Crea l'imperatrice

di
genere
esibizionismo

In un angolo vivace della capitale, una figura peculiare attirò l'attenzione dei passanti. Crea, la giovane imperatrice dell'impero, era nota per le sue abitudini anticonformiste. Nonostante la sua discendenza reale, aveva la tendenza a spogliarsi degli orpelli della sua posizione, preferendo la semplicità della pelle nuda rispetto alle strade acciottolate. I suoi capelli castano ramato le ricadevano sulla schiena mentre si muoveva con una grazia che sembrava quasi felina, e i suoi occhi brillavano di una scintilla maliziosa.

Mentre Crea camminava a quattro zampe per le strade, la gente si faceva da parte per farla passare, sbigottita ma allo stesso tempo incuriosita. Le donne la osservavano di soppiatto, i commercianti continuavano a gridare le proprie offerte come se nulla di insolito stesse accadendo, e le guardie imperiali la scortavano a distanza, per assicurare la sua protezione. La folla le sussurrava dietro, discutendo tra di sé se si trattasse di un'iniziativa politica o semplicemente di un capriccio.

Le mani timorose di qualcuno le accarezzavano la testa, le carezze le facevano sentire come se stessero onorando la sua regalità in un linguaggio che andava al di là del protocollo. Altre mani, meno timide, si spingevano a toccare il sedere sodo e morbido che si alzava e si abbassava al ritmo del suo cammino animale. Eppure, quelli che la osservavano con occhi più audaci, quelli che avevano il coraggio di sfidare le convenzioni e il potere, le accarezzavano la fessura umida e calda tra le gambe. Sentire le dita estranee esplorare il suo intimo la eccitava, come se stessero toccando il cuore pulsante del mistero che era la vera Crea, al di là del trono e della corona.

In un angolo ombreggiato del mercato, una vecchia signora le tende una pesca gonfia. Crea la afferra con la bocca e, tenendola per lo stelo tra i denti, la morde a metà, facendo schizzare il succo che si mescolà al sudore del pomeriggio. I passanti si fermano per assistere a questa scena singolare: l'imperatrice che si nutre come una bestia, nuda e a terra, ma con un'eleganza che nessuna bestia potrebbe eguagliare. La pelle morbida e calda del frutto si scioglie in bocca, rinfrescandola.

Un uomo, forse un mercante di passaggio, si ferma a osservarla. Ha gli occhi iniettati di sangue e le mani che tremano leggermente, come se stesse soffrendo di una sete inestinguibile. La guarda con bramosia, ma qualcosa di diverso. Non la brama carnale, bensì la brama di potere. In una frazione di secondo, l'uomo si avvicina a Crea, che continua a camminare a quattro zampe, e le porge un frustino di cuoio. La imperatrice, con un cenno del capo, lo inverte e si gira, mostrando il sedere perfettamente rotondo e invitandolo a colpirla.

Con un'espressione di perversa soddisfazione, l'uomo accetta la sfida e inizia a frustare le carni tese di Crea. I colpi non sono forti come potrebbero, ma bensì delicati e calibrati. Lei emette gemiti soffocati di piacere, che si mescolano al rumore del mercato. Le guardie imperiali osservano la scena a distanza, consapevoli del desiderio del popolo di vivere la propria regalità in modi insoliti. La folla inizia a crescere, le monete iniziano a piovere attorno a lei come offerte in un tempio.

I passanti, inizialmente scandalizzati, si abituano presto alla scena. Le grida del mercato si fanno silenziose, e le transazioni si fanno rare. Invece, le voci si alzano in scommesse su quanti colpi potrà sopportare la bella imperatrice. Qualcuno si avvicina, offrendo monete al mercante per poter assaggiare la carne proibita. Le percosse si fanno via via più forti, e Crea si abbandona al piacere del dolore, al potere che si sprigiona da quest'atto di dominio e sottomissione.

I passanti si radunano, formando un cerchio attorno a loro. La folla si fa fitta, e le monete si accumulano in un mucchio scintillante intorno al duo. Crea, con gli occhi lucenti e la pelle segnata da sottili linee rosse, si alza a fatica a due zampe, tenendosi al braccio del mercante. La folla tace, in attesa del prossimo movimento. Poi, con un sorriso enigmatico, si inoltra nuovamente tra la gente, il frustino che le pende tra le dita.

Con un balzo agile, l'imperatrice si rimette a quattro zampe e afferra la cesta di offerte con i denti. Il peso non le dà fastidio, anzi, la esalta. Si sente potente in quell'istante, come se stesse accettando un tributo da un popolo devoto. Incede tra la folla, il passo deciso e sensuale, mostrando ai suoi sudditi i lineamenti perfetti del suo corpo, le pieghe Divine della sua fica e la morbidezza dei suoi glutei.

