Colleghe, c ap. II: Approfondire la conoscenza
di
Laura m
genere
saffico
Colleghe
Cap. II, Approfondire la conoscenza
Dopo la partenza di Matilde, Giorgia stette a lungo a pensare a quello che era successo. Era ancora incredula, non riusciva a rendersi conto di aver fatto sesso con una donna, non un gioco da ragazzetta come quelli che faceva con Luisa. Accidenti, aveva ficcato la lingua nella fica di Matilde e questa, a sua volta l’aveva ricambiata. Ma l’immagine che le era rimasta più impressa era la fica di Matilde squadernata sul suo viso, e poi vederla avvicinare e lei che istintivamente protendeva la lingua … Si sdraiò sulla poltrona, aprì le gambe e si masturbò lentamente.
Suo marito sarebbe rientrato tardi, poteva cenare da sola e andare a letto. Così fece. Lei dormiva quando lui arrivò, sentì che andava in bagno e si sciacquava, poi venne a letto. La baciò e l’accarezzò … forse aveva voglia … sì, aveva voglia perché le palpò il culo e le fece sentire che l’aveva duro. Ma lei era stanca, sfinita, non ricordava più quanti orgasmi aveva avuto. «Ti prego, ora no», e lui accettò.
Al risveglio, si sentiva meglio; guardò l’orologio, erano quasi le sei. A scuola sarebbe dovuta andare alle nove, poteva fare ancora un pisolino; suo marito dormiva. Ripensò al pomeriggio precedente. Che aveva fatto? Ora, a mente fresca, voleva considerare meglio la vicenda. Aveva fatto sesso con un’altra donna … le era anche piaciuto … ma … si era comportata bene? O aveva ceduto ad un attimo di follia? Un senso di colpa si fece strada nella sua mente. Aveva tradito suo marito e con una donna, poi … E lui, qualche ora prima, le aveva accarezzato il sedere e l’aveva invitata a svolgere il suo ruolo di moglie. Vero che era stanca, ma non aveva lavorato, aveva fatto sesso, aveva leccato la fica di una sua collega, si era fatta leccare, l’aveva fatto godere con le sue tette, con la sua bocca, la sua lingua. Aveva quindi goduto … aveva avuto un piacere enorme, più che se lo avesse fatto con un uomo …. certo c’era la trasgressione e questa conta e come … ma suo marito, poverino… aveva voglia e lei l’aveva respinto. Doveva in qualche modo indennizzarlo … Guardò l’orologio: le sei. C’era tempo … potevano prendersi mezz’ora di tempo e regalare a lui parte del godimento che lei aveva avuto con Matilde.
Si girò verso il marito e lo toccò fra gli inguini. Era moscio, cosicché lei cominciò ad accarezzarlo e a masturbarlo. Dopo un po’ lui era pronto. «Giro completo?», le chiese. Lei sorrise accondiscendente. «Certo, pensò, giro completo, se lo merita». Lui le accarezzò i seni e la baciò sulla bocca, poi le prese la testa e se la portò sugli inguini. Lei aprì la bocca e lasciò che il cazzo gliela riempisse. Poi cominciò un lento pompino. Lui la cercò tra le cosce e sentì che era già umida. «Ora sai che faccio? Ti metto a gambe aperte e te lo infilo nella fica; anzi no, mettiti a pecora, voglio prenderti da dietro». Giorgia ubbidì, si mise carponi offrendo al marito la sua vagina e il suo superbo posteriore. Quella posizione piaceva anche a lei, perché lo sentiva tutto dentro e perché sentiva le palle sbatterle contro: era la posizione di tutti gli animali e lei era un’animale da letto. Glielo strofinò sulle chiappe, poi nella fessura percorrendola dal basso in alto e viceversa, poi provò ad entrare. Sì, era bella calda e umida ed era un piacere per lui ed anche per lei che lo sentiva aderire alle pareti della vagina. Se la godettero così per un po’, poi lui uscì e provò nell’altra entrata. «Oh che fai?». «Ti sodomizzo, o più volgarmente, ti inculo. Ti va?». Le andava, le piaceva perché si sentiva femmina completa. Lo sentì entrare piano piano, poi quando lo ebbe alloggiato comodamente cominciò a muoversi. A lei piaceva sentirsi riempire in quel modo e mentre suo marito la sodomizzava, si portò la mano sulla fica e si masturbò. Fu allora che si ricordò della bocca e della lingua di Matilde che la succhiavano e leccavano: davanti ai suoi occhi apparve l‘amica che apriva le gambe per lei, le vide la fica rasata aprì la bocca per appoggiarla su quel bruno fiore, la sua mano accelerò il movimento e anche suo marito era ormai giunto allo fine. All’idea di avere in bocca la fica dell’amica ebbe l’orgasmo, mentre suo marito le schizzava dentro il suo caldo sperma.
