Milano - Parte 3
di
Ale_Ross
genere
gay
Le settimane passarono, e la cosa tra loro prese forma in silenzio, come un progetto portato avanti di notte, lontano dagli sguardi degli altri. Lorenzo e Andrea si vedevano spesso: cene a casa, film mezzi guardati sul divano, risvegli lenti la domenica mattina e ogni volta scopavano. Mai avrebbe pensato che il sesso con un altro uomo potesse essere così bello ed eccitante, era una cosa del tutto nuova ed inaspettata per lui ed ora si trovava a pensare che non poteva più farne a meno.
In ufficio, però, tutto restava immobile. Lo stesso tono formale, gli stessi “ciao” detti con naturalezza calcolata.
I colleghi non sospettavano nulla. O almeno, così sembrava.
Fu durante una di quelle serate fuori, in un bar piccolo e accogliente sui Navigli, che successe qualcosa. Stavano bevendo, seduti vicini ma non troppo, ridendo di una battuta di Lorenzo su un cliente particolarmente ossessivo, quando Andrea si bloccò a metà sorso.
«Non ci credo!» sussurrò, sistemando in fretta la postura.
«Che succede?» chiese Lorenzo, abbassando la voce.
«È Leo. Un mio amico storico. Compagno di università, siamo cresciuti praticamente insieme. Non ci vediamo da un po’.»
Leo li vide e si avvicinò subito, con un sorriso aperto e un abbraccio caloroso per Andrea.
«Oh, finalmente ti trovo fuori da quell’ufficio!»
Poi guardò Lorenzo, con curiosità.
Andrea esitò un attimo. Quel momento che dura un battito di ciglia, ma che pesa quanto una scelta.
«Lorenzo. Un amico dell’ufficio.»
Lorenzo sorrise, nascondendo bene la fitta allo stomaco. Lo capiva, certo. Ma sentiva anche quanto bruciasse quella parola.
Leo strinse la mano a Lorenzo, poi si rivolse di nuovo ad Andrea.
«Oh, senti, stiamo organizzando una serata poker old school, tipo ai vecchi tempi, solo noi ragazzi. Niente di serio, birre, cibo spazzatura e quattro risate. Devi venire. E porta anche Lorenzo, dai. Così si fa due risate con noi.»
Andrea fece per rifiutare, ma Lorenzo lo anticipò con un sorriso disinvolto.
«Volentieri, dai. Ci sta una serata leggera.»
Andrea lo guardò di traverso, sorpreso. Ma poi annuì.
«Va bene. Passaci l’indirizzo.»
E così, con una bugia bianca e un invito che prometteva leggerezza, si avviavano verso una serata che avrebbe cambiato gli equilibri.
La sera della partita arrivò con un’aria quasi da gita scolastica.
Andrea e Lorenzo si presentarono con una cassa di birre e un sacchetto di patatine troppo rumoroso. La casa era quella di Leo, un attico vissuto ma accogliente, luci soffuse e musica bassa in sottofondo.
C’erano altri tre ragazzi già lì, tutti in jeans, t-shirt e sorrisi larghi. L’atmosfera era rilassata, il vociare allegro, tra ricordi universitari e battute rapide. Lorenzo fu subito coinvolto, gli chiesero di dove fosse, cosa facesse. Andrea, nel frattempo, rideva e lo guardava da lontano, un po’ orgoglioso, un po’ protettivo.
Dopo la seconda birra qualcuno tirò fuori un mazzo di carte rosso brillante.
«Va bene, signori… si gioca sul serio adesso.»
«Quanto sul serio?» chiese Lorenzo, ridendo.
«Strip poker, ovvio,» disse uno dei ragazzi, mescolando le carte con una certa teatralità. «Come ai vecchi tempi. Non dirmi che Andrea non ti ha avvisato»
Andrea alzò le sopracciglia e guardò Lorenzo con un’espressione a metà tra lo scettico e il divertito.
