrivato al nostro piano. Lungo il tragitto verso la camera lascia cadere la camicia, si sfila anche la gonna e si toglie i sandali che restano sul pavimento. Io, che già ho il secchiello in mano, raccolgo tutti i suoi indumenti e la seguo. Devo essere veramente ridicolo ma non ci penso più di tanto perché lo spettacolo che ho davanti è paradisiaco. Cate è completamente nuda e mi aspetta appoggiata allo stipite della porta della camera. La raggiungo impacciato. Cerco di prendere le chiavi della stanza dalla mia tasca dei jeans da cui devo però prima togliere le sue mutandine ancora umide e il suo reggiseno. Le chiavi mi cadono in terra e il fatto che lei mi stia baciando e si stia strusciando su di me non mi aiuta affatto. Sento vociare e rumori di passi dietro di me. Provo a prendere le chiavi da terra ma mi cadono da mano i suoi sandali. Lei sorride quasi compiaciuta dell’effetto che sta avendo su di me ma non mi aiuta e ora mi tocca il pacco. Sento i passi che si avvicinano ma non sento più parlare. Lei guarda nella direzione dei passi, sicuramente ci hanno visti e hanno notato la sua nudità ma lei non prova nemmeno a coprirsi. Sorride e continua a provocarmi. È di una oscena bellezza. Finalmente riesco ad aprire la porta, lei si attarda sulla soglia quasi a voler attendere i fortunati spettatori, la scaravento in stanza e chiudo la porta dietro di me. Mi guarda negli occhi, si passa la lingua sulle labbra e mi sfotte: “Ma quanto tempo ci vuole a mettere una chiave in una toppa? Potevi fare con più calma! Vediamo se ci metti lo stesso tempo a mettere il tuo bel cazzo nella mia topina vogliosa”. Dio mio, sto per morire! Si avvicina senza smettere di fissarmi negli occhi. Si abbassa, con un solo movimento mi abbassa i pantaloni senza nemmeno sbottonarmi la cintura. Il cazzo schizza fuori come spinto da una molla. Sorride compiaciuta: “Ma come è impaziente il mio amichetto. Ti sono piaciuti i preliminari, vero?” Una leccatina e un paio di ciucciatine al mio povero cazzo poi si rialza e, sempre con il mio uccello in mano, mi tira verso il letto. Si sdraia, mi accoglie tra le sue gambe e mi ordina: “Leccamela!!!”. Obbedisco con immenso piacere. Voglio ricambiarle ciò che mi ha fatto provare in quel cortile. È bagnatissima. Un rivolo le scende lungo le cosce. Affondo la lingua dentro di lei, la succhio. Le metto le gambe sulle mie spalle e le lecco anche il buco del culo. Ansima, geme, si inarca sulla schiena, un fremito la percorre. Mi schizza sul viso tutto il suo piacere, il suo respiro diventa pesante. Per un attimo sembra quietarsi poi all’improvviso un altro ordine perentorio: “Ora chiavami!!! Sono tua puttana. La tua troia.” La spingo più verso la spalliera del letto e la penetro con estrema facilità. È incredibilmente dilatata e bagnatissima. Con le gambe mi blocca dentro di lei e, quasi come fosse una presa da arti marziali, mi rivolta. Ora sono io con la schiena sul letto e lei è sopra di me che mi cavalca come un’amazzone al galoppo. Le sue tettone ballano davanti alla mia faccia, mi ci aggrappo con entrambe le mani. Sembrano di marmo. Lei continua a cavalcarmi come una forsennata, urla, geme, dice sconcezze. Il letto sobbalza e sbatte continuamente contro la parete. Se continua così ci butteranno veramente fuori dall’albergo. Fortunatamente io non resisto oltre e le sborro copiosamente nella figa. Anche lei ha raggiunto il piacere e lentamente si cheta pur restando sopra di me. Dopo un po' si alza dal letto, prende il cestello con lo champagne, e mi dice, o meglio mi ordina, di seguirla. Andiamo sul terrazzo della stanza. Siamo entrambi nudi. È buio, non so se dal lungomare possano vederci ma sinceramente non mi importa. Sono incantato dall’ammirare questa splendida creatura che nel frattempo ha stappato la bottiglia e sta versando