Anche Matilde ebbe una serata agitata. Mentre in macchina tornava a casa, ripensava a quello che aveva fatto, rivedeva le bianche cosce di Gorgia, i suo seni globosi e la sua fica dalle grandi labbra. Ma era proprio lei che era stata con una donna, che aveva fatto sesso saffico? Eppure aveva sempre pensato e detto che le donne non la interessavano e che era stata sempre felice nel ricevere le galanterie degli uomini e soprattutto felice quando aveva fatto sesso con qualcuno che le era piaciuto molto. Non si era mai tirata indietro se un uomo le fosse piaciuto. E non solo uno per volta: all’università conviveva con due colleghi con i quali divideva anche il letto. Aveva scopato con due uomini insieme, e nei suoi sogni erotici c’era sempre il ricordo di quando spesso faceva i pompini ad uno mentre l’altro la penetrava nella fica e nel culo. Ed ora? Era diventata lesbica? Essere leccata da una donna poteva anche starci, ma leccarla? Eppure lei l’aveva fatto e non se ne pentiva. Ma non sarebbe più successo. Non vedeva l’ora di arrivare a casa, suo marito era certamente rientrato … voleva tornare donna, anzi femmina, essere chiavata dal maschio. Però doveva calmarsi, essere fredda e determinata, non poteva raccontare al marito quello che era successo. Rallentò la corsa e così negli ultimi chilometri riuscì a calmarsi. Suo marito era in casa, in poltrona a leggere. Lui le chiese cosa aveva fatto, lei rispose che era stata con una collega di scuola e che si erano scambiate opinioni sui colleghi, sugli alunni. Lui non sollevava gli occhi dal libro; occorreva provocarlo. «Tu che hai fatto? Hai corteggiato la segretaria? L’ho vista, sai? Una bella donna … belle gambe .. bel seno … bel culo». Il marito la guardava attonito, sentiva che lo provocava ma non capiva perché. Lei invece sapeva perché lo provocava: voleva ritornare ad essere femmina al cento per cento, dimenticando di essere stata a letto con una donna. Voleva il cazzo perché solo così poteva tornare ad essere femmina. «Ti piace il suo culo? Il mio non ti piace più? E le mie tette? Guardale ...». Le tirò fuori e le faceva ballare sulle mani … «Sono più sode di quelle della tua segretaria ...». «Matilde, ma che hai oggi? Cosa vuoi?». «Ho voglia, ho voglia di te del tuo cazzo, voglio fare l’amore, voglio sentirmi femmina ...».Gli si avvicinò e nel mentre si toglieva la camicetta, si slacciava i reggiseno. Gli si mise davanti con il seno nudo, i capezzoli già ritti e duri. Gli mise le mani sugli inquini, accarezzandolo e strofinandolo. Lui a questo punto l’aiutò a sbottonarsi i pantaloni; lo tirò fuori, ancora moscio. Lei lo prese in mano e intanto lo baciava, con la lingua in bocca. «Bello il mio cazzo – diceva – bello … ora te lo faccio indurire e tu me lo dai … Dove me lo metti? Lo voglio in bocca». «Dove vuoi, amore». «No, in bocca, me lo voglio lavorare, in bocca lo sento tutto mio, posso baciarlo, leccarlo succhiarlo, accarezzarlo … vederlo, soprattutto vederlo, mio mio mio … mi stai toccando il culo, strizzamelo, me lo tocchi e ti diventa duro, lo sento, toccami la fica, mettimi un dito dentro, eccitami … Bello duro, è diventato enorme, sìììì, in bocca». Si inginocchiò, mise la mano sinistra sotto le gonadi, con la destra lo strinse e lo massaggiò. Com’era bello sentirlo tra le sue mani, sentire l’odore di maschio. Avrebbe voluto essere presa in tutte le posizioni, ma ora voleva essere femmina, femmina puttana che se lo gode in bocca. Lo leccò e poi aprì la bocca e lo fece entrare tutto. Ecco, ora si sentiva femmina, il cazzo in bocca, fino in gola, tutto suo. Abbrancò suo marito per i fianchi e si dedicò a spompinarlo come meglio sapeva. Poi si scostò, sempre tenendolo per i fianchi; il cazzo era proprio davanti alla sua bocca, bello, potente. «Ora scopami». «Sì, andiamo a letto … ». «No, scopami qui, scopami la bocca, sborrami in bocca ...».
Due giorni dopo si incontrarono a scuola: ciao, ciao. Giorgia sorrise a Matilde, ma questa rimase seria. Beh, andarono ognuna nella propria classe. Così per un paio di giorni. «Ce l’hai con me?» le chiese Giorgia. «No no ..» e tirò avanti. «Se vuoi, puoi venirmi a trovare ...».
Passarono quasi due settimane. Durante un pomeriggio piovoso, mentre correggeva compiti, Giorgia sentì suonare al citofono. «Chi è?». «Matilde, aprimi per favore». Era tornata, perché?. Giorgia l’aspettò sull’uscio, con la porta aperta; arrivò trafelata per aver fatto le scale di corsa, era tutta bagnata. Imprecava contro la pioggia e contro sé stessa per non aver portato l’ombrello. «Dai, entra … comincia a toglierti tutto ciò che hai di bagnato, vado a prendere un telo per asciugarti e qualche maglioncino ... anche le pantofole e … forse anche una gonna ...». Quando tornò Matilde si era tolta la gonna e la camicetta: aveva le calze lunghe tenute su da una giarrettiera. Bel quadretto da film di una volta. L’aiutò ad asciugarsi e poi a togliere le calze, bagnatissime nella parte inferiore. Matilde si era seduta, così Giorgia, nel tirarle le calze, poté vedere il rigonfiamento sotto le mutandine.