«Ci stai ancora?» gli chiese piano.
Lorenzo si limitò a sorridere. «Se tu ci stai.»
Andrea sospirò, prese una birra, e si sedette di nuovo.
E così iniziò. Tra risate, bluff disperati e giacche buttate sul divano, la serata prese una piega surreale ma stranamente leggera. Un calzino alla volta, pezzi di abiti cadevano. Lorenzo rideva più del solito. Andrea lo osservava, più sciolto, più libero.
La partita era andata avanti più a lungo del previsto, tra risate, sfide incrociate e bluff improbabili.
Lorenzo, che all’inizio si era definito “un disastro totale”, aveva iniziato a sorprendere tutti con una serie di mani fortunate. O forse, pensò Andrea osservandolo con un misto di incredulità e ammirazione, non era solo fortuna. Era il suo modo: stare zitto, sorridere, e poi colpire quando nessuno se lo aspettava.
Alla fine, quando l’ultima mano venne giocata, Lorenzo aveva ancora le mutande addosso e un sorriso da trionfatore stampato in faccia. Gli altri erano tutti nudi. Tutti un po’ ubriachi, sudati, e ridicolmente felici.
«Ok,» disse Leo, spalancando le braccia, «penso che ufficialmente ci hai fregati tutti. Ma se vinci strip poker, c’è una sola cosa da fare.»
«Non voglio sapere dove stai andando a parare,» rispose Andrea, mezzo ridendo.
«Tranquillo,» ribatté Leo. «È solo il rito finale. Il premio per il vincitore» disse Leo ridendo.
Leo fu il primo ad alzarsi. Gli altri lo seguirono a ruota e Lorenzo si ritrovò davanti 4 cazzi dritti e in piena erezione. Uno dopo l’altro iniziarono a scambiarsi baci. Niente di forzato, nessuna esagerazione. Solo gesti istintivi, accesi da una leggerezza che raramente si trova fuori da certe notti in cui ci si sente parte di qualcosa di più grande di sé. Leo fu il primo ad avvicinarsi a Lorenzo che timidamente prese il suo cazzo e se lo portò alla bocca. Iniziò a succhiare avidamente come un ossesso, come a voler fare bella figura con tutti.
«Cazzo!» esclamò Leo. «Questo sì che succhia come una troia!». Quelle parole furono come un invito per gli altri ragazzi. Uno ad uno si avvicinarono tutti e circondarono Lorenzo. Iniziarono a strofinargli il cazzo sulla faccia, si staccò dal cazzo di Leo e ne prese un atro in bocca mentre con le mani ne afferrò altri due iniziando a segarli. Cominciava a non capire più nulla, l’odore di cazzo era l’unica cosa che sentiva, gli penetrava fin dentro il cervello mandandolo fuori di testa.
«oooh siiii» disse uno di loro «Avevi ragione Leo, questo è proprio affamato!»
Quelle parole non facevano che aumentare il suo desiderio. Alternava i cazzi nella sua bocca con desiderio e una voglia irrefrenabile. Si liberò la bocca dal cazzo di turno e disse alzando lo sguardo verso l’alto.
«Vogliamo andare avanti a pompini o qualcuno vuole piantarmelo in culo?»
«Credo da buon padrone di casa debba essere io il primo!» disse Leo. «Non prendertela Andrea.»
Andrea osservava la scena divertito mentre l’altro ragazzo gli stava succhiando il cazzo. Vedere Lorenzo in quella situazione, circondato da cazzi, lo eccitava da morire.
Leo afferrò Lorenzo per i fianchi e lo posizionò a pecora sul tappeto. Infilò il preservativo e senza lasciargli il tempo di respirare gli piantò il cazzo dritto in culo.
Ansimarono quasi all’unisono.
