Avventura in Sicilia
di
Sara1994
genere
etero
Arrivo a Milano che è già buio, ho deciso di fare tappa qui per la notte prima di affrontare il viaggio vero e proprio fino n Sicilia, da Zurigo ci ho messo poco più di tre ore ma non mi sono mai fermata, adesso devo solo mangiare qualcosa e andare a dormire, domattina presto ripartirò.
Presa la stanza allo Sporting Hotel di Noverasco, proprio all’uscita della tangenziale chiedo a loro per mangiare qualcosa, mi indicano un ristorantino in Via Ripamonti, “la Taverna” pizzeria e cucina napoletana, nulla di che, devo dire, ma la pizza è buona, soprattutto rispetto a quella cui siamo abituati in Svizzera, la stanza dell’albergo è pulita ed il letto confortevole, dopo una settimana impegnativa, per il lavoro, sento proprio il bisogno di dormire, non sono neanche le 22 che mi infilo già sotto le lenzuola, nonostante siamo a Giugno non fa proprio caldissimo ancora, una copertina leggera fa piacere, anche perché non riesco a dormire con qualcosa addosso, che sia un pigiama, una camicia da notte o semplicemente reggiseno e mutandine. Quando mi sveglio alle 8 mi sento davvero bene, una bella doccia poi mi trucco, mi vesto e sono pronta a ripartire, il viaggio è lungo, oltre la biancheria, solo le mutandine, ho una minigonna di jeans ed un top di cotone bianco allacciato sul davanti e corto in vita, le mie Adidas e gli irrinunciabili, in questo periodo, occhiali da sole. Sono praticamente sola nella sala per la colazione, un cappuccino ed un croissant, pago il conto e salgo in macchina, non è ancora il caso di abbassare la capotte, magari più tardi, la mia nuova Mazda x5 si comporta bene, mi piace guidare. Purtroppo sia in Svizzera, che in Italia c’è quell’assurdo limite di velocità che mi impedisce di andare come vorrei, ma, ogni tanto, arrivo ai 150 all’ora, soprattutto in fase di sorpasso, non c’è più traffico del solito, arrivo a Bologna abbastanza presto, comincia il caldo, apro la capotte e inizio il pezzo degli Appennini, ogni tanto, quando supero qualche camion, mi suonano, probabilmente per le mie gambe nude ed il seno prosperoso che, dall’alto, si vedono bene.
Nei miei trent’anni ho fatto molte volte questo pezzo di autostrada, da quand’ero bambina d’estate andavamo o dai nonni materni vicino Napoli o da quelli paterni in Sicilia, sempre in macchina, anche a papà piaceva guidare, lui è mancato, a Milano, il mese scorso, e con lui, a parte qualche cugino sparso tra l’Italia e l’estero non ho più nessuno, sto andando in Sicilia proprio perché un notaio di Ragusa mi ha scritto a proposito di una, non meglio identificata, eredità e, lavorando praticamente in proprio ho potuto, con una breve preavviso ai locali dove lavoro, assentarmi per qualche giorno.
Lavoro in due night club di Zurigo, sono una barmaid o barlady, come preferite, ho sempre avuto la passione per i cocktail e la mia figura mi ha consentito di trovare facilmente lavoro, anche se sono passata dai bar normali a quelli dei night, primo perché pagano molto meglio e poi perché non mi spaventa mostrare un pezzo di pelle in più, anzi, non mi dispiace essere guardata.
Dopo una sosta a Napoli per la notte riprendo il viaggio fermandomi a Catania, ci ho messo un po’ ad arrivare ma non ho voluto esagerare con la velocità e me la sono presa un po’ comoda.
Sono le 17, entro in bel palazzo barocco in via Roma, l’ufficio del notaio è al primo piano, mi sono vestita in un modo un po’ più serio, un tubino bianco, scarpe bianche tacco 7 , così super il metro e ottanta, l’altezza l’ho presa dalla mamma, i capelli nero corvino, gli occhi verdi e la pelle leggermente ambrata da papà, una segretaria con gli occhiali ed un camice da lavoro mi introduce nell’ufficio del notaio, un vecchio signore che avrà superato la sessantina che , però, non disdegna di guardarmi le gambe quando mi siedo.
Il notaio mi chiede i miei documenti, glieli passo oltre la scrivania insieme alla lettera che mi ha inviato, quando mi restituisce il tutto inizia a parlare
- Allora signorina ……..
