Espiazione XI

Scritto da , il 2022-12-28, genere pulp

Ho perso i tacchi mentre, placcata dai frati, percorrevo concitata il tragitto che mi allontanava dalla mia Gertrude e ora mi ritrovo scalza nella solita stanza fredda. Sono agitata e non riesco a contenere la mia collera, devo esternarla, ma dove? Lo spazio intorno a me è così piccolo da fiaccare ogni mia esplosione. Sopra al comodino vi è una penna adagiata e sotto il documento predisposto e firmato dalla badessa che mi ordina “ubbidente”, in fondo allo scritto vi è un rigo vuoto che attende la mia sottoscrizione. Sollevo il leggero mobile con rabbia e lo scaglio contro le sbarre. Attendo le conseguenze di questo sfregio, ho bisogno di sfogarmi e forse questo capriccio basterà a farmi incassare almeno delle violente percosse, da parte dei miei carcerieri, in grado da fungere da analgesico al mio stato d’animo inquieto, ma non succeda nulla, non si muove foglia e addosso sento il peso di tutto quel silenzio. Ora basta, mi ribello alla regola e da ora non credo più a nulla, mi scaglio contro le sbarre mi dimeno facendo un baccano da passare per matta. Smuovo le sbarre con vigore e impreco a voce alta finché non stremata non finisco per fare quello che più mi riesce meglio: abbandonarmi a me stessa, lasciandomi scivolare sul freddo pavimento implorando l’intercessione di un Dio che ultimamente, evidentemente, non ha più tempo per me. Scorro per terra con il fianco sinistro rivolta verso l’unica finestrella della mia stanza in silenzio. Le ore passano lente e a sera finalmente ricevo la visita del priore:

:-Hai firmato il documento?

Sfiancata e con voce bassa emetto un rassegnato: No!

:- Allora hai deciso di condannare la sorte della sorella Gertrude, ne prendo atto! Il tuo periodo qui con noi è terminato da domani sarai trasferita in un monastero lontano dove inizierai il rito di purificazione.

Con l’ultimo grammo di forza e di rabbia sbatto il corpo nudo contro le sbarre e urlo nella sua direzione:

:-Noooooooooo! Non potete disporre di me a vostro piacimento, andate contro i vostri precetti religiosi,io non sono come voi, piuttosto mi farei ammazzare.

Il priore indispettito dalla mia ira, si avvicina alla sbarra e con arroganza mi ricorda che ho disobbedito alla regola del silenzio, ma io non credo più a nulla e sputo verso di lui tutto il mio ribrezzo. La saliva lo raggiunge in pieno volto. Senza scomporsi tira fuori dalla tasca un fazzoletto e asciuga lo sputo depositatosi tra il naso e l’occhio sinistro. Poi con calma riprende:

-: Suor Gertrude partirà per l’Africa subito dopo la gravidanza, il figlio del peccato verrà sequestrato e allevato lontano, tanto che non potrà mai più vedere e ne sapere nulla di lui. Verrà educato nei valori cristiani e diventerà un castigatore dell’immoralità, ovviamente verrà edotto sulla condotta immorale della madre e verrà informato su come tu, lurida cagna, hai plagiato e piegato la genitrice al tuo squallido volere. Questo è il destino che spetterà a questo innocente. Vuoi davvero questo?

:- Voi mi fate schifooooo! Come potete portare al collo quel simbolo di pietà?

:- Mia lurida per far funzionare questo mondo alle volte bisogna anche sporcarsi le mani e tu sei una valida ragione per cui farlo.

Il suo cinismo mi annichilisce e mi rannicchio a terra scoraggiata.

-: Perché io? Cosa ho fatto per meritarmi questo? La mia vita è stata un tormento da sempre, perché mi fate questo?

Sento la sua mano posarsi sul mio capo e la sua voce placida affermare:

-: Maddalena, te sei predestinata ad agire per il bene ma in quelle che sono le cosiddette zone d’ombra in cui opera il male.

