Deus Ex Machina

di
genere
sentimentali

Pensava:

Forse non mi serve un deus ex machina.
Basta che finisca la sessione.
Potrei adagiarmi sul ritmo ossessivo di “Dracme” e urlare
«se spuntasse adesso il drago, fossi per mezz’ora un mago» al momento giusto.
Immaginare di non buttare niente, di non avere niente da giustificare.
Di bussare a quella casa nel vicolo e comprare dieci euro di fumo.
Oggi I wanna be myself
Con le mani da assassino, ah-ah
Suono la chitarra un po'
Fumo una canna, faccio una doccia fredda.
Senza le mani da assassino, i cantanti indie oggi si fanno trasportare troppo con le metafore.

Un’esplosione si genera nel cielo soprastante. Tutto diventa nero viscoso d’inchiostro di mille seppie spaventate, pezzi d’ardesia crostosi crollano da tutte le parti in un crepitio nervoso. Un fascio di luce bianco e violento guizza fuori da uno squarcio e alla sua base stupide chiazze rosse, blu e viola, si mescolano come vomito annacquato.
È Dio come lo ha visto un ragazzo ad una festa. In una giungla di pelle luccicante, calore e musica techno. Una pastiglia gli era scivolata sulla lingua, piccola e amara, di quelle che non si dovrebbero mai mischiare con l’alcol. Poi lo aveva visto, ne era convinto a tal punto da disegnarlo ovunque e diffondere il suo verbo ad altre serate, ad altri giovani sudati e un po’ storditi. Eppure l’MDMA non dovrebbe dare allucinazioni.

Dio - di tenebra e luce allucinatoria da sovradosaggio di metanfetamina - la osserva, rannicchiata sul suo letto, senza nessuna occupazione, svestita, spettinata e la ascolta pensare:

Mi manca sentire l’interesse degli uomini nei miei confronti. Mi manca ricevere un invito a uscire, preparami con cura, fare la doccia, scegliere i vestiti, mettere la matita sugli occhi e un po’ d’agitazione. Poi la scelta del bar, il flirt, le risatine, alcol quanto basta a sciogliere la timidezza.
Però sono stanca di scopare a caso. Sono stanca di Tinder, del non trovare mai nessuno di interessante nella mia città.

Dio la osserva senza dire niente, lei non si accorge di nulla, talvolta guarda angosciosamente il soffitto e si scosta una ciocca di capelli scuri dal viso.

È che vorrei potermi abbandonare. Non voglio più solo dare. Voglio essere un Sisifo felice, cristallizzato nell’attimo in cui il masso si alleggerisce nei pressi della cima. Voglio essere un’Ofelia vivente, adagiata su un letto di fiori con un cavaliere ad esaudire tutti i miei desideri.
Labbra sul collo per tutto il tempo in cui lo desidero, senza passare ad altro, con un velo di barba a fare attrito sulla pelle bianca e delicata e l’umidità che cresce nelle mutandine.
Voglio i baci dei ragazzi che si amano contro le porte della notte, che non ci sono per nessuno.

A Dio pareva intrattenente quel flusso di pensieri, in paradiso non aveva poi molto da fare e gli psicodrammi sentimentali erano sempre meglio della cetra che suonava uguale a tutte le ore. Non si sentiva neanche uno sbagliato voyer, del resto aveva inventato tutto lui, come avrebbe potuto.

Poi vorrei che qualcuno mi baciasse lì con tutta la lingua dentro. È così raro che succeda. Lo vorrei finalmente in modo egoistico, non voglio più chiedere a un lui se si è stancato di farlo. Voglio essere leccata e succhiata fino all’orgasmo. Poi coccolata mentre riposo sul suo petto.
Resta a dormire da me, è troppo corta l’estate...

Dio quando aveva inventato la musica non pensava che avrebbe avuto un impatto tanto grande sugli esseri umani, erano proprio delle piccole creaturine nevrasteniche.

