Via dei Bardi - 19 Conclusione

di
genere
confessioni

Firenze aveva un’aria diversa, quella sera.
Era come se l’inverno si fosse preso una pausa, e la città, gonfia di luci natalizie e valigie trascinate da ragazzi stanchi, respirasse a un ritmo più lento.
Chiara salì le scale con passo misurato, la valigia che cigolava contro i gradini, il cappotto impregnato di un odore di neve e fumo di camino.

Era sola.

Giulia era già partita.
Lo sapeva. Lo aveva letto nel messaggio che le aveva lasciato la sera prima.
Niente di più di un "Buon viaggio, ci sentiamo da Helsinki".
Nessun cuore. Nessun richiamo.

Eppure, appena entrata in casa, Chiara percepì una presenza.
Non nel senso fisico.
Ma come si sente ancora il profumo di qualcuno su una sciarpa.

Appoggiò il borsone, si tolse il cappotto, le scarpe, la sciarpa.
La casa era fredda, come lo sono sempre le case disabitate da giorni.
E silenziosa. Troppo.

Si fece una tisana, solo per avere qualcosa di caldo tra le mani.
Accese una luce piccola in cucina, poi andò in camera sua.
Tutto era com’era.
Eppure, qualcosa la chiamava.

Aprì l’armadio per sistemare i vestiti puliti.
E fu lì che lo vide.

Un piccolo pacchetto, incastrato tra una felpa e un maglione.
Nessun biglietto.
Solo il colore nero opaco della scatola, e il pizzo sottile che usciva da un lato.

Lo prese in mano.
Sedette sul letto.
Aprì.

Dentro, un plug anale.
Di quelli eleganti, con la base larga e un piccolo cuore in metallo rosa.
E un paio di slip.
Neri.
Leggeri.
Chiaramente usati.
Il profumo di Giulia era ancora lì: pelle, sapone, un vago sentore salmastro e caldo.

Chiara non sorrise.
Ma inspirò lentamente.
Chiuse gli occhi.
E per un attimo, si sentì posseduta da un’assenza.

Si alzò.
Spense la luce.
E si guardò allo specchio.
Nuda.
La pelle pallida per il freddo del rientro. I capezzoli tesi. Il ventre che si muoveva ancora piano.

Prese il plug.
Lo tenne in mano come si tiene un oggetto sacro.
Poi lo posò sul letto.
Prese gli slip. Li portò al viso.
Li sfiorò con le labbra.

Sedette.
Le gambe piegate, il busto in avanti.
Una mano tra le cosce.
Chiuse gli occhi.

Non pensava a nessuno.
Eppure, erano tutte lì:
Martina, con la sua dolcezza carnale.
Giulia, con la sua assenza più presente di ogni carezza.
Tatiana, i ricordi, le notti.
Persino sé stessa.
Quella di prima. Quella nuova.

La mano non si muoveva in fretta.
Non cercava lo sfogo.
Cercava l’intimità.

Quando si sdraiò sul letto, prese il plug, lo accarezzò.
Lo lasciò scivolare tra le cosce.
Non lo usò.
Lo tenne lì.
Come un sigillo.
Come un gesto sospeso.

Poi si voltò su un fianco, con gli slip stretti tra le dita.
E venne.
Senza rumore.
Con un piacere pieno, profondo, che le partì dal ventre e le si arrampicò in gola come un singhiozzo.

Quando riaprì gli occhi, tutto era uguale.
Ma anche no.

Firenze fuori brillava.
Dentro, Chiara sentiva una luce nuova, in un angolo che prima non conosceva.

Non aveva risposte.
Ma aveva imparato a godere del silenzio che le precede.

E questa volta, per davvero, non aveva più bisogno di chiedere il permesso.
scritto il
2025-04-14
4 4 9
visite
8
voti
valutazione
6.8
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Via dei Bardi - 18 Natale
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.