lo champagne. “Credo di aver bevuto già abbastanza ma ho sete e poi non possiamo sprecare questa bontà” mi dice passandomi il bicchiere. Butta giù il contenuto del suo tutto di un fiato e se ne versa subito un altro. Non riesco a toglierle gli occhi di dosso. È troppo bella e io ho ancora voglia di lei. Il mio cazzo sta tornando in forze. Lei se ne accorge subito. Me lo prende in mano, lo immerge nel suo flute e comincia a succhiamelo. Poi si stacca, si appoggia alla balaustra con le mani, si piega in avanti e mi dice: “Ti prego rimettimelo dentro”. Non me lo faccio ripetere e la penetro da dietro dolcemente. Se qualcuno dalla strada o dagli altri balconi ci sta guardando starà godendo uno splendido spettacolo. Le sue tette ondeggiano sul bordo del terrazzo, il mio cazzo sbatte sul suo culo ritmicamente e va sempre più in profondità nella sua vagina piena di umori. Lei geme ma stavolta in maniera sommessa. Quando intuisce che sto per sborrare gira la testa verso di me e mi chiede: “Ti va di venirmi sulle tette?” Con la mano si toglie il cazzo dalla figa, si gira, si inginocchia e comincia a menarlo all’altezza delle sue tette non disdegnando di leccarlo di tanto in tanto. La sborrata è notevole anche se è la terza della serata e la colpisce sulle tette e sul viso. Per un po’ restiamo lì sul pavimento del terrazzo, uno di fianco all’altro. Cate è oscena e bellissima, nuda con il mio sperma sulle tette e che le cola dal viso, dalla vagina sgocciola un rivolo incolore che bagna il pavimento.
La mattina dopo mi sveglio perché sento lo scroscio dell’acqua della doccia. Evidentemente Cate aveva ancora la mia sborra addosso e al risveglio, per prima cosa, ha sentito l’esigenza di lavarsi. Sono felice e ho una gran fame. Dal balcone che abbiamo lasciato aperto entra prepotente la luce del sole che irradia la stanza. L’acqua ha smesso di scorrere, ne approfitto e, senza alzarmi dal letto, le chiedo: “Buongiorno tesoro. Che ne dici se ordino la colazione in camera e la facciamo in terrazzo?” “Ottima idea, amore. Mangerei un bue intero” mi risponde subito lei. Ordino la colazione al telefono. Dopo poco lei esce dal bagno coperta da un asciugamano e con un altro a mo’ di turbante sulla testa. Viene verso di me sul letto e mi bacia. Profuma e sa di buono, la blocco per un braccio e ricambio il bacio. Passa poco e bussano alla porta. “La colazione. Vado io” dice lei. È un giovane cameriere con un carrello con sopra tanta di quella roba che potrebbe sfamare mezzo albergo. Cate lo fa entrare ma lui sembra titubante forse intimidito dal vedersi davanti una bella ragazza semi nuda.
Cate gli fa strada verso il terrazzo e quando mi passa davanti, di spalle al cameriere, mi fa un occhiolino, si togli l’asciugamano dalla testa e apre sul davanti l’asciugamano che la ricopre. Il ragazzo non può vedere il suo corpo nudo ma qualcosa intuisce e diventa rosso in viso. Sistema la colazione sul tavolino in terrazzo e sta per riguadagnare l’uscita. Dico a Cate di dargli la mancia ma lei mi risponde con un sorrisetto malizioso e un “Ho un’idea migliore!” Precede il ragazzo per aprirli la porta della stanza e nel farlo si fa scivolare via l’asciugamano, rimanendo completamente nuda davanti a lui. Il poverino, ma mica tanto, resta impietrito, con la bocca aperta e gli occhi spalancati. Lei finge imbarazzo, prende l’asciugamano da terra ma non si ricopre e, con un’aria da finta ingenua, esclama: “Vabbe’ tanto ormai quello che c’era da vedere l’hai visto”. Il ragazzo ora è tutto rosso, inciampa nel carrello, poi con gli occhi fissi sulle grazie di Cate cerca di riassumere un certo contegno e balbetta: “Mi chiamo Luis, chiamate me se avete bisogno di qualcosa. Sarò di turno anche domani mattina”. “Grazie Luis, sei molto gentile. Chiameremo sicuramente te” risponde lei.
