Il gran giorno

di
genere
sentimentali


Probabilmente alcuni rimarranno delusi, tanti fatti miei e poco sesso, ma anche se non potete saperlo questo capitolo è importante per me, è qualcosa che “devo” a diverse persone che mi sono state accanto, ciascuna a modo suo, anche se probabilmente non lo leggeranno mai.

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Il tempo passava, e le cose da fare, i casini e gli impegni si accumulavano.
Organizzare un matrimonio è un incubo, oltre che un emorragia economica da cui non ci si riprende mai più, ogni dettaglio porta via un sacco di tempo e farlo con una bimba piccola è ancora peggio. Il vero problema è che tutti si comportano che se avessero tutto il tempo del mondo, mentre voi vorreste solo archiviare le varie cose come fatte. Per capirci, le fedi sono arrivate due giorni prima del matrimonio. E il nostro non è stato un matrimonio convenzionale, diciamo più una festa, sposati in comune, circa 60 invitati di cui la maggior parte amici, molto informale…il mio vestito era nero, e già così ho lasciato da parte i negozi di abiti da sposa e mi sono rivolta direttamente ad una sarta, Stefano ovviamente fin da subito ha espresso la chiara e ferma intenzione di trombarmi con quel vestito addosso, ma gli ho spiegato di toglierselo dalla testa, era bellissimo ma talmente incasinato che solo l’idea fa passare qualsiasi entusiasmo…cose se poi le cose strane ci mancassero. Comunque ho pensato anche a lui, così un giorno ho visto le mie amiche per andare a comprare la lingerie per la prima notte di nozze. Probabilmente è stata l’unica giornata rilassante di tutti i preparativi, siamo entrati in un negozio molto figo che ho sempre visto passando ma in cui non ero mai stata, e onestamente dalla vetrina mi sono sempre chiesta se vendesse mutande, lampadari o mobili d’antiquariato. Beh entrandoci in realtà sono rimasta ancora più perplessa, una tizia dall’accento vagamente francese ha cominciato a raccontarmi delle incredibili qualità del blu sulla mia pelle e a farmi vedere tipo quaranta toni diversi di rosa. Le mia amiche leggevano il gigantesco chissenefrega sul mio volto, e abbiamo deciso che non si poteva affrontare una cosa così da sobrie. Così entriamo in un locale, e dopo un paio d’ore, un misto di avances e intimidazioni della nostra amica single al cameriere, e tanto, tanto alcol ricominciamo la ricerca, che dura tipo 100 metri, ovvero fino al primo negozio utile. Appena entriamo arriva una commessa, e la mia amica nonché testimone esordisce con “ciao ci serve un completino da pornostar per la mia amica che si sposa, ma una cosa proprio da cagna eh. E non ce ne frega niente del rosa”. Scoppiamo a ridere ma per fortuna la signora la prende sull’ironico. Morale della favola esco di lì con un completo nero intricatissimo pieno di lacci, corpetto, pizzo, autoreggenti, e cose che ancora adesso non so manco come si chiamino, ma era davvero bello.
Passano i giorni, arriviamo infine, tra un problema e l’altro, a quel giorno. Non vi starò a raccontare i dettagli della giornata, ma è stato bello, devo dire che non c’era quell’emozione dei grandi cambiamenti, di fatto non sarebbe cambiato nulla, ma è stato (ovviamente) un giorno importante, felice. Per la sera avevamo prenotato una stanza in un agriturismo poco lontano dal ristorante, un posto piccino ma curato, bello. Ricordo soprattutto la piscina e le luci a bordo vasca, i riflessi sull’acqua buia, quell’idea di pace che trasmettevano. Ero sposata. Vero che dal lato pratico non cambiava niente, ma era un impegno preso.
Arriviamo in camera, beh, eravamo davvero stanchi, la verità è quella. Un giorno lungo e impegnativo, alla fine di un periodo ancora più pesante. So che non ci pensa mai nessuno, ma la cosa più lunga e difficile a quel punto è stata sciogliere l’acconciatura, togliere una marea di fermagli, pinzette e qualsiasi altra cosa, che tra l’altro iniziavano a fare male. Poi il vestito, stando attenta a non rompere niente, altra cosa non esattamente comoda. A quel punto sono andata a cambiarmi, e ad indossare il completo comprato qualche giorno prima. Beh devo dire che stavo bene, aveva un che di gotico, di elegante, ma era davvero molto sexy. Mi sono messa a letto a fianco a lui, accoccolata, mi abbracciato, mi piaceva sentirmi tra le sue braccia forti, mi faceva sentire piccina ma desiderata. Ci siamo baciati, accarezzati, è sceso tra le mie gambe, baciandomi l’ombelico, e poi giù, prima sopra le mutandine, poi togliendomele e affondando la lingua dentro me, assaporandomi, mentre incrociavo le gambe sulle sue spalle, lo stringevo a me, aprendomi, lasciandomi mangiare. Lo volevo, volevo fare l’amore con lui. Sono salita sopra, l’ho lasciato entrare dentro di me, accogliendolo tutto di colpo, sentendomi aprire, allargare, invadere. Ho cominciata a muovermi lentamente, senza fretta, non per godere o far godere ma solo per essere una cosa sola. Sentivo le sua mani su di me, il suo cazzo dentro di me, mi sono chinata in avanti per sentire anche la sua lingua nella mia bocca. L’ho baciato a lungo finché non sono stata raggiunta da un orgasmo forte ma lento, ondate di piacere e spasmi muscolari, mentre gemevo baciandolo, sussurravo che lo amavo. E poi è venuto anche lui, riversandomi dentro una parte di sé, riempiendomi, svuotandosi.
Era come aver concluso un ciclo, cominciato anni fa quella sera in quel locale, con le stesse amiche che oggi erano con me, dove lo avevo incontrato la prima volta.
Sentivo lo sperma colare fuori da me, e pensavo che forse qualcosa di buono alla fine ero riuscita a farlo.
scritto il
2024-12-10
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