«Cazzo che culo! Ti sei divertito parecchio qui Andrea non è vero?» Lorenzo era quasi imbarazzato per i comenti che Leo stava rivolgendo al suo culo, ma non ebbe nemmeno il tempo di pensarci che subito qualcuno gli riempì la bocca con il suo cazzo. Iniziò a succhiare e a pompare a ritmo delle inculate di Leo. Un altro ragazzo si avvicinò per ricevere lo stesso trattamento, gli appoggio il cazzo sulla faccia e iniziò a succhiare anche l’altro. Alternava i due cazzi nella bocca mentre Leo continuava a scoparlo con foga.
«Ti piace vero troia?» Era senza fiato ma la risposta non tardò ad arrivare.
«Oh si! Scopate questa troia vogliosa forza» con la coda dell’occhio vide Andrea che stava scopando con un altro ragazzo sopra il divano. Sapeva benissimo che in quella situazione non ne aveva il diritto ma ne era geloso.
«Ragazzi datemi il cambio che non voglio sborrare così presto» disse Leo uscendo dal culo di Lorenzo. Sentiva di avere il culo ormai aperto e largo. Sentiva un vuoto che venne presto colmato da un latro ragazzo che si mise dietro di lui e iniziò a scoparlo senza sosta.
«Hai capito il piccolo Lory, ha il culo largo come una fica» Iniziava a perdere il senso della realtà quasi, ormai alternava pompini e inculate senza sosta.
«Aspettate» disse. Si liberò di tutti quei cazzi. Si alzò e si diresse verso Andrea, gli afferrò la mano e lo portò con sé al centro della stanza. Lo baciò con passione e desiderio, quasi a voler marcare il territorio.
«Allungati» Andrea eseguì divertito.
Lorenzo si mise sopra di lui e si impalò sopra il suo cazzo. Gli altri ragazzi si misero in cerchio intorno a loro. iniziarono a baciarsi tra di loro e segarsi godendosi la scena di Lorenzo che cavalcava Andrea senza sosta.
«Ho un’idea! Ora ci divertiamo» disse Leo e prima che Lorenzo potesse rendersene contro Leo si piazzò dietro di lui. Puntò il cazzo contro il suo culo e appena ne ebbe l’occasione glielo ficcò tutto dentro.
«Oddio che cazzo fai?» urlò Lorenzo dal dolore. Ma subito Andrea prese a baciarlo e a stimolargli i capezzoli distogliendo l’attenzione da quel dolore allucinante. I tre ci misero un po’ a trovare il ritmo ma una volta che il culo di Lorenzo si abituò alla presenza i entrambi si rese cono di provare solo piacere.
«Aaaahhh siii!! Spaccatemi il culo dai! È fantastico prendere due cazzi insieme» Lorenzo si lasciò andare senza pudore, aveva perso ogni freno inibitore.
«Guarda come prendi due cazzi insieme! Sei formidabile, una troia con i fiocchi! »
«Siiiii scopatemi senza sosta! Cazzo come sto godendo! Non vi fermatevi prego!» Gli altri tre ragazzi si stavano godendo la scena divertiti mente si masturbavano davanti a loro.
«Forza che aspettate voi?....riempitemi di sborra» Andrea era sorpreso nel sentire quelle parole uscire dalla bocca di Lorenzo. Il ragazzo timido di qualche giorno fa non c’era piu, si era lasciato andare ed era bellissimo. I due si scambiarono un occhiata piena di passione e desiderio.
I tre ragazzi vennero quasi allo stesso momento. Schizzarono tutta la loro sborra sopra di Lorenzo, ne era letteralmente ricoperto. Ne ingoiò piu che poté. Poi fu la volta di Leo che usci dal suo culo, si sfilò il preservativo, afferrò Lorenzo per i capelli gli puntò il cazzo in cazzo davanti alla faccia e mentre lo prendeva tutto di nuovo in bocca gli sborrò dritto in gola. L’ultimo a venire fu Andrea. Riversò tuta la sua sborra dentro i Lorenzo che cadde a terra esausto e completamente ricoperto di sborra.
