Halloween: il segreto di una diavoletta

di
genere
trans

Luca non si era mai sentito particolarmente a suo agio nella sua pelle. Non che ci fosse qualcosa di sbagliato in lui, semplicemente non incarnava l'immagine stereotipata del "maschio alfa". Preferiva i fumetti ai palloni, le chiacchiere tranquille alle risse, e il suo fisico, asciutto e un po' esile, non lo faceva certo spiccare in mezzo alla folla. L'idea di Halloween, con le sue maschere e i suoi travestimenti, lo metteva sempre un po' a disagio.

Quest'anno, però, la sua amica Sofia, un'esplosione di energia e creatività, lo aveva convinto ad andare a una festa in maschera.
"Dai Luca, sarà divertente! Un'occasione per uscire dalla tua tana," gli aveva detto con il suo solito entusiasmo contagioso.

Così, Luca si era ritrovato seduto nel salotto di Sofia, con una tazza di tè tiepido tra le mani, mentre lei gli proponeva una sfilza di idee per il costume, zombie putrescenti, cavalieri medievali, persino un improbabile travestimento da banana gigante. Luca aveva bocciato ogni singola idea con un'alzata di spalle o un timido "Non fa per me."

Sofia, appoggiando un gomito sul tavolo e fissandolo con un sorriso malizioso, aveva detto: "Okay, ho un'ultima idea. Ma devi promettermi di non scappare."
Luca, incuriosito e ormai rassegnato, aveva annuito lentamente.
"Una diavoletta sexy," aveva sussurrato Sofia, un luccichio negli occhi. "Rosso fiammante, corna, magari un piccolo tridente..."

Il viso di Luca si era fatto paonazzo all'istante. "Sofia! Ma... io... non credo sia il caso."

Dopo un'iniziale resistenza, e complice la persuasione inarrestabile di Sofia, Luca aveva ceduto. L'idea, seppur imbarazzante, aveva un suo strano fascino. Forse, per una notte, poteva provare a essere qualcosa di completamente diverso.
Così, il giorno dopo, i due amici si erano avventurati in un negozio di costumi. Tra scaffali colmi di maschere spaventose e vestiti sgargianti, Sofia aveva scovato l'articolo perfetto: un abito rosso fuoco, corto e aderente, con un piccolo corpetto stringato e un paio di cornine scintillanti. C'era anche un minuscolo tridente di plastica.
Luca aveva osservato il costume con un misto di terrore e curiosità. Era decisamente audace, molto più di quanto avesse mai osato indossare. Ma Sofia lo guardava con un'espressione incoraggiante, quasi complice.

Rientrati nell'appartamento accogliente di Sofia, l'atmosfera si era fatta stranamente densa. Sofia aveva appoggiato la busta con il costume sul letto, osservando Luca con un sorriso che nascondeva una punta di malizia.

"Allora, andiamo a trasformare questo timido ragazzo in una diavoletta irresistibile," aveva detto, prendendo il costume rosso.
Poi Sofia aveva tirato fuori un sacchetto di carta più piccolo, con un sorriso ancora più ampio. "E per rendere il tutto ancora più... autentico," aveva detto, rivelando un set di lingerie in pizzo nero: un reggiseno delicato, un perizoma malizioso e un paio di autoreggenti con un sottile bordo in silicone.
Gli occhi di Luca si erano spalancati. "Sofia! Ma... è troppo!"

"Oh, andiamo," aveva replicato lei con noncuranza, porgendogli la lingerie. "Nessuno lo vedrà, sarà il tuo piccolo segreto piccante. E poi, una diavoletta sexy ha bisogno dei suoi accessori, no?" Aveva aggiunto con un occhiolino: "Pensa all'effetto sorpresa!"

Luca aveva esitato, tenendo tra le mani quel minuscolo pezzo di tessuto nero. "Non mi sento a mio agio..."