Appena chiusa la porta Cate si mette le mani sul viso e dice: “Mio Dio ma cosa sto facendo. Un po’ puttana lo sono sempre stata ma in questa vacanza sto esagerando. Un altro po’ e questo poverino sveniva.” “Sei stata fantastica, tesoro. E credo proprio che il nostro Luis ti ricorderà per tutta la sua vita” ribatto io. Viene sul letto e si sdraia al mio fianco. Mi guarda seria in volto e dice: “Ma a te non dà fastidio che mi comporti così? Mi ami ancora nonostante quello che sto facendo? È che qui mi sento libera di fare pazzie. Confesso che mi piace da morire ma se a te crea imbarazzo faccio la brava o almeno ci provo”. L’abbraccio, la bacio e la guardo negli occhi e le confesso: “Amore anche a me piace da morire questa tua indole esibizionista. Ti prego sii libera di fare tutto ciò che vuoi. Non so spiegartelo e per favore non fraintendermi ma mi eccita che altri uomini ti possano desiderare. Non lo so, forse è una perversione e sono un gran porco ma mi inorgoglisce che la mia ragazza faccia arrapare altri uomini, che altri magari si menino il cazzo pensando a te”.
“Sono fortunata ad avere un ragazzo come te, che mi dà tutta la libertà di essere me stessa e mi ama incondizionatamente” mi dice lei e poi “Ma secondo te davvero Luis si masturberà pensando a me?”
E io subito: “Ci puoi scommettere, tesoro. Quello per poco non sborrava qui nei pantaloni senza manco toccarsi. Ma dimmi la verità porcellina, il pensiero che altri uomini si masturbino in tuo onore ti piace proprio, vero?”
“Sì, è vero, l’essere desiderata da altri mi fa sentire potente. Mi piacerebbe vedere un altro uomo sborrare per me. Mi eccita. Mi bagno al solo pensarci. Sono proprio una zoccola, vero?” mentre lo dice arrossisce e abbassa gli occhi. “Sei la mia zoccola e sei una femmina fantastica. Ti amo Cate” la stringo a me e la bacio. “Ma non avevi fame? Andiamo a fare sta’ colazione che il povero Luis c’ha servito con tanto amore?” propongo cercando di alzarmi dal letto. Lei mi tira per un braccio riportandomi giù e con uno sguardo da maiala dice: “La colazione può aspettare. Ora ho fame di altro”.
È la nostra prima vacanza all’estero da quando siamo fidanzati.
Abbiamo scelto il Portogallo e, dopo aver visitato Porto e Lisbona, ora siamo a sud a goderci il mare e il sole dell’Algarve.
Siamo arrivati nel tardo pomeriggio e, dopo aver preso possesso della nostra stanza in un albergo affacciato sul mare di Albufeira e fatto una doccia, ora siamo a cena in un bel ristorantino. Ci hanno assegnato un tavolo all’aperto in una delle viuzze che caratterizzano il centro storico.
Come ci capita spesso abbiamo ordinato entrambi la stessa cosa, ovvero Bacalhau à Brás e per dolce Natas do Céu, il tutto accompagnato da una sangria con una inaspettata consistenza alcolica.
