Una cagna è per sempre
di
Dan dan
genere
dominazione
Dopo aver passato la notte in un'unione appassionata, il mercante e Luna si svegliavano al caldo sole mattutino che filtrava attraverso le finestre. Luna, la pelle scintillante di sudore e di sperma, si strinse al petto del mercante, il collare d'argento che le stringeva il collo, un simbolo di fedeltà al proprio padrone. Con un sorriso malizioso, prese la mano del mercante e la portò alla propria fica, ancora gonfia e desiderosa di attenzione. "Bel mio mercante", sussurrò, "spero porterai la tua cagnolina a fare qualche passeggiata".
Il mercante rise, il suono caldo e profondo che riempì la stanza. Aveva capito il gioco di parole e la promessa che c'era dietro. Avrebbero esplorato il regno, Luna al suo fianco, come un uomo e una donna liberi, nonostante le convenzioni che li circondassero. Lei era la prova vivente che il regno di Gorgor poteva cambiare, che l'amore poteva trionfare su qualsiasi abitudine crudele e perversa.
Con il cuore gonfio di emozione, si alzarono e si vestirono. Luna indossò solo il collare a vista come un segno di fierezza.
Il mercante prese il guinzaglio che pendeva dal collare di Luna. "Vuoi iniziare subito a fare la cagnolina?" le chiese con un sorriso divertito.
Lei arrossì leggermente, ma il desiderio di compiacere il proprio sposo e il ricordo del piacere notturno la spinte ad accettare. Con un cenno del capo, si mise a carponi, le mani sul marmo freddo del pavimento. Lui le allacciò il guinzaglio, stringendolo con decisione, ma non troppo stretto.
Iniziarono a camminare per le strade di Gorgor, Luna a carponi e il mercante che la teneva per il guinzaglio. Le guardie del re, le "cagne" nude, le guardavano passare con sguardi di invidia. Per la prima volta, Luna sentiva la libertà di scegliere il proprio destino.
Giunsero a una bancarella di frutta, piena di coloratissimi frutti esotici. La fruttivendola, una donna anziana e grassa, rise a squarciagola alla scena. "Ehi, guarda qui la regina per un giorno!" gridò.
---
Il mercante le fece cenno di avvicinarsi. "Posso avere una banana?" chiese, mostrando i denti bianchi.
La fruttivendola gli lanciò la banana, che Luna afferrò agilmente con la bocca. Poi, leccò la buccia con la lingua, gli occhi fissi sul marito.
"Molto bene, cagnolina," disse il mercante, "adesso, dimmi chi ti ha dato la banana."
"Tu, mio padrone," rispose Luna, il viso rosso per l'imbarazzo.
"E chi ha il potere su di te?"
"Tu, mio amore," mormorò.
---
Continuando a camminare, il mercante le permise di rimanere in piedi. La tenne per la mano, come un uomo farebbe con la propria moglie. Luna sentiva gli occhi di tutti addosso, ma non si sentiva umiliata. Sentiva la propria umanità che si riaffermava, la propria individualità che emergeva.
Camminando per le strade, videro la gente che le guardava con sguardi curiosi. Le ragazze nude che passavano, le guardie e le serve, tutte si fermavano per osservarli.
Il mercante rise, il suono caldo e profondo che riempì la stanza. Aveva capito il gioco di parole e la promessa che c'era dietro. Avrebbero esplorato il regno, Luna al suo fianco, come un uomo e una donna liberi, nonostante le convenzioni che li circondassero. Lei era la prova vivente che il regno di Gorgor poteva cambiare, che l'amore poteva trionfare su qualsiasi abitudine crudele e perversa.
Con il cuore gonfio di emozione, si alzarono e si vestirono. Luna indossò solo il collare a vista come un segno di fierezza.
Il mercante prese il guinzaglio che pendeva dal collare di Luna. "Vuoi iniziare subito a fare la cagnolina?" le chiese con un sorriso divertito.
Lei arrossì leggermente, ma il desiderio di compiacere il proprio sposo e il ricordo del piacere notturno la spinte ad accettare. Con un cenno del capo, si mise a carponi, le mani sul marmo freddo del pavimento. Lui le allacciò il guinzaglio, stringendolo con decisione, ma non troppo stretto.
Iniziarono a camminare per le strade di Gorgor, Luna a carponi e il mercante che la teneva per il guinzaglio. Le guardie del re, le "cagne" nude, le guardavano passare con sguardi di invidia. Per la prima volta, Luna sentiva la libertà di scegliere il proprio destino.
Giunsero a una bancarella di frutta, piena di coloratissimi frutti esotici. La fruttivendola, una donna anziana e grassa, rise a squarciagola alla scena. "Ehi, guarda qui la regina per un giorno!" gridò.
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Il mercante le fece cenno di avvicinarsi. "Posso avere una banana?" chiese, mostrando i denti bianchi.
La fruttivendola gli lanciò la banana, che Luna afferrò agilmente con la bocca. Poi, leccò la buccia con la lingua, gli occhi fissi sul marito.
"Molto bene, cagnolina," disse il mercante, "adesso, dimmi chi ti ha dato la banana."
"Tu, mio padrone," rispose Luna, il viso rosso per l'imbarazzo.
"E chi ha il potere su di te?"
"Tu, mio amore," mormorò.
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Continuando a camminare, il mercante le permise di rimanere in piedi. La tenne per la mano, come un uomo farebbe con la propria moglie. Luna sentiva gli occhi di tutti addosso, ma non si sentiva umiliata. Sentiva la propria umanità che si riaffermava, la propria individualità che emergeva.
Camminando per le strade, videro la gente che le guardava con sguardi curiosi. Le ragazze nude che passavano, le guardie e le serve, tutte si fermavano per osservarli.
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