Marta #1

di
genere
etero

Ero andato da Marta per studiare e per vedere quella sua amica con cui ci provavo.
Ci provavo con tanto successo che questa ad un certo punto se n’era andata che avevamo ancora un paio di argomenti da ripassare. Allora me n’ero andato anch’io, il tempo di chiudere i libri e tirare su il mio MacBook bianco hipster, che era lì spento ed era identico a quello di Marta – che anzi era quello di Marta.

Me n’ero accorto solo una volta a casa. Anche perché non aveva una password, lo aveva chiuso semplicemente abbassando lo schermo e la prima cosa che mi era comparsa davanti aprendolo era una lunga serie di finestre di YouPorn. (Ah!)

Non che una simile occorrenza fosse rara sul mio, di computer. Per carità. Però non avevo mai pensato a Marta da quel punto di vista – anche se, dopotutto… alta e con due spalle da nuotatrice, quale in effetti era, un caschetto corto, sbarazzino e disordinato, dita lunghe e sottili. Androgina. (interessante)

Alcuni video erano roba amatoriale, altri erano produzioni pro. Dieci, quindici diversi, forse venti. Scorrendo, tutti si concludevano con abbondanti venute sulla protagonista – in faccia soprattutto, sulla pancia, sul culo e sulla schiena. Una cosa molto comune, vero, ma nemmeno per caso c’era un creampie o un pompino con ingoio e un paio almeno era dei bukkake. (interessante)

L’avevo chiamata: «ehi! mi sa che ho il tuo computer e tu il mio»
«Ah cazzo, non me ne sono accorta»
«eh, sono uguali, colpa mia – passo a ridartelo se sei ancora a casa»
«adesso sto andando in palestra qua dietro, tra un’oretta mi trovi!»

Ora sono qui e, canzonandomi, mi versa uno spritz di quelli già pronti. Roba da universitari.

«In realtà è quello che ti meriti per avermi rubato il computer, sta roba ti farà schifo».
«dopo una giornata di studio come questa ci sta anche l’idraulico liquido»
«adesso ci metto uno sticker, era un po’ che volevo farlo. Così non risuccede»

Apre lo schermo per appiccicare l’adesivo vicino alla tastiera e le si presenta davanti la stessa cosa che avevo visto io, evidentemente. Fa 2+2 e diventata paonazza.

«Sì, forse... anche una password di log-in, che dici?»
«eh, in effetti…»

Silenzio. Occhi bassi, lei sul computer io direttamente e per terra.

«hai… sbirciato?»
«eh, l’ho aperto come l’hai aperto tu...»
«quindi hai visto...?»
«hm-hm»
«cioè, hai visto… tutto?»
«scusa, mi sono incuriosito»

Silenzio. Occhi bassi.

«posso spiegarti…»
«Ma va Marta, c’abbiamo vent’anni che devi spiegarmi? Lo faccio anche io»
«non avevo dubbi!»
«Ecco, vedi? Fine!»

Sembra vagamente rinfrancata, anche se non convinta del tutto.

«Io ho avuto quattro fidanzati...»
«…»
«…e con nessuno ho fatto quelle robe lì.»
«intendi, scopare?»
«ma sarai cretino? Intendo farmi venire addosso!»

Apparentemente con Marta la via dagli occhi bassi all’oversharing è molto breve.

«ah.»
«eh. Scusa, non so perché te l’ho detto»
«è ok»
«sì. Cioè, sempre nel preservativo. Ecco.»
«quindi è un specie di fantasia?»
«hm.»
«ma non hai mai… cioè, non ti hanno mai chiesto di farlo? Tu non l’hai mai, che ne so, chiesto?»
«no, senti. È complicato, ok? Come facevo?»
«in che senso come facevi?»
«beh, ma mica potevo dire a Carlo “voglio che mi vieni in faccia” o a Ezio “facciamolo senza e poi tanto lo tiri fuori e vieni dove vuoi”, o a Mario, Fabrizio… cioè, quelli tra l’altro alcuni conoscevano la mia famiglia! Comunque, per loro ero una fidanzata, mica potevo comportarmi da troia»

Rischio il cortocircuito, tra il cazzo che adesso reclama attenzione e il mix di tematiche da seduta psicologica che Marta mi riversa addosso.