«Perché sei fredda con me? Ti ho offesa?». «No, ti chiedo scusa, semmai sono arrabbiata con me … quella faccenda mi ha sconvolta. Tu sei tranquilla?». «Beh, ora sono tranquilla, ma lì per lì ho avuto qualche problema. Mi era piaciuto ma mi sentivo in colpa … e tu?». «Io invece non mi sentivo più donna … una sensazione strana .. ho avuto bisogno di un atto forte per allontanarla da me». Il golfino messo a disposizione di Giorgia era troppo largo per Matilde, le sue tette scomparivano. Rise: «Ora che non hai seno sembri veramente una maschietto». «Dici? – Matilde si portò le mani al petto - Ma no, sono ancora qui … tocca.». Giorgia allungò le mani e le appoggiò sul petto dell’amica. «Sì, vero sono ancora qui … Per me?» e se ne riempì le mani. Le loro teste si avvicinarono, il loro respiro diventò più forte, le bocche si schiusero, fra le labbra comparvero due lingue saettanti. Il bacio fu lungo, le quattro mani percorrevano i loro corpi, palpavano i seni, la schiena, scendevano sui fianchi. «Allora, pace?», chiese Giorgia, Matilde mormorò un “sì”. Si abbracciarono. «E come hai fatto a liberarti di quella sensazione di non essere più donna?». «Mi vergogno a dirtelo … C’era mio marito in casa, l’ho provocato, l’ho fatto eccitare ...». «E avete fatto sesso?». «Sì». «Ti ha posseduta?». «Sì, ma non come pensi tu … gli ho dato la bocca … mi sono fatta scopare la bocca come una prostituta … Ero inginocchiata, con le mani dietro la schiena e la bocca aperta … mi è venuto in bocca». «Ah … poco fa nel baciarti mi è sembrato di sentire un sapore particolare», disse ridendo Giorgina. «Adesso che sei ritornata donna, fammi sentire se è vero, fatti toccare tra le gambe … sì, sei femmina e che femmina … mi piace la tua fica ...». Per tutta risposta, anche Matilde allungò una mano e cercò la vagina dell’amica. «Anche la tua mi piace … dimmi però come hai fatto tu a non sentire più il senso di colpa per avermi leccato la fica … lascia però la tua mano dove si trova, anch’io continuerò a palparti … dimmi». «In quei momenti ho ragionato male … io amo mio marito, mi sembrava di averlo tradito, ma solo perché avevo goduto moltissimo con te e mi era piaciuta la tua intraprendenza quando ti sei avvicinata alla mia bocca … sìììì, toccami così, mettimi un dito dentro … te lo metto anch’io … sìììì… Ti dicevo che volevo solo dare a mio marito una parte del godimento che tu mi avevi dato … tutto qui». «E come hai fatto a sdebitarti?». «Abbiamo fatto quello che chiamiamo “il giro lungo classico” … prima l’ho preso in bocca, ma solo per eccitarci reciprocamente; quando siamo stati pronti, mi sono messa a pecorina: mi ha palpata per bene, poi mi è entrato nella fica … mi piace quella posizione, perché quando dà i colpi mi sento sbattere le palle contro le chiappe. Dopo esserci scaldati a sufficienza, mi ha sodomizzata … mi stai facendo morire … sììììì. Così ... E sai una cosa? Io mi toccavo e quando lui ha schizzato dentro mi è apparsa davanti agli occhi la tua fica, così devo il mio orgasmo a tutti e due… Ti sei bagnata, sento … Quanto tempo hai da dedicarmi?». «Posso fermarmi ancora per un paio di ore, non saranno troppe per leccarci soltanto? Intanto concludiamo l’opera iniziata… ti voglio far venire con la mano .. anche tu, masturbami ...». Si baciarono appassionatamente e stettero bocca a bocca fino al reciproco orgasmo.
Avevano ancora un po’ di tempo prima del distacco. Matilde era rimasta col maglioncino, mutandine calze e relativa giarrettiera, Per essere alla pari anche Giorgia si era tolta la gonna ma aveva perso gli slip perché Matilde in un raptus passionale gliel’aveva strappati, girellava per casa facendo ondulare le chiappe che l’amica guardava con interesse. «Capisco, le disse, perché a tuo marito piace sodomizzarti: sei bella burrosa … Perché non mi fai vedere qualche altra foto? Mi piace il modo con cui tuo marito tratta certi argomenti, non è volgare, sa rendere eleganti anche le situazioni più spinte; quella tua foto, per esempio, mentre ce l’hai in bocca». «Non mi fare arrossire … vado a prendere le foto … comunque voglio dire che anche noi due in certi momenti chiamiamo le cose con i loro nome … a me, per esempio, piace la tua fica» e scoppiò in una sonora risata.