"Fidati di me," aveva insistito Sofia, prendendogli una mano. "Sarà divertente, te l'assicuro. E poi, se ti senti troppo a disagio, puoi sempre dire che fa parte del costume. Un dettaglio inaspettato."

Con un sospiro rassegnato, Luca aveva ceduto ancora una volta. Sofia lo aveva guidato in camera sua, chiudendo la porta con un clic.

"Okay, iniziamo," aveva detto Sofia, prendendo l'abito rosso. "Prima la lingerie. Su, non fare il timido."

Luca, con le guance in fiamme, aveva iniziato a sbottonarsi la camicia. Sofia lo aveva aiutato, sfilandogli la maglietta e poi i pantaloni con una naturalezza quasi fraterna, stemperando un po' della sua imbarazzo.

"Vedi? Non è la fine del mondo," aveva commentato Sofia, porgendogli il reggiseno di pizzo. "Questo va allacciato dietro. Gira."

Luca si era girato, sentendo le dita agili di Sofia armeggiare con i gancetti sulla sua schiena. Poi era stata la volta del perizoma, un indumento con cui aveva poca familiarità. Sofia gli aveva spiegato velocemente come indossarlo, cercando di mantenere un tono leggero e scherzoso.

"E ora... le autoreggenti," aveva detto Sofia, prendendo le calze velate. "Queste vanno tirate su bene, fino a metà coscia. Il pizzo deve stare in alto."

Luca, ormai in una sorta di trance imbarazzata, aveva seguito le sue istruzioni. Si sentiva stranamente vulnerabile e al contempo un po' eccitato da quella situazione inusuale.
Quando finalmente aveva indossato la lingerie, Sofia aveva preso l'abito rosso e glielo aveva fatto infilare delicatamente. La stoffa aderente gli fasciava il corpo in modo inaspettatamente sensuale.

"Wow," aveva esclamato Sofia, osservandolo con un sorriso sincero. "Devo dire che ti sta davvero bene. Il rosso ti fa risaltare la carnagione chiara."

Luca si era guardato allo specchio, vedendo riflessa un'immagine che non gli apparteneva. Il costume era audace, quasi sfacciato, e la lingerie sotto aggiungeva un tocco inaspettato e proibito.

"Non so..." aveva mormorato, sentendosi ancora un po' a disagio.

Sofia gli aveva messo una mano sulla spalla. "Fidati di me, Luca. Stai benissimo. E ricorda, è solo una maschera. Per una notte, puoi essere chi vuoi." Aveva preso le cornine rosse e gliele aveva appoggiate sulla testa. "Ed ora il tocco finale."

Sofia, con un sorriso malizioso che le illuminava il volto, si era chinata sulla scarpiera e aveva estratto un paio di decolleté in vernice nera, il tacco alto e sottile che prometteva un'andatura tutt'altro che comoda. "E per il tocco finale, caro diavoletto," aveva detto, porgendo le scarpe a Luca, "un po' di tacco per slanciare la figura."
Luca aveva preso le scarpe tra le mani, osservandole con un misto di esitazione e una strana scintilla negli occhi. "Tacchi, eh?" aveva commentato, un piccolo sorriso che tradiva una familiarità inaspettata.

"Esatto," aveva risposto Sofia, incoraggiandolo con un cenno. "Una diavoletta che si rispetti sa come farsi notare. E questi faranno sicuramente il loro effetto."

Con una sicurezza che aveva sorpreso persino se stesso, Luca si era sfilato le scarpe da ginnastica e aveva infilato un piede nella decolleté. Poi aveva fatto lo stesso con l'altro, raddrizzandosi con un'inaspettata stabilità.

Aveva mosso i primi passi nella stanza, un'andatura sorprendentemente fluida e disinvolta. Certo, il tacco alto richiedeva attenzione, ma non sembrava affatto impacciato. Anzi, c'era quasi un che di teatrale nel modo in cui si muoveva, un leggero ondeggiare dei fianchi che non era passato inosservato a Sofia.