- Mi chiami pure Elisabetta
- Signorina Elisabetta, suo nonno prima e suo padre poi erano proprietari di una tenuta agricola nella campagna ragusana, tenuta che è stata gestita da un dipendente della sua famiglia, ora essendo mancato suo papà e non avendo lasciato alcun testamento lei risulta l’unica erede della proprietà, nonché del capitale presente su due conti correnti e, questi, sono gli ultimi estratti conto
Mi porge due fogli, le cifre mi lasciano senza parole,
- In effetti, la parte più, come dire, consistente è stata costituita da suo nonno, suo padre si è limitato a gestire, con l’aiuto del suo dipendente, la proprietà che, però, è stata migliorata modernizzando la produzione ed incrementando i rapporti commerciali con l’estero, secondo la relazione dell’amministratore, oltre il 90% della produzione viene esportato.
Mi serve solo qualche firma, poi le fisserò gli appuntamenti in banca per il deposito delle firme ed avvertirò l’amministratore del suo arrivo
Risposi ringraziandolo a fatica, avevo pensato ad una casa, oppure a qualche soldo, non ad una cosa del genere, ricordavo che il nonno diceva sempre che andava in campagna e che a tavola c’era sempre il vino che lui diceva essere delle nostre vigne, ma, da quando avevo 10 anni non venivo più in Sicilia perché i nonni non c’erano più e, per l’estate, mi fermavo con mamma a Napoli.
Passai i successivi due giorni a Ragusa leggendo i rapporti che, periodicamente, l’amministratore mandava al notaio, andai nelle due banche a mettere la mia firma sui due conti ed il terzo giorno, finalmente, con i dati sul navigatore andai a vedere la ma nuova, almeno per me, proprietà.
All’indirizzo trovo una masseria in pietra, un cancello chiuso, chiamo l’amministratore al telefono, mi dice che viene subito, quando arriva mi spiega che quella è la masseria principale, la residenza dei padroni, quella operativa è a circa 4 km di distanza,
- Signorina, è un piacere, io sono Sebastiano
- Piacere Sebastiano, Elisabetta, io pensavo che fosse questa la proprietà
- No, vede questa sarebbe la casa del padrone, è chiusa da una quindicina d’anni, ci limitiamo a tenerla pulita e controllata per eventuali necessità dovute al maltempo, qui vive solo il custode che se ne occupa con la moglie e i cavalli
- I cavalli?
- Si li ha comprati suo padre 5 anni fa ad una asta yearling
- Yearling?
- Si, cavalli di un anno, sono un maschio ed una femmina e da qualche mese abbiamo anche un puledrino
Prende il telefono e chiama il custode che arriva dopo qualche minuto e ci apre il cancello, si chiama Vincenzo, mentre siamo in cortile arriva la moglie, Giovanna, vuole offrirci un caffè, l’amministratore le dice magari più tardi e mi porta a vedere la casa, è abbastanza grande, su due piani, diversi mobili vecchi, chissà come sarebbe ristrutturata, ma non sono un architetto, non riesco ad immaginarla; poi andiamo nella stalla, il puledrino è un amore, nero con una stella bianca sul muso come il padre, la cavalla invece è grigia
- Ma non li cavalca mai nessuno?
Chiedo incuriosita
- Io ogni tanto la femmina, il maschio raramente perché è un po’ vivace, volevo farlo castrare ma suo papà non ha voluto
Io mi ero già innamorata dello stallone e gli dissi
- Magari lo cavalcherò io
L’amministratore mi guardò e poi rispose
- Magari
Ma la sua faccia diceva il contrario; andammo dal custode a bere il caffè promesso e poi lo seguii con la mia auto fino al centro operativo dell’Azienda, visitai le vigne, le cantine, la zona di lavorazione dell’uva, i magazzini e la parte residenziale destinata agli alloggi del personale, in ufficio mi disse che tutti i documenti erano in ordine e a mia disposizione perché li verificassi.
C’erano documenti degli ultimi 10 anni, decisi di partire dai più vecchi per rendermi conto meglio dell’evoluzione dell’Azienda, grazie ad anche una serie di fotografie che trovai nei faldoni, ci misi un mese per finire e, a parte un particolare di cui avrei parlato con Sebastiano mi sembrava tutto a posto, dividevo il mio tempo tra l’ufficio e la cura dello stallone, non lo cavalcai ancora, volevo si abituasse alla mai presenza, feci anche preparare una sella su misura e chiamai un architetto per preparare un progetto di ristrutturazione della casa, poi parlai con Sebastiano
- Sebastiano volevo chiederti, c’è una voce nei pagamenti, “riassicurazione”, ho trovato copie di bonifici relativi ai pagamenti ad una società svizzera ma nessuna polizza
- Strano signorina, la cercherò io
- Grazie, per il resto mi sembra tutto molto in ordine, ti ringrazio.