Sfogliarono insieme l’album: Giorgia era fotografata in tutte le pose, vestita o spogliata o discinta, a dimostrazione dell’amore che il marito nutriva per lei e il suo corpo. Poi c’era un gruppetto di foto di ispirazione pornografica in cui talora appariva anche lui. Matilde appuntò la sua attenzione proprio su di quelle, non solo perché poteva ammirare le fattezze dell’amica vista da tante angolazioni, ma perché spesso vi appariva anche lui, sempre nudo. Era un bell’uomo, con un apparato genitale normale ma molto elegante ed invitante. «Complimenti, hai un bell’uomo come marito». In quel momento guardava una foto in cui lei, nuda e sorridente, teneva in mano il membro di lui, bello ritto, con la cappella rossa e trionfante. Sullo sfondo della foto ancora alberi e cespugli verdi. «Vi piace la natura, vedo che siete sempre nel bosco». «Abbiamo una casetta in montagna, circondata da prati e da boschi, ed è anche abbastanza isolata. Dalla primavera all’autunno ci andiamo spesso e quando siamo lì ci piace vivere secondo natura, senza vestiti addosso». «Fate tanto sesso?». «Beh, stando sempre nudi la voglia ti viene; anche se non fai sesso, un po’ sono io ad allungare le mani, un po’ è lui … mi piace come mi tocca il culo … ».«Te lo chiede?». «Me lo chiede sì, a volte sono io ad offrirmi … mi piace sentirlo là dentro, specie quando mi schizza … Tu?». «Beh, piace anche a me … quando l’avete fatto la prima volta?». «Eravamo nel bosco, giocavamo … io facevo la ninfa che scappa, lui il satiro che insegue … mi ha raggiunta, mi sono appoggiata ad un albero e lui mi ha penetrata da dietro … poi siamo scivolati a terra, in mezzo all’erba; stava sempre dentro di me, nella fica. Poi esce e lo strofina proprio sull’ano. Io non l’avevo ancora sperimentato, avevo paura di sentire male … Giuro che non l’ho sentito entrare, sarà stata la posizione, sarà stata l’eccitazione… mi ha sodomizzata a lungo e poi … è stato bellissimo. Da allora facciamo il giro completo, quasi sempre finiamo in quel modo». «Quanti anni avevi?». «Trentaquattro … tu?». «L’ho fatto, disse Matilde ridendo, diciotto anni prima di te, a sedici anni non ero più vergine nemmeno lì»; e tutte e due scoppiarono a ridere. Matilde allungò una mano e palpò il sedere di Giorgia; «Ce l’hai bellissimo … se io fossi stata un uomo ti avrei inculato tutti i giorni… », e nel dire così l’attirò a sé, sempre con la mano sul culo, e la baciò in bocca.
Tornarono alle foto. In una c’era solo lui,sdraiato su un plaid, nudo, il cazzo ritto: bellissimo. «Roba da sedercisi sopra – esclamò Matilde – L’hai fatto?» . «Sì, l’ho cavalcato ...». «L’avrei fatto anch’io», disse ridendo Matilde, «Sai che mi piacerebbe fare una scopata con tuo marito? Con il tuo permesso, ovvio … magari davanti a te ...». «Ma che dici?». «Si vede che ho qualche anno meno di te … ho fatto esperienze che tu non hai fatto e sul sesso sono meno conformista io .. ti ho già detto dei miei rapporti a tre, erano due maschi, non mi dispiacerebbe se fossimo due donne e un uomo … Ti vedo turbata … dai siediti sulle mie ginocchia, così ti accarezzo meglio e ti racconto una storiellina … » . Giorgia si accomodò« sulle ginocchia dell’amica e questa subito andò a cercare quel bel tenero nido d’amore. «Come sei calda … sì, allarga di più le gambe, voglio sentirti tutta … Baciamoci … ti piace come ti accarezzo?». «Sì … sei il mio amore segreto … sì, così...». «Ti racconto la storia: due amiche se ne stanno sedute sul divano, sono discinte: prese dalla passione si baciano, si accarezzano, si danno reciproco piacere. Non si accorgono, però, che l’uomo di una delle due le sta osservando da dietro una porta; a vederle si eccita, si sbottona i pantaloni, lo tira fuori e si accarezza. Piano piano si avvicina, si mette davanti alle due donne: ora il suo cazzo è bello duro, lui lo scappella … si avvicina ancora … le due amiche finalmente lo vedono, rimangono allibite, ma lui incurante si avvicina … appoggia il suo membro sulle labbra di sua moglie, poi lo passa all’altra che apre la bocca e lo succhia mentre infila due dita nella fica dell’amica … dopo un po’ lo tira fuori e lo appoggia sulle labbra dell’altra: anche questa lo succhia...». «Basta basta – esclama Giorgia – mi fai morire così … voglio che tu mi lecchi ed anch’io voglio leccarti … andiamo in camera ...». Ci andarono, si disposero sul letto, un a sotto l’altra sopra, per leccarsi reciprocamente la fica.
