Serial killer (completo)
di
Sara1994
genere
pulp
Buio, qualcosa sugli occhi mi impedisce di vedere, i miei polsi stretti in una morsa sopra la mia testa, le gambe aperte, qualche tipo di supporto le tiene sollevate e bloccate.
Freddo, sento di essere completamente nuda, sono stesa su una superficie dura, la mia pelle sembra riconoscere il legno.
Muta, qualcosa, una specie di bavaglio o di morso non mi permette di emettere alcun suono.
Rumore, sento la pioggia battere sulle tegole, devo essere in una specie di soffitta, lo scalpiccio di passi di almeno 2 persone, stanno armeggiando con qualche tipo di attrezzo, non riesco a capire.
Dolore, qualcosa mi stringe i capezzoli, come delle pinze, li sento allungarsi verso l’alto trascinando il resto dei miei seni, le fitte sono lancinanti.
Nonostante il freddo sento il sudore che trasuda dalla mia pelle, sensazione di fresco nell’ano, poi mi penetra qualcosa di duro, sembra metallo, si allarga, il mio corpo trema, la mia testa sembra dire no perché la sbatto verso i lati, posso muovere solo quella.
Carne, la mia vagina viene riempita dal cazzo di un uomo, che comincia a muoversi dentro di me lubrificato dai miei umori, nonostante il dolore il mio corpo reagisce orgasmando, il caldo dello sperma sulle pareti della mia figa, alla quale non viene data tregua, qualcosa di duro e grosso la penetra cominciando a vibrare, vengo lasciata così nel silenzio, spasmi e tremori scuotono il mio corpo, poi un rumore, l’acciaio di una lama accarezza la mia pelle dalla pancia ai seni alla gola, una leggera pressione, qualcosa di caldo scorre dal mio collo, un torpore mi assale, finalmente cessa il dolore, anche la vita mi abbandona.
Le 8,30 del mattino, sulla strada di campagna un’auto della polizia, il furgone dell’obitorio e il furgoncino della polizia scientifica, nel prato adiacente una zona delimitata da un nastro giallo con un lenzuolo bianco steso a terra nel mezzo, arrivo con la mia auto di servizio con il lampeggiante sul tetto ed il mio vice, da due mesi sono stata messa a capo di una task force con il compito di indagare e risolvere una serie di delitti che il prefetto, dopo l’ultimo, ha definito “seriali”, quando mi avvicino il medico legale mi saluta e
- Buongiorno, è la quarta, esattamente come le altre, seni asportati, un paletto di legno nell’ano ed un altro nella vagina, la gola tagliata con una lama molto affilata, un rasoio oppure un bisturi, povera ragazza.
- Qualche identificazione?
- No, era completamente nuda, i colleghi hanno ispezionato i dintorni senza trovare nulla
- Età?
- Tra i 25 e i trent’anni, come le altre tre
- Chi l’ha trovata?
Mi indicò un uomo ad una ventina di metri e ci mandai il mio vice a prendere la testimonianza ed i suoi dati, mi avvicinai al cadavere che i portantini stavano mettendo in un sacco per caricarlo sul furgone, era molto carina, capelli biondi lunghi, nessun segno evidente a parte un piccolo tatuaggio sul polso ma, mi riservai di aspettare l’autopsia e, speravo, l’identificazione. Il ritorno del mio vice, il brigadiere Spanò, segnò la fine del mio sopralluogo e tornai in ufficio.
Su una parete le foto delle altre tre vittime, già identificate, nessun dato in comune, lavori diversi, ambienti diversi, unici dati comuni : il sesso, l’età, l’aspetto fisico il modo in cui erano state trovate, le gole tagliate, sui computer delle vittime nessun elemento comune, attive su diversi social nessuna mail sospetta, i telefoni mai ritrovati, unica certezza, oltre al fatto che erano state uccise, il DNA estratto grazie a residui di liquido seminale, diverso per ognuna delle vittime, questo voleva dire, probabilmente, che non stavamo cercando una sola persona. Tutti e tre i cadaveri erano stati rinvenuti nelle campagne dell’hinterland milanese, però in luoghi diversi, era un’indagine complicata, non ci dormivo la notte.
Ci vollero tre giorni per identificare la vittima, Sandra Bottini, anni 26, estetista, viveva con la famiglia, ci mandai Spanò riservandomi di andarci anch’io in un secondo momento, gli dissi di portarsi una collega, in questi casi la presenza di una donna aiuta.
Quando ritornò portando il computer della vittima e la sua agenda degli appuntamenti passammo il tutto al mio gruppo di agenti perché li esaminassero, avevo un esperto informatico, mai stato sul campo ma un genio del computer, Flavio, la collega che era andata con Spanò, Gisella che arrivava dalle volanti, Luigi e Walter che arrivavano dalla giudiziaria e che avevo prelevato dal servizio scorte, oltre a Spanò, Vincenzo, cinquant’anni, carico di esperienza e, devo dire, molto protettivo nei miei confronti.
Dopo dieci giorni ancora non avevamo una traccia, avevamo interrogato tutte le persone che conoscevano le vittime, le famiglie, gli amici ma nulla ero decisamente demoralizzata e le telefonate del Prefetto non mi aiutavano.
La mia vita privata poi era praticamente inesistente, quando tornavo nel mio appartamento l’unico supporto era “Oki” il mio gatto siamese che avevo trovato una sera vicino al portone del palazzo e avevo adottato, il suo “ron ron” mi rilassava quando mi si metteva addosso mentre ero sul divano, per il resto avevo avuto , nell’ultimo periodo, un paio di appuntamenti con un professore di psicologia della Statale, erano state belle serate ma senza la classica notte di sesso dopo la cena, mi piaceva, era anche un bell’uomo, gli occhiali gli davano proprio l’aspetto del professore, ma aspettavo fosse lui a fare il primo passo, forse, il fatto che portavo una pistola nella borsa l’aveva intimidito.
