Poche righe, ma doverose

di
genere
pissing

Rieccomi, dopo un bel po’. Mi dispiace di essere scomparsa, ma sto attraversando un periodo piuttosto arduo, di cui spero di vedere la fine al più presto.
Vorrei ringraziare i lettori affezionati che in questo periodo di latitanza mi hanno scritto e, per quanto possibile, almeno moralmente, aiutata.
Come sempre quello che leggerete è reale, per contatti rebeccapallida@libero.it



È una sera di primavera, fa piuttosto caldo per questo periodo, e sono molto stanca.
È un momento difficile, da qualche mese ormai, sono molto stressata e logorata. Non so come andrà a finire, ma finché non sarò in fondo so che non ritroverò un po’ di serenità.
In questi periodi si cerca di fare quello che si può, prendersi qualche momento, cercare di allontanare le ombre che coprono tutto. Così appena arrivata a casa ho riempito la vasca, sciolto nell’acqua una di quelle palline profumate che costano un rene e, in ultima analisi, non servono assolutamente a niente, e messo in sottofondo i Joy Division.
Anche dopo una vita che lo ascolto ogni nota di Unknow Pleasures è pura poesia, drammaticamente profetica, un testamento pieno d’amore e disperazione.
Mi spoglio, mi lego i capelli ed entro nell’acqua calda, scivolando giù finché non mi arriva al collo, chiudendo gli occhi e cercando di rilassarmi n pochino. Rimango così credo un quarto d’ora, quasi addormentata, finché non senti la pera di casa aprirsi. È mio marito, bene, mugolo che sono nella vasca e ritorno al mio torpore, che però dura poco dato che lo sento entrare in bagno. Ora, se avete letto i miei racconti precedenti siete a conoscenza dei miei gusti particolari, della sintonia che per fortuna ho trovato con mio marito e che una delle cose che mi piacciono di lui è che riesce sempre a sorprendermi. E ci è riuscito anche questa volta, perché aprendo gli occhi lo vedo che si sta abbassando i pantaloni, sta tirando fuori il cazzo non propriamente eretto ma diciamo già vivace, e non appena mi tiro leggermente su, piacevolmente stupita, comincia a pisciare. Sento il getto prima colpirmi il viso, cogliendomi di sorpresa, ma subito colgo al volo l’occasione, apro la bocca e cerco di berne il più possibile. Ne sento un po’ scendermi lungo il mento ma la maggior parte finisce in bocca, ritmicamente chiudo per deglutire quel flusso caldo, leggermente salato ma così intimo, come fosse vino pregiato. Mentre deglutisco interrompe il flusso per riprendere quando riapro la bocca. Ne aveva un bel po, probabilmente la teneva da mezza giornata, bevo avida, vogliosa, eccitatissima, finché il flusso non si riduce a poche gocce e poi più niente, a quel punto lo faccio avvicinare e comincio a succhiarlo, leccarlo, per non perdere una goccia e per ringraziarlo di quel regalo.
Diventa subito duro, anche lui è coinvolto dalla situazione, mentre lo lecco come fosse un ghiacciolo mi tocco nell’acqua calda.
Non mi basta, voglio di più, voglio tutto. Mi alzo e mi giro piegandomi, per quanto possibile, in piedi nella vasca. Lo sento entrare, allargarmi, spingere, avanti e indietro, invadendomi, violandomi, ma sento anche la mia vagina che lo accoglie pulsando, calda, piena. Mugolo “sì cazzo, scopami, così, fammelo sentire” “ti piace farti pisciare in bocca eh?cosa sei?dimmilo” sa bene che questi discorsi mi mandano fuori di testa al momento giusto così non resisto più, urlo con la voce rotta da un orgasmo forte, profondo “sono il tuo cesso, scopami e pisciami, coprimi di merda, sono la tua latrina” al che sento venire anche lui, sento i fiotti caldi di sperma riversarmisi dentro, saziando il mio corpo.
Un bacio, un com’è andata la giornata, e mi passa l’accappatoio.
scritto il
2025-04-28
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