E fu in questa posizione di un sessantanove tutto al femminile che le trovò Roberto, il marito di Giorgia.
Cap. II, Approfondire la conoscenza
Dopo la partenza di Matilde, Giorgia stette a lungo a pensare a quello che era successo. Era ancora incredula, non riusciva a rendersi conto di aver fatto sesso con una donna, non un gioco da ragazzetta come quelli che faceva con Luisa. Accidenti, aveva ficcato la lingua nella fica di Matilde e questa, a sua volta l’aveva ricambiata. Ma l’immagine che le era rimasta più impressa era la fica di Matilde squadernata sul suo viso, e poi vederla avvicinare e lei che istintivamente protendeva la lingua … Si sdraiò sulla poltrona, aprì le gambe e si masturbò lentamente.
Suo marito sarebbe rientrato tardi, poteva cenare da sola e andare a letto. Così fece. Lei dormiva quando lui arrivò, sentì che andava in bagno e si sciacquava, poi venne a letto. La baciò e l’accarezzò … forse aveva voglia … sì, aveva voglia perché le palpò il culo e le fece sentire che l’aveva duro. Ma lei era stanca, sfinita, non ricordava più quanti orgasmi aveva avuto. «Ti prego, ora no», e lui accettò.
Al risveglio, si sentiva meglio; guardò l’orologio, erano quasi le sei. A scuola sarebbe dovuta andare alle nove, poteva fare ancora un pisolino; suo marito dormiva. Ripensò al pomeriggio precedente. Che aveva fatto? Ora, a mente fresca, voleva considerare meglio la vicenda. Aveva fatto sesso con un’altra donna … le era anche piaciuto … ma … si era comportata bene? O aveva ceduto ad un attimo di follia? Un senso di colpa si fece strada nella sua mente. Aveva tradito suo marito e con una donna, poi … E lui, qualche ora prima, le aveva accarezzato il sedere e l’aveva invitata a svolgere il suo ruolo di moglie. Vero che era stanca, ma non aveva lavorato, aveva fatto sesso, aveva leccato la fica di una sua collega, si era fatta leccare, l’aveva fatto godere con le sue tette, con la sua bocca, la sua lingua. Aveva quindi goduto … aveva avuto un piacere enorme, più che se lo avesse fatto con un uomo …. certo c’era la trasgressione e questa conta e come … ma suo marito, poverino… aveva voglia e lei l’aveva respinto. Doveva in qualche modo indennizzarlo … Guardò l’orologio: le sei. C’era tempo … potevano prendersi mezz’ora di tempo e regalare a lui parte del godimento che lei aveva avuto con Matilde.
Si girò verso il marito e lo toccò fra gli inguini. Era moscio, cosicché lei cominciò ad accarezzarlo e a masturbarlo. Dopo un po’ lui era pronto. «Giro completo?», le chiese. Lei sorrise accondiscendente. «Certo, pensò, giro completo, se lo merita». Lui le accarezzò i seni e la baciò sulla bocca, poi le prese la testa e se la portò sugli inguini. Lei aprì la bocca e lasciò che il cazzo gliela riempisse. Poi cominciò un lento pompino. Lui la cercò tra le cosce e sentì che era già umida. «Ora sai che faccio? Ti metto a gambe aperte e te lo infilo nella fica; anzi no, mettiti a pecora, voglio prenderti da dietro». Giorgia ubbidì, si mise carponi offrendo al marito la sua vagina e il suo superbo posteriore. Quella posizione piaceva anche a lei, perché lo sentiva tutto dentro e perché sentiva le palle sbatterle contro: era la posizione di tutti gli animali e lei era un’animale da letto. Glielo strofinò sulle chiappe, poi nella fessura percorrendola dal basso in alto e viceversa, poi provò ad entrare. Sì, era bella calda e umida ed era un piacere per lui ed anche per lei che lo sentiva aderire alle pareti della vagina. Se la godettero così per un po’, poi lui uscì e provò nell’altra entrata. «Oh che fai?». «Ti sodomizzo, o più volgarmente, ti inculo. Ti va?». Le andava, le piaceva perché si sentiva femmina completa. Lo sentì entrare piano piano, poi quando lo ebbe alloggiato comodamente cominciò a muoversi. A lei piaceva sentirsi riempire in quel modo e mentre suo marito la sodomizzava, si portò la mano sulla fica e si masturbò. Fu allora che si ricordò della bocca e della lingua di Matilde che la succhiavano e leccavano: davanti ai suoi occhi apparve l‘amica che apriva le gambe per lei, le vide la fica rasata aprì la bocca per appoggiarla su quel bruno fiore, la sua mano accelerò il movimento e anche suo marito era ormai giunto allo fine. All’idea di avere in bocca la fica dell’amica ebbe l’orgasmo, mentre suo marito le schizzava dentro il suo caldo sperma.