Al mattino un messaggio del mio professore, Gianluca, con due emoticon a forma di rosa, mi invitava, per la terza volta a cena, ci pensai e ripensai per tutta la mattina poi decisi che sarebbe stata l’occasione per staccare ed accettai.
Andiamo a cena da Caruso, in Via Manzoni, l’ambiente è molto bello, soprattutto nel giardino d’inverno dove ceniamo, la cena è molto buona, la compagnia e la conversazione piacevole, per un paio d’ore dimentico il mio lavoro, avevo fatto appena in tempo a correre a casa a cambiarmi prima dell’appuntamento e, sperando in qualcosa di più avevo scelto della biancheria di pizzo sexy ed un tubino nero aderente ed abbastanza corto che mettesse in evidenza le mie gambe lunghe e le mie curve, scarpe tacco 8, solo la borsa era troppo grande, avrei dovuto prendere una pistola più piccola per queste occasioni, la mia Beretta 92S era troppo grande per una pochette.
Avevo raggiunto il ristorante in taxi ma lui dopo cena mi accompagnò a casa, un po’ per educazione ed un po’ sperando gli proposi il bicchiere della staffa e lui accettò, stavolta fui io a prendere l’iniziativa, avevo bisogno di scaricarmi, una volta entrati lo sbattei con le spalle al muro e lo baciai, aveva labbra morbide e calde, lasciammo una scia dei nostri vestiti per terra mentre raggiungevamo la mia camera da letto continuando a baciarci, mentre mi baciava sul collo e scendeva a i miei seni chiusi gli occhi e rovesciai la testa all’indietro, quando superò il mio ombelico allargai leggermente le gambe e lui cominciò a baciare e suggere la mia figa che già grondava dei miei umori, mi penetrò con gentilezza ed attenzione, guardandomi negli occhi mentre lo faceva e poi riprese a baciarmi, lo assecondavo nei movimenti cercando di accoglierlo sempre più profondamente, raggiungemmo l’orgasmo insieme, cosa abbastanza rara ma, non lo lasciai uscire da me, volli sentire il calore del suo sperma dentro di me, rimanemmo abbracciati respirando forte fino a che i battiti dei nostri cuori non si calmarono, poi ci lasciammo andare sui cuscini e ci guardammo ridendo
- Se avessi saputo che eri così bravo ti sarei saltata addosso al primo appuntamento
- Se avessi saputo io che non rischiavo una pallottola l’avrei fatto prima.
Ricominciammo ad esplorare i nostri corpi e poi ad amarci fino a che stremati non ci addormentammo abbracciati.
La sveglia sul mio comodino segna le 4, Gianluca non è al mio fianco, che sia andato via? Metto una vestaglia corta di seta color crema e vado in soggiorno, lo trovo in boxer sul divano con Oki che gli fa le fusa mentre guarda delle foto del mio caso che avevo lasciato sul tavolino, scavalco lo schienale del divano e mi ci vado ad accoccolare vicino
- Non dovresti guardarle, è materiale riservato
- Perdonami, erano qui in bella vista e ho cominciato a guardarle e a leggere i tuoi appunti
- Beh, insegni psicologia, cosa ne pensi?
- Non lo so, devo ragionarci, però ti faccio sapere ok?
E mi diede un bacio
- Dai torniamo a letto
- Uhh mai sazia eh?
- No, ho deciso di approfittare di te
Era forte, mi prese in braccio e mi portò di nuovo a letto, stavolta fui io ad usare la mia bocca e la mia lingua su di lui, il suo pene si erse, come un obelisco, dopo poco, sospirammo profondamente tutti e due quando gli montai sopra accogliendolo di nuovo dentro di me.
Maledetta sveglia, sono le 7 e mezzo, allungo la mano e sento il materasso al mio fianco ancora caldo, vado in bagno a fare una doccia e poi in cucina per il caffè, lo trovo già vestito seduto su uno sgabello del bancone della cucina con una tazza in mano
- Ho trovato il caffè, le fette biscottate ed il miele, ho pensato ti andasse di fare colazione
Lo baciai prima di mordere ina fetta biscottata
- Uhmm potrei abituarmi
- Tu ordini io eseguo, ma adesso devo scappare, ho una lezione tra 45 minuti, ti chiamo ok?
E con un ultimo bacio mentre sto ancora mangiando se ne va. Penso a lui mentre bevo il caffè, voglio che diventi una cosa seria? Non lo so, meglio prenderla come viene senza fare progetti o programmi.
Non riesco a muovermi, una sbarra mi tiene la testa contro una superficie dura, ho le braccia legate sulla schiena, qualcosa davanti agli occhi mi impedisce di vedere, una specie di pallina in bocca, trattenuta da un bavaglio mi impedisce di parlare, una sbarra tra le mie ginocchia me le tiene divaricate e, anch’esse contro una superficie dura, le gambe bloccate, delle pinze attaccate ai miei capezzoli spingono i miei seni verso il basso, il dolore è forte e mi assale a ondate, dita frugano nella mia figa e nel mio culetto facendomi male, qualcuno comincia a scoparmi da dietro, i colpi sono vigorosi e profondi, non posso fare a meno di godere, sento qualcuno sbuffare, poi esce dalla mia vagina e spinge con forza dentro il mio ano, vorrei urlare ma non posso, sento il caldo della sborra inondare il mio intestino, poi qualcosa di duro nella mia figa e nel mio culo, cominciano a vibrare, silenzio intorno a me, il mio corpo è scosso da spasmi e dai miei orgasmi involontari, poi del rumore, i miei orefizi vengono liberati ma solo per un attimo, qualcosa di duro, grosso e doloroso sostituisce i due vibratori, perché non svengo, fa troppo male, acciaio sulla pelle, passa dalle gambe alla schiena al mio viso e poi scende alla mia gola, per un attimo mi manca il fiato, mi sembra di soffocare, poi, finalmente, il nulla.
