La svelta del mercante di Gorgot
di
Dan dan
genere
dominazione
Un mese era passato e il mercante si stava abituando a camminare per le strade di Gorgor, circondato da tutta la nudità audace e libera. Donne di tutti i tipi e età si muovevano con grazia, il vento che accarezzava le curve del loro corpo come se stessero ballando per la gioia di vivere. Le guardie nude con la loro armatura e le cagne a quattro zampe, con i capelli biondi o mori e un profumo tenue che adornava le natiche, gli facevano venire in mente le streghe che le leggende descrivevano come creature sensuali e perverse.
Mentre si avvicinava a una bancarella per comprare della frutta fresca, la vista di una di queste "cagne" del re lo colpì come una saetta. Aveva i capelli corvini setosi, che scendevano come acqua scrosciante su un seno pieno e sodo. La pelle liscia come la seta, la pancia piatta e le natiche tonde e sode. Indossava solo un piccolo collare di pelle, che indicava il suo status di animale domestico reale, ma il suo portamento e la fierezza con cui camminava a quattro zampe per la strada la facevano apparire come la regina di tutti gli animali.
Lei si avvicinò al banco, le labbra che si schiudevano in un sorriso che faceva tremare il mercante all'idea di ciò che poteva accadere. I suoi occhi verdi brillavano come gemme, pieni di un desiderio selvaggio e incontrollabile. La frutta era la minima delle sue preoccupazioni in quel momento. Non appena il contatto visivo fu stabilito, il mercante sentì un'impellente voglia di avvicinarsi a lei, di accarezzare la morbidezza della pelle, di annusare il profumo selvatico che emanava.
La ragazza si chinò per raccogliere con la bocca una mela, le tette che penzolavano invitanti. Il mercante la osservò con il fiato corto, la lingua che gli bagnava le labbra. Aveva sentito parlare di come queste creature potevano soddisfare qualsiasi desiderio, ma non si aspettava che la tentazione potesse essere così reale e tangibile.
Re Caino Terzo, notando lo sguardo del mercante, rise divertito. "Ah, la nostra piccola Luna", disse, "E' una delle nostre preferite. Lei sa come intrattenere."
Con un cenno del capo, il re fece avanzare la ragazza. Lei si avvicinò al mercante, il seno che toccava il pavimento, e gli offrì la mela con la bocca. Lui la prese, le dita che le scivolavano su per il collo, accarezzando la pelle calda e umida. Non poteva credere a se stesso, ma la voglia di assaggiare il frutto proibito era troppo grande.
Con un morso, la mela si schiuse, il succo che gli scivolava sul viso e le gocce che cadevano tra le tette di Luna. Il mercante si sentiva come se stesse per esplodere, la pressione che si accumulava tra le gambe era insopportabile. Re Caino Terzo lo guardò, il seme che colava da lui come un fiume in piena.
"Adesso", disse, "saprai che gusto ha la frutta di Gorgor."
E in quell'istante, il mercante si rese conto che la vera avventura stava per iniziare.
Per settimane, il mercante si aggirò per il palazzo e la città, osservando, imparando e aspettando il proprio turno. E infine, un pomeriggio soleggiato, Re Caino Terzo lo convocò. "Mercante", disse, "mi hanno detto che hai mostrato un interesse... speciale per Luna, una delle nostre guardie a quattro zampe."
Il cuore del mercante si fermò. Aveva paura, ma il desiderio era troppo intenso. "Sire", rispose, cercando di non mostrare l'eccitazione, "Sarei onorato di prendermi cura di Luna. Vorrei chiederti il permesso di portarla a fare qualche passeggiata all'aria aperta per i bisogni."
Il re sollevò un sopracciglio, divertito. "Ah, le cose stanno così?" Sorrise, mostrando i denti bianchi. "Bene, se vuoi accedere ai giardini reali, avrai il mio permesso. Ma ricorda, le nostre cagne non vanno in giro da sole."
Il mercante ringraziò il re, il cuore in fiamme. Aveva il permesso di avvicinarsi a Luna, di toccarla, di... forse persino di amarla.