Anche Matilde ebbe una serata agitata. Mentre in macchina tornava a casa, ripensava a quello che aveva fatto, rivedeva le bianche cosce di Gorgia, i suo seni globosi e la sua fica dalle grandi labbra. Ma era proprio lei che era stata con una donna, che aveva fatto sesso saffico? Eppure aveva sempre pensato e detto che le donne non la interessavano e che era stata sempre felice nel ricevere le galanterie degli uomini e soprattutto felice quando aveva fatto sesso con qualcuno che le era piaciuto molto. Non si era mai tirata indietro se un uomo le fosse piaciuto. E non solo uno per volta: all’università conviveva con due colleghi con i quali divideva anche il letto. Aveva scopato con due uomini insieme, e nei suoi sogni erotici c’era sempre il ricordo di quando spesso faceva i pompini ad uno mentre l’altro la penetrava nella fica e nel culo. Ed ora? Era diventata lesbica? Essere leccata da una donna poteva anche starci, ma leccarla? Eppure lei l’aveva fatto e non se ne pentiva. Ma non sarebbe più successo. Non vedeva l’ora di arrivare a casa, suo marito era certamente rientrato … voleva tornare donna, anzi femmina, essere chiavata dal maschio. Però doveva calmarsi, essere fredda e determinata, non poteva raccontare al marito quello che era successo. Rallentò la corsa e così negli ultimi chilometri riuscì a calmarsi. Suo marito era in casa, in poltrona a leggere. Lui le chiese cosa aveva fatto, lei rispose che era stata con una collega di scuola e che si erano scambiate opinioni sui colleghi, sugli alunni. Lui non sollevava gli occhi dal libro; occorreva provocarlo. «Tu che hai fatto? Hai corteggiato la segretaria? L’ho vista, sai? Una bella donna … belle gambe .. bel seno … bel culo». Il marito la guardava attonito, sentiva che lo provocava ma non capiva perché. Lei invece sapeva perché lo provocava: voleva ritornare ad essere femmina al cento per cento, dimenticando di essere stata a letto con una donna. Voleva il cazzo perché solo così poteva tornare ad essere femmina. «Ti piace il suo culo? Il mio non ti piace più? E le mie tette? Guardale ...». Le tirò fuori e le faceva ballare sulle mani … «Sono più sode di quelle della tua segretaria ...». «Matilde, ma che hai oggi? Cosa vuoi?». «Ho voglia, ho voglia di te del tuo cazzo, voglio fare l’amore, voglio sentirmi femmina ...».Gli si avvicinò e nel mentre si toglieva la camicetta, si slacciava i reggiseno. Gli si mise davanti con il seno nudo, i capezzoli già ritti e duri. Gli mise le mani sugli inquini, accarezzandolo e strofinandolo. Lui a questo punto l’aiutò a sbottonarsi i pantaloni; lo tirò fuori, ancora moscio. Lei lo prese in mano e intanto lo baciava, con la lingua in bocca. «Bello il mio cazzo – diceva – bello … ora te lo faccio indurire e tu me lo dai … Dove me lo metti? Lo voglio in bocca». «Dove vuoi, amore». «No, in bocca, me lo voglio lavorare, in bocca lo sento tutto mio, posso baciarlo, leccarlo succhiarlo, accarezzarlo … vederlo, soprattutto vederlo, mio mio mio … mi stai toccando il culo, strizzamelo, me lo tocchi e ti diventa duro, lo sento, toccami la fica, mettimi un dito dentro, eccitami … Bello duro, è diventato enorme, sìììì, in bocca». Si inginocchiò, mise la mano sinistra sotto le gonadi, con la destra lo strinse e lo massaggiò. Com’era bello sentirlo tra le sue mani, sentire l’odore di maschio. Avrebbe voluto essere presa in tutte le posizioni, ma ora voleva essere femmina, femmina puttana che se lo gode in bocca. Lo leccò e poi aprì la bocca e lo fece entrare tutto. Ecco, ora si sentiva femmina, il cazzo in bocca, fino in gola, tutto suo. Abbrancò suo marito per i fianchi e si dedicò a spompinarlo come meglio sapeva. Poi si scostò, sempre tenendolo per i fianchi; il cazzo era proprio davanti alla sua bocca, bello, potente. «Ora scopami». «Sì, andiamo a letto … ». «No, scopami qui, scopami la bocca, sborrami in bocca ...».
Due giorni dopo si incontrarono a scuola: ciao, ciao. Giorgia sorrise a Matilde, ma questa rimase seria. Beh, andarono ognuna nella propria classe. Così per un paio di giorni. «Ce l’hai con me?» le chiese Giorgia. «No no ..» e tirò avanti. «Se vuoi, puoi venirmi a trovare ...».
Passarono quasi due settimane. Durante un pomeriggio piovoso, mentre correggeva compiti, Giorgia sentì suonare al citofono. «Chi è?». «Matilde, aprimi per favore». Era tornata, perché?. Giorgia l’aspettò sull’uscio, con la porta aperta; arrivò trafelata per aver fatto le scale di corsa, era tutta bagnata. Imprecava contro la pioggia e contro sé stessa per non aver portato l’ombrello. «Dai, entra … comincia a toglierti tutto ciò che hai di bagnato, vado a prendere un telo per asciugarti e qualche maglioncino ... anche le pantofole e … forse anche una gonna ...». Quando tornò Matilde si era tolta la gonna e la camicetta: aveva le calze lunghe tenute su da una giarrettiera. Bel quadretto da film di una volta. L’aiutò ad asciugarsi e poi a togliere le calze, bagnatissime nella parte inferiore. Matilde si era seduta, così Giorgia, nel tirarle le calze, poté vedere il rigonfiamento sotto le mutandine.
