La Fiera di Senigallia
di
Sara1994
genere
corna
Mio marito parte per l’ennesimo viaggio di lavoro, i prossimi tre giorni sarò da sola, ci ho pensato spesso, forse dovrei farmi un amante, però vorrebbe dire sostituire una monotonia con un’altra, non è il caso, preferisco andare in giro a cercare qualcuno di valido per farmi scopare mentre lui non c’è.
Milano è grande e le occasioni non mancano, soprattutto per una bella trentenne con le gambe lunghe, il culetto alto ed un bel seno naturale coppa C come me, i miei capelli biondi e gli occhi grigi fanno il resto, ah, mi chiamo Roberta.
Mi vesto sempre con molta attenzione, proprio per suscitare desiderio, il tacco sempre alto, estate e inverno mi fa sembrare ancora più alta del mio metro e settantasette, ho ancora un età che mi permette outfit giovani e sbarazzini oppure molto eleganti e sexy, in discoteca, come al ristorante o in giro per lo shopping faccio decisamente la mia porca figura, porca come sono io del resto, lo ammetto.
In questo periodo a Milano si parla molto di sicurezza, in effetti girare per una ragazza sola, in qualsiasi quartiere è diventato abbastanza pericoloso, sia di giorno che, soprattutto, di sera, io non porto mai gioielli veri, però ho in tasca sempre 200 euro in contanti perché, eventualmente, chi mi rapinasse non si incattivisca, il timore non è essere violentata, anzi l’idea mi eccita, quanto poi essere uccisa, ecco questo non mi piacerebbe proprio.
Giro la città con una vecchia cinquecento d’epoca con le portiere antivento che mio marito ha fatto rifare a nuovo completamente, anche il cambio è stato sincronizzato, non sarei stata capace di fare la doppietta, quello che non sopporto proprio è la droga, e a Milano la vendono dappertutto.
Per essere Giugno fa incredibilmente caldo, ci saranno quasi 30 gradi, o almeno è la temperatura che si percepisce, sabato, una passeggiata alla Fiera di Senigallia è d’obbligo, è tanto che non ci vado, le bancarelle in Ripa di Porta Ticinese espongono un po’ di tutto, metto un perizoma di pizzo bianco, minigonna di jeans, un top corto allacciato sul davanti per far vedere il mio pancino ed il piercing sull’ombelico, dei sandali alla schiava tacco 7 ed una pochette in bachelite sempre bianca, occhiali da sole Dior con la montatura bianca e via eccomi pronta; parcheggio la mia 500 vicino alla Stazione di Porta Genova e mi incammino verso il Naviglio, un tizio mi fa i complimenti per la mia macchina ma il suo sguardo è fisso sul mio seno, i miei capezzoli premono sul lino del top, lo ringrazio e proseguo seguita dal suo sguardo che sento spogliarmi, la Fiera è piena di gente ma non è affollatissima e si riesce a camminarci bene, dopo un’oretta l’ho girata quasi tutta con calma guardando con attenzione gli oggetti esposti, finalmente trovo una cosa che mi interessa, un braciere in rame con una campana sempre in rame traforata che lo sovrasta, starebbe bene in salotto vicino al camino con dentro la legna piccola per accenderlo, un tizio di colore accovacciato per terra dietro al tappeto sul quale sono sistemati gli oggetti che vende si alza subito quando chiedo il prezzo, è più alto di me con tutti i tacchi, pantaloncini bermuda, canottiera e sandali, dal fisico sembra più un guerriero che un venditore di cianfrusaglia, anche i capelli acconciati con delle treccine non gli danno certo un aspetto pacifico, però mi risponde con un sorriso e dei denti bianchissimi, contrattiamo un po’, poi ci mettiamo d’accordo, però gli dico che non posso portarmelo via così, che me lo deve portare fino a casa, gli do uno dei mie biglietti da visita con indirizzo e tel. Che mio marito mi ha fatto fare da Pineider e vado a bere, finalmente, qualcosa di fresco, quando torno alla macchina è un forno, prima di entrarci tiro giù i finestrini ed apro la cappotta, c’è ancora il tizio di prima, le portiere antivento fanno in modo che io, salendo in auto, gli dia anche una bella visione del mio perizoma e me ne vado.