Cerco spesso di scappare, almeno con i pensieri. Per un momento volevo davvero andare a Roma un finesettimana, solo perché quel ragazzo con cui avevo scopato una volta mi aveva invitato, solo per staccare da tutto. Perché sento il bisogno di andare fuori di me.
Mi sono limitata a ricordare le sensazioni dei nostri corpi vicini sull’autobus a San Lorenzo e il suo “non sto facendo quello che vorrei fare ora solo perché ho caldo”. Il bacio d’impeto appena chiuse le porte dell’ascensore, il ferro del suo apparecchio ai denti sulle mie labbra. E poi, bho, la stanza disordinata, rotoli di carta igienica rosa usati come fazzoletti, un cassetto pieno di preservativi. “Perché sorridi?” mentre ero sopra di lui, “perché mi piace”.
In effetti, come avremmo fatto a scopare e dormire per tre giorni in un letto singolo...

Dio cominciava ad annoiarsi, si chiedeva perché le sue creazioni fossero così complesse e avessero pensieri tanto monotoni e ossessivi. E poi come poteva averli creati in quel modo se la sua base di partenza era essere un’entità incorporea di luce in un mondo di pace e atarassia.

Vorrei solo che qualcuno anche solo pensasse di scrivermi qualcosa di simile:
E a te non frega niente
Ma spero tanto che vivrai
Per celebrare
Per lo stupore
Ma che dormire
Meglio esplorare
Vedrai, vedrai
Vedrai
Il corpo è un parco giochi
Vedrai, vedrai
Puoi perdere il controllo
Vedrai, vedrai
Il corpo è un parco giochi
Vedrai, vedrai
Sei tu che sceglierai chi sei tu
Invece devo capire se mi va di fare di nuovo sesso senza sentimenti, solo perché lui è una persona gentile e rispettosa. Mi fa sentire umana ma non ci amiamo nemmeno un po’, le nostre reazioni chimiche sono di un tipo diverso.

Dio avrebbe potuto interromperla in qualche modo, distrarla con qualche incombenza in casa, ma non se la sentiva, avvertiva la sua mestizia, si disse che il minimo che poteva fare era lasciare che si sfogasse ancora un po’.

Sono rimasta attaccata alla speranza che il “mio” bellissimo uomo straniero torni in vacanza qui quest’estate. Non so come sentirmi, così affezionata a un amore estivo ormai passato. A sperare che discenda come uno strano deus ex machina con i capelli biondi, a salvarmi dai miei tormenti almeno per una settimana. Nella speranza che non mi deluda, che non si dimostri più brusco, meno affettuoso, interessato come tanti solo al mio corpo.

Dio si rese conto di essere una proiezione mentale della ragazza. Si affrettò comunque a metterle in testa immagini di nani danzanti, di micelio che si espande, della vitalità dei funghi. Cercò di favorirle il sonno per mettere a tacere lo spleen.

Nessuno dei due sapeva cosa sarebbe successo.
L’amore non arrivava ancora. Lei viveva giorni strani e spesso mentre guidava si sentiva piccola e vulnerabile. Non perché non fosse in grado di superare le difficoltà che le si paravano davanti, forse era solo stanca di farlo da sola.
E alla fine la radio suonava:
I turisti ci hanno preso per mano,
ci hanno sedotto e sono andati via,
ci hanno rinchiuso nelle nostre paure,
ma quanto ci costa la nostalgia.

https://youtu.be/CdGTE08lvb4?si=csFmA6X847SVFZhL
https://youtu.be/6Yed5SzEXBo?si=qx8a9QIHl69DSRqN
https://youtu.be/6EPIqbnZBC8?si=S5CwjuT95erqXIap
https://ifinnegans.bandcamp.com/track/fuori-di-me
https://youtu.be/35zXeGmBWgI?si=qpPML-PR7fu2gvoe
https://youtu.be/948CQbLpJ0M?si=RLLWvhgClwY3y4gr
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2024-07-29
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