«Perché sei fredda con me? Ti ho offesa?». «No, ti chiedo scusa, semmai sono arrabbiata con me … quella faccenda mi ha sconvolta. Tu sei tranquilla?». «Beh, ora sono tranquilla, ma lì per lì ho avuto qualche problema. Mi era piaciuto ma mi sentivo in colpa … e tu?». «Io invece non mi sentivo più donna … una sensazione strana .. ho avuto bisogno di un atto forte per allontanarla da me». Il golfino messo a disposizione di Giorgia era troppo largo per Matilde, le sue tette scomparivano. Rise: «Ora che non hai seno sembri veramente una maschietto». «Dici? – Matilde si portò le mani al petto - Ma no, sono ancora qui … tocca.». Giorgia allungò le mani e le appoggiò sul petto dell’amica. «Sì, vero sono ancora qui … Per me?» e se ne riempì le mani. Le loro teste si avvicinarono, il loro respiro diventò più forte, le bocche si schiusero, fra le labbra comparvero due lingue saettanti. Il bacio fu lungo, le quattro mani percorrevano i loro corpi, palpavano i seni, la schiena, scendevano sui fianchi. «Allora, pace?», chiese Giorgia, Matilde mormorò un “sì”. Si abbracciarono. «E come hai fatto a liberarti di quella sensazione di non essere più donna?». «Mi vergogno a dirtelo … C’era mio marito in casa, l’ho provocato, l’ho fatto eccitare ...». «E avete fatto sesso?». «Sì». «Ti ha posseduta?». «Sì, ma non come pensi tu … gli ho dato la bocca … mi sono fatta scopare la bocca come una prostituta … Ero inginocchiata, con le mani dietro la schiena e la bocca aperta … mi è venuto in bocca». «Ah … poco fa nel baciarti mi è sembrato di sentire un sapore particolare», disse ridendo Giorgina. «Adesso che sei ritornata donna, fammi sentire se è vero, fatti toccare tra le gambe … sì, sei femmina e che femmina … mi piace la tua fica ...». Per tutta risposta, anche Matilde allungò una mano e cercò la vagina dell’amica. «Anche la tua mi piace … dimmi però come hai fatto tu a non sentire più il senso di colpa per avermi leccato la fica … lascia però la tua mano dove si trova, anch’io continuerò a palparti … dimmi». «In quei momenti ho ragionato male … io amo mio marito, mi sembrava di averlo tradito, ma solo perché avevo goduto moltissimo con te e mi era piaciuta la tua intraprendenza quando ti sei avvicinata alla mia bocca … sìììì, toccami così, mettimi un dito dentro … te lo metto anch’io … sìììì… Ti dicevo che volevo solo dare a mio marito una parte del godimento che tu mi avevi dato … tutto qui». «E come hai fatto a sdebitarti?». «Abbiamo fatto quello che chiamiamo “il giro lungo classico” … prima l’ho preso in bocca, ma solo per eccitarci reciprocamente; quando siamo stati pronti, mi sono messa a pecorina: mi ha palpata per bene, poi mi è entrato nella fica … mi piace quella posizione, perché quando dà i colpi mi sento sbattere le palle contro le chiappe. Dopo esserci scaldati a sufficienza, mi ha sodomizzata … mi stai facendo morire … sììììì. Così ... E sai una cosa? Io mi toccavo e quando lui ha schizzato dentro mi è apparsa davanti agli occhi la tua fica, così devo il mio orgasmo a tutti e due… Ti sei bagnata, sento … Quanto tempo hai da dedicarmi?». «Posso fermarmi ancora per un paio di ore, non saranno troppe per leccarci soltanto? Intanto concludiamo l’opera iniziata… ti voglio far venire con la mano .. anche tu, masturbami ...». Si baciarono appassionatamente e stettero bocca a bocca fino al reciproco orgasmo.
Avevano ancora un po’ di tempo prima del distacco. Matilde era rimasta col maglioncino, mutandine calze e relativa giarrettiera, Per essere alla pari anche Giorgia si era tolta la gonna ma aveva perso gli slip perché Matilde in un raptus passionale gliel’aveva strappati, girellava per casa facendo ondulare le chiappe che l’amica guardava con interesse. «Capisco, le disse, perché a tuo marito piace sodomizzarti: sei bella burrosa … Perché non mi fai vedere qualche altra foto? Mi piace il modo con cui tuo marito tratta certi argomenti, non è volgare, sa rendere eleganti anche le situazioni più spinte; quella tua foto, per esempio, mentre ce l’hai in bocca». «Non mi fare arrossire … vado a prendere le foto … comunque voglio dire che anche noi due in certi momenti chiamiamo le cose con i loro nome … a me, per esempio, piace la tua fica» e scoppiò in una sonora risata.