"Wow, Luca!" aveva esclamato Sofia, battendo le mani con un'ammirazione sincera. "Sei incredibile! Cammini benissimo! Sembra che tu li abbia sempre indossati."
Luca aveva sorriso, un'ombra di mistero negli occhi. "Oh, beh," aveva risposto con noncuranza, facendo roteare leggermente un piede, "diciamo che non è proprio la mia prima volta."

Ormai era pronto per la serata, era agitato all’idea di uscire di casa vestito in quel modo.



Arrivato alla festa Luca sentì immediatamente il brusio della festa ammutolirsi per un istante. Tutti gli occhi si erano posati su di lui, o meglio, sulla sua audace mise da diavoletta. Si sentiva un po' come un animale raro esposto in uno zoo, ma allo stesso tempo percepiva un'ondata inaspettata di attenzione. I sussurri si erano rapidamente trasformati in chiacchiere animate, punteggiate da risatine e qualche commento più audace.
Man mano che la serata avanzava, l'iniziale stupore si era trasformato in un flusso continuo di complimenti. I compagni e le compagne di classe si avvicinavano a Luca, alcuni con sincera ammirazione, altri con un pizzico di maliziosa curiosità.
Luca, inizialmente teso, si era sciolto gradualmente sotto questa inaspettata ondata di approvazione. Si sentiva osservato, sì, ma in un modo stranamente positivo. Il costume, per quanto audace, sembrava avergli conferito una nuova aura, una temporanea licenza di essere diverso.
Tra la folla, un paio di occhi scuri spiccavano particolarmente: quelli di Andrea, il padrone di casa. Era appoggiato a una parete, vestito da pirata, un bicchiere in mano, e lo sguardo fisso su Luca. Un sorriso lento gli si era dipinto sul volto mentre Luca, un po' imbarazzato ma con un'inaspettata dose di sicurezza acquisita grazie ai tacchi, si era addentrato nella sala.

Non ci era voluto molto prima che Andrea si facesse strada tra la folla verso di lui. Con un sorriso invitante, gli aveva teso una mano. "Balliamo?"

Luca aveva accettato, sentendo un piccolo sussulto di eccitazione nervosa. Si erano mossi al ritmo della musica, inizialmente mantenendo una certa distanza. Ma con il passare dei minuti e l'intensificarsi del ritmo, Andrea si era avvicinato sempre di più. Luca percepì qualcosa di inequivocabile: Andrea aveva il cazzo duro e lo stava poggiando contro il culo. Un'ondata di calore gli era salita al viso. Si era reso conto che l'eccitazione di Andrea era palpabile, innegabile.

"Ti stai divertendo, diavoletta?" aveva sussurrato Andrea all'orecchio di Luca, la sua voce leggermente roca.

Luca aveva annuito, sentendo la gola improvvisamente secca. "Sì... molto," era riuscito a rispondere, cercando di non far trasparire il suo crescente turbamento.

La musica era diventata più lenta, trasformandosi in un brano sensuale e avvolgente. Andrea aveva stretto ancora di più la presa sui fianchi di Luca, avvicinandolo ancora di più a sé. Luca poteva sentire il battito accelerato del suo stesso cuore e il respiro caldo di Andrea sulla sua nuca. L'imbarazzo si stava mescolando a una strana, inesplorata eccitazione. La notte di Halloween stava prendendo una piega decisamente inattesa.

Mentre ballavano, la sua mano, apparentemente in modo casuale, era scivolata lungo la schiena di Luca, fermandosi all'altezza dei fianchi. Con un movimento rapido e furtivo, impercettibile agli occhi degli altri ballerini, Andrea aveva infilato la mano sotto il bordo corto della gonna rossa. Le sue dita avevano incontrato immediatamente la carne nuda del culetto di Luca, coperta solo dal sottile pizzo del perizoma.