Più tardi, mentre tornavano a casa, Lorenzo appoggiò la testa sulla spalla di Andrea.
«Non so cosa sia successo stasera. Ma so che… mi sento bene.»
«Dormi da me?» chiese Andrea.
«Va bene, ma si dorme però, sono esausto.» disse Lorenzo ridendo.
In ufficio, però, tutto restava immobile. Lo stesso tono formale, gli stessi “ciao” detti con naturalezza calcolata.
I colleghi non sospettavano nulla. O almeno, così sembrava.
Fu durante una di quelle serate fuori, in un bar piccolo e accogliente sui Navigli, che successe qualcosa. Stavano bevendo, seduti vicini ma non troppo, ridendo di una battuta di Lorenzo su un cliente particolarmente ossessivo, quando Andrea si bloccò a metà sorso.
«Non ci credo!» sussurrò, sistemando in fretta la postura.
«Che succede?» chiese Lorenzo, abbassando la voce.
«È Leo. Un mio amico storico. Compagno di università, siamo cresciuti praticamente insieme. Non ci vediamo da un po’.»
Leo li vide e si avvicinò subito, con un sorriso aperto e un abbraccio caloroso per Andrea.
«Oh, finalmente ti trovo fuori da quell’ufficio!»
Poi guardò Lorenzo, con curiosità.
Andrea esitò un attimo. Quel momento che dura un battito di ciglia, ma che pesa quanto una scelta.
«Lorenzo. Un amico dell’ufficio.»
Lorenzo sorrise, nascondendo bene la fitta allo stomaco. Lo capiva, certo. Ma sentiva anche quanto bruciasse quella parola.
Leo strinse la mano a Lorenzo, poi si rivolse di nuovo ad Andrea.
«Oh, senti, stiamo organizzando una serata poker old school, tipo ai vecchi tempi, solo noi ragazzi. Niente di serio, birre, cibo spazzatura e quattro risate. Devi venire. E porta anche Lorenzo, dai. Così si fa due risate con noi.»
Andrea fece per rifiutare, ma Lorenzo lo anticipò con un sorriso disinvolto.
«Volentieri, dai. Ci sta una serata leggera.»
Andrea lo guardò di traverso, sorpreso. Ma poi annuì.
«Va bene. Passaci l’indirizzo.»
E così, con una bugia bianca e un invito che prometteva leggerezza, si avviavano verso una serata che avrebbe cambiato gli equilibri.
La sera della partita arrivò con un’aria quasi da gita scolastica.
Andrea e Lorenzo si presentarono con una cassa di birre e un sacchetto di patatine troppo rumoroso. La casa era quella di Leo, un attico vissuto ma accogliente, luci soffuse e musica bassa in sottofondo.
C’erano altri tre ragazzi già lì, tutti in jeans, t-shirt e sorrisi larghi. L’atmosfera era rilassata, il vociare allegro, tra ricordi universitari e battute rapide. Lorenzo fu subito coinvolto, gli chiesero di dove fosse, cosa facesse. Andrea, nel frattempo, rideva e lo guardava da lontano, un po’ orgoglioso, un po’ protettivo.
Dopo la seconda birra qualcuno tirò fuori un mazzo di carte rosso brillante.
«Va bene, signori… si gioca sul serio adesso.»
«Quanto sul serio?» chiese Lorenzo, ridendo.
«Strip poker, ovvio,» disse uno dei ragazzi, mescolando le carte con una certa teatralità. «Come ai vecchi tempi. Non dirmi che Andrea non ti ha avvisato»
Andrea alzò le sopracciglia e guardò Lorenzo con un’espressione a metà tra lo scettico e il divertito.
«Ci stai ancora?» gli chiese piano.
Lorenzo si limitò a sorridere. «Se tu ci stai.»
Andrea sospirò, prese una birra, e si sedette di nuovo.