Passarono un paio di mesi e non ci pensai più, intanto avevano ristrutturato la parte dedicata agli ospiti e mi ci trasferì, era la più semplice e veloce da sistemare, cominciai anche a cavalcare “Nero”, l’avevo chiamato così il mio stallone.
Poi, una mattina, guardando l’estratto conto di una delle banche vidi ancora un bonifico per la società di riassicurazione e chiamai Sebastiano per chiedergli notizie della polizza, questa volta mi sembrò imbarazzato
- Ecco, signorina, il problema è che non c’è nessuna polizza, vede qui da noi è un po’ diverso rispetto al nord, come diceva suo papà “meglio prevenire che curare”
Lo guardai cercando di capire, poi in un lampo compresi
- Noi paghiamo il pizzo, vero Sebastiano?
Assentì solo muovendo la testa
- Io non sono disposta a regalare a dei delinquenti il sudore della mia famiglia
Girai i tacchi e tornai a casa o, almeno, quella che, per il momento, era la mia casa, dovevo pensare e capire cosa fare, potevo denunciare ma la cosa si sarebbe risaputa e che fine avrebbe fatto l’Azienda? Quando presi una decisione erano già passati una decina di giorni, mendai una lettera alla società di riassicurazione spiegando che non avevamo più bisogno dei loro servizi e che, quindi, qualsiasi contratto in essere sarebbe scaduto alla fine dell'anno; non dissi niente a Sebastiano ma diedi alla banca la disdetta a quel bonifico periodico.
Passarono quindici giorni prima che mandassero una risposta anche se non del tipo che mi aspettavo, Sebastiano venne a dirmi che, durante la notte avevano rubato un trattore, gli dissi di andare a fare la denuncia dai carabinieri e lui, pur alzando le spalle, ci andò.
Dopo una settimana trovai le 4 gomme della mia auto tagliate, capii che quella era in risposta alla mia lettera, come il furto del trattore.
Una notte ci fu un temporale molto forte, sentii i cavalli agitarsi, ero già a letto, misi una coperta sulle spalle, infilai dei sabot e andai nella stalla per calmarli, appena entrata accesi la luce e mi trovai davanti tre uomini che non avevo mai visto, uno mi prese per le spalle e mi gettò a terra, cadendo, sulla paglia, la coperta mi scappò dalle mani e videro che ero completamente nuda
- Guardate questa sì che è una bella puledra
Non ebbi neanche il tempo di reagire che già li avevo addosso, mi tenevano per i polsi e uno mi copriva con tutto il suo corpo, cercavo di liberarmi dal peso ma così facendo lo agevolai, uno mi teneva per una gamba mentre, quello sopra di me mi teneva l’altra aperta con un ginocchio, le mani sui miei seni, non ci volle molto che sentii il suo cazzo spingere tra le mie gambe fino ad infilarsi nella mia vagina con un unico affondo, mi fece mancare il fiato per la violenza, cominciò a scoparmi con colpi sempre molto forti e profondi, cercavo di liberarmi ma erano troppo forti per me, mi ritrovai anche un uccello davanti alla faccia, uno mi prese per i capelli tirandoli mentre l’altro mi strinse il mento con la mano costringendomi ad aprire la bocca
- Ora succhia puttana che poi ti scopiamo anche noi,
lo fecero a turno scaricandosi dentro di me e sui miei seni, ormai non riuscivo più a ribellarmi, mi girarono ed approfittarono anche del mio culo facendomi davvero male, quando se ne andarono, lasciandomi li al buio uno dei tre disse
- Meglio pagarle le assicurazioni
Mi trascinai fino al box di “nero” dove restai sdraiata sulla paglia.
Dopo qualche ora riuscii ad alzarmi a fatica e tornai in camera, mi infilai sotto la doccia e, per terra sul piatto feci scorrere l’acqua calda finchè non finì e divenne fredda, poi arrivai al letto e mi infilai sotto le coperte, mi faceva male la pancia, avevo il sedere in fiamme, sul piatto doccia avevo visto anche scorrere il mio sangue oltre all’acqua.
Appena fatto giorno telefonai a Vincenzo chiedendogli di far venire da me sua moglie, arrivò dopo 10 minuti tutta preoccupata, gli dissi di cosa avevo bisogno, anche in farmacia e rimasi a letto.
Per due giorni non mi alzai, avevo il corpo rigido e dolorante, poi riuscii ad alzarmi e ci volle qualche giorno perché i dolori passassero, poi andai in una clinica privata a Catania per farmi visitare, a parte qualche escoriazione ed un paio di lacerazioni dello sfintere anale, però in via di guarigione, non avevo subito altri danni.