Un sussulto involontario aveva attraversato il corpo di Luca al contatto inaspettato e audace. Aveva sentito la mano di Andrea stringere la sua chiappa con una pressione decisa, quasi possessiva. Un'ondata di calore e un misto di shock e imbarazzo lo avevano invaso.

"Andrea!" aveva esclamato Luca, la voce strozzata, cercando di allontanarsi leggermente, ma la presa di Andrea sui suoi fianchi si era fatta più ferma.

"Shhh," aveva sibilato Andrea vicino al suo orecchio, la sua voce ora più roca e carica di desiderio. "Stai tranquillo, nessuno si accorge di niente. Ti piace, vero, diavoletta sexy?" La sua mano aveva esercitato un'altra stretta sulla natica di Luca, questa volta più esplicita e provocatoria. Luca si era sentito completamente spiazzato. L'audacia di Andrea lo aveva colto alla sprovvista.

"Vieni con me, diavoletta, facciamo due passi dai…" aveva sussurrato Andrea, la sua voce carica di un'urgenza palpabile, stringendo ancora il fianco di Luca con una presa che non lasciava spazio a repliche. Luca, in un misto di confusione, paura e una strana forma di torpore, si era lasciato trascinare. Era come se una forza invisibile lo spingesse a seguire quell'uomo, nonostante il crescente disagio e il senso di violazione provato sulla pista da ballo.

Si erano mossi lentamente attraverso la folla danzante, Andrea che lo guidava con una mano ferma sulla sua schiena. Nessuno sembrava prestare particolare attenzione alla loro uscita, persi com'erano nel ritmo e nelle chiacchiere. Mentre camminavano sul sentiero di ghiaia, il rumore dei loro passi era l'unico suono a rompere il silenzio. Andrea non aveva tolto la mano dal fianco di Luca, anzi, l'aveva fatta scendere lentamente fino a poggiarla di nuovo sul suo culo, stringendola di tanto in tanto con una sfrontata familiarità.

Inaspettatamente, Luca aveva sentito il suo corpo reagire a quel contatto. Involontariamente, i suoi fianchi avevano compiuto un leggero movimento ondeggiante, iniziò a camminare sculettando aiutato dall’altezza vertiginosi dei tacchi. Si era subito irrigidito, consapevole del significato ambiguo di quel gesto.

Andrea aveva notato il suo movimento e un sorriso di trionfo gli si era dipinto sul volto. "Lo sapevo," aveva detto con un tono di voce che mescolava una punta di soddisfazione e di malizia. "L'ho sempre sospettato che sotto quella facciata da bravo ragazzo si nascondesse una piccola troia."

Le parole di Andrea, così dirette e sprezzanti, avevano colpito Luca come uno schiaffo. "Non... non dire così!" aveva balbettato, cercando di liberarsi dalla sua presa, ma Andrea lo teneva stretto.
Erano arrivati di fronte a una struttura separata dalla casa principale: il garage. La porta era socchiusa, e una debole luce gialla filtrava dall'interno.

"Allora, diavoletta" aveva detto Andrea, fermandosi e girando Luca verso di sé, la sua mano che ora gli accarezzava sfacciatamente il fianco. "Hai voglia di entrare?" Il suo sguardo era carico di una promessa inequivocabile.

Luca lo aveva fissato negli occhi, sentendosi completamente svuotato. La sua mente era un turbine di emozioni contrastanti: paura, vergogna, ma anche una strana, perversa curiosità. Non aveva risposto a parole. Invece, come in trance, aveva fatto un passo avanti, varcando la soglia del garage buio.

Andrea aveva sorriso, un ghigno malizioso che rivelava una punta di eccitazione predatoria. Una volta che la porta del garage si era richiusa alle loro spalle, il buio denso era stato squarciato da un'unica lampadina appesa al soffitto, che proiettava ombre lunghe e distorte sulle pareti ingombre di attrezzi e scatoloni. L'odore di benzina e olio aleggiava nell'aria, mescolandosi a un'elettricità palpabile.
Andrea non aveva perso tempo. Non appena Luca si era voltato, incerto sul da farsi in quel luogo isolato, Andrea lo aveva afferrato per i fianchi, stringendolo a sé con una forza improvvisa. Prima che Luca potesse reagire o proferire parola, le labbra di Andrea si erano posate sulle sue, in un bacio ruvido e impetuoso.