E così iniziò. Tra risate, bluff disperati e giacche buttate sul divano, la serata prese una piega surreale ma stranamente leggera. Un calzino alla volta, pezzi di abiti cadevano. Lorenzo rideva più del solito. Andrea lo osservava, più sciolto, più libero.
La partita era andata avanti più a lungo del previsto, tra risate, sfide incrociate e bluff improbabili.
Lorenzo, che all’inizio si era definito “un disastro totale”, aveva iniziato a sorprendere tutti con una serie di mani fortunate. O forse, pensò Andrea osservandolo con un misto di incredulità e ammirazione, non era solo fortuna. Era il suo modo: stare zitto, sorridere, e poi colpire quando nessuno se lo aspettava.
Alla fine, quando l’ultima mano venne giocata, Lorenzo aveva ancora le mutande addosso e un sorriso da trionfatore stampato in faccia. Gli altri erano tutti nudi. Tutti un po’ ubriachi, sudati, e ridicolmente felici.
«Ok,» disse Leo, spalancando le braccia, «penso che ufficialmente ci hai fregati tutti. Ma se vinci strip poker, c’è una sola cosa da fare.»
«Non voglio sapere dove stai andando a parare,» rispose Andrea, mezzo ridendo.
«Tranquillo,» ribatté Leo. «È solo il rito finale. Il premio per il vincitore» disse Leo ridendo.
Leo fu il primo ad alzarsi. Gli altri lo seguirono a ruota e Lorenzo si ritrovò davanti 4 cazzi dritti e in piena erezione. Uno dopo l’altro iniziarono a scambiarsi baci. Niente di forzato, nessuna esagerazione. Solo gesti istintivi, accesi da una leggerezza che raramente si trova fuori da certe notti in cui ci si sente parte di qualcosa di più grande di sé. Leo fu il primo ad avvicinarsi a Lorenzo che timidamente prese il suo cazzo e se lo portò alla bocca. Iniziò a succhiare avidamente come un ossesso, come a voler fare bella figura con tutti.
«Cazzo!» esclamò Leo. «Questo sì che succhia come una troia!». Quelle parole furono come un invito per gli altri ragazzi. Uno ad uno si avvicinarono tutti e circondarono Lorenzo. Iniziarono a strofinargli il cazzo sulla faccia, si staccò dal cazzo di Leo e ne prese un atro in bocca mentre con le mani ne afferrò altri due iniziando a segarli. Cominciava a non capire più nulla, l’odore di cazzo era l’unica cosa che sentiva, gli penetrava fin dentro il cervello mandandolo fuori di testa.
«oooh siiii» disse uno di loro «Avevi ragione Leo, questo è proprio affamato!»
Quelle parole non facevano che aumentare il suo desiderio. Alternava i cazzi nella sua bocca con desiderio e una voglia irrefrenabile. Si liberò la bocca dal cazzo di turno e disse alzando lo sguardo verso l’alto.
«Vogliamo andare avanti a pompini o qualcuno vuole piantarmelo in culo?»
«Credo da buon padrone di casa debba essere io il primo!» disse Leo. «Non prendertela Andrea.»
Andrea osservava la scena divertito mentre l’altro ragazzo gli stava succhiando il cazzo. Vedere Lorenzo in quella situazione, circondato da cazzi, lo eccitava da morire.
Leo afferrò Lorenzo per i fianchi e lo posizionò a pecora sul tappeto. Infilò il preservativo e senza lasciargli il tempo di respirare gli piantò il cazzo dritto in culo.
Ansimarono quasi all’unisono.
«Cazzo che culo! Ti sei divertito parecchio qui Andrea non è vero?» Lorenzo era quasi imbarazzato per i comenti che Leo stava rivolgendo al suo culo, ma non ebbe nemmeno il tempo di pensarci che subito qualcuno gli riempì la bocca con il suo cazzo. Iniziò a succhiare e a pompare a ritmo delle inculate di Leo. Un altro ragazzo si avvicinò per ricevere lo stesso trattamento, gli appoggio il cazzo sulla faccia e iniziò a succhiare anche l’altro. Alternava i due cazzi nella bocca mentre Leo continuava a scoparlo con foga.