Mi ricordai che uno dei titolari dei locali dove avevo lavorato aveva un amico che lavorava nel settore della sicurezza privata, mi feci dare il numero e lo chiamai, gli pagai il viaggio fino in Sicilia perché venisse lui da me.
Gli raccontai tutto e fu molto comprensivo, rimase un altro giorno ed io, al mattino, ricevetti una lettera dalla società di riassicurazione che mi informava che essendo variate le condizioni, il premio assicurativo sarebbe passato, per l’anno successivo, da 75.000 a 125.000 euro, ora tenendo presente il nostro fatturato ed i mio utile netto che, pagato tutto, tasse comprese, ammontava a circa 500.000 euro l’anno, voleva dire ridurlo ulteriormente a circa 375.000 euro, questo era stato il risultato della mia iniziativa, gli feci leggere la lettera e lui fece qualche telefonata, mi confermò che all’indirizzo della società c’era solo una fiduciaria che fungeva da sede per diverse aziende e poi mi consigliò di pagare e di non pensarci più e ripartì.
Ero da capo, poi mi ricordai di un mio ex pratico di società, a lui non dovetti pagare il viaggio, arrivò con un volo privato su un executive con la sua socia, che poi era anche la sua nuova fidanzata, sentendo il problema, non gli parlai però della violenza, mi spiegò cosa fare e si incaricò delle pratiche necessarie, acquistai una società immobiliare inglese già pronta, in modo che il mio nome non risultasse e, a questa vendetti gli immobili dell’Azienda, poi, tramite una fiduciaria svizzera acquistai una società anonima alla quale cedetti l’attività e costituimmo una Holding in Lussemburgo che deteneva il 100% delle quote delle due società, spostai i miei conti su un’altra banca di Milano e preparai una lettera per la società di riassicurazione informandoli che avevo ceduto tutto ad altre società e che, però, avrei onorato il pagamento del premio richiesto per l’anno successivo che, comunque, sarebbe stato l’ultimo da parte mia che non avevo più nulla a che fare con l’Azienda.
Ripartii, comunque, dalla Sicilia per non tornarci, avevo salvato l’Azienda, mantenuto il nome di famiglia ma non ero pienamente soddisfatta, e non me la sentivo di tornare in Svizzera, mi fermai in un residence vicino Siena dive passai l’inverno, nel frattempo il mio ex mi aveva trovato un terreno vicino al lago di Annone dove incaricai un architetto di costruire un piccolo chalet in legno della Rubner, altoatesina, compreso di box e capannina per un cavallo re paddock con recinto esterno, finalmente pronto, d’estate ripartii.
Dalla ma avventura in Sicilia non avevo più fatto sesso, un po’ per timore, un po’ perché non ci ero con la testa, quando ripresi l’autostrada per il nord con la mia auto nuova, avevo cambiato la mia Mazda per una Maserati gran cabrio, adesso potevo permettermela, con la capotte abbassata, la mini con le gambe al vento ed un paio di bottoni del top slacciati ad arte diedi spettacolo a qualche camionista, mi fermai per cena a Bologna in area di servizio e mentre risalivo in macchina due uomini mi apostrofarono
- we bella tutta sola? Un po’ di compagnia?
Non ero mai stata su un camion, la cuccetta posteriore era abbastanza piccola, soprattutto per tre persone, mentre assaggiavo con la lingua il cazzo di uno avevo, ben piantato dentro il mio culetto l’uccello dell’altro, la cui mano stuzzicava la mia clitoride, poi fu la volta della mia fighetta ricevere attenzioni da parte dell’altro cazzo che avevo finito di insalivare per bene, furono un paio d’ore di contorcimenti ed orgasmi estremamente soddisfacenti per tutti e tre, risalita in auto percorsi gli ultimi 200 km fino a Milano in un lampo, andai a riposare nello stesso hotel di Noverasco di un anno prima.
La mia nuova casa, tutta in tronchi di legno era perfetta per me, anche “Nero” che avevo fatto arrivare dalla Sicilia aveva apprezzato la sua sistemazione, avevo anche due bei cagnoni, “neve” e “fiocco” maremmani abruzzesi, la mia vita stava prendendo la direzione giusta, ogni anno mi arrivavano dalla Sicilia le cassette con il mio vino insieme a cassette di arance e leccornie varie che Sebastiano mi mandava coni rapporti trimestrali sull’andamento dell’Azienda, la nuova “proprietà” aveva concordato un “regalo” annuale per Natale di 25.000 euro con un’Associazione no profit con sede in Svizzera e non si era più parlato di “riassicurazione”. Ogni tanto, spesso, mi prendeva la frenesia trovare qualcuno che me la facesse passare non è mai stato un problema, non avevo bisogno di altro.