Inizialmente, Luca era rimasto sorpreso, quasi paralizzato dall'audacia del gesto. Le labbra di Andrea premevano sulle sue con una possessività inequivocabile, la sua presa sui fianchi era ferrea. Per un istante, aveva provato repulsione ma poi, qualcosa era cambiato. Forse era l'atmosfera carica di tensione, forse la consapevolezza di essere completamente soli e isolati, o forse una reazione inaspettata al contatto fisico. Fatto sta che, quasi contro la sua volontà, Luca aveva iniziato a rispondere al bacio.

L'intensità del bacio era cresciuta rapidamente, le loro labbra che si staccavano solo per brevi respiri ansimanti. Le mani di Andrea avevano iniziato a vagare sul corpo di Luca, accarezzando la sua schiena scoperta sotto il sottile tessuto del costume da diavoletta.

Poi, con un gesto quasi automatico, Luca aveva portato le mani alla zip sul retro del vestito. Le sue dita tremavano leggermente mentre la tirava giù, liberando la sua schiena. Andrea si era staccato dalle sue labbra, i suoi occhi scuri che lo fissavano con un'avidità crescente.

Luca si era sfilato il vestito rosso, le spalline sottili che scivolavano lungo le sue braccia fino a farlo cadere ai suoi piedi in una pozza di tessuto sgualcito. Ora, nella penombra del garage, indossava solo la lingerie di pizzo nero: il reggiseno delicato, il perizoma malizioso e le autoreggenti che gli fasciavano le gambe, culminando nei vertiginosi tacchi neri.

Andrea aveva lasciato vagare lo sguardo sul suo corpo, un sorriso lascivo che gli increspava le labbra. "Cazzo" aveva sussurrato con un tono rauco di desiderio. I suoi occhi si erano soffermati sul pizzo del reggiseno, per poi scendere lungo la curva dei fianchi fino alle autoreggenti che gli fasciavano le cosce. Luca abbassò leggermente la spallina del reggiseno per toglierlo ma Andrea lo fermò quasi subito. "Non toglierteli, diavoletta. Lasciali pure. Voglio vederti così."

Un brivido gli aveva percorso la schiena. L'idea di essere desiderato in quel modo, nella sua insolita mise, lo aveva turbato e al tempo stesso eccitato. Aveva abbassato lo sguardo, incapace di sostenere l'intensità degli occhi di Andrea.

Un'energia inaspettata aveva invaso Luca, un ribollire di desiderio represso e una strana forma di resa. Abbandonando ogni esitazione, aveva afferrato le spalle di Andrea con una presa ferma e lo aveva spinto all'indietro, facendolo cadere con un gemito sorpreso su un vecchio divano sgangherato che giaceva in un angolo polveroso del garage.
Senza staccare gli occhi da quelli di Andrea, Luca gli era salito sopra a cavalcioni, le autoreggenti che strusciavano sulle cosce ad ogni movimento. Il pizzo del perizoma nero era l'unica barriera tra il suo corpo e quello di Andrea.

"Cazzo..." aveva ansimato Andrea, guardando Luca dall'inferiorità della sua posizione, un misto di sorpresa e crescente eccitazione nei suoi occhi.

Luca non aveva risposto a parole. Con un movimento deciso dei fianchi, si era calato sul cazzo eretto di Andrea, sentendolo penetrare la sua carne con una spinta umida e profonda. Un gemito strozzato gli era sfuggito dalle labbra al contatto pieno e inaspettatamente intenso.

"Oh, siiii..." aveva sussurrato Andrea, afferrando i fianchi di Luca con le mani, le dita che si stringevano sul pizzo del perizoma. "Sei una vera porca, vero?"

