Inquietanti premonizioni oniriche (Parte 2/2)

di
genere
etero

Per le scale invio un messaggio a Laura per avvisarla del nostro arrivo. Una volta in strada mi avvio verso il bar all’angolo, famoso per i suoi buonissimi cornetti caldi che sforna nel corso della giornata. Al mio arrivo Paolo il barista mi informa che i cornetti sono in forno e che devo aspettare cinque minuti. Poco male ne approfitto per leggere il giornale, mi attira il titolo che esalta la vittoria della nazionale italiana di calcio di ieri contro il Belgio. Leggo l’articolo con una punta d’orgoglio e appena finisco un messaggio di Laura, di risposta al mio precedente, mi avvisa che la madre ha appena concluso il suo dovere e che tra circa un’ora saranno di ritorno. Paolo mi fa cenno che i cornetti sono pronti e mi avvicino per indicare la mia scelta, alla fine la golosità ha il sopravvento ed esco dal bar con un misto di cornetti diversamente farciti. Faccio le scale due alla volta e apro con foga la porta d’ingresso contento e goloso dei miei nuovi acquisiti, chiudo la porta, mi reco in cucina e attraversando il corridoio noto che la porta della camera di Katya è chiusa, penso che abbia finito di fare la doccia e quindi mi reco in bagno per sciacquarmi le mani prima di condividere con lei quelle leccornie, ma una volta nei pressi dell’uscio del bagno noto che fuoriesce il vapore acqueo misto all’odore del balsamo e del sapone, mi avvicino e diradata la condensa noto Katya di fronte allo specchio nuda intenta a strofinare una crema sul suo corpo. Lei non fa caso a me e continua nel suo massaggio. La sua vista mi inchioda, lei distratta prosegue e aziona il phon per asciugare i rossi capelli che scivolano lungo la sua schiena, rimango incantato dalla forma del suo culo, una pesca vellutata, sublimato dal gradazione della sua chiara pelle, quasi albina, il vapore si dissolve rapidamente e ora intravedo riflesso nello specchio il suo petto nudo e i suoi raggianti e giovani rosei capezzoli, la sua immagine riflessa ipnotizza il mio sguardo, che ora ha solo occhi per il suo seno che spicca su quella pelle vellutata e chiara, da non avvertire lo sguardo dei suoi occhi di ghiaccio puntati contro lo specchio su cui si riflette dal suo punto di vista la mia immagine. Il rumore del phon si interrompe e solo in quel momento per mezzo secondo i miei occhi incrociano i suoi, un istante che basta per farmi scappare come un cane e rifugiarmi in cucina con addosso un imbarazzo adolescenziale, anche se ovattato da una incontenibile emozione erotica. La vergogna si amplifica con l’eco del riavvio del phon. Porto le mani tra i capelli mentre guardo fuori dalla finestra in preda ad una voglia di volatilizzarmi all’istante. Incrocio gli occhi di Cleopatra rannicchiata nell’angolo ed esprime intensamente il desidero di sostituirmi a lei scambiandoci i corpi. Interrogo la mia mente e cerco una giustificazione, ma come potrei giustificare l’insistenza del mio sguardo fisso e immobile su quello splendido involucro umano? Dovrò prendermi le mie responsabilità e magari anche due onesti schiaffi da parte della deliziosa cognatina. Dopo qualche minuto il phon smette di fare il suo lavoro e dopo qualche istante avverto i passi di Katya avanzare nel corridoio e quando mi volto lei è già nella stanza. La sua faccia è seria e forse anche infastidita. L’accappatoio cinge il suo corpo, ad un più concentrato sguardo, riconosco che è quello che avevo usato io qualche ora prima. Quando si avvicina a me cala il silenzio. Katya mi osserva autorevole e forse anche con una punta di disprezzo, ciò alimenta la sensazione di sentirmi sotto scacco, a quasi quarant’anni non mi sono mai vergognato così tanto e il viso accigliato di una ventiduenne mi sconforta. Ha la partita in mano e ora tutto dipende da lei o meglio dalla scelta della sua azione uno schiaffo o un giustificato “vaffanculo” deciderà le sorti della giornata e forse della mia stessa convivenza con la sorella. Nonostante la vicinanza non segue nessuna parola e nemmeno un contatto fisico. Interrompo quel silenzio dicendo, in preda all’imbarazzo, la cosa più stupida:

:- Quello è il mio accappatoi…

Lei lo slaccia, afferra i due lembi centrali che si intersecano al centro dell’addome e lesta, assieme alle maniche, li accompagna oltre le spalle scoprendo il giovane ed esile corpo. E’ magro con forme perfette, il seno piccolo ma pieno sboccia davanti ai miei occhi interdetti, vorrei chiederle di ricoprirsi, ma non ho parole sono fatalmente attratto dalle forme sinuose che stagliano su quel fisico armonico e giovanile. Si avvicina al mio muso e decisa posa le mani prima sul bottone slacciandolo e poi sulla zip abbassandola e immediatamente mi ritrovo in mutande. L’erezione è contenuta dalle mutande che abbassa con irruenza. Lz osserva per qualche istante e poi la impugna con la mano destra. E’ tutto surreale e ora intorno a noi non odo altri rumori se non i suoi mille braccialetti che decorano il suo polso impegnato a masturbarmi. Balbetto, vorrei dirle di fermarsi che non è giusto nei confronti di sua sorella, ma non riesco a ritrarmi da quella arrapante insolenza giovanile . I suoi occhi blu e il suo sguardo freddo come il giaccio mi scruta quasi con disprezzo, comprendo che non è biasimo ma superiorità, altezzosità o forse addirittura dominio. E’ ben cosciente di poter ottenere qualunque cosa, ancor di più quando impersona la parte della lolita. Protende le sue piccole labbra per farmi eccitare e mostrarmi la sua voglia, il mio sguardo imbambolato le lascia margine d’azione e provocante si china davanti al mio cazzo, bacia la cappella e poi si inginocchia per ospitarla in bocca, trangugia la mia verga dura regalandomi il piacere di un pompino lento e profondo e con un rumoroso risucchio. Mi sblocco e finalmente metabolizzo che esiste una differenza tra idea e azione e mi muovo, ghermisco i suoi piccoli e soffici seni, li palpo, li strizzo con appetito mentre i fluidi della cappella si stanno mescolando alla sua saliva. Malpelo apprezza e il bocciolo dei suoi piccoli capezzoli si fa tumido anche se è così piccolo da sembrare una puntura di zanzara. Palpo i suoi seni e pizzico con decisione quel piccolo bozzolo mentre le labbra risucchiano l’uccello con foga. Metto da parte ogni inibizione e afferro la nuca, percepisco le poche dread che svicolano lungo la sua schiena, sono dure al tatto e la sensazione mi incoraggia improvvisamente ad una più decisa iniziativa, perciò affondo il cazzo nella sua gola fino a riempirla, lei ingoia e per qualche istante lo tiene dentro, poi reclina all’indietro il capo e lentamente scopre il corpo del mio uccello coperto dalla sua saliva. La sua bocca abbandona la mia cappella, ma prima di separarsi, prima le sue guance e poi le labbra risucchiano il mio glande con uno schiocco deciso. Sorride inginocchio mentre riprende fiato per poi disinvolta riprendere a segarmi. Attende la mia reazione ferina e mi stuzzica con il suo sguardo sbarazzino. Lo comprendo e l’afferro per le ascelle, la isso e una volta in piedi è nuovamente lei a prendere iniziativa, stavolta è la lingua scivolare nella mia bocca. Accarezzo quel corpo fantastico, attraversando la schiena fino a raggiungere il bacino, mi insinuo tra le sue chiappe le afferro e sono morbide e golose, nel mentre il suo respiro misto all’odore del cazzo scatena finalmente la reazione che si aspetta, con foga mi volto di pochi gradi e la adagio sul tavolo immediatamente alle nostre spalle, lei intende e si dispone sul tavolo di schiena, proprio affianco alla guantiera di cornetti incartati ancora caldi. Sdraiata, distende il piede, lo poggia sul mio petto e mi allontana delicatamente,perplesso faccio un passo indietro e lei schietta spalanca le cosce regalandomi la dolce visione della sua piccola figa rivestita da uno sparuto monte di venere rosso, non mi era mai capitato di incontrare una donna con il pube rosso, mi fermo a guardare quella memorabile visione. I peli rossicci arruffati fanno da contorno al quadretto di quella piccola fessura, attorniata da piccole e simmetriche gonfie labbra madide di voglia. Quasi tremo, cerco di spiegarle che sono incantato dalla sua visione. Sorride sorniona e superba sentenzia:

:-Beh ci hai ripensato? Possibile che rimaniate tutti meravigliosamente arrapati quando allargo le cosce, il pelo rosso vi destabilizza?

La sua sensualità e la sua voce decisa e suadente mi eccitano indecentemente e tra le mie gambe il cazzo pulsa come un vibratore. Le sue mani scivolano lungo i suoi fianchi e avanzano lente all’interno delle bianche e setose cosce. Osservo le dita attraversare la pelle soffice fino a scorrere sul triangolino di ciuffo rosso per poi sprofondare nelle labbra che si schiudono al tocco. La lascio fare, e assisto volentieri a questo spettacolo di autoerotismo, sfrega lentamente le sue labbra e massaggia il clitoride con lentezza e profondità, le concedo ancora qualche istante, fino a quando in un impeto sollevo le sue mani dall’incarico e le riporto sul tavolo, oltre la sua testolina rossa, lontane dall’anticamera della sua lussuria. Nel farlo il mio corpo, per la prima volta, pigia interamente sul suo e avverto: l’odore del balsamo sui suoi ricci e asciutti capelli; noto l’armoniosità delle labbra sottili e le guance foderate qua e là da piccole lentiggini; percepisco la morbidezza della sua pelle profumata e ancora idratata dalla crema per il corpo e ancora l’essenza del suo respiro ansante che con frequenza continua a sollevare e abbassare l’addome. Declino verso il basso e nel farlo bacio ogni parte del suo corpo prima di giungere in prossimità del suo piccolo pertugio umido e profumato dove la mia lingua sprofonda turpemente dentro di lei alla ricerca del gusto più remoto del suo sesso, succhiando e ingollando tutti i suoi umori. Katya si abbandona alla mia condotta ed emette dei piccoli gemiti di approvazione. Quando riemergo dalla sua magnifica fonte il mento è imperlato dai suoi fluidi. Osservo la femme fatale distesa con gli occhi chiusi che continua a