Cate è vestita con una gonna corta di jeans e una camicia chiara, ai piedi ha dei sandali bianchi. L’outfit è semplicissimo ma esalta al massimo la sensualità dei suoi vent’anni. Non ha un filo di trucco ma è raggiante, bellissima.
Per il caldo ha sbottonato forse un po’ troppo la camicetta e io non riesco a distogliere lo sguardo dalla generosa scollatura che svela il reggiseno, forse un po’ piccolo per riuscire a contenere adeguatamente il suo magnifico seno, una quarta abbondante che fa dubitare dell’esistenza della forza di gravità. L’aureola del capezzolo sinistro è ben visibile ma io non ho la minima intenzione di dirglielo.
Dal sorriso arrapato e un po’ ebete del giovane cameriere che ci ha servito, presumo che dall’alto abbia potuto godere di un panorama ancora migliore delle tette della mia ragazza. Ho notato che anche qualche passante ha apprezzato le grazie di Cate e non pochi si soffermano più del dovuto sulle sue cosce e sul suo davanzale. Sento chiaramente una signora italiana che redarguisce il marito con un perentorio: “Cosa guardi, porco. Quella puttanella potrebbe essere tua figlia!”
Al termine dell’ottima cena decidiamo di non rientrare subito in albergo ma di fare una passeggiata tra i vicoli della cittadina. Cate è visibilmente su di giri, non è ubriaca ma la sangria ha sicuramente fatto il suo effetto. Non è abituata a bere alcolici e ora deve appoggiarsi a me per camminare. Ogni tre passi si aggrappa al mio collo e mi bacia appassionatamente con la lingua. Si struscia su di me, sento i suoi capezzoli turgidi pungere il mio petto, maliziosa mi sfiora il pacco e dallo sguardo languido che mi lancia sembra lusingata di notare che sono eccitato. Sembra quasi non rendersi conto delle tante persone che passeggiano intorno a noi. La mia erezione è ormai diventata evidente sotto la stoffa leggera del pantalone. Devo fare qualcosa! La prendo per mano e la trascino nel cortile di una casa. È abbastanza buio ma si sentono rumori che provengono dagli appartamenti che vi si affacciano. Ci baciamo, le tocco le tette, le metto una mano sotto la gonna e non posso non notare che le mutandine sono bagnate. Le sposto e le metto prima uno e poi due dita nella figa. Lei ha un sussulto, chiude gli occhi e geme. È un lago. Continuo a masturbarla, le bacio e le succhio i seni. Poi lei mi allontana e mette le mani dietro la schiena; slaccia il reggiseno, lo sfila dalle maniche della camicia e me lo mette nella tasca dei jeans. Ora che i suoi seni sono liberi posso prenderli tra le mani, estrarli dalla camicetta e immergervi la testa. Le strizzo le mammelle, le succhio i capezzoli, forse le faccio anche un po’ male ma lei sembra apprezzare. Ha un orgasmo che inonda di umori la mia mano tra le sue cosce. Il suo sguardo da porca mi procura una scossa elettrica lungo la schiena. Ho già intuito le sue intenzioni, vuole ricambiare il piacere. Si accoscia, mi slaccia i pantaloni, affonda una mano nei boxer ed estrae il cazzo ormai in piena erezione. Lo lecca dalle palle al glande e poi se lo caccia tutto in gola. Lo ciuccia, lo lecca, lo smanaccia, lo mordicchia, accarezza delicatamente i testicoli. Cate è una fuoriclasse nel ciucciare il cazzo. Ho potuto godere di questa sua capacità fin dall’inizio del nostro rapporto. Non ho idea di dove e quando abbia imparato; quando provo a chiederglielo mi risponde con una vocina al tempo stesso innocente e sfrontata: “E’ una mia abilità innata. Sono nata puttana e bocchinara!” Ha la sensibilità di rallentare quando capisce che sto per sborrare o di accelerare quando intuisce che non c’è più da aspettare. Mentre si dedica con impegno al cazzo lancia degli sguardi da bambina porca che mi trafiggono e mi fanno andare il cervello in tilt. Il tutto non è mai volgare ma anzi di una estrema eleganza.
