Di nuovo a casa
di
Rebecca pallida
genere
pissing
È un bel po che non scrivo, mi dispiace ma ho avuto un periodo decisamente difficile.
Non sarà un capitolo molto lungo, diciamo un breve interludio per raccontare come si sono evolute le cose in un periodo che è stato molto frenetico.
Come sempre per qualsiasi contatto scrivete a rebeccapallida@libero.it
Inoltre devo informarvi che questo racconto contiene scene di scat, se la cosa non vi fa sentire a vostro agio non leggete oltre.
Non mi è facile riprendere il filo, come quasi sempre quando scrivo qualcosa sono sdraiata sul divano, sorseggio un bicchiere di vino e ascolto un disco, in questo caso Hour of the nightingale, quello che purtroppo è la meravigliosa elegia di una grande cantante (se avete idea di cosa parlo scrivetemi, fa sempre piacere).
Siamo rimasti che eravamo in vacanza in Scozia, prima di tornare siamo stati un paio di giorni sull’isola di Skye, era una giornata decisamente brutta, il cielo era plumbeo, il mare scuro, freddo, agitato. Eravamo in cime ad una collina, vedevamo il resto dell’isola e la costa scozzese poco lontana, tra le due delle balene emergevano per poi rituffarsi in quel mare tetro e spazzato dalle onde. Lì, davanti a tutto questo, mi ha chiesto di sposarlo, e naturalmente ho accettato. Quella notte abbiamo fatto l’amore, è stato lento, dolce, senza fretta, una cosa bella da saper apprezzare, in un certo senso un riprendere da dove si era lasciato prima che la frenesia delle cose cambiasse tutto il nostro quotidiano.
Pochi giorni dopo siamo ripartiti per tornare a casa, da un lato mi dispiaceva ma volevo rivedere la bambina, e anche tornare alle mie cose, non sono una che sa stare troppo lontana da casa. A casa però, a questo punto, c’erano davvero tante cose da fare, stare dietro alla bambina, occuparsi del lavoro, e ora anche organizzare il matrimonio.
Era inizio estate, faceva già piuttosto caldo però, avevo addosso le mutandine e una maglietta, ed ero in bagno che stavo facendo la cacca. Ormai lasciavo abitualmente la porta aperta, se Stefano entrava sapevamo entrambi perché…come successe quella volta. L’ho guardato spalancando gli occhioni e dicendogli “non riesco a pulirmi bene, mi daresti una mano?” Cosi si è avvicinato, ha preso della carta igienica e ha cominciato a passarmela sul culo, la sentivo che sfregava, proprio là in mezzo, che si sporcava e che mi sporcava, e la cosa mi eccitava tantissimo. Ha buttato la carta nel water, mi ha tolto la maglietta, mi ha slacciato il reggiseno, mi ha baciata, e mentre lo faceva rimetteva la mano giù, sul mio culo nudo, bianco e sporco, ma questa volta senza carta. Ero ipersensibile, sentivo tutto, sentivo che si sporcava, sentivo che mi sfiorava l’ano lentamente, in cerchi che pian piano si stringevano finché il dito non entrava lentamente, delicatamente, la posizione lo agevolava, da dentro lo sentivo premere e sfiorare verso la vagina, stimolando le terminazioni nervose, abbastanza da portarmi vicina all’orgasmo ma senza mai raggiungerlo. Con l’altra mano mi palpava il seno, lo stringeva, lo soppesava, stringeva i capezzoli e li accarezzava, non capivo più niente, ero eccitatissima. Volevo di più, volevo tutto, ma non potevamo spostarci in camera, avremmo sporcato dappertutto. Così, come succede spesso, ci siamo messi nella vasca da bagno, anzi, per essere precisi lui era in piedi, io in braccio a lui, con la schiena appoggiata al muro, le sue braccia forti che mi sorreggevano, le mie gambe avvinghiate alla sua vita, e quel suo bellissimo cazzone che mi entrava dentro, dilatandomi, aprendomi. Aveva braccio sotto il mio culo, la mano aperta lo prendeva quasi tutto, sporco com’era, in un amplesso selvaggio e improvvisato, dove era la gravità a fare tutto il lavoro e io avevo un orgasmo ogni pochi minuti, che mi scuoteva, mi faceva contorcere, e così lo stimolavo sempre di più, finché anche lui non è esploso dentro di me, riempiendomi, allagandomi, coperta di sudore, merda e colante sperma. Avrei voluto mi pisciasse addosso, mi pulisse con la sua urina, volevo assaggiarla, lavarmici, ma per quella volta avrei dovuto farne a meno, accontentandomi di una doccia.