Luca aveva iniziato a muoversi, un'andatura selvaggia e incontrollata. I tacchi alti gli fornivano un equilibrio precario ma sensuale, mentre i suoi fianchi si alzavano e si abbassavano sul corpo di Andrea con una foga crescente. Il rumore dei loro corpi che si scontravano, il respiro affannoso e i gemiti soffocati riempivano il silenzio del garage.

"Sì!" aveva ansimato Luca, la testa riversa all'indietro "Sono una troia tutta per te! Fottimi!"

"Dio santo..." aveva gemuto Andrea, le mani che stringevano sempre più forte i fianchi di Luca, guidando i suoi movimenti. "Cavalca! Fammi sentire quanto sei voglioso!"

La cavalcata di Luca si era fatta più frenetica, il suo corpo che si muoveva con un'urgenza disperata. Sentiva il calore intenso del cazzo di Andrea dentro di sé, la sua spinta profonda e ritmica che gli incendiava le viscere. Un piacere acuto e inaspettato lo stava invadendo, mescolandosi all'umiliazione e a una strana forma di liberazione. Mentre continuava a cavalcare Andrea, le sue mani erano scivolate lungo il suo corpo, fino a raggiungere il suo stesso membro, ancora rigido e pulsante.

Con un gemito sommesso, aveva iniziato ad accarezzarlo con movimenti rapidi e decisi, il piacere che si intensificava ad ogni sfregamento. Il contrasto tra la sua cavalcata selvaggia e la sega era un'esibizione sfrontata del suo desiderio.

"Oh, cazzo..." aveva ansimato Andrea, guardando Luca con gli occhi iniettati di sangue, la sua eccitazione che si era riaccesa alla vista di quel gesto esplicito. "Sei una puttana senza vergogna!"

Luca non aveva risposto, concentrato sul piacere crescente che lo stava pervadendo. Le sue spinte sul cazzo di Andrea si erano fatte più veloci, il suo tocco sempre più intenso. Poi, un brivido lo aveva scosso, un grido strozzato gli era sfuggito dalle labbra e il suo sperma aveva iniziato a zampillare, copioso, sull’addome di Andrea.

Senza interrompere la cavalcata, Luca si era chinato, leccando avidamente la sua stessa sborra, il sapore salato e denso che gli riempiva la bocca. I suoi occhi avevano incrociato quelli di Andrea, una sfida muta e carica di desiderio. Poi, in un impeto improvviso, Andrea aveva afferrato i fianchi di Luca con una forza bruta e lo aveva sollevato di peso, senza sfilare il suo membro dall'interno.

Luca aveva urlato per la sorpresa e per la sensazione intensa del corpo di Andrea che lo sollevava. Con un grugnito, Andrea si era girato e aveva sbattuto violentemente la schiena di Luca contro il muro freddo e ruvido. Il colpo aveva fatto gemere Luca, ma la penetrazione profonda e ininterrotta aveva mantenuto vivo il piacere, mescolandolo al dolore sordo dell'impatto.

"Sei mia, troia!" aveva ruggito Andrea, iniziando a scoparlo con una ferocia brutale, il suo corpo che si scontrava contro quello di Luca con violenza. "Sei la mia piccola troia!"

"Fottimi!" aveva gridato Luca, la testa riversa all'indietro, il dolore che si trasformava in una forma distorta di piacere. "Fottimi forte, Andrea! Voglio sentirlo!"

"Ti piace farti sbattere così, vero?" sibilava Andrea tra un affondo e l'altro. "Ti piace farti trattare come la troia che sei!"

"Sì!" aveva ansimato Luca, le lacrime agli occhi per l'intensità del piacere e del dolore. "Sì, fammi quello che vuoi! Sono la tua puttana stasera!"