Quando si concentra con la lingua attorno alla cappella non resisto oltre e le sborro in bocca. Lei intuisce un secondo prima e serra le labbra sul cazzo in modo da ricevere tutto il seme in bocca senza sprecarne una goccia. Poi apre la bocca, con la lingua gioca con il mio sperma e ingoia tutto. “Mamma mia che zoccola che sei!” le dico quasi in trance. E lei, ancora accosciata davanti a me, con la sua aria da santarellina: “Perché non ti è piaciuto amore mio?” La tiro su e la bacio. Sa di buono, un misto di sborra e di sangria. Si toglie anche le mutandine e, mentre guadagna l’uscita dal cortile, me le lancia in faccia. Sono zuppe; metto anche loro nella tasca dei jeans e la seguo.
Ha la camicia per metà sbottonata, le tette sono generosamente in vista e sballonzolano che è un piacere ma lei non si cura minimamente degli sguardi dei passanti. È felice, gioiosa, bellissima. Passiamo dal lungomare per dirigersi verso il nostro albergo. Lungo il tragitto è tutto un baciarci e toccarci. Poco prima di entrare nella hall dell’albergo ha uno scrupolo e accenna ad abbottonarsi la camicetta. Quasi senza rifletterci le lancio una sfida: “Ma come, fai i pompini per strada e giri mezza nuda tra la gente e poi non hai il coraggio di chiedere al portiere le chiavi della stanza con le tette in vista?”. Mi guarda sinceramente stupita e risponde. “Ma sei pazzo? Per strada nessuno ci conosce ma il portiere sa i nostri nomi, sa chi siamo. No, mi vergogno troppo”. Riprovo: “Ma cosa ti importa, siamo in vacanza. Ci divertiamo e poi faresti un regalo a quel poverino che deve star sveglio tutta la notte. Sai poi per quanto tempo si tirerà delle gran seghe ripensando alle tue magnifiche tette”. Ora mi guarda con un’espressione diversa, vogliosa ed eccitata: “Dici che posso? Non è che poi ci butta fuori dall’albergo e dobbiamo dormire sulla spiaggia?” “Ma dai, vedrai come sarà contento” la incoraggio. Non ho nemmeno finito la frase che Cate attraversa la porta dell’albergo con fare deciso e punta il banco della reception. Dietro c’è un uomo sui trent’anni che sta guardando la TV. All’inizio non sembra nemmeno accorgersi che Cate si sta avvicinando. Poi alza gli occhi, la vede, nota il seno che fa capolino dalla camicetta abbondantemente sbottonata, strabuzza gli occhi e salta all’impiedi. “Buonasera signorina, come posso esserle utile?” Mentre il poverino ha gli occhi che convergono in un solo punto, Cate gli chiede la chiave della nostra stanza. Deve farlo due volte perché il portiere è troppo distratto e non riesce a memorizzare il numero che gli è stato chiesto. Finalmente porge le chiavi alla mia ragazza e ci augura una splendida notte. Con il tono di voce sottolinea “Wonderful night” in modo eccessivamente allusivo al che Cate mi lancia uno sguardo di intesa e, con un sorrisetto malizioso, gli chiede: “Mi scusi se approfitto della sua cortesia, mi rendo conto che è tardi ma sarebbe possibile prendere dal bar una bottiglia di champagne?”. Lui, contento di poter godere ancora un po' di quel panorama, si illumina in un sorriso e ribatte: “Effettivamente il bar sarebbe chiuso ma fortunatamente io ho le chiavi. Le prendo subito una bottiglia del nostro miglior champagne, signorina”. “Grazie. Lo sapevo che su di lei si poteva contare” ribatte la mia adorabile fidanzata, toccandosi sensualmente i capelli e sporgendo ancora di più il petto verso il suo interlocutore. Al che non posso fare a meno di pensare: “E meno male che si vergognava sta’ zoccola”.