Sto dormendo, non è la sveglia, è il telefono, a tentoni lo cerco sul comodino,
- Pronto
- Pronto, Grazia, scusa se ti ho svegliato ma ne abbiamo un’altra
Mi sveglio subito mettendomi a sedere sul letto
- Dove?
- Rozzano, passo a prenderti tra un quarto d’ora
- Ok
Quando chiude la conversazione io mi sto già vestendo, Oki mi guarda ancora mezzo addormentato dal letto, quando scendo l’auto di Spanò è già davanti al portone con il lampeggiante sul tetto acceso, mi infilo in macchina e mi porge un poket coffee prima di ingranare la marcia e partire, a quell’ora ci mettiamo poco, quasi nessuno per strada, imbocchiamo una stradina sterrata tra i campi di granturco, sul posto già presente tutto l’apparato, una coppia, che ha scoperto il corpo, in auto a debita distanza, la ragazza con la testa sul petto del suo partner, ci mando Spanò e vado a vedere il corpo illuminato dalle fotoelettriche, una bella ragazza mora, come le altre, siamo a cinque e non so da che parte girarmi, mentre andiamo in centrale ci fermiamo a bere un caffè, l’unico bar aperto lo troviamo in Corso Lodi, gestito da un cinese, come è cambiata Milano negli ultimi 10 anni.
La squadra è già radunata ma, per ora non abbiamo moto da fare, bisogna aspettare l’autopsia ed il riconoscimento, stavolta è facile, le impronte sono schedate per un fermo dovuto alla droga, Teresa Abategiovanni, anni 29, originaria di Caserta, viveva da sola, in casa nessuna traccia circa un lavoro, neppure dal pc, però troviamo 5.000 euro in un cassetto e diverse scatole di preservativi, diversi abiti sexy nell’armadio, probabilmente era una libera professionista.
Già due telefonate del prefetto al quale non ho risposto, ad ora di pranzo mi chiama Gianluca vuole offrirmi un aperitivo, sto per rinunciarvi quando mi dice
- Sai bellissima, ho ragionato un po’ sul tuo caso, vorrei parlarti
Allora accetto di raggiungerlo in Piazza San Babila, non lontano dal mio ufficio, chissà che non m dia uno spunto per le mie indagini. Appena mi vede mi abbraccia e mi bacia sulla bocca, poi ci sediamo ad un tavolino esterno
- Senti Grazia, ho pensato molto alla tua indagine e alle foto che ho visto da te
- Ce n’è stata un’altra stanotte
- Dio, mi dispiace, come le altre?
- Identica, solo che questa, probabilmente, si prostituiva.
- Povera ragazza, comunque senti, secondo me, sicuramente sono delitti a carattere sessuale, i seni tagliati non sono riuscito ad inquadrarli, ma i segni sui corpi indicano costrizione, non so se volontaria oppure no, potrebbe essere iniziato tutto come un gioco e poi essere degenerato
- Vuoi dire un gioco sadomaso?
- Si, del tipo
- Non è un ambiente dove sia facile infiltrarsi, però potrebbe essere un nuovo punto di vista dal quale partire, grazie
- Figurati, quando ti rivedo?
- Beh in questo momento capisci che…..
- Certo, mi rendo conto , è che sento la mancanza del tuo gatto
- Ahahah glielo dirò stasera quando lo vedo
Ci lasciammo con un altro bacio sulla bocca, non proprio casto, questa volta e tornai in ufficio per mettere al lavoro la mia squadra.
Tornata in ufficio informo i miei ragazzi dello spunto che mi ha dato Gianluca, visitare i locali, in città e hinterland, locali notturni, privè, locali trash ecc, facendo vedere le foto delle nostre vittime mentre a Flavio dò l’incarico di navigare nel web in siti dedicati all’argomento, dopo un settimana di sforzi, però, un buco nell’acqua, nessun riscontro oggettivo, è domenica e ho bisogno di staccare almeno per un paio d’ore, con Gianluca ci sentiamo e andiamo a mangiare una pizza, ci troviamo da “zero” in Via Luini,
- Hai a faccia stanca
- Lo sono, dormo poco e lavoro tanto e non vengo a capo di nulla
- Il tuo è un lavoro difficile, molto più del mio
- Ah grazie, finalmente un po’ di considerazione, vallo a dire al Prefetto
- Vedrai che riuscirai a risolvere il caso
- Il mio problema non è appuntarmi una medaglia sul petto per aver risolto un caso, il mio problema sono le mie 5 povere vittime e fermare un assassino che può uccidere ancora
Gianluca cerca di sdrammatizzare
- Beh, nel caso sono disposto a farlo io
- Che cosa?
- Appuntarti una medaglia o qualsiasi altra cosa sul petto, il tuo è meraviglioso
- Stupido
Però mi ha strappato un sorriso, il telefono, vedo sul display il nome di Spanò, No, per favore, non un’altra
- Deve tornare subito in ufficio, Flavio ha delle novità, ho già mandato messaggi al resto della squadra
- Arrivo subito, scusa devo andare, ti chiamo
Un bacio veloce e scappo in ufficio, quando arrivo sono tutti in sala riunioni davanti allo schermo da proiezione, mi siedo e Flavio comincia a parlare
- Dopo una settimana di lavoro, sono riuscito, nel dark web
- Cos’è il dark web?