Presa la stanza allo Sporting Hotel di Noverasco, proprio all’uscita della tangenziale chiedo a loro per mangiare qualcosa, mi indicano un ristorantino in Via Ripamonti, “la Taverna” pizzeria e cucina napoletana, nulla di che, devo dire, ma la pizza è buona, soprattutto rispetto a quella cui siamo abituati in Svizzera, la stanza dell’albergo è pulita ed il letto confortevole, dopo una settimana impegnativa, per il lavoro, sento proprio il bisogno di dormire, non sono neanche le 22 che mi infilo già sotto le lenzuola, nonostante siamo a Giugno non fa proprio caldissimo ancora, una copertina leggera fa piacere, anche perché non riesco a dormire con qualcosa addosso, che sia un pigiama, una camicia da notte o semplicemente reggiseno e mutandine. Quando mi sveglio alle 8 mi sento davvero bene, una bella doccia poi mi trucco, mi vesto e sono pronta a ripartire, il viaggio è lungo, oltre la biancheria, solo le mutandine, ho una minigonna di jeans ed un top di cotone bianco allacciato sul davanti e corto in vita, le mie Adidas e gli irrinunciabili, in questo periodo, occhiali da sole. Sono praticamente sola nella sala per la colazione, un cappuccino ed un croissant, pago il conto e salgo in macchina, non è ancora il caso di abbassare la capotte, magari più tardi, la mia nuova Mazda x5 si comporta bene, mi piace guidare. Purtroppo sia in Svizzera, che in Italia c’è quell’assurdo limite di velocità che mi impedisce di andare come vorrei, ma, ogni tanto, arrivo ai 150 all’ora, soprattutto in fase di sorpasso, non c’è più traffico del solito, arrivo a Bologna abbastanza presto, comincia il caldo, apro la capotte e inizio il pezzo degli Appennini, ogni tanto, quando supero qualche camion, mi suonano, probabilmente per le mie gambe nude ed il seno prosperoso che, dall’alto, si vedono bene.
Nei miei trent’anni ho fatto molte volte questo pezzo di autostrada, da quand’ero bambina d’estate andavamo o dai nonni materni vicino Napoli o da quelli paterni in Sicilia, sempre in macchina, anche a papà piaceva guidare, lui è mancato, a Milano, il mese scorso, e con lui, a parte qualche cugino sparso tra l’Italia e l’estero non ho più nessuno, sto andando in Sicilia proprio perché un notaio di Ragusa mi ha scritto a proposito di una, non meglio identificata, eredità e, lavorando praticamente in proprio ho potuto, con una breve preavviso ai locali dove lavoro, assentarmi per qualche giorno.
Lavoro in due night club di Zurigo, sono una barmaid o barlady, come preferite, ho sempre avuto la passione per i cocktail e la mia figura mi ha consentito di trovare facilmente lavoro, anche se sono passata dai bar normali a quelli dei night, primo perché pagano molto meglio e poi perché non mi spaventa mostrare un pezzo di pelle in più, anzi, non mi dispiace essere guardata.
Dopo una sosta a Napoli per la notte riprendo il viaggio fermandomi a Catania, ci ho messo un po’ ad arrivare ma non ho voluto esagerare con la velocità e me la sono presa un po’ comoda.
Sono le 17, entro in bel palazzo barocco in via Roma, l’ufficio del notaio è al primo piano, mi sono vestita in un modo un po’ più serio, un tubino bianco, scarpe bianche tacco 7 , così super il metro e ottanta, l’altezza l’ho presa dalla mamma, i capelli nero corvino, gli occhi verdi e la pelle leggermente ambrata da papà, una segretaria con gli occhiali ed un camice da lavoro mi introduce nell’ufficio del notaio, un vecchio signore che avrà superato la sessantina che , però, non disdegna di guardarmi le gambe quando mi siedo.
Il notaio mi chiede i miei documenti, glieli passo oltre la scrivania insieme alla lettera che mi ha inviato, quando mi restituisce il tutto inizia a parlare
- Allora signorina ……..