Quando arrivò il pomeriggio successivo, Luna lo stava aspettando. Aveva il collare di pelle intorno al collo e un paio di cavigliere che le stringevano le gambe, tenendola in posizione da animale. I suoi occhi brillavano di intelligenza e desiderio, come se sapesse esattamente cosa il mercante voleva.
"Su, alzati", disse il mercante, e Luna si alzò a fatica, le gambe tremanti per la posizione forzata. La prese per un braccio, il contatto con la pelle morbida e calda che lo fece quasi impazzire. La portò fuori, nei giardini reali, pieni di fiori che emanavano un profumo intenso e di alberi le cui foglie si muovevano sensuali al vento.
Luna camminò a passi incerti, come se non si sentisse a proprio agio in piedi. Il mercante capì che avrebbero dovuto fare le cose per gradi. "Ecco, qui", le disse, indicando un prato soffice. "Puoi... andare qui."
Lei annuì, il viso impassibile. Si inginocchiò, le natiche che si alzavano come una scultura erotica, e fece la pipì, guardando il mercante dritto negli occhi. Lui arrossì, ma la guardò, incapace di distogliere lo sguardo.
Dopo aver finito, Luna si alzò in piedi e si avvicinò a lui, il seno che si gonfiava con il respiro pesante. "Perché...", sussurrò, "mi trattate come un animale?"
Il mercante la guardò a lungo, le labbra che si aprivano e si richiudevano. "Perché..." Non sapeva come spiegarlo. Aveva paura di ammettere il proprio desiderio. "Perché... qui a Gorgor, le cose funzionano in modo diverso."
Ma Luna lo fissò, le pupille dilatate. "Conosco il tuo segreto", sussurrò, "e so che puoi darmi la libertà."
---
Da allora, il mercante e Luna si incontrarono regolarmente nei giardini reali, con la scusa di "fare la pipì". In realtà, era il pretesto perfetto per stare da soli, per parlare e conoscersi meglio.
Luna gli raccontò la propria storia, di come era stata scelta come guardiana del re e di come la maledizione di Gorgor l'aveva resa un'animale domestico. Il mercante ascoltò con attenzione, il cuore che si gonfiava di empatia per la ragazza che si sentiva prigioniera in un corpo di animale. In quei momenti, la vedeva per la prima volta come la donna che era, e non come la bestia che il re e il regno la costringevano a recitare.
Decise che avrebbe fatto qualcosa per aiutarla. Non poteva sopportare l'idea di vederla soffrire, di vederla costretta a vivere in una condizione che non avrebbe scelto. Con un'idea fissa in mente, si recò dal re e gli chiese il permesso di portare Luna a fare una passeggiata fuori dal palazzo. Re Caino Terzo, che godeva del potere che esercitava su tutti, gli concesse la richiesta, forse divertito da quell'insolita domanda.
Fuori, Luna camminò a fianco del mercante, il viso rivolto al cielo, come se stesse assaporando per la prima volta la libertà. Lei gli confidò i propri sogni, di poter tornare umana, di poter vivere una vera e propria relazione, di poter amare e essere amata. E il mercante, colpito dal coraggio di Luna, le giurò che avrebbe fatto di tutto per liberarla da quella condizione.
Gli occhi di Luna brillarono di speranza. "Se potessi avere la tua parola", disse, "potrei resistere a qualsiasi altra umiliazione."
---
Con la mente piena di idee e la determinazione fiammeggiante nel cuore, il mercante si immerse nei libri proibiti e antichissimi che il re teneva in una stanza segreta del palazzo. Cerco incantesimi, pozioni e qualsiasi altra informazione che potesse aiutarlo a spezzare la maledizione. Le notti si allungarono e il sonno lo sfuggiva, ma la visione di Luna come la donna che era lo teneva sveglio.
Dopo settimane di ricerche, infine trovò qualcosa. Un incantesimo antico, che richiedeva ingredienti rari e la luna piena. Era pericoloso e poteva non funzionare, ma era la sola speranza che avevano. Con il cuore in gola, decise di provare.