- È una parte del web dove non tutti riescono ad entrare, lì ci trovi di tutto, puoi comprare armi, droga, di tutto ed è quasi impossibile rintracciare i venditori, io sono riuscito a trovare questi tre video
- Ok, vediamo
Sullo schermo appaiono immagini di una ragazza legata e imbavagliata, di seguito viene stuprata, riconosco una delle nostre vittime, il video prosegue con qualcuno che le infila i paletti nella figa e nel culo e poi con un bisturi le taglia la gola, Flavio interrompe la proiezione, Gisella sta vomitando in un cestino, io so già che non dormirò
- Va bene cosi’ Flavio, abbiamo individuato chi ha messo on line il video?
- No è praticamente impossibile, inoltre ho rintracciato solo tre delle nostre vittime
- E quindi cosa possiamo fare?
- Però……..
- Però?
- Però sono riuscito ad individuare, tramite IP, 5 di quelli che si sono collegati per guardare i video, non è detto che li abbiano guardati veramente, però hanno chiesto ed ottenuto l’accesso.
- Ok un passo avanti, convocateli con delle scuse, non mettiamoli in allarme, vediamo che tipi sono e recuperiamo del materiale per ottenere il loro DNA, avvisate il laboratorio, massima priorità,
- Ci volle un’altra settimana per avere i risultati ed i riscontri ci mostrarono che il DNA di uno dei 5 corrispondeva a quello trovato su una delle nostre vittime, ma non ad una delle tre di cui avevamo i video, bensì ad una delle altre due, appena avuto il mandato andammo a prenderlo, erano le 4 del mattino quando suonammo alla sua porta e, visto il ritardo nel rispondere la sfondammo e facemmo irruzione.
- Si chiamava Alfredo Burani, aveva 51 anni, divorziato, viveva da solo, in casa trovammo materiale pedo pornografico, video sadomaso, 2 bustine di cocaina, una pistola scacciacani, ed un coltello a serramanico, lo lasciai nella cella di servizio fino alle 9 di mattina, poi iniziammo ad interrogarlo o, perlomeno, ci provammo, perché fece scena muta per 4 ore, a Spanò saltano i nervi e gli molla 4 schiaffi, eviterò di citarlo nel mio rapporto e questo comincia a frignare
- - non ho fatto niente, io non c’entro, non so nulla
Lo lasciamo sfogare poi cominciamo ad interrogarlo sul serio, alla fine viene fuori che lui da internet ha avuto un indirizzo ed un orario dove recarsi con la promessa di una scopata gratis e che lui è andato, ha trovato una ragazza legata che gli è stato detto era d’accordo e che l’avevano prima strapazzata un po’ e poi se l’era scopata ed era andato via subito dopo, non conosceva il nome dell’altro uomo che doveva essere il proprietario della casa, gli facemmo ripetere la storia 4 volte con particolari che, mentre scrivevo il rapporto, mi fecero star male, era un animale.
Flavio fece delle verifiche sull’indirizzo di Vermezzo che ci era stato dato dallo stronzo, la casa apparteneva ad una società che gestiva una clinica di chirurgia estetica, intestata ad un certo Dottor Egidio Mariani, 45 anni, sposato, mandai sul posto, in modo discreto, Gisella e Walter e provvidi a richiedere un mandato, arrivò che erano, da poco, passate le 22 perché il magistrato era impegnato, radunai la squadra e 4 volanti di supporto e raggiungemmo i nostri 2 colleghi che mi fecero il loro rapporto.
- Il dottore è rientrato alle 19,00 ma è uscito poco dopo con un'altra auto, rientrato alle 20,30 ha messo direttamente l’auto in garage, alle 20,50 si sono accese le luci esterne ed una in mansarda, poi alle 21,45 è arrivata l’auto che vedete davanti al portone e ne è sceso un uomo che ha suonato e poi è entrato in casa, non è ancora uscito.
Quindi avevamo almeno due persone in casa, diedi disposizioni alle volanti per evitare che qualcuno potesse scappare e ci apprestammo ad entrare in azione, in quel momento un uomo uscì dal portoncino, i miei agenti lo bloccarono e lo portarono lontano dalla casa, non fece resistenza, alla domanda di dove fosse l’altro uomo rispose che era in mansarda, lo lasciammo ammanettato in una delle auto ed entrammo in casa, nessun rumore, io e Spanò andammo al piano superiore seguiti dai ragazzi, poi, individuata la porta della scala che portava in mansarda cominciammo a salire verso la luce, un uomo in piedi vicino ad un tavolo ed una ragazza legata ad un altro tavolo con le caviglie legate a due dei piedi dello stesso che le tenevano le gambe divaricate ed il busto piegato su piano con le braccia legate agli altri due piedi, urlai
- Fermo e alzi le mani
L’uomo si voltò, mi vide e poi, come una furia, brandendo nelle mani due picchetti di legno appuntiti mi si scagliò contro, Spanò reagì più velocemente sparando due colpi, uno alla spalla ed uno sulla fronte.
Liberai la ragazza togliendole anche il bavaglio e la benda dagli occhi, sarebbe stata la sesta vittima, le diedi il mio soprabito per coprirsi e l’accompagnai al piano inferiore dove aspettai con lei l’ambulanza.
Quando con Spanò e gli altri perquisimmo la casa trovammo in cantina un tornio da legno con una decina di paletti appuntiti di circa 30 cm ognuno, 6 vasi pieni di formaldeide con, in ognuno, una coppia di seni ed un congelatore orizzontale con dentro il corpo della moglie del dottore, anche lei senza seni, nelle indagini che seguirono scoprimmo che, la moglie del dottore, dopo essersi rifatta il seno voleva lasciarlo e lui, era andato fuori di testa.
Quattro giorni dopo venni invitata in Prefettura, mi portai tutta la squadra, ottenni per loro una settimana di permesso e, per me, il comando permanente della task force che non sarebbe stata sciolta, ma il premio vero mi aspettava a casa.
Avevo avvisato il custode di far entrare Gianluca che mi aveva promesso uno spaghetto allo scoglio da leccarsi i baffi, anche se io già sapevo che quella sera avrei leccato, molto volentieri, anche altro e Gianluca lo immaginava ed era pronto a ricambiare, come dimostrò ampiamente.