Con fare sempre più impacciato il portiere porge a Cate un secchiello pieno di ghiaccio con la bottiglia di champagne e due flute. Dopo un’ultima libidinosa occhiata alle tette, ci saluta con un inchino. Appena entrati in ascensore Cate mi passa il secchiello, mi bacia e mi dice: “Avevi ragione, è stato divertente e …. moooolto arrapante. Credi che veramente si masturberà pensando a me?” “Mooolto probabile, tesoro mio. Come si fa a resistere alle tue favolose tettine. Ti eccita pensare che un uomo si masturbi per te?”. “Molto, vorrei vederlo sborrare mentre pensa a me”. Mi sorride, si toglie la camicia e guadagna l’uscita dell’ascensore che nel frattempo è arrivato al nostro piano. Lungo il tragitto verso la camera lascia cadere la camicia, si sfila anche la gonna e si toglie i sandali che restano sul pavimento. Io, che già ho il secchiello in mano, raccolgo tutti i suoi indumenti e la seguo. Devo essere veramente ridicolo ma non ci penso più di tanto perché lo spettacolo che ho davanti è paradisiaco. Cate è completamente nuda e mi aspetta appoggiata allo stipite della porta della camera. La raggiungo impacciato. Cerco di prendere le chiavi della stanza dalla mia tasca dei jeans da cui devo però prima togliere le sue mutandine ancora umide e il suo reggiseno. Le chiavi mi cadono in terra e il fatto che lei mi stia baciando e si stia strusciando su di me non mi aiuta affatto. Sento vociare e rumori di passi dietro di me. Provo a prendere le chiavi da terra ma mi cadono da mano i suoi sandali. Lei sorride quasi compiaciuta dell’effetto che sta avendo su di me ma non mi aiuta e ora mi tocca il pacco. Sento i passi che si avvicinano ma non sento più parlare. Lei guarda nella direzione dei passi, sicuramente ci hanno visti e hanno notato la sua nudità ma lei non prova nemmeno a coprirsi. Sorride e continua a provocarmi. È di una oscena bellezza. Finalmente riesco ad aprire la porta, lei si attarda sulla soglia quasi a voler attendere i fortunati spettatori, la scaravento in stanza e chiudo la porta dietro di me. Mi guarda negli occhi, si passa la lingua sulle labbra e mi sfotte: “Ma quanto tempo ci vuole a mettere una chiave in una toppa? Potevi fare con più calma! Vediamo se ci metti lo stesso tempo a mettere il tuo bel cazzo nella mia topina vogliosa”. Dio mio, sto per morire! Si avvicina senza smettere di fissarmi negli occhi. Si abbassa, con un solo movimento mi abbassa i pantaloni senza nemmeno sbottonarmi la cintura. Il cazzo schizza fuori come spinto da una molla. Sorride compiaciuta: “Ma come è impaziente il mio amichetto. Ti sono piaciuti i preliminari, vero?” Una leccatina e un paio di ciucciatine al mio povero cazzo poi si rialza e, sempre con il mio uccello in mano, mi tira verso il letto. Si sdraia, mi accoglie tra le sue gambe e mi ordina: “Leccamela!!!”. Obbedisco con immenso piacere. Voglio ricambiarle ciò che mi ha fatto provare in quel cortile. È bagnatissima. Un rivolo le scende lungo le cosce. Affondo la lingua dentro di lei, la succhio. Le metto le gambe sulle mie spalle e le lecco anche il buco del culo. Ansima, geme, si inarca sulla schiena, un fremito la percorre. Mi schizza sul viso tutto il suo piacere, il suo respiro diventa pesante. Per un attimo sembra quietarsi poi all’improvviso un altro ordine perentorio: “Ora chiavami!!! Sono tua puttana. La tua troia.” La spingo più verso la spalliera del letto e la penetro con estrema facilità. È incredibilmente dilatata e bagnatissima. Con le gambe mi blocca dentro di lei e, quasi come fosse una presa da arti