: Lorena – L’ultima volta
di
Angelo B
genere
tradimenti
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L’ultima volta
Non mi aveva scritto. Non aveva chiamato. Ma sapevo che sarebbe venuta.
La porta si aprì senza bussare. Lorena era lì. Il vestito rosso, le labbra accese, gli occhi febbrili. Non disse nulla. Si avvicinò lenta, si abbassò davanti a me.
«Stasera sono tutta tua», sussurrò. «Tutto. Come non ti ho mai dato.»
Non le risposi. Ero già duro. Lorena mi slacciò i pantaloni e prese il mio cazzo in bocca come se fosse la sua unica ragione di vita. Calda, profonda, affamata. Mi guardava dal basso mentre si ingoiava tutto, fino in fondo, senza tirarsi indietro. Le mani tra i capelli, le spingevo la testa. E lei godeva.
«Ti piace così, amore?» mugugnò mentre le gocce di saliva le scendevano sul mento. «E non è niente rispetto a quello che ti do adesso…»
Si alzò, si voltò, alzò il vestito. Niente slip. Le sue natiche erano rotonde, tese, pronte. Mi guidò dentro. Stretta. Bagnata. Calda come l’inferno.
La presi in piedi, forte, senza freni. La mia mano sul suo collo, l’altra sulle anche. Lorena urlava, si piegava, si apriva. Mi offriva tutto: il corpo, l’anima, il lato più sporco e dannato di sé.
«Voglio che mi spacchi, che mi prendi ovunque… sono la tua troia stasera. Fammelo sentire.»
E così feci.
Sul tavolo, sul divano, sul pavimento. Le gambe spalancate, la bocca sempre pronta, il culo alzato per ricevere ogni spinta. L’ho presa ovunque. Le ho dato tutto. E lei ha preso tutto. Urlando, venendo, tremando.
Mi montava sopra, il viso stravolto dal piacere. «Vieni dentro… fammi tua fino all’ultima goccia… voglio svegliarmi domani con te ancora addosso.»
E io l’ho fatto.
L’ho riempita, urlando con lei, venendo dentro quel corpo che era diventato il mio vizio, la mia dannazione. Il suo ventre caldo, le sue cosce sporche di noi, il letto inzuppato del nostro sudore, del nostro peccato.
Rimasero solo silenzi e respiro.
Lorena si accasciò su di me. Mi baciò piano.
«Adesso basta. Ora ho avuto tutto.»
E se ne andò, nuda, con le sue scarpe in mano, lasciando la porta aperta. Senza voltarsi.
Perché quando una donna ti dà tutto… non resta più niente da dire.
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Epilogo – La fine che resta
Ma qualcosa restava.
Il giorno dopo, la porta si aprì di nuovo. Stavolta bussò.
Era lei. Niente trucco. Niente rossetto. Solo Lorena. Con una valigia mezza vuota e gli occhi pieni.
«Vim morar com você», disse.
“Sono venuta a vivere con te.”
E io non chiesi nulla.
Cambiammo città. Una casa semplice, lontana da tutto. Nessuno da cui nascondersi. Nessun segreto.
Ogni sera, la pelle contro la pelle. Ogni mattina, il profumo del suo collo. Le sue mani nella mia schiena. Le sue cosce sotto le mie. Il suo respiro addosso.
Lorena era mia. Ma soprattutto… io ero suo.
E non c’era altro da desiderare.
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