Freddo, sento di essere completamente nuda, sono stesa su una superficie dura, la mia pelle sembra riconoscere il legno.
Muta, qualcosa, una specie di bavaglio o di morso non mi permette di emettere alcun suono.
Rumore, sento la pioggia battere sulle tegole, devo essere in una specie di soffitta, lo scalpiccio di passi di almeno 2 persone, stanno armeggiando con qualche tipo di attrezzo, non riesco a capire.
Dolore, qualcosa mi stringe i capezzoli, come delle pinze, li sento allungarsi verso l’alto trascinando il resto dei miei seni, le fitte sono lancinanti.
Nonostante il freddo sento il sudore che trasuda dalla mia pelle, sensazione di fresco nell’ano, poi mi penetra qualcosa di duro, sembra metallo, si allarga, il mio corpo trema, la mia testa sembra dire no perché la sbatto verso i lati, posso muovere solo quella.
Carne, la mia vagina viene riempita dal cazzo di un uomo, che comincia a muoversi dentro di me lubrificato dai miei umori, nonostante il dolore il mio corpo reagisce orgasmando, il caldo dello sperma sulle pareti della mia figa, alla quale non viene data tregua, qualcosa di duro e grosso la penetra cominciando a vibrare, vengo lasciata così nel silenzio, spasmi e tremori scuotono il mio corpo, poi un rumore, l’acciaio di una lama accarezza la mia pelle dalla pancia ai seni alla gola, una leggera pressione, qualcosa di caldo scorre dal mio collo, un torpore mi assale, finalmente cessa il dolore, anche la vita mi abbandona.
Le 8,30 del mattino, sulla strada di campagna un’auto della polizia, il furgone dell’obitorio e il furgoncino della polizia scientifica, nel prato adiacente una zona delimitata da un nastro giallo con un lenzuolo bianco steso a terra nel mezzo, arrivo con la mia auto di servizio con il lampeggiante sul tetto ed il mio vice, da due mesi sono stata messa a capo di una task force con il compito di indagare e risolvere una serie di delitti che il prefetto, dopo l’ultimo, ha definito “seriali”, quando mi avvicino il medico legale mi saluta e
- Buongiorno, è la quarta, esattamente come le altre, seni asportati, un paletto di legno nell’ano ed un altro nella vagina, la gola tagliata con una lama molto affilata, un rasoio oppure un bisturi, povera ragazza.
- Qualche identificazione?
- No, era completamente nuda, i colleghi hanno ispezionato i dintorni senza trovare nulla
- Età?
- Tra i 25 e i trent’anni, come le altre tre
- Chi l’ha trovata?
Mi indicò un uomo ad una ventina di metri e ci mandai il mio vice a prendere la testimonianza ed i suoi dati, mi avvicinai al cadavere che i portantini stavano mettendo in un sacco per caricarlo sul furgone, era molto carina, capelli biondi lunghi, nessun segno evidente a parte un piccolo tatuaggio sul polso ma, mi riservai di aspettare l’autopsia e, speravo, l’identificazione. Il ritorno del mio vice, il brigadiere Spanò, segnò la fine del mio sopralluogo e tornai in ufficio.
Su una parete le foto delle altre tre vittime, già identificate, nessun dato in comune, lavori diversi, ambienti diversi, unici dati comuni : il sesso, l’età, l’aspetto fisico il modo in cui erano state trovate, le gole tagliate, sui computer delle vittime nessun elemento comune, attive su diversi social nessuna mail sospetta, i telefoni mai ritrovati, unica certezza, oltre al fatto che erano state uccise, il DNA estratto grazie a residui di liquido seminale, diverso per ognuna delle vittime, questo voleva dire, probabilmente, che non stavamo cercando una sola persona. Tutti e tre i cadaveri erano stati rinvenuti nelle campagne dell’hinterland milanese, però in luoghi diversi, era un’indagine complicata, non ci dormivo la notte.
Ci vollero tre giorni per identificare la vittima, Sandra Bottini, anni 26, estetista, viveva con la famiglia, ci mandai Spanò riservandomi di andarci anch’io in un secondo momento, gli dissi di portarsi una collega, in questi casi la presenza di una donna aiuta.
Quando ritornò portando il computer della vittima e la sua agenda degli appuntamenti passammo il tutto al mio gruppo di agenti perché li esaminassero, avevo un esperto informatico, mai stato sul campo ma un genio del computer, Flavio, la collega che era andata con Spanò, Gisella che arrivava dalle volanti, Luigi e Walter che arrivavano dalla giudiziaria e che avevo prelevato dal servizio scorte, oltre a Spanò, Vincenzo, cinquant’anni, carico di esperienza e, devo dire, molto protettivo nei miei confronti.
Dopo dieci giorni ancora non avevamo una traccia, avevamo interrogato tutte le persone che conoscevano le vittime, le famiglie, gli amici ma nulla ero decisamente demoralizzata e le telefonate del Prefetto non mi aiutavano.
La mia vita privata poi era praticamente inesistente, quando tornavo nel mio appartamento l’unico supporto era “Oki” il mio gatto siamese che avevo trovato una sera vicino al portone del palazzo e avevo adottato, il suo “ron ron” mi rilassava quando mi si metteva addosso mentre ero sul divano, per il resto avevo avuto , nell’ultimo periodo, un paio di appuntamenti con un professore di psicologia della Statale, erano state belle serate ma senza la classica notte di sesso dopo la cena, mi piaceva, era anche un bell’uomo, gli occhiali gli davano proprio l’aspetto del professore, ma aspettavo fosse lui a fare il primo passo, forse, il fatto che portavo una pistola nella borsa l’aveva intimidito.