Sfogliarono insieme l’album: Giorgia era fotografata in tutte le pose, vestita o spogliata o discinta, a dimostrazione dell’amore che il marito nutriva per lei e il suo corpo. Poi c’era un gruppetto di foto di ispirazione pornografica in cui talora appariva anche lui. Matilde appuntò la sua attenzione proprio su di quelle, non solo perché poteva ammirare le fattezze dell’amica vista da tante angolazioni, ma perché spesso vi appariva anche lui, sempre nudo. Era un bell’uomo, con un apparato genitale normale ma molto elegante ed invitante. «Complimenti, hai un bell’uomo come marito». In quel momento guardava una foto in cui lei, nuda e sorridente, teneva in mano il membro di lui, bello ritto, con la cappella rossa e trionfante. Sullo sfondo della foto ancora alberi e cespugli verdi. «Vi piace la natura, vedo che siete sempre nel bosco». «Abbiamo una casetta in montagna, circondata da prati e da boschi, ed è anche abbastanza isolata. Dalla primavera all’autunno ci andiamo spesso e quando siamo lì ci piace vivere secondo natura, senza vestiti addosso». «Fate tanto sesso?». «Beh, stando sempre nudi la voglia ti viene; anche se non fai sesso, un po’ sono io ad allungare le mani, un po’ è lui … mi piace come mi tocca il culo … ».«Te lo chiede?». «Me lo chiede sì, a volte sono io ad offrirmi … mi piace sentirlo là dentro, specie quando mi schizza … Tu?». «Beh, piace anche a me … quando l’avete fatto la prima volta?». «Eravamo nel bosco, giocavamo … io facevo la ninfa che scappa, lui il satiro che insegue … mi ha raggiunta, mi sono appoggiata ad un albero e lui mi ha penetrata da dietro … poi siamo scivolati a terra, in mezzo all’erba; stava sempre dentro di me, nella fica. Poi esce e lo strofina proprio sull’ano. Io non l’avevo ancora sperimentato, avevo paura di sentire male … Giuro che non l’ho sentito entrare, sarà stata la posizione, sarà stata l’eccitazione… mi ha sodomizzata a lungo e poi … è stato bellissimo. Da allora facciamo il giro completo, quasi sempre finiamo in quel modo». «Quanti anni avevi?». «Trentaquattro … tu?». «L’ho fatto, disse Matilde ridendo, diciotto anni prima di te, a sedici anni non ero più vergine nemmeno lì»; e tutte e due scoppiarono a ridere. Matilde allungò una mano e palpò il sedere di Giorgia; «Ce l’hai bellissimo … se io fossi stata un uomo ti avrei inculato tutti i giorni… », e nel dire così l’attirò a sé, sempre con la mano sul culo, e la baciò in bocca.
Tornarono alle foto. In una c’era solo lui,sdraiato su un plaid, nudo, il cazzo ritto: bellissimo. «Roba da sedercisi sopra – esclamò Matilde – L’hai fatto?» . «Sì, l’ho cavalcato ...». «L’avrei fatto anch’io», disse ridendo Matilde, «Sai che mi piacerebbe fare una scopata con tuo marito? Con il tuo permesso, ovvio … magari davanti a te ...». «Ma che dici?». «Si vede che ho qualche anno meno di te … ho fatto esperienze che tu non hai fatto e sul sesso sono meno conformista io .. ti ho già detto dei miei rapporti a tre, erano due maschi, non mi dispiacerebbe se fossimo due donne e un uomo … Ti vedo turbata … dai siediti sulle mie ginocchia, così ti accarezzo meglio e ti racconto una storiellina … » . Giorgia si accomodò« sulle ginocchia dell’amica e questa subito andò a cercare quel bel tenero nido d’amore. «Come sei calda … sì, allarga di più le gambe, voglio sentirti tutta … Baciamoci … ti piace come ti accarezzo?». «Sì … sei il mio amore segreto … sì, così...». «Ti racconto la storia: due amiche se ne stanno sedute sul divano, sono discinte: prese dalla passione si baciano, si accarezzano, si danno reciproco piacere. Non si accorgono, però, che l’uomo di una delle due le sta osservando da dietro una porta; a vederle si eccita, si sbottona i pantaloni, lo tira fuori e si accarezza. Piano piano si avvicina, si mette davanti alle due donne: ora il suo cazzo è bello duro, lui lo scappella … si avvicina ancora … le due amiche finalmente lo vedono, rimangono allibite, ma lui incurante si avvicina … appoggia il suo membro sulle labbra di sua moglie, poi lo passa all’altra che apre la bocca e lo succhia mentre infila due dita nella fica dell’amica … dopo un po’ lo tira fuori e lo appoggia sulle labbra dell’altra: anche questa lo succhia...». «Basta basta – esclama Giorgia – mi fai morire così … voglio che tu mi lecchi ed anch’io voglio leccarti … andiamo in camera ...». Ci andarono, si disposero sul letto, un a sotto l’altra sopra, per leccarsi reciprocamente la fica.
E fu in questa posizione di un sessantanove tutto al femminile che le trovò Roberto, il marito di Giorgia.
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