La notte in cui la luna splendeva di luce accecante, il mercante si incontrò con Luna in un angolo nascosto del giardino. Lei lo guardò, le orecchie d'animale che si muovevano leggermente per la paura. "Lo farò", le promise, "ti libererò."
---
Iniziò a recitare l'incantesimo, la voce che si alzava e si abbandonava al potere arcano. I fiori attorno a loro si mossero, le foglie si agitarono e l'aria si caricò di un'energia che faceva formicolare la pelle. Sentiva la maledizione che si opponeva a lui, ma la forza del proprio amore lo spingeva avanti.
Con un ultimo sforzo, il mercante gettò i componenti nel fuoco che stava accanto a Luna. La fiammella salì in cielo, formando la figura di una fenice, simbolo di rinascita. Poi, con un boato che fece tremare il suolo, l'incantesimo ebbe effetto. La pelle di Luna cominciò a mutare, i peli a cadere, le gambe a allungarsi, i seni a tornare al loro luogo.
---
Quando la polvere si posò, Luna stava lì, in piedi, nuda e tremolante, le lacrime che rigavano il viso. Era di nuovo umana. Il mercante la prese tra le braccia, sentendo il calore del suo corpo e il battito del cuore. "Grazie", sussurrò, "grazie per avermi salvato."
---
Re Caino Terzo, informato del desiderio del mercante di liberare Luna, decise di mettere alla prova il coraggio e la resistenza del visitatore. Con un'aria di maliziosa soddisfazione, il re convocò il mercante in una grande sala del palazzo, illuminata da candele profumate e piena di oggetti erotici. "Se vuoi veramente avere Luna come tua sposa", disse, "devi dimostrare di esserne degno. Ti farò passare attraverso prove che metteranno a dura prova i tuoi limiti. Se supererai queste prove, ti concederò il permesso di unirti a noi come nostro pari. In caso contrario..." Il sorriso del re si fece beffardo. "In caso contrario, la mia cagna preferita avrà il piacere di cibarsi della tua carne, e io assisterò al tuo dolore."
Il mercante, nonostante la paura che lo stesse divorando, non poté far altro che accettare. La prospettiva di avere Luna, la donna che ormai amava incondizionatamente, era troppo grande. "Sire", rispose, "Sarò pronto per qualsiasi prova Lei abbia in mente."
Le prime due prove furono di resistenza fisica: combattere con le guardie del re a mani nude e resistere al piacere prolungato inflitto da abili artigiane del sesso, il cui scopo era farlo venire all'istante. Il mercante superò entrambe con difficoltà, ma con la determinazione di un uomo disposto a morire per la propria anima gemella.
Poi arrivò la prova finale, la prova di resistenza erotica. In un'atmosfera carica di tensione, il re mostrò al mercante un letto regale, circondato da una folla di spettatrici nude, le guardie a terra con i capelli pubici tagliati a formare un'aura minacciosa. Su di esso, Luna giaceva, le gambe legate e i polsi incatenati, il viso teso per l'umiliazione. "Sarai legato a quest'altare", spiegò il re, "e le mie guardie ti daranno piacere. Se resisterai per un'intera notte, Luna sarà tua. Se cedi, la tua carne sarà il mio pranzo."
---
Le guardie iniziarono la danza del piacere, le lingue che gli accarezzavano il viso, le mani che scivolavano sui muscoli tesi. Luna, in lacrime, lo guardava con gli occhi supplicanti, ma il mercante sapeva che doveva resistere. A un certo punto, la prova si fece insostenibile, il calore tra le gambe che lo consumava, il respiro che si faceva affannoso.
Ma Luna, in un atto di coraggio, cominciò a parlare a bassa voce, a sussurrare parole di amore e di incoraggiamento. Queste parole, come un incantesimo, lo fecero rilassare, la paura si tramutò in un desiderio ancora più profondo.
La notte si allungò come un serpente, le stelle fuori si confondevano con la luce delle candele. Il mercante resistette, sopportando le carezze e i baci, le dita che esploravano il suo corpo come se stesse per esplodere da un attimo all'altro. E infine, arrivò l'alba, le guardie si ritirarono, e Luna, stremata ma fiera, gli disse: "Hai superato la prova."