marziali, mi rivolta. Ora sono io con la schiena sul letto e lei è sopra di me che mi cavalca come un’amazzone al galoppo. Le sue tettone ballano davanti alla mia faccia, mi ci aggrappo con entrambe le mani. Sembrano di marmo. Lei continua a cavalcarmi come una forsennata, urla, geme, dice sconcezze. Il letto sobbalza e sbatte continuamente contro la parete. Se continua così ci butteranno veramente fuori dall’albergo. Fortunatamente io non resisto oltre e le sborro copiosamente nella figa. Anche lei ha raggiunto il piacere e lentamente si cheta pur restando sopra di me. Dopo un po' si alza dal letto, prende il cestello con lo champagne, e mi dice, o meglio mi ordina, di seguirla. Andiamo sul terrazzo della stanza. Siamo entrambi nudi. È buio, non so se dal lungomare possano vederci ma sinceramente non mi importa. Sono incantato dall’ammirare questa splendida creatura che nel frattempo ha stappato la bottiglia e sta versando lo champagne. “Credo di aver bevuto già abbastanza ma ho sete e poi non possiamo sprecare questa bontà” mi dice passandomi il bicchiere. Butta giù il contenuto del suo tutto di un fiato e se ne versa subito un altro. Non riesco a toglierle gli occhi di dosso. È troppo bella e io ho ancora voglia di lei. Il mio cazzo sta tornando in forze. Lei se ne accorge subito. Me lo prende in mano, lo immerge nel suo flute e comincia a succhiamelo. Poi si stacca, si appoggia alla balaustra con le mani, si piega in avanti e mi dice: “Ti prego rimettimelo dentro”. Non me lo faccio ripetere e la penetro da dietro dolcemente. Se qualcuno dalla strada o dagli altri balconi ci sta guardando starà godendo uno splendido spettacolo. Le sue tette ondeggiano sul bordo del terrazzo, il mio cazzo sbatte sul suo culo ritmicamente e va sempre più in profondità nella sua vagina piena di umori. Lei geme ma stavolta in maniera sommessa. Quando intuisce che sto per sborrare gira la testa verso di me e mi chiede: “Ti va di venirmi sulle tette?” Con la mano si toglie il cazzo dalla figa, si gira, si inginocchia e comincia a menarlo all’altezza delle sue tette non disdegnando di leccarlo di tanto in tanto. La sborrata è notevole anche se è la terza della serata e la colpisce sulle tette e sul viso. Per un po’ restiamo lì sul pavimento del terrazzo, uno di fianco all’altro. Cate è oscena e bellissima, nuda con il mio sperma sulle tette e che le cola dal viso, dalla vagina sgocciola un rivolo incolore che bagna il pavimento.
La mattina dopo mi sveglio perché sento lo scroscio dell’acqua della doccia. Evidentemente Cate aveva ancora la mia sborra addosso e al risveglio, per prima cosa, ha sentito l’esigenza di lavarsi. Sono felice e ho una gran fame. Dal balcone che abbiamo lasciato aperto entra prepotente la luce del sole che irradia la stanza. L’acqua ha smesso di scorrere, ne approfitto e, senza alzarmi dal letto, le chiedo: “Buongiorno tesoro. Che ne dici se ordino la colazione in camera e la facciamo in terrazzo?” “Ottima idea, amore. Mangerei un bue intero” mi risponde subito lei. Ordino la colazione al telefono. Dopo poco lei esce dal bagno coperta da un asciugamano e con un altro a mo’ di turbante sulla testa. Viene verso di me sul letto e mi bacia. Profuma e sa di buono, la blocco per un braccio e ricambio il bacio. Passa poco e bussano alla porta. “La colazione. Vado io” dice lei. È un giovane cameriere con un carrello con sopra tanta di quella roba che potrebbe sfamare mezzo albergo. Cate lo fa entrare ma lui sembra titubante forse intimidito dal vedersi davanti una bella ragazza semi nuda.