Il trucco sbavato mi ha impiastrato il viso, le lacrime lo hanno fatto scivolare sul busto nudo e anche parte dei miei seni ne sono insozzati. Alzo lo sguardo e incrocio i suoi occhi piccoli che mi osservano :

:-Abbiamo bisogno di peccatrici come te per salvare uomini e donne dall’ignominia della depravazione, tu ci saresti d’aiuto per curare atteggiamenti poco eretti e degradanti. Potresti diventare badessa e curare tanti giovani frati e preti che si sollazzano con persone del proprio stesso sesso o a volte addirittura peggio. Saresti la loro salvezza. Ovviamente potresti fare tutto questo da una posizione di riguardo godendo di un’immunità religiosa che ti assicurerà il perdono eterno. Una martire sessuale che dona il suo corpo per risvegliare o sollazzare i piaceri altrui correggendone in questo modo le loro devianze. Avrai un intero convento e amministrerai giovani donne che opteranno di fare la tua stessa scelta. Questo sarà il tuo ruolo e tutto ciò solo se firmerai quel foglio che giace alle tue spalle sul pavimento.

:-Una maitresse religiosa?

:-Brava! Eserciterai i piaceri carnali in libertà nel convento e sarai nuovamente libera di svolgere tutti i ruoli che competono una sorella. Guadagnerai in tal modo una vera e completa riabilitazione, ma dovrai sottostare ai voleri della Chiesa e per te il destino scelto è questo.

Mi accovaccio su me stessa e ritiro le gambe contro il grembo. Lui si inginocchia e con delicatezza mi sfiora le mani.

:- Metti fine a questo supplizio e torna ad essere la nostra sorella!

Ho bisogno di gesti amorevoli e non ritiro la presa, ciò lo persuade a catechizzarmi e non perde tempo ad usare la freccia più grande custodita nel cesto del suo arco:

:- Se accetterai anche sorella Gertrude partirà e potrà vivere insieme a suo figlio, in Africa, per sempre!

A queste parole mi rianimo e mi viene spontaneo chiedere se potrò rivederla. Il priore si indispone ma le sue mani non lasciano le mie e con risolutezza smonta ogni mia illusione:

:- Non la vedrai mai più, ma se accetterai vivrai senza alcun peso sulla coscienza per il resto della tua vita!

Poi lascia le mie mani e mi carezza il volto, ancora in ginocchio, mi sussurra che deve andare e che tornerà per conoscere il responso. Rimango da sola nella mia cella mentre lo osservo scomparire tra i corridoi stretti dell’eremo. Non so quando lo rivedrò, devo prendere una decisione nell’immediato e devo scegliere se rendere la vita di Gertrude un inferno oppure ereditare io l'inferno al suo posto. So bene che rivederla da un lato mi ha regalato gioia immensa e ciò vuol dire che i miei sentimenti per lei sono profondi, dunque non potrei mai riuscire a vivere con il peso di averla condannata ad una vita triste; dall’altro lato però lei è causa della mia latente omosessualità che non ha esitato un secondo a manifestarsi alla sua vista, quindi agli occhi di dio rimarrei una peccatrice e forse solo votandomi totalmente a lui, incarnando questa assurda “missione” che farebbe di me una vera e propria meretrice della Chiesa, potrei ottenere il suo perdono. Afferro il foglio sul pavimento e lo rileggo, apporre la firma vuol dire svendere totalmente la mia persona all’istituzione, ciò vuol dire che ci sarà sempre qualcuno che farà di me tutto ciò che vorrà, ma d’altronde non ho nessuno, non ho mai avuto nessuno, forse è la cosa migliore da fare. Vengo ridestata dai miei pensieri da un frate con un vassoio con delle pietanze fumanti, lui apre la cella e poggia il portavivande sul pavimento, poi mi porge uno scialle marrone lungo e senza proferir parola abbandona la cella richiudendola alle sue spalle. Afferro la manta e mi ci avvolgo dentro beneficiando del suo calore, il piatto fumante inonda di un buon odore la stretta cella e per la prima volta mi sento vicina ad una conclusione.

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