- Mi chiami pure Elisabetta
- Signorina Elisabetta, suo nonno prima e suo padre poi erano proprietari di una tenuta agricola nella campagna ragusana, tenuta che è stata gestita da un dipendente della sua famiglia, ora essendo mancato suo papà e non avendo lasciato alcun testamento lei risulta l’unica erede della proprietà, nonché del capitale presente su due conti correnti e, questi, sono gli ultimi estratti conto
Mi porge due fogli, le cifre mi lasciano senza parole,
- In effetti, la parte più, come dire, consistente è stata costituita da suo nonno, suo padre si è limitato a gestire, con l’aiuto del suo dipendente, la proprietà che, però, è stata migliorata modernizzando la produzione ed incrementando i rapporti commerciali con l’estero, secondo la relazione dell’amministratore, oltre il 90% della produzione viene esportato.
Mi serve solo qualche firma, poi le fisserò gli appuntamenti in banca per il deposito delle firme ed avvertirò l’amministratore del suo arrivo
Risposi ringraziandolo a fatica, avevo pensato ad una casa, oppure a qualche soldo, non ad una cosa del genere, ricordavo che il nonno diceva sempre che andava in campagna e che a tavola c’era sempre il vino che lui diceva essere delle nostre vigne, ma, da quando avevo 10 anni non venivo più in Sicilia perché i nonni non c’erano più e, per l’estate, mi fermavo con mamma a Napoli.
Passai i successivi due giorni a Ragusa leggendo i rapporti che, periodicamente, l’amministratore mandava al notaio, andai nelle due banche a mettere la mia firma sui due conti ed il terzo giorno, finalmente, con i dati sul navigatore andai a vedere la ma nuova, almeno per me, proprietà.
All’indirizzo trovo una masseria in pietra, un cancello chiuso, chiamo l’amministratore al telefono, mi dice che viene subito, quando arriva mi spiega che quella è la masseria principale, la residenza dei padroni, quella operativa è a circa 4 km di distanza,
- Signorina, è un piacere, io sono Sebastiano
- Piacere Sebastiano, Elisabetta, io pensavo che fosse questa la proprietà
- No, vede questa sarebbe la casa del padrone, è chiusa da una quindicina d’anni, ci limitiamo a tenerla pulita e controllata per eventuali necessità dovute al maltempo, qui vive solo il custode che se ne occupa con la moglie e i cavalli
- I cavalli?
- Si li ha comprati suo padre 5 anni fa ad una asta yearling
- Yearling?
- Si, cavalli di un anno, sono un maschio ed una femmina e da qualche mese abbiamo anche un puledrino
Prende il telefono e chiama il custode che arriva dopo qualche minuto e ci apre il cancello, si chiama Vincenzo, mentre siamo in cortile arriva la moglie, Giovanna, vuole offrirci un caffè, l’amministratore le dice magari più tardi e mi porta a vedere la casa, è abbastanza grande, su due piani, diversi mobili vecchi, chissà come sarebbe ristrutturata, ma non sono un architetto, non riesco ad immaginarla; poi andiamo nella stalla, il puledrino è un amore, nero con una stella bianca sul muso come il padre, la cavalla invece è grigia
- Ma non li cavalca mai nessuno?
Chiedo incuriosita
- Io ogni tanto la femmina, il maschio raramente perché è un po’ vivace, volevo farlo castrare ma suo papà non ha voluto
Io mi ero già innamorata dello stallone e gli dissi
- Magari lo cavalcherò io
L’amministratore mi guardò e poi rispose
- Magari
Ma la sua faccia diceva il contrario; andammo dal custode a bere il caffè promesso e poi lo seguii con la mia auto fino al centro operativo dell’Azienda, visitai le vigne, le cantine, la zona di lavorazione dell’uva, i magazzini e la parte residenziale destinata agli alloggi del personale, in ufficio mi disse che tutti i documenti erano in ordine e a mia disposizione perché li verificassi.
C’erano documenti degli ultimi 10 anni, decisi di partire dai più vecchi per rendermi conto meglio dell’evoluzione dell’Azienda, grazie ad anche una serie di fotografie che trovai nei faldoni, ci misi un mese per finire e, a parte un particolare di cui avrei parlato con Sebastiano mi sembrava tutto a posto, dividevo il mio tempo tra l’ufficio e la cura dello stallone, non lo cavalcai ancora, volevo si abituasse alla mai presenza, feci anche preparare una sella su misura e chiamai un architetto per preparare un progetto di ristrutturazione della casa, poi parlai con Sebastiano
- Sebastiano volevo chiederti, c’è una voce nei pagamenti, “riassicurazione”, ho trovato copie di bonifici relativi ai pagamenti ad una società svizzera ma nessuna polizza
- Strano signorina, la cercherò io
- Grazie, per il resto mi sembra tutto molto in ordine, ti ringrazio.
Passarono un paio di mesi e non ci pensai più, intanto avevano ristrutturato la parte dedicata agli ospiti e mi ci trasferì, era la più semplice e veloce da sistemare, cominciai anche a cavalcare “Nero”, l’avevo chiamato così il mio stallone.