Al mattino un messaggio del mio professore, Gianluca, con due emoticon a forma di rosa, mi invitava, per la terza volta a cena, ci pensai e ripensai per tutta la mattina poi decisi che sarebbe stata l’occasione per staccare ed accettai.
Andiamo a cena da Caruso, in Via Manzoni, l’ambiente è molto bello, soprattutto nel giardino d’inverno dove ceniamo, la cena è molto buona, la compagnia e la conversazione piacevole, per un paio d’ore dimentico il mio lavoro, avevo fatto appena in tempo a correre a casa a cambiarmi prima dell’appuntamento e, sperando in qualcosa di più avevo scelto della biancheria di pizzo sexy ed un tubino nero aderente ed abbastanza corto che mettesse in evidenza le mie gambe lunghe e le mie curve, scarpe tacco 8, solo la borsa era troppo grande, avrei dovuto prendere una pistola più piccola per queste occasioni, la mia Beretta 92S era troppo grande per una pochette.
Avevo raggiunto il ristorante in taxi ma lui dopo cena mi accompagnò a casa, un po’ per educazione ed un po’ sperando gli proposi il bicchiere della staffa e lui accettò, stavolta fui io a prendere l’iniziativa, avevo bisogno di scaricarmi, una volta entrati lo sbattei con le spalle al muro e lo baciai, aveva labbra morbide e calde, lasciammo una scia dei nostri vestiti per terra mentre raggiungevamo la mia camera da letto continuando a baciarci, mentre mi baciava sul collo e scendeva a i miei seni chiusi gli occhi e rovesciai la testa all’indietro, quando superò il mio ombelico allargai leggermente le gambe e lui cominciò a baciare e suggere la mia figa che già grondava dei miei umori, mi penetrò con gentilezza ed attenzione, guardandomi negli occhi mentre lo faceva e poi riprese a baciarmi, lo assecondavo nei movimenti cercando di accoglierlo sempre più profondamente, raggiungemmo l’orgasmo insieme, cosa abbastanza rara ma, non lo lasciai uscire da me, volli sentire il calore del suo sperma dentro di me, rimanemmo abbracciati respirando forte fino a che i battiti dei nostri cuori non si calmarono, poi ci lasciammo andare sui cuscini e ci guardammo ridendo
- Se avessi saputo che eri così bravo ti sarei saltata addosso al primo appuntamento
- Se avessi saputo io che non rischiavo una pallottola l’avrei fatto prima.
Ricominciammo ad esplorare i nostri corpi e poi ad amarci fino a che stremati non ci addormentammo abbracciati.
La sveglia sul mio comodino segna le 4, Gianluca non è al mio fianco, che sia andato via? Metto una vestaglia corta di seta color crema e vado in soggiorno, lo trovo in boxer sul divano con Oki che gli fa le fusa mentre guarda delle foto del mio caso che avevo lasciato sul tavolino, scavalco lo schienale del divano e mi ci vado ad accoccolare vicino
- Non dovresti guardarle, è materiale riservato
- Perdonami, erano qui in bella vista e ho cominciato a guardarle e a leggere i tuoi appunti
- Beh, insegni psicologia, cosa ne pensi?
- Non lo so, devo ragionarci, però ti faccio sapere ok?
E mi diede un bacio
- Dai torniamo a letto
- Uhh mai sazia eh?
- No, ho deciso di approfittare di te
Era forte, mi prese in braccio e mi portò di nuovo a letto, stavolta fui io ad usare la mia bocca e la mia lingua su di lui, il suo pene si erse, come un obelisco, dopo poco, sospirammo profondamente tutti e due quando gli montai sopra accogliendolo di nuovo dentro di me.
Maledetta sveglia, sono le 7 e mezzo, allungo la mano e sento il materasso al mio fianco ancora caldo, vado in bagno a fare una doccia e poi in cucina per il caffè, lo trovo già vestito seduto su uno sgabello del bancone della cucina con una tazza in mano
- Ho trovato il caffè, le fette biscottate ed il miele, ho pensato ti andasse di fare colazione
Lo baciai prima di mordere ina fetta biscottata
- Uhmm potrei abituarmi
- Tu ordini io eseguo, ma adesso devo scappare, ho una lezione tra 45 minuti, ti chiamo ok?
E con un ultimo bacio mentre sto ancora mangiando se ne va. Penso a lui mentre bevo il caffè, voglio che diventi una cosa seria? Non lo so, meglio prenderla come viene senza fare progetti o programmi.
Non riesco a muovermi, una sbarra mi tiene la testa contro una superficie dura, ho le braccia legate sulla schiena, qualcosa davanti agli occhi mi impedisce di vedere, una specie di pallina in bocca, trattenuta da un bavaglio mi impedisce di parlare, una sbarra tra le mie ginocchia me le tiene divaricate e, anch’esse contro una superficie dura, le gambe bloccate, delle pinze attaccate ai miei capezzoli spingono i miei seni verso il basso, il dolore è forte e mi assale a ondate, dita frugano nella mia figa e nel mio culetto facendomi male, qualcuno comincia a scoparmi da dietro, i colpi sono vigorosi e profondi, non posso fare a meno di godere, sento qualcuno sbuffare, poi esce dalla mia vagina e spinge con forza dentro il mio ano, vorrei urlare ma non posso, sento il caldo della sborra inondare il mio intestino, poi qualcosa di duro nella mia figa e nel mio culo, cominciano a vibrare, silenzio intorno a me, il mio corpo è scosso da spasmi e dai miei orgasmi involontari, poi del rumore, i miei orefizi vengono liberati ma solo per un attimo, qualcosa di duro, grosso e doloroso sostituisce i due vibratori, perché non svengo, fa troppo male, acciaio sulla pelle, passa dalle gambe alla schiena al mio viso e poi scende alla mia gola, per un attimo mi manca il fiato, mi sembra di soffocare, poi, finalmente, il nulla.