In casa l’aria condizionata mi dà sollievo dal caldo, non la tengo troppo alta, una temperatura di 24 gradi è perfetta, io giro sempre per casa a piedi scalzi, ho il perizoma e metto una camicia di mio marito che allaccio in parte quando sento il citofono, rispondo dicendo il piano e aspetto con la porta aperta che dà sul pianerottolo di servizio, sono in due che portano il mio acquisto, hanno fatto le scale, tre piani a piedi, li faccio entrare e gli dico dove mettere il braciere, poi gli offro qualcosa di fresco da bere, ho sempre del the in frigo, in questa stagione la donna me ne prepara una brocca tutte le mattine, li faccio accomodare e mi accovaccio anch’io su uno dei divani con le gambe sotto il sedere mentre bevono, li spingo a raccontarmi qualcosa di loro, sono amici e sono del Mali, non ho neppure idea di dove sia, comunque sono in Italia da tre anni e si capisce dal loro modo di parlare, almeno il loro italiano è comprensibile, più di quello di qualche nostro politico nostrano, sono tutti sudati, mi spiegano che sono venuti a piedi portando a mano le biciclette con il mio braciere sulle canne, li pago il concordato e poi gli propongo di rinfrescarsi nel mio bagno di servizio, mi ringraziano per la cortesia, dove vivono non hanno modo di fare una doccia, gli faccio vedere il bagno, l’armadio degli asciugamani e gli indico la mia lavasciuga, gli dico che dopo possono mettere lì i vestiti così si lavano ed asciugano anche quelli, passano tre quarti d’ora che rientrano in soggiorno con gli asciugamani avvolti intorno alla vita belli profumati, tutti e due hanno diverse cicatrici sul corpo ma non gli chiedo nulla in proposito, gli dico però che perché i loro vestiti siano pronti, tra lavaggio ed asciugatura ci voglio 2 ore e mezzo, mi sorridono dopo essersi guardati e mi dicono apertamente, che diverse donne italiane, con una scusa o l’altra, li hanno invitati a casa loro per scopare, ma mai una bella come me penso di avere le guance in fiamme, sono stata sgamata subito, allora li porto nella camera degli ospiti, non potrei mai nel mio letto matrimoniale, per rispetto nei confronti di mio marito, non ridete.
La mia camicia ed il mio perizoma volano su una sedia come i loro asciugamani, sul letto uno mette la faccia tra le mie gambe aperte e comincia a leccarmi e a succhiarmi le piccole labbra, la mia figa si è già schiusa e lacrima, l’altro presenta il suo pene davanti alla mia faccia, con una mano lo afferro e la mia lingua saetta sulla sua cappella mentre lo sego e lo bacio, semirigido è già notevole, il suo cazzo è perfettamente adeguato al resto del corpo, lo maltratto con la lingua, uso anche i denti, lo sento fino in gola, si danno il cambio, solo che invece di leccarmi la figa con due dita mi prende la clitoride e me la schiaccia, me la tira, come ha capito che mi piace essere un po’ maltrattata? Poi, finalmente, il suo bastone si fa spazio nella mia carne e mi penetra, sospiro di soddisfazione quando lo sento dentro di me con la punta che sfiora il mio utero provocandomi un leggero dolore, ad ogni affondo la sensazione di piacere e di dolore si amplifica, come ci è riuscito? Ho già un orgasmo e lui imperterrito continua il suo andirivieni dentro di me, le sue dita maltrattano i miei capezzoli le sue mani forti strizzano i miei seni, però continuo il mio lavoro di mani e bocca sull’altro, che bella idea quella della Fiera di Senigallia, quando, finalmente mi inonda con il suo sperma bollente stringo le sue chiappe con le mani, abbandonando il suo amico, perché non esca da me privandomi del suo bastone di carne, ma deve lasciare spazio all’amico che non è così lungo ma sicuramente più grosso, lo