Poi, una mattina, guardando l’estratto conto di una delle banche vidi ancora un bonifico per la società di riassicurazione e chiamai Sebastiano per chiedergli notizie della polizza, questa volta mi sembrò imbarazzato
- Ecco, signorina, il problema è che non c’è nessuna polizza, vede qui da noi è un po’ diverso rispetto al nord, come diceva suo papà “meglio prevenire che curare”
Lo guardai cercando di capire, poi in un lampo compresi
- Noi paghiamo il pizzo, vero Sebastiano?
Assentì solo muovendo la testa
- Io non sono disposta a regalare a dei delinquenti il sudore della mia famiglia
Girai i tacchi e tornai a casa o, almeno, quella che, per il momento, era la mia casa, dovevo pensare e capire cosa fare, potevo denunciare ma la cosa si sarebbe risaputa e che fine avrebbe fatto l’Azienda? Quando presi una decisione erano già passati una decina di giorni, mendai una lettera alla società di riassicurazione spiegando che non avevamo più bisogno dei loro servizi e che, quindi, qualsiasi contratto in essere sarebbe scaduto alla fine dell'anno; non dissi niente a Sebastiano ma diedi alla banca la disdetta a quel bonifico periodico.
Passarono quindici giorni prima che mandassero una risposta anche se non del tipo che mi aspettavo, Sebastiano venne a dirmi che, durante la notte avevano rubato un trattore, gli dissi di andare a fare la denuncia dai carabinieri e lui, pur alzando le spalle, ci andò.
Dopo una settimana trovai le 4 gomme della mia auto tagliate, capii che quella era in risposta alla mia lettera, come il furto del trattore.
Una notte ci fu un temporale molto forte, sentii i cavalli agitarsi, ero già a letto, misi una coperta sulle spalle, infilai dei sabot e andai nella stalla per calmarli, appena entrata accesi la luce e mi trovai davanti tre uomini che non avevo mai visto, uno mi prese per le spalle e mi gettò a terra, cadendo, sulla paglia, la coperta mi scappò dalle mani e videro che ero completamente nuda
- Guardate questa sì che è una bella puledra
Non ebbi neanche il tempo di reagire che già li avevo addosso, mi tenevano per i polsi e uno mi copriva con tutto il suo corpo, cercavo di liberarmi dal peso ma così facendo lo agevolai, uno mi teneva per una gamba mentre, quello sopra di me mi teneva l’altra aperta con un ginocchio, le mani sui miei seni, non ci volle molto che sentii il suo cazzo spingere tra le mie gambe fino ad infilarsi nella mia vagina con un unico affondo, mi fece mancare il fiato per la violenza, cominciò a scoparmi con colpi sempre molto forti e profondi, cercavo di liberarmi ma erano troppo forti per me, mi ritrovai anche un uccello davanti alla faccia, uno mi prese per i capelli tirandoli mentre l’altro mi strinse il mento con la mano costringendomi ad aprire la bocca
- Ora succhia puttana che poi ti scopiamo anche noi,
lo fecero a turno scaricandosi dentro di me e sui miei seni, ormai non riuscivo più a ribellarmi, mi girarono ed approfittarono anche del mio culo facendomi davvero male, quando se ne andarono, lasciandomi li al buio uno dei tre disse
- Meglio pagarle le assicurazioni
Mi trascinai fino al box di “nero” dove restai sdraiata sulla paglia.
Dopo qualche ora riuscii ad alzarmi a fatica e tornai in camera, mi infilai sotto la doccia e, per terra sul piatto feci scorrere l’acqua calda finchè non finì e divenne fredda, poi arrivai al letto e mi infilai sotto le coperte, mi faceva male la pancia, avevo il sedere in fiamme, sul piatto doccia avevo visto anche scorrere il mio sangue oltre all’acqua.
Appena fatto giorno telefonai a Vincenzo chiedendogli di far venire da me sua moglie, arrivò dopo 10 minuti tutta preoccupata, gli dissi di cosa avevo bisogno, anche in farmacia e rimasi a letto.
Per due giorni non mi alzai, avevo il corpo rigido e dolorante, poi riuscii ad alzarmi e ci volle qualche giorno perché i dolori passassero, poi andai in una clinica privata a Catania per farmi visitare, a parte qualche escoriazione ed un paio di lacerazioni dello sfintere anale, però in via di guarigione, non avevo subito altri danni.