Sto dormendo, non è la sveglia, è il telefono, a tentoni lo cerco sul comodino,
- Pronto
- Pronto, Grazia, scusa se ti ho svegliato ma ne abbiamo un’altra
Mi sveglio subito mettendomi a sedere sul letto
- Dove?
- Rozzano, passo a prenderti tra un quarto d’ora
- Ok
Quando chiude la conversazione io mi sto già vestendo, Oki mi guarda ancora mezzo addormentato dal letto, quando scendo l’auto di Spanò è già davanti al portone con il lampeggiante sul tetto acceso, mi infilo in macchina e mi porge un poket coffee prima di ingranare la marcia e partire, a quell’ora ci mettiamo poco, quasi nessuno per strada, imbocchiamo una stradina sterrata tra i campi di granturco, sul posto già presente tutto l’apparato, una coppia, che ha scoperto il corpo, in auto a debita distanza, la ragazza con la testa sul petto del suo partner, ci mando Spanò e vado a vedere il corpo illuminato dalle fotoelettriche, una bella ragazza mora, come le altre, siamo a cinque e non so da che parte girarmi, mentre andiamo in centrale ci fermiamo a bere un caffè, l’unico bar aperto lo troviamo in Corso Lodi, gestito da un cinese, come è cambiata Milano negli ultimi 10 anni.
La squadra è già radunata ma, per ora non abbiamo moto da fare, bisogna aspettare l’autopsia ed il riconoscimento, stavolta è facile, le impronte sono schedate per un fermo dovuto alla droga, Teresa Abategiovanni, anni 29, originaria di Caserta, viveva da sola, in casa nessuna traccia circa un lavoro, neppure dal pc, però troviamo 5.000 euro in un cassetto e diverse scatole di preservativi, diversi abiti sexy nell’armadio, probabilmente era una libera professionista.
Già due telefonate del prefetto al quale non ho risposto, ad ora di pranzo mi chiama Gianluca vuole offrirmi un aperitivo, sto per rinunciarvi quando mi dice
- Sai bellissima, ho ragionato un po’ sul tuo caso, vorrei parlarti
Allora accetto di raggiungerlo in Piazza San Babila, non lontano dal mio ufficio, chissà che non m dia uno spunto per le mie indagini. Appena mi vede mi abbraccia e mi bacia sulla bocca, poi ci sediamo ad un tavolino esterno
- Senti Grazia, ho pensato molto alla tua indagine e alle foto che ho visto da te
- Ce n’è stata un’altra stanotte
- Dio, mi dispiace, come le altre?
- Identica, solo che questa, probabilmente, si prostituiva.
- Povera ragazza, comunque senti, secondo me, sicuramente sono delitti a carattere sessuale, i seni tagliati non sono riuscito ad inquadrarli, ma i segni sui corpi indicano costrizione, non so se volontaria oppure no, potrebbe essere iniziato tutto come un gioco e poi essere degenerato
- Vuoi dire un gioco sadomaso?
- Si, del tipo
- Non è un ambiente dove sia facile infiltrarsi, però potrebbe essere un nuovo punto di vista dal quale partire, grazie
- Figurati, quando ti rivedo?
- Beh in questo momento capisci che…..
- Certo, mi rendo conto , è che sento la mancanza del tuo gatto
- Ahahah glielo dirò stasera quando lo vedo
Ci lasciammo con un altro bacio sulla bocca, non proprio casto, questa volta e tornai in ufficio per mettere al lavoro la mia squadra.
Tornata in ufficio informo i miei ragazzi dello spunto che mi ha dato Gianluca, visitare i locali, in città e hinterland, locali notturni, privè, locali trash ecc, facendo vedere le foto delle nostre vittime mentre a Flavio dò l’incarico di navigare nel web in siti dedicati all’argomento, dopo un settimana di sforzi, però, un buco nell’acqua, nessun riscontro oggettivo, è domenica e ho bisogno di staccare almeno per un paio d’ore, con Gianluca ci sentiamo e andiamo a mangiare una pizza, ci troviamo da “zero” in Via Luini,
- Hai a faccia stanca
- Lo sono, dormo poco e lavoro tanto e non vengo a capo di nulla
- Il tuo è un lavoro difficile, molto più del mio
- Ah grazie, finalmente un po’ di considerazione, vallo a dire al Prefetto
- Vedrai che riuscirai a risolvere il caso
- Il mio problema non è appuntarmi una medaglia sul petto per aver risolto un caso, il mio problema sono le mie 5 povere vittime e fermare un assassino che può uccidere ancora
Gianluca cerca di sdrammatizzare
- Beh, nel caso sono disposto a farlo io
- Che cosa?
- Appuntarti una medaglia o qualsiasi altra cosa sul petto, il tuo è meraviglioso
- Stupido
Però mi ha strappato un sorriso, il telefono, vedo sul display il nome di Spanò, No, per favore, non un’altra
- Deve tornare subito in ufficio, Flavio ha delle novità, ho già mandato messaggi al resto della squadra
- Arrivo subito, scusa devo andare, ti chiamo
Un bacio veloce e scappo in ufficio, quando arrivo sono tutti in sala riunioni davanti allo schermo da proiezione, mi siedo e Flavio comincia a parlare
- Dopo una settimana di lavoro, sono riuscito, nel dark web
- Cos’è il dark web?
- È una parte del web dove non tutti riescono ad entrare, lì ci trovi di tutto, puoi comprare armi, droga, di tutto ed è quasi impossibile rintracciare i venditori, io sono riuscito a trovare questi tre video
- Ok, vediamo
Sullo schermo appaiono immagini di una ragazza legata e imbavagliata, di seguito viene stuprata, riconosco una delle nostre vittime, il video prosegue con qualcuno che le infila i paletti nella figa e nel culo e poi con un bisturi le taglia la gola, Flavio interrompe la proiezione, Gisella sta vomitando in un cestino, io so già che non dormirò
- Va bene cosi’ Flavio, abbiamo individuato chi ha messo on line il video?