«ooook e quindi… cioè, è perché quelli erano “fidanzati”?»
«hm-hm»
«ma con uno che non è un fidanzato, cioè, a quello lo chiederesti allora?»
«…alla fine sì»

Interessante, ma fingo di no.

«e non hai conosciuto nessuno, tipo, da che stai qua?»
«eh, no. Beh ma sto qui da che stai qui anche te, eh. Tipo quattro mesi. Tra lezioni e robe e tutto... Perché, tu hai conosciuto qualcuno scusa?»
«io ho conosciuto quel Luigi, poi il mio coinquilino, la Flavia, sono andato a qualche festa, ho conosciuto te...»
«eh, anch’io ho conosciuto te, che c’entra. Coinquilina è femmina. Le compagne della squadra di nuoto sono femmine. Tra l’altro, tutte delle lesbicone che si credono che sia lella anch’io. La squadra maschile si allena un altro giorno. Anche io ho conosciuto quello, Luigi, ma figurati – si vede da lontano che gli piace il cazzo».

Tralasciando l’analisi sociologica, quel “che c’entra” mi porta ad un all-in prima che sia troppo tardi.

«facciamolo io e te»
«eh?»
«eh»
«ma che dici?»
«e perché no, scusa?»
«ma te sei un amico»
«e però - sorrido, rassicurante come uno di quegli sconosciuti da cui stare alla larga - quelli prima non andavano bene perché erano dei fidanzati»
«sì ma poi, io, a te, domani, dopodomani, tra un mese e fino alla fine dei corsi, comunque ti rivedo»
«e quindi?»
«e quindi penserò sempre che pensi che sono una troia. Mi tornerà in mente. Che studiamo magari e il giorno prima mi hai fatto… no? Dai.»
«ma scusa, perché la metti così?»
«in che senso?»
«primo, io non penso che se una vuole – o se te vuoi – che uno ti viene addosso sei una troia, manco se me lo chiedi o me lo scrivi per raccomandata, con la firma. Figurati. Oh, io l’ho fatto con tutte eh. Fidanzate o quello che erano»
«e loro…?»
«ma loro che? Certe l’hanno chiesto! O lo volevo io. O è capitato, per la situazione, ma non è che una poi è venuta a dirmi chissà cosa. O io ho pensato chissà che. È complicità!»
«hm»
«poi, perché la vedi con vergogna? È un segreto, piccolo. Tra noi. O tra te e uno che poi rivedi o incontri. A me ecciterebbe, ad esempio»
«cosa?»
«eh, che siamo io e te e altri e però io so come sei fatta sotto i vestiti e gli altri no e lo stesso tu, e io e te abbiamo fatto cose che quegli altri non sanno e non immaginano»
«…»
«che siamo al bar con gli altri all’aperitivo però tre ore prima eravamo qua nudi a giocare»
«…»
«che ridi e io so com’è il tuo viso schizzato di sperma»
«…»
«ha senso quello che dico?»
«ma vaffanculo va… sono fradicia!»
«e io ho il cazzo che mi scoppia nei pantaloni Marta»
«non pensi che sono una pervertita?»
«penso che le perversioni così sono belle»
«vuoi… farti una sega?»
«come minimo»
«quando è allora... quand’è che sei venuto l’ultima volta tu?»
«stamattina, sotto la doccia»
«cazzo»
«…cosa?»
«mi prometti che non lo fai per una settimana almeno?»
«…?»
«voglio… vorrei che fosse tanta»
«oh...»
«dieci giorni»
«DIECI GIORNI?»
«sì. Tu fallo e io ci penso»
«pensi a…?»
«penso SE accettare la tua proposta. Però tu ti devi portare avanti»
«cioè... così, sulla fiducia dici»
«quando ci vediamo dopodomani a lezione penserò che hai le palle piene per me. Penserò che quando nel fine settimana torni a casa, starai li che nel dubbio non ti masturberai. E che poi – magari – verso martedì o mercoledì potrei avere a disposizione una mia fantasia, se lo vorrò davvero. Magari mi aiuta».
scritto il
2025-03-25
3 . 3 K
visite
6 5
voti
valutazione
7.7
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Lucia #1

racconto sucessivo

Rachele #1
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.