«Ti piace vero troia?» Era senza fiato ma la risposta non tardò ad arrivare.
«Oh si! Scopate questa troia vogliosa forza» con la coda dell’occhio vide Andrea che stava scopando con un altro ragazzo sopra il divano. Sapeva benissimo che in quella situazione non ne aveva il diritto ma ne era geloso.
«Ragazzi datemi il cambio che non voglio sborrare così presto» disse Leo uscendo dal culo di Lorenzo. Sentiva di avere il culo ormai aperto e largo. Sentiva un vuoto che venne presto colmato da un latro ragazzo che si mise dietro di lui e iniziò a scoparlo senza sosta.
«Hai capito il piccolo Lory, ha il culo largo come una fica» Iniziava a perdere il senso della realtà quasi, ormai alternava pompini e inculate senza sosta.
«Aspettate» disse. Si liberò di tutti quei cazzi. Si alzò e si diresse verso Andrea, gli afferrò la mano e lo portò con sé al centro della stanza. Lo baciò con passione e desiderio, quasi a voler marcare il territorio.
«Allungati» Andrea eseguì divertito.
Lorenzo si mise sopra di lui e si impalò sopra il suo cazzo. Gli altri ragazzi si misero in cerchio intorno a loro. iniziarono a baciarsi tra di loro e segarsi godendosi la scena di Lorenzo che cavalcava Andrea senza sosta.
«Ho un’idea! Ora ci divertiamo» disse Leo e prima che Lorenzo potesse rendersene contro Leo si piazzò dietro di lui. Puntò il cazzo contro il suo culo e appena ne ebbe l’occasione glielo ficcò tutto dentro.
«Oddio che cazzo fai?» urlò Lorenzo dal dolore. Ma subito Andrea prese a baciarlo e a stimolargli i capezzoli distogliendo l’attenzione da quel dolore allucinante. I tre ci misero un po’ a trovare il ritmo ma una volta che il culo di Lorenzo si abituò alla presenza i entrambi si rese cono di provare solo piacere.
«Aaaahhh siii!! Spaccatemi il culo dai! È fantastico prendere due cazzi insieme» Lorenzo si lasciò andare senza pudore, aveva perso ogni freno inibitore.
«Guarda come prendi due cazzi insieme! Sei formidabile, una troia con i fiocchi! »
«Siiiii scopatemi senza sosta! Cazzo come sto godendo! Non vi fermatevi prego!» Gli altri tre ragazzi si stavano godendo la scena divertiti mente si masturbavano davanti a loro.
«Forza che aspettate voi?....riempitemi di sborra» Andrea era sorpreso nel sentire quelle parole uscire dalla bocca di Lorenzo. Il ragazzo timido di qualche giorno fa non c’era piu, si era lasciato andare ed era bellissimo. I due si scambiarono un occhiata piena di passione e desiderio.
I tre ragazzi vennero quasi allo stesso momento. Schizzarono tutta la loro sborra sopra di Lorenzo, ne era letteralmente ricoperto. Ne ingoiò piu che poté. Poi fu la volta di Leo che usci dal suo culo, si sfilò il preservativo, afferrò Lorenzo per i capelli gli puntò il cazzo in cazzo davanti alla faccia e mentre lo prendeva tutto di nuovo in bocca gli sborrò dritto in gola. L’ultimo a venire fu Andrea. Riversò tuta la sua sborra dentro i Lorenzo che cadde a terra esausto e completamente ricoperto di sborra.
Più tardi, mentre tornavano a casa, Lorenzo appoggiò la testa sulla spalla di Andrea.
«Non so cosa sia successo stasera. Ma so che… mi sento bene.»
«Dormi da me?» chiese Andrea.
«Va bene, ma si dorme però, sono esausto.» disse Lorenzo ridendo.
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