sento allargarmi la vagina mentre mi penetra lentamente e, quando sistemato comincia a scolpirmi la figa furiosamente, mi fa sballottare su e giù, speriamo il letto regga, l’altro continua ad accarezzarmi il seno, adesso con gentilezza, finalmente dopo un altro paio di mie orgasmi anche lui mi riempie la figa di sperma, non avevo pensato ai preservativi, comunque il rischio di rimanere incinta non dovrebbe esserci visto che prendo la pillola, li lascio sul letto e vado nel mio bagno a lavarmi e rimettermi un po’ in ordine, approfitto per prendere il lubrificante anale, anche loro hanno approfittato del bagno di servizio, li trovo sdraiati sul letto e mi infilo tra i due, ho voglia di coccole, vengo baciata, accarezzata e lo stesso faccio io con loro, i loro membri non hanno bisogno di ulteriori sollecitazioni, ad un certo punto svettano tutti e due verso l’alto, mi passo il lubrificante con il dito intorno e dentro il mio buchino, arrivando dopo poco ad infilarci tutte e due le dita, poi mi tiro su e allargo le gambe, ho solo la scelta, opto per il più grosso, mi ci calo sopra lentamente, lui i aiuta sorreggendomi con le mani sotto il mio sedere, è come essere squartata da quella spada di carne, ci vuole qualche istante e qualche mio contorcimento perché affondi dentro di me fino alla radice, ma ancora non si muove, mi tira verso di se facendomi appoggiare i piedi alle sue ginocchia, sono così con le gambe larghe quando il suo amico punta il suo uccello alla mia figa che lo accoglie volentieri, ora davvero sono piena, giusto il tempo perché comincino a muoversi e devo per forza urlare il mio orgasmo, chissà i vicini, le sensazioni che provo, il dolore, il piacere, il tremore durante gli orgasmi e gli spasmi del mio monte di venere, è un turbinio di emozioni, non mi basta mai, vorrei viverle per sempre, però tutto finisce, come la loro sborra nella mia bocca e nella mia gola quando vengono praticamente insieme, mentre mi lecco le labbra chiedono se l’asciugatrice avrà finito, rispondo
- Non lo so ma stanotte potreste rimanere qui e domattina fare colazione con me e andarvene
Mi risposero che sarebbero stati felici di dormire una notte in quella bella stanza, dentro di me pensai, non so se dormire sia il verbo giusto, ed un sorriso mi illuminò il volto.
Milano è grande e le occasioni non mancano, soprattutto per una bella trentenne con le gambe lunghe, il culetto alto ed un bel seno naturale coppa C come me, i miei capelli biondi e gli occhi grigi fanno il resto, ah, mi chiamo Roberta.
Mi vesto sempre con molta attenzione, proprio per suscitare desiderio, il tacco sempre alto, estate e inverno mi fa sembrare ancora più alta del mio metro e settantasette, ho ancora un età che mi permette outfit giovani e sbarazzini oppure molto eleganti e sexy, in discoteca, come al ristorante o in giro per lo shopping faccio decisamente la mia porca figura, porca come sono io del resto, lo ammetto.
In questo periodo a Milano si parla molto di sicurezza, in effetti girare per una ragazza sola, in qualsiasi quartiere è diventato abbastanza pericoloso, sia di giorno che, soprattutto, di sera, io non porto mai gioielli veri, però ho in tasca sempre 200 euro in contanti perché, eventualmente, chi mi rapinasse non si incattivisca, il timore non è essere violentata, anzi l’idea mi eccita, quanto poi essere uccisa, ecco questo non mi piacerebbe proprio.
Giro la città con una vecchia cinquecento d’epoca con le portiere antivento che mio marito ha fatto rifare a nuovo completamente, anche il cambio è stato sincronizzato, non sarei stata capace di fare la doppietta, quello che non sopporto proprio è la droga, e a Milano la vendono dappertutto.