La violenza del rapporto aveva raggiunto l'apice, un turbine di spinte brutali e gemiti animaleschi contro il muro freddo e indifferente del garage. Le urla di Luca si erano fatte più acute, strappate dal piacere intenso e dal dolore sordo contro il muro. "Ancora! Ancora più forte, Andrea! Ti prego!" implorava, la voce roca e spezzata dal desiderio. Il suo corpo si era fatto più frenetico, assecondando ogni spinta brutale di Andrea con un abbandono quasi masochista.

Andrea, eccitato dal suo grido di supplica e dalla sua totale sottomissione, lo scopava con una violenza ancora maggiore, i suoi movimenti rapidi e profondi che facevano sbattere il corpo di Luca contro il muro ad ogni affondo. I tacchi alti, che Luca aveva indossato con tanta sicurezza all'inizio della serata, non avevano retto a quella furia. Durante uno degli affondi più violenti, un piede si era sfilato dalla decolleté nera, la scarpa era caduta a terra con un tonfo sordo. Poco dopo, anche l'altro tacco aveva ceduto, rotolando sul pavimento polveroso del garage.

"Ti piace così eh puttana?" aveva ghignato Andrea.

Le parole di Andrea avevano eccitato ulteriormente Luca. "Sì! Sono la tua puttana! Fottimi ancora, Andrea! Non smettere!" urlava.

“Cazzo… sborro!” ruggì Andrea in risposta, spingendo ancora più forte, il suo cazzo che si conficcava in profondità nel culo di Luca. La sua furia cieca aveva raggiunto l'apice. Un gemito gutturale gli era sfuggito dalla gola e aveva sentito il suo sperma caldo e denso inondare il culo di Luca, riempiendolo completamente.

Era rimasto immobile per un istante, ansimando contro il collo di Luca, il suo corpo ancora contratto per lo spasmo del piacere. Poi, lentamente, si era sfilato, lasciando Luca contro la parete, il suo culo aperto, dolorante e pieno di sborra che iniziava colargli lungo le cosce.

Con un gesto sgarbato, si era asciugato il sudore dalla fronte con il dorso della mano, evitando il suo sguardo. Luca, ancora frastornato si era scostato dal muro. Aveva raccolto il suo vestito da diavoletta sgualcito e, con movimenti lenti e quasi automatici, aveva iniziato a rivestirsi. Le autoreggenti, leggermente smosse, gli scivolavano un po' lungo le cosce. Si era chinato per raccogliere i tacchi neri, osservandoli per un istante prima di infilarli di nuovo, sentendosi stranamente vulnerabile e potente al tempo stesso.

Mentre si allacciava il vestito, il rumore sordo della musica proveniente dalla casa si era fatto più nitido, ricordando loro il contesto surreale di quella notte. La festa continuava, ignara di ciò che era appena successo nel silenzio del garage.

"Che... che cazzo è successo esattamente?" aveva chiesto Luca, la voce ancora un po' roca, fissando Andrea con un'espressione confusa.

Andrea si avvicinò a Luca, il suo sguardo che indugiava sul vestito rosso e sui tacchi. "Non so cosa dirti… vederti vestito così… non ho saputo resistere." Aveva allungato una mano e gli aveva sfiorato una guancia con il dorso delle dita. "Però, una cosa è certa: quello che è successo qui deve rimanere un segreto tra noi due, chiaro?" Il suo tono era diventato serio, quasi minaccioso. "Nessuno deve lo sapere."

Luca aveva incontrato il suo sguardo, un piccolo sorriso enigmatico che gli increspava le labbra. Aveva annuito lentamente. "Certo, Andrea. Sarà il nostro piccolo segreto." Un lampo di consapevolezza gli era balenato negli occhi. Forse, quella notte di Halloween, entrambi avevano scoperto qualcosa di inaspettato su sé stessi. E quel segreto, perverso e inconfessabile, li avrebbe legati in un modo strano e indissolubile.
scritto il
2025-05-15
2 . 3 K
visite
1 9
voti
valutazione
7.5
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Milano - Parte 4

racconto sucessivo

Coinquilini
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.