- No è praticamente impossibile, inoltre ho rintracciato solo tre delle nostre vittime
- E quindi cosa possiamo fare?
- Però……..
- Però?
- Però sono riuscito ad individuare, tramite IP, 5 di quelli che si sono collegati per guardare i video, non è detto che li abbiano guardati veramente, però hanno chiesto ed ottenuto l’accesso.
- Ok un passo avanti, convocateli con delle scuse, non mettiamoli in allarme, vediamo che tipi sono e recuperiamo del materiale per ottenere il loro DNA, avvisate il laboratorio, massima priorità,
- Ci volle un’altra settimana per avere i risultati ed i riscontri ci mostrarono che il DNA di uno dei 5 corrispondeva a quello trovato su una delle nostre vittime, ma non ad una delle tre di cui avevamo i video, bensì ad una delle altre due, appena avuto il mandato andammo a prenderlo, erano le 4 del mattino quando suonammo alla sua porta e, visto il ritardo nel rispondere la sfondammo e facemmo irruzione.
- Si chiamava Alfredo Burani, aveva 51 anni, divorziato, viveva da solo, in casa trovammo materiale pedo pornografico, video sadomaso, 2 bustine di cocaina, una pistola scacciacani, ed un coltello a serramanico, lo lasciai nella cella di servizio fino alle 9 di mattina, poi iniziammo ad interrogarlo o, perlomeno, ci provammo, perché fece scena muta per 4 ore, a Spanò saltano i nervi e gli molla 4 schiaffi, eviterò di citarlo nel mio rapporto e questo comincia a frignare
- - non ho fatto niente, io non c’entro, non so nulla
Lo lasciamo sfogare poi cominciamo ad interrogarlo sul serio, alla fine viene fuori che lui da internet ha avuto un indirizzo ed un orario dove recarsi con la promessa di una scopata gratis e che lui è andato, ha trovato una ragazza legata che gli è stato detto era d’accordo e che l’avevano prima strapazzata un po’ e poi se l’era scopata ed era andato via subito dopo, non conosceva il nome dell’altro uomo che doveva essere il proprietario della casa, gli facemmo ripetere la storia 4 volte con particolari che, mentre scrivevo il rapporto, mi fecero star male, era un animale.
Flavio fece delle verifiche sull’indirizzo di Vermezzo che ci era stato dato dallo stronzo, la casa apparteneva ad una società che gestiva una clinica di chirurgia estetica, intestata ad un certo Dottor Egidio Mariani, 45 anni, sposato, mandai sul posto, in modo discreto, Gisella e Walter e provvidi a richiedere un mandato, arrivò che erano, da poco, passate le 22 perché il magistrato era impegnato, radunai la squadra e 4 volanti di supporto e raggiungemmo i nostri 2 colleghi che mi fecero il loro rapporto.
- Il dottore è rientrato alle 19,00 ma è uscito poco dopo con un'altra auto, rientrato alle 20,30 ha messo direttamente l’auto in garage, alle 20,50 si sono accese le luci esterne ed una in mansarda, poi alle 21,45 è arrivata l’auto che vedete davanti al portone e ne è sceso un uomo che ha suonato e poi è entrato in casa, non è ancora uscito.
Quindi avevamo almeno due persone in casa, diedi disposizioni alle volanti per evitare che qualcuno potesse scappare e ci apprestammo ad entrare in azione, in quel momento un uomo uscì dal portoncino, i miei agenti lo bloccarono e lo portarono lontano dalla casa, non fece resistenza, alla domanda di dove fosse l’altro uomo rispose che era in mansarda, lo lasciammo ammanettato in una delle auto ed entrammo in casa, nessun rumore, io e Spanò andammo al piano superiore seguiti dai ragazzi, poi, individuata la porta della scala che portava in mansarda cominciammo a salire verso la luce, un uomo in piedi vicino ad un tavolo ed una ragazza legata ad un altro tavolo con le caviglie legate a due dei piedi dello stesso che le tenevano le gambe divaricate ed il busto piegato su piano con le braccia legate agli altri due piedi, urlai
- Fermo e alzi le mani
L’uomo si voltò, mi vide e poi, come una furia, brandendo nelle mani due picchetti di legno appuntiti mi si scagliò contro, Spanò reagì più velocemente sparando due colpi, uno alla spalla ed uno sulla fronte.
Liberai la ragazza togliendole anche il bavaglio e la benda dagli occhi, sarebbe stata la sesta vittima, le diedi il mio soprabito per coprirsi e l’accompagnai al piano inferiore dove aspettai con lei l’ambulanza.
Quando con Spanò e gli altri perquisimmo la casa trovammo in cantina un tornio da legno con una decina di paletti appuntiti di circa 30 cm ognuno, 6 vasi pieni di formaldeide con, in ognuno, una coppia di seni ed un congelatore orizzontale con dentro il corpo della moglie del dottore, anche lei senza seni, nelle indagini che seguirono scoprimmo che, la moglie del dottore, dopo essersi rifatta il seno voleva lasciarlo e lui, era andato fuori di testa.
Quattro giorni dopo venni invitata in Prefettura, mi portai tutta la squadra, ottenni per loro una settimana di permesso e, per me, il comando permanente della task force che non sarebbe stata sciolta, ma il premio vero mi aspettava a casa.
Avevo avvisato il custode di far entrare Gianluca che mi aveva promesso uno spaghetto allo scoglio da leccarsi i baffi, anche se io già sapevo che quella sera avrei leccato, molto volentieri, anche altro e Gianluca lo immaginava ed era pronto a ricambiare, come dimostrò ampiamente.
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