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Re Caino Terzo, visibilmente colpito dal coraggio del mercante, si alzò in piedi e si avvicinò al letto. "Bene", ammise, "Hai dimostrato di avere il fegato per Gorgor. Luna sarà tua sposa. Ma ricordati, la nostra terra ha delle regole.
Mentre si avvicinava a una bancarella per comprare della frutta fresca, la vista di una di queste "cagne" del re lo colpì come una saetta. Aveva i capelli corvini setosi, che scendevano come acqua scrosciante su un seno pieno e sodo. La pelle liscia come la seta, la pancia piatta e le natiche tonde e sode. Indossava solo un piccolo collare di pelle, che indicava il suo status di animale domestico reale, ma il suo portamento e la fierezza con cui camminava a quattro zampe per la strada la facevano apparire come la regina di tutti gli animali.
Lei si avvicinò al banco, le labbra che si schiudevano in un sorriso che faceva tremare il mercante all'idea di ciò che poteva accadere. I suoi occhi verdi brillavano come gemme, pieni di un desiderio selvaggio e incontrollabile. La frutta era la minima delle sue preoccupazioni in quel momento. Non appena il contatto visivo fu stabilito, il mercante sentì un'impellente voglia di avvicinarsi a lei, di accarezzare la morbidezza della pelle, di annusare il profumo selvatico che emanava.
La ragazza si chinò per raccogliere con la bocca una mela, le tette che penzolavano invitanti. Il mercante la osservò con il fiato corto, la lingua che gli bagnava le labbra. Aveva sentito parlare di come queste creature potevano soddisfare qualsiasi desiderio, ma non si aspettava che la tentazione potesse essere così reale e tangibile.
Re Caino Terzo, notando lo sguardo del mercante, rise divertito. "Ah, la nostra piccola Luna", disse, "E' una delle nostre preferite. Lei sa come intrattenere."
Con un cenno del capo, il re fece avanzare la ragazza. Lei si avvicinò al mercante, il seno che toccava il pavimento, e gli offrì la mela con la bocca. Lui la prese, le dita che le scivolavano su per il collo, accarezzando la pelle calda e umida. Non poteva credere a se stesso, ma la voglia di assaggiare il frutto proibito era troppo grande.
Con un morso, la mela si schiuse, il succo che gli scivolava sul viso e le gocce che cadevano tra le tette di Luna. Il mercante si sentiva come se stesse per esplodere, la pressione che si accumulava tra le gambe era insopportabile. Re Caino Terzo lo guardò, il seme che colava da lui come un fiume in piena.
"Adesso", disse, "saprai che gusto ha la frutta di Gorgor."
E in quell'istante, il mercante si rese conto che la vera avventura stava per iniziare.
Per settimane, il mercante si aggirò per il palazzo e la città, osservando, imparando e aspettando il proprio turno. E infine, un pomeriggio soleggiato, Re Caino Terzo lo convocò. "Mercante", disse, "mi hanno detto che hai mostrato un interesse... speciale per Luna, una delle nostre guardie a quattro zampe."
Il cuore del mercante si fermò. Aveva paura, ma il desiderio era troppo intenso. "Sire", rispose, cercando di non mostrare l'eccitazione, "Sarei onorato di prendermi cura di Luna. Vorrei chiederti il permesso di portarla a fare qualche passeggiata all'aria aperta per i bisogni."
Il re sollevò un sopracciglio, divertito. "Ah, le cose stanno così?" Sorrise, mostrando i denti bianchi. "Bene, se vuoi accedere ai giardini reali, avrai il mio permesso. Ma ricorda, le nostre cagne non vanno in giro da sole."
Il mercante ringraziò il re, il cuore in fiamme. Aveva il permesso di avvicinarsi a Luna, di toccarla, di... forse persino di amarla.
Quando arrivò il pomeriggio successivo, Luna lo stava aspettando. Aveva il collare di pelle intorno al collo e un paio di cavigliere che le stringevano le gambe, tenendola in posizione da animale. I suoi occhi brillavano di intelligenza e desiderio, come se sapesse esattamente cosa il mercante voleva.
"Su, alzati", disse il mercante, e Luna si alzò a fatica, le gambe tremanti per la posizione forzata. La prese per un braccio, il contatto con la pelle morbida e calda che lo fece quasi impazzire. La portò fuori, nei giardini reali, pieni di fiori che emanavano un profumo intenso e di alberi le cui foglie si muovevano sensuali al vento.
Luna camminò a passi incerti, come se non si sentisse a proprio agio in piedi. Il mercante capì che avrebbero dovuto fare le cose per gradi. "Ecco, qui", le disse, indicando un prato soffice. "Puoi... andare qui."
Lei annuì, il viso impassibile. Si inginocchiò, le natiche che si alzavano come una scultura erotica, e fece la pipì, guardando il mercante dritto negli occhi. Lui arrossì, ma la guardò, incapace di distogliere lo sguardo.
Dopo aver finito, Luna si alzò in piedi e si avvicinò a lui, il seno che si gonfiava con il respiro pesante. "Perché...", sussurrò, "mi trattate come un animale?"
Il mercante la guardò a lungo, le labbra che si aprivano e si richiudevano. "Perché..." Non sapeva come spiegarlo. Aveva paura di ammettere il proprio desiderio. "Perché... qui a Gorgor, le cose funzionano in modo diverso."
Ma Luna lo fissò, le pupille dilatate. "Conosco il tuo segreto", sussurrò, "e so che puoi darmi la libertà."
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Da allora, il mercante e Luna si incontrarono regolarmente nei giardini reali, con la scusa di "fare la pipì". In realtà, era il pretesto perfetto per stare da soli, per parlare e conoscersi meglio.
Luna gli raccontò la propria storia, di come era stata scelta come guardiana del re e di come la maledizione di Gorgor l'aveva resa un'animale domestico. Il mercante ascoltò con attenzione, il cuore che si gonfiava di empatia per la ragazza che si sentiva prigioniera in un corpo di animale. In quei momenti, la vedeva per la prima volta come la donna che era, e non come la bestia che il re e il regno la costringevano a recitare.
Decise che avrebbe fatto qualcosa per aiutarla. Non poteva sopportare l'idea di vederla soffrire, di vederla costretta a vivere in una condizione che non avrebbe scelto. Con un'idea fissa in mente, si recò dal re e gli chiese il permesso di portare Luna a fare una passeggiata fuori dal palazzo. Re Caino Terzo, che godeva del potere che esercitava su tutti, gli concesse la richiesta, forse divertito da quell'insolita domanda.
Fuori, Luna camminò a fianco del mercante, il viso rivolto al cielo, come se stesse assaporando per la prima volta la libertà. Lei gli confidò i propri sogni, di poter tornare umana, di poter vivere una vera e propria relazione, di poter amare e essere amata. E il mercante, colpito dal coraggio di Luna, le giurò che avrebbe fatto di tutto per liberarla da quella condizione.
Gli occhi di Luna brillarono di speranza. "Se potessi avere la tua parola", disse, "potrei resistere a qualsiasi altra umiliazione."
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Con la mente piena di idee e la determinazione fiammeggiante nel cuore, il mercante si immerse nei libri proibiti e antichissimi che il re teneva in una stanza segreta del palazzo. Cerco incantesimi, pozioni e qualsiasi altra informazione che potesse aiutarlo a spezzare la maledizione. Le notti si allungarono e il sonno lo sfuggiva, ma la visione di Luna come la donna che era lo teneva sveglio.
Dopo settimane di ricerche, infine trovò qualcosa. Un incantesimo antico, che richiedeva ingredienti rari e la luna piena. Era pericoloso e poteva non funzionare, ma era la sola speranza che avevano. Con il cuore in gola, decise di provare.
La notte in cui la luna splendeva di luce accecante, il mercante si incontrò con Luna in un angolo nascosto del giardino. Lei lo guardò, le orecchie d'animale che si muovevano leggermente per la paura. "Lo farò", le promise, "ti libererò."
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Iniziò a recitare l'incantesimo, la voce che si alzava e si abbandonava al potere arcano. I fiori attorno a loro si mossero, le foglie si agitarono e l'aria si caricò di un'energia che faceva formicolare la pelle. Sentiva la maledizione che si opponeva a lui, ma la forza del proprio amore lo spingeva avanti.
Con un ultimo sforzo, il mercante gettò i componenti nel fuoco che stava accanto a Luna. La fiammella salì in cielo, formando la figura di una fenice, simbolo di rinascita. Poi, con un boato che fece tremare il suolo, l'incantesimo ebbe effetto. La pelle di Luna cominciò a mutare, i peli a cadere, le gambe a allungarsi, i seni a tornare al loro luogo.
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Quando la polvere si posò, Luna stava lì, in piedi, nuda e tremolante, le lacrime che rigavano il viso. Era di nuovo umana. Il mercante la prese tra le braccia, sentendo il calore del suo corpo e il battito del cuore. "Grazie", sussurrò, "grazie per avermi salvato."
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Re Caino Terzo, informato del desiderio del mercante di liberare Luna, decise di mettere alla prova il coraggio e la resistenza del visitatore. Con un'aria di maliziosa soddisfazione, il re convocò il mercante in una grande sala del palazzo, illuminata da candele profumate e piena di oggetti erotici. "Se vuoi veramente avere Luna come tua sposa", disse, "devi dimostrare di esserne degno. Ti farò passare attraverso prove che metteranno a dura prova i tuoi limiti. Se supererai queste prove, ti concederò il permesso di unirti a noi come nostro pari. In caso contrario..." Il sorriso del re si fece beffardo. "In caso contrario, la mia cagna preferita avrà il piacere di cibarsi della tua carne, e io assisterò al tuo dolore."
Il mercante, nonostante la paura che lo stesse divorando, non poté far altro che accettare. La prospettiva di avere Luna, la donna che ormai amava incondizionatamente, era troppo grande. "Sire", rispose, "Sarò pronto per qualsiasi prova Lei abbia in mente."
Le prime due prove furono di resistenza fisica: combattere con le guardie del re a mani nude e resistere al piacere prolungato inflitto da abili artigiane del sesso, il cui scopo era farlo venire all'istante. Il mercante superò entrambe con difficoltà, ma con la determinazione di un uomo disposto a morire per la propria anima gemella.
Poi arrivò la prova finale, la prova di resistenza erotica. In un'atmosfera carica di tensione, il re mostrò al mercante un letto regale, circondato da una folla di spettatrici nude, le guardie a terra con i capelli pubici tagliati a formare un'aura minacciosa. Su di esso, Luna giaceva, le gambe legate e i polsi incatenati, il viso teso per l'umiliazione. "Sarai legato a quest'altare", spiegò il re, "e le mie guardie ti daranno piacere. Se resisterai per un'intera notte, Luna sarà tua. Se cedi, la tua carne sarà il mio pranzo."
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Le guardie iniziarono la danza del piacere, le lingue che gli accarezzavano il viso, le mani che scivolavano sui muscoli tesi. Luna, in lacrime, lo guardava con gli occhi supplicanti, ma il mercante sapeva che doveva resistere. A un certo punto, la prova si fece insostenibile, il calore tra le gambe che lo consumava, il respiro che si faceva affannoso.
Ma Luna, in un atto di coraggio, cominciò a parlare a bassa voce, a sussurrare parole di amore e di incoraggiamento. Queste parole, come un incantesimo, lo fecero rilassare, la paura si tramutò in un desiderio ancora più profondo.
La notte si allungò come un serpente, le stelle fuori si confondevano con la luce delle candele. Il mercante resistette, sopportando le carezze e i baci, le dita che esploravano il suo corpo come se stesse per esplodere da un attimo all'altro. E infine, arrivò l'alba, le guardie si ritirarono, e Luna, stremata ma fiera, gli disse: "Hai superato la prova."
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Re Caino Terzo, visibilmente colpito dal coraggio del mercante, si alzò in piedi e si avvicinò al letto. "Bene", ammise, "Hai dimostrato di avere il fegato per Gorgor. Luna sarà tua sposa. Ma ricordati, la nostra terra ha delle regole.
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