Cate gli fa strada verso il terrazzo e quando mi passa davanti, di spalle al cameriere, mi fa un occhiolino, si togli l’asciugamano dalla testa e apre sul davanti l’asciugamano che la ricopre. Il ragazzo non può vedere il suo corpo nudo ma qualcosa intuisce e diventa rosso in viso. Sistema la colazione sul tavolino in terrazzo e sta per riguadagnare l’uscita. Dico a Cate di dargli la mancia ma lei mi risponde con un sorrisetto malizioso e un “Ho un’idea migliore!” Precede il ragazzo per aprirli la porta della stanza e nel farlo si fa scivolare via l’asciugamano, rimanendo completamente nuda davanti a lui. Il poverino, ma mica tanto, resta impietrito, con la bocca aperta e gli occhi spalancati. Lei finge imbarazzo, prende l’asciugamano da terra ma non si ricopre e, con un’aria da finta ingenua, esclama: “Vabbe’ tanto ormai quello che c’era da vedere l’hai visto”. Il ragazzo ora è tutto rosso, inciampa nel carrello, poi con gli occhi fissi sulle grazie di Cate cerca di riassumere un certo contegno e balbetta: “Mi chiamo Luis, chiamate me se avete bisogno di qualcosa. Sarò di turno anche domani mattina”. “Grazie Luis, sei molto gentile. Chiameremo sicuramente te” risponde lei.
Appena chiusa la porta Cate si mette le mani sul viso e dice: “Mio Dio ma cosa sto facendo. Un po’ puttana lo sono sempre stata ma in questa vacanza sto esagerando. Un altro po’ e questo poverino sveniva.” “Sei stata fantastica, tesoro. E credo proprio che il nostro Luis ti ricorderà per tutta la sua vita” ribatto io. Viene sul letto e si sdraia al mio fianco. Mi guarda seria in volto e dice: “Ma a te non dà fastidio che mi comporti così? Mi ami ancora nonostante quello che sto facendo? È che qui mi sento libera di fare pazzie. Confesso che mi piace da morire ma se a te crea imbarazzo faccio la brava o almeno ci provo”. L’abbraccio, la bacio e la guardo negli occhi e le confesso: “Amore anche a me piace da morire questa tua indole esibizionista. Ti prego sii libera di fare tutto ciò che vuoi. Non so spiegartelo e per favore non fraintendermi ma mi eccita che altri uomini ti possano desiderare. Non lo so, forse è una perversione e sono un gran porco ma mi inorgoglisce che la mia ragazza faccia arrapare altri uomini, che altri magari si menino il cazzo pensando a te”.
“Sono fortunata ad avere un ragazzo come te, che mi dà tutta la libertà di essere me stessa e mi ama incondizionatamente” mi dice lei e poi “Ma secondo te davvero Luis si masturberà pensando a me?”
E io subito: “Ci puoi scommettere, tesoro. Quello per poco non sborrava qui nei pantaloni senza manco toccarsi. Ma dimmi la verità porcellina, il pensiero che altri uomini si masturbino in tuo onore ti piace proprio, vero?”
“Sì, è vero, l’essere desiderata da altri mi fa sentire potente. Mi piacerebbe vedere un altro uomo sborrare per me. Mi eccita. Mi bagno al solo pensarci. Sono proprio una zoccola, vero?” mentre lo dice arrossisce e abbassa gli occhi. “Sei la mia zoccola e sei una femmina fantastica. Ti amo Cate” la stringo a me e la bacio. “Ma non avevi fame? Andiamo a fare sta’ colazione che il povero Luis c’ha servito con tanto amore?” propongo cercando di alzarmi dal letto. Lei mi tira per un braccio riportandomi giù e con uno sguardo da maiala dice: “La colazione può aspettare. Ora ho fame di altro”.
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