Mi ricordai che uno dei titolari dei locali dove avevo lavorato aveva un amico che lavorava nel settore della sicurezza privata, mi feci dare il numero e lo chiamai, gli pagai il viaggio fino in Sicilia perché venisse lui da me.
Gli raccontai tutto e fu molto comprensivo, rimase un altro giorno ed io, al mattino, ricevetti una lettera dalla società di riassicurazione che mi informava che essendo variate le condizioni, il premio assicurativo sarebbe passato, per l’anno successivo, da 75.000 a 125.000 euro, ora tenendo presente il nostro fatturato ed i mio utile netto che, pagato tutto, tasse comprese, ammontava a circa 500.000 euro l’anno, voleva dire ridurlo ulteriormente a circa 375.000 euro, questo era stato il risultato della mia iniziativa, gli feci leggere la lettera e lui fece qualche telefonata, mi confermò che all’indirizzo della società c’era solo una fiduciaria che fungeva da sede per diverse aziende e poi mi consigliò di pagare e di non pensarci più e ripartì.
Ero da capo, poi mi ricordai di un mio ex pratico di società, a lui non dovetti pagare il viaggio, arrivò con un volo privato su un executive con la sua socia, che poi era anche la sua nuova fidanzata, sentendo il problema, non gli parlai però della violenza, mi spiegò cosa fare e si incaricò delle pratiche necessarie, acquistai una società immobiliare inglese già pronta, in modo che il mio nome non risultasse e, a questa vendetti gli immobili dell’Azienda, poi, tramite una fiduciaria svizzera acquistai una società anonima alla quale cedetti l’attività e costituimmo una Holding in Lussemburgo che deteneva il 100% delle quote delle due società, spostai i miei conti su un’altra banca di Milano e preparai una lettera per la società di riassicurazione informandoli che avevo ceduto tutto ad altre società e che, però, avrei onorato il pagamento del premio richiesto per l’anno successivo che, comunque, sarebbe stato l’ultimo da parte mia che non avevo più nulla a che fare con l’Azienda.
Ripartii, comunque, dalla Sicilia per non tornarci, avevo salvato l’Azienda, mantenuto il nome di famiglia ma non ero pienamente soddisfatta, e non me la sentivo di tornare in Svizzera, mi fermai in un residence vicino Siena dive passai l’inverno, nel frattempo il mio ex mi aveva trovato un terreno vicino al lago di Annone dove incaricai un architetto di costruire un piccolo chalet in legno della Rubner, altoatesina, compreso di box e capannina per un cavallo re paddock con recinto esterno, finalmente pronto, d’estate ripartii.
Dalla ma avventura in Sicilia non avevo più fatto sesso, un po’ per timore, un po’ perché non ci ero con la testa, quando ripresi l’autostrada per il nord con la mia auto nuova, avevo cambiato la mia Mazda per una Maserati gran cabrio, adesso potevo permettermela, con la capotte abbassata, la mini con le gambe al vento ed un paio di bottoni del top slacciati ad arte diedi spettacolo a qualche camionista, mi fermai per cena a Bologna in area di servizio e mentre risalivo in macchina due uomini mi apostrofarono
- we bella tutta sola? Un po’ di compagnia?
Non ero mai stata su un camion, la cuccetta posteriore era abbastanza piccola, soprattutto per tre persone, mentre assaggiavo con la lingua il cazzo di uno avevo, ben piantato dentro il mio culetto l’uccello dell’altro, la cui mano stuzzicava la mia clitoride, poi fu la volta della mia fighetta ricevere attenzioni da parte dell’altro cazzo che avevo finito di insalivare per bene, furono un paio d’ore di contorcimenti ed orgasmi estremamente soddisfacenti per tutti e tre, risalita in auto percorsi gli ultimi 200 km fino a Milano in un lampo, andai a riposare nello stesso hotel di Noverasco di un anno prima.
La mia nuova casa, tutta in tronchi di legno era perfetta per me, anche “Nero” che avevo fatto arrivare dalla Sicilia aveva apprezzato la sua sistemazione, avevo anche due bei cagnoni, “neve” e “fiocco” maremmani abruzzesi, la mia vita stava prendendo la direzione giusta, ogni anno mi arrivavano dalla Sicilia le cassette con il mio vino insieme a cassette di arance e leccornie varie che Sebastiano mi mandava coni rapporti trimestrali sull’andamento dell’Azienda, la nuova “proprietà” aveva concordato un “regalo” annuale per Natale di 25.000 euro con un’Associazione no profit con sede in Svizzera e non si era più parlato di “riassicurazione”. Ogni tanto, spesso, mi prendeva la frenesia trovare qualcuno che me la facesse passare non è mai stato un problema, non avevo bisogno di altro.
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