Non sarà un capitolo molto lungo, diciamo un breve interludio per raccontare come si sono evolute le cose in un periodo che è stato molto frenetico.
Come sempre per qualsiasi contatto scrivete a rebeccapallida@libero.it
Inoltre devo informarvi che questo racconto contiene scene di scat, se la cosa non vi fa sentire a vostro agio non leggete oltre.
Non mi è facile riprendere il filo, come quasi sempre quando scrivo qualcosa sono sdraiata sul divano, sorseggio un bicchiere di vino e ascolto un disco, in questo caso Hour of the nightingale, quello che purtroppo è la meravigliosa elegia di una grande cantante (se avete idea di cosa parlo scrivetemi, fa sempre piacere).
Siamo rimasti che eravamo in vacanza in Scozia, prima di tornare siamo stati un paio di giorni sull’isola di Skye, era una giornata decisamente brutta, il cielo era plumbeo, il mare scuro, freddo, agitato. Eravamo in cime ad una collina, vedevamo il resto dell’isola e la costa scozzese poco lontana, tra le due delle balene emergevano per poi rituffarsi in quel mare tetro e spazzato dalle onde. Lì, davanti a tutto questo, mi ha chiesto di sposarlo, e naturalmente ho accettato. Quella notte abbiamo fatto l’amore, è stato lento, dolce, senza fretta, una cosa bella da saper apprezzare, in un certo senso un riprendere da dove si era lasciato prima che la frenesia delle cose cambiasse tutto il nostro quotidiano.
Pochi giorni dopo siamo ripartiti per tornare a casa, da un lato mi dispiaceva ma volevo rivedere la bambina, e anche tornare alle mie cose, non sono una che sa stare troppo lontana da casa. A casa però, a questo punto, c’erano davvero tante cose da fare, stare dietro alla bambina, occuparsi del lavoro, e ora anche organizzare il matrimonio.
Era inizio estate, faceva già piuttosto caldo però, avevo addosso le mutandine e una maglietta, ed ero in bagno che stavo facendo la cacca. Ormai lasciavo abitualmente la porta aperta, se Stefano entrava sapevamo entrambi perché…come successe quella volta. L’ho guardato spalancando gli occhioni e dicendogli “non riesco a pulirmi bene, mi daresti una mano?” Cosi si è avvicinato, ha preso della carta igienica e ha cominciato a passarmela sul culo, la sentivo che sfregava, proprio là in mezzo, che si sporcava e che mi sporcava, e la cosa mi eccitava tantissimo. Ha buttato la carta nel water, mi ha tolto la maglietta, mi ha slacciato il reggiseno, mi ha baciata, e mentre lo faceva rimetteva la mano giù, sul mio culo nudo, bianco e sporco, ma questa volta senza carta. Ero ipersensibile, sentivo tutto, sentivo che si sporcava, sentivo che mi sfiorava l’ano lentamente, in cerchi che pian piano si stringevano finché il dito non entrava lentamente, delicatamente, la posizione lo agevolava, da dentro lo sentivo premere e sfiorare verso la vagina, stimolando le terminazioni nervose, abbastanza da portarmi vicina all’orgasmo ma senza mai raggiungerlo. Con l’altra mano mi palpava il seno, lo stringeva, lo soppesava, stringeva i capezzoli e li accarezzava, non capivo più niente, ero eccitatissima. Volevo di più, volevo tutto, ma non potevamo spostarci in camera, avremmo sporcato dappertutto. Così, come succede spesso, ci siamo messi nella vasca da bagno, anzi, per essere precisi lui era in piedi, io in braccio a lui, con la schiena appoggiata al muro, le sue braccia forti che mi sorreggevano, le mie gambe avvinghiate alla sua vita, e quel suo bellissimo cazzone che mi entrava dentro, dilatandomi, aprendomi. Aveva braccio sotto il mio culo, la mano aperta lo prendeva quasi tutto, sporco com’era, in un amplesso selvaggio e improvvisato, dove era la gravità a fare tutto il lavoro e io avevo un orgasmo ogni pochi minuti, che mi scuoteva, mi faceva contorcere, e così lo stimolavo sempre di più, finché anche lui non è esploso dentro di me, riempiendomi, allagandomi, coperta di sudore, merda e colante sperma. Avrei voluto mi pisciasse addosso, mi pulisse con la sua urina, volevo assaggiarla, lavarmici, ma per quella volta avrei dovuto farne a meno, accontentandomi di una doccia.
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