Per essere Giugno fa incredibilmente caldo, ci saranno quasi 30 gradi, o almeno è la temperatura che si percepisce, sabato, una passeggiata alla Fiera di Senigallia è d’obbligo, è tanto che non ci vado, le bancarelle in Ripa di Porta Ticinese espongono un po’ di tutto, metto un perizoma di pizzo bianco, minigonna di jeans, un top corto allacciato sul davanti per far vedere il mio pancino ed il piercing sull’ombelico, dei sandali alla schiava tacco 7 ed una pochette in bachelite sempre bianca, occhiali da sole Dior con la montatura bianca e via eccomi pronta; parcheggio la mia 500 vicino alla Stazione di Porta Genova e mi incammino verso il Naviglio, un tizio mi fa i complimenti per la mia macchina ma il suo sguardo è fisso sul mio seno, i miei capezzoli premono sul lino del top, lo ringrazio e proseguo seguita dal suo sguardo che sento spogliarmi, la Fiera è piena di gente ma non è affollatissima e si riesce a camminarci bene, dopo un’oretta l’ho girata quasi tutta con calma guardando con attenzione gli oggetti esposti, finalmente trovo una cosa che mi interessa, un braciere in rame con una campana sempre in rame traforata che lo sovrasta, starebbe bene in salotto vicino al camino con dentro la legna piccola per accenderlo, un tizio di colore accovacciato per terra dietro al tappeto sul quale sono sistemati gli oggetti che vende si alza subito quando chiedo il prezzo, è più alto di me con tutti i tacchi, pantaloncini bermuda, canottiera e sandali, dal fisico sembra più un guerriero che un venditore di cianfrusaglia, anche i capelli acconciati con delle treccine non gli danno certo un aspetto pacifico, però mi risponde con un sorriso e dei denti bianchissimi, contrattiamo un po’, poi ci mettiamo d’accordo, però gli dico che non posso portarmelo via così, che me lo deve portare fino a casa, gli do uno dei mie biglietti da visita con indirizzo e tel. Che mio marito mi ha fatto fare da Pineider e vado a bere, finalmente, qualcosa di fresco, quando torno alla macchina è un forno, prima di entrarci tiro giù i finestrini ed apro la cappotta, c’è ancora il tizio di prima, le portiere antivento fanno in modo che io, salendo in auto, gli dia anche una bella visione del mio perizoma e me ne vado.
In casa l’aria condizionata mi dà sollievo dal caldo, non la tengo troppo alta, una temperatura di 24 gradi è perfetta, io giro sempre per casa a piedi scalzi, ho il perizoma e metto una camicia di mio marito che allaccio in parte quando sento il citofono, rispondo dicendo il piano e aspetto con la porta aperta che dà sul pianerottolo di servizio, sono in due che portano il mio acquisto, hanno fatto le scale, tre piani a piedi, li faccio entrare e gli dico dove mettere il braciere, poi gli offro qualcosa di fresco da bere, ho sempre del the in frigo, in questa stagione la donna me ne prepara una brocca tutte le mattine, li faccio accomodare e mi accovaccio anch’io su uno dei divani con le gambe sotto il sedere mentre bevono, li spingo a raccontarmi qualcosa di loro, sono amici e sono del Mali, non ho neppure idea di dove sia, comunque sono in Italia da tre anni e si capisce dal loro modo di parlare, almeno il loro italiano è comprensibile, più di quello di qualche nostro politico nostrano, sono tutti sudati, mi spiegano che sono venuti a piedi portando a mano le biciclette con il mio braciere sulle canne, li pago il concordato e poi gli propongo di rinfrescarsi nel mio bagno di servizio, mi ringraziano per la cortesia, dove vivono non hanno modo di fare una doccia, gli faccio vedere il bagno, l’armadio degli asciugamani e gli indico la mia lavasciuga, gli dico che dopo possono mettere lì i vestiti così si lavano ed asciugano anche quelli, passano tre quarti d’ora che rientrano in soggiorno con gli asciugamani avvolti intorno alla vita belli profumati, tutti e due hanno diverse cicatrici sul corpo ma non gli chiedo nulla in proposito, gli dico però che perché i loro vestiti siano pronti, tra lavaggio ed asciugatura ci voglio 2 ore e mezzo, mi sorridono dopo essersi guardati e mi dicono apertamente, che diverse donne italiane, con una scusa o l’altra, li hanno invitati a casa loro per scopare, ma mai una bella come me penso di avere le guance in fiamme, sono stata sgamata subito, allora li porto nella camera degli ospiti, non potrei mai nel mio letto matrimoniale, per rispetto nei confronti di mio marito, non ridete.
La mia camicia ed il mio perizoma volano su una sedia come i loro asciugamani, sul letto uno mette la faccia tra le mie gambe aperte e comincia a leccarmi e a succhiarmi le piccole labbra, la mia figa si è già schiusa e lacrima, l’altro presenta il suo pene davanti alla mia faccia, con una mano lo afferro e la mia lingua saetta sulla sua cappella mentre lo sego e lo bacio, semirigido è già notevole, il suo cazzo è perfettamente adeguato al resto del corpo, lo maltratto con la lingua, uso anche i denti, lo sento fino in gola, si danno il cambio, solo che invece di leccarmi la figa con due dita mi prende la clitoride e me la schiaccia, me la tira, come ha capito che mi piace essere un po’ maltrattata? Poi, finalmente, il suo bastone si fa spazio nella mia carne e mi penetra, sospiro di soddisfazione quando lo sento dentro di me con la punta che sfiora il mio utero provocandomi un leggero dolore, ad ogni affondo la sensazione di piacere e di dolore si amplifica, come ci è riuscito? Ho già un orgasmo e lui imperterrito continua il suo andirivieni dentro di me, le sue dita maltrattano i miei capezzoli le sue mani forti strizzano i miei seni, però continuo il mio lavoro di mani e bocca sull’altro, che bella idea quella della Fiera di Senigallia, quando, finalmente mi inonda con il suo sperma bollente stringo le sue chiappe con le mani, abbandonando il suo amico, perché non esca da me privandomi del suo bastone di carne, ma deve lasciare spazio all’amico che non è così lungo ma sicuramente più grosso, lo sento allargarmi la vagina mentre mi penetra lentamente e, quando sistemato comincia a scolpirmi la figa furiosamente, mi fa sballottare su e giù, speriamo il letto regga, l’altro continua ad accarezzarmi il seno, adesso con gentilezza, finalmente dopo un altro paio di mie orgasmi anche lui mi riempie la figa di sperma, non avevo pensato ai preservativi, comunque il rischio di rimanere incinta non dovrebbe esserci visto che prendo la pillola, li lascio sul letto e vado nel mio bagno a lavarmi e rimettermi un po’ in ordine, approfitto per prendere il lubrificante anale, anche loro hanno approfittato del bagno di servizio, li trovo sdraiati sul letto e mi infilo tra i due, ho voglia di coccole, vengo baciata, accarezzata e lo stesso faccio io con loro, i loro membri non hanno bisogno di ulteriori sollecitazioni, ad un certo punto svettano tutti e due verso l’alto, mi passo il lubrificante con il dito intorno e dentro il mio buchino, arrivando dopo poco ad infilarci tutte e due le dita, poi mi tiro su e allargo le gambe, ho solo la scelta, opto per il più grosso, mi ci calo sopra lentamente, lui i aiuta sorreggendomi con le mani sotto il mio sedere, è come essere squartata da quella spada di carne, ci vuole qualche istante e qualche mio contorcimento perché affondi dentro di me fino alla radice, ma ancora non si muove, mi tira verso di se facendomi appoggiare i piedi alle sue ginocchia, sono così con le gambe larghe quando il suo amico punta il suo uccello alla mia figa che lo accoglie volentieri, ora davvero sono piena, giusto il tempo perché comincino a muoversi e devo per forza urlare il mio orgasmo, chissà i vicini, le sensazioni che provo, il dolore, il piacere, il tremore durante gli orgasmi e gli spasmi del mio monte di venere, è un turbinio di emozioni, non mi basta mai, vorrei viverle per sempre, però tutto finisce, come la loro sborra nella mia bocca e nella mia gola quando vengono praticamente insieme, mentre mi lecco le labbra chiedono se l’asciugatrice avrà finito, rispondo
- Non lo so ma stanotte potreste rimanere qui e domattina fare colazione con me e andarvene
Mi risposero che sarebbero stati felici di dormire una notte in quella bella stanza, dentro di me pensai, non so se dormire sia il verbo giusto, ed un sorriso mi illuminò il volto.
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