I commenti si fanno ovattati, quasi riverenti. "Guardate le sue tette, come sono rotonde e sode!" sussurra una ragazza al fianco di una matrona scandalizzata. "Sembrano due meloni d'oro!" risponde la donna, incapace di distogliere lo sguardo. "E quei capezzoli, come due ciliegie appena mature, pronti per essere schiacciati tra le labbra," continua la ragazza, le mani che si muovono come a immaginare l'atto. I presenti non si limitano a osservarla: la toccano, le accarezzano i capelli, le sfregano il seno, le palpano il sedere. Le mani si fanno insistenti, ma Crea non si scompone. Sembra apprezzare, anzi, ne trae piacere.

Ad un certo punto, Crea si ferma di fronte a una donna anziana, vestita di stracci, che le si avvicina con timidezza. La guarda, e il suo sguardo si fa dolce come il tocco di un'ala di farfalla. La imperatrice prende la cesta che stringe tra i denti e la porge alla vecchia. "Per te," dice con un sorriso che illumina la piazza come il sole al tramonto.

Le mani tremanti della donna afferrano la cesta e, con incredulità, ne contano il bottino. Le lacrime le rigano il viso segnato dal tempo, e le cadono gocce d'argento sul petto scoperto di Crea. La folla tace, commossa da quell'atto di generosità inattesa. Le guardie imperiali si avvicinano, pronti ad intervenire, ma la regina le ferma con un gesto impercettibile. "Lasciateli," mormora, e il mercante, le cui mani non si sono mosse da un pezzo, si ritrae, confuso.

La vecchia, non sapendo come ringraziare la imperatrice per il dono inaspettato, si avvicina timorosamente, come se stesse per accarezzare una tigre. Con un gesto audace, la donna alza la mano e preme delicatamente il capezzolo di Crea. Il contatto, sebbene breve, scatena un brivido che scorre lungo la schiena della regnante, facendola gonfiare di orgoglio. Crea chiude gli occhi, assaporando la gratitudine che si mescola al piacere.

Con un ringhio di soddisfazione, liberandosi da qualsiasi traccia di imbarazzo, e si allontana a grandi passi da quell'angolo del mercato. Le gambe le tremano leggermente, ma la forza del potere e del desiderio che la pervade la spinge avanti. I passanti si fanno da parte per farla passare, sbigottiti e incantati da quell'atto di generosità e umiltà.

Crea si ferma in un grazioso angolo del parco, dove un'aiuola di fiori le richiama l'attenzione. Con un gesto maestoso e naturale, solleva una gamba e si libera di tutta la birra che ha bevuto, spruzzando i fiori con la propria urina, come se stesse consacrando la terra con il proprio nettare reale. L'aria si riempie del profumo delicato di petali bagnati, mescolato al pungente odore di urina. Le guardie, imbarazzate ma fedeli al proprio dovere, la osservano da lontano, pronti a intervenire se la situazione dovesse degenerare.

La folla, che si era radunata per assistere a quest'incredibile spettacolo, osserva in silenzio. Poi, come se nulla di insolito stesse accadendo, si disperde lentamente, ognuno tornando alle proprie attività, portando con sé il ricordo di ciò che ha appena assistito. Crea, ormai abituata a queste reazioni, si alza in piedi, leccandosi le labbra in un gesto di soddisfazione animale. I fiori, appena bagnati, appaiono ancor di più vividi e vibranti, come se la forza vitale della regina avesse donato loro un tocco di magia.

Con un'andatura fiera, la regina si incammina nuovamente, il sedere che ondeggia come una melodia sensuale, le tette penzolanti al ritmo del passo. La strada che conduce al palazzo imperiale si apre come un viale maestoso di fronte a lei, e Crea si avvicina a essa come se stesse tornando al proprio tana. I passanti la guardano con occhi sgranati, non sapendo se temere o ammirarla.

Una volta all'interno del palazzo, Crea si reca nella sala del bagno personale, un luogo di lusso e opulenza che riflette il potere e la ricchezza del suo regno. La stanza è rivestita di marmi preziosi e la luce fioca del sole inonda l'area attraverso le finestrelle colorate. Il suono rilassante di una cascata d'acqua riempie l'aria umida, proveniente da una grande vasca idromassaggio colma di acqua calda e profumata di fiori e spezie esotiche.

Immersa nella vasca le labbra di Crea formano un sorriso soddisfatto. Il dolce calore si propaga attraverso il suo corpo, lenendo le tensioni e i piccoli dolori causati dagli eventi del pomeriggio. La pelle rossa e segnata dal frustino brucia leggermente, ma la sensazione non le dà fastidio; anzi, le ricorda la potenza e il piacere che prova nel dominare le masse. Lei si sdraia, allargando le gambe, e lascia che l'acqua scorra intorno alle sue natiche e alle sue cosce.

Mentre si abbandona alle carezze del bagno, la imperatrice osserva la città attraverso la finestra. Le case e i palazzi si ergono come se volessero toccare il cielo, e le strade si snodano come vene in un organismo vivente. Vede le genti del popolo andare e venire, le voci e i suoni del mercato giungono a malapena fin qui, soffocati dal mormorio rilassante dell'acqua. In quei momenti di quiete, Crea si sente veramente regina, al di sopra del caos e delle convenzioni, in un regno di piacere e di potere che le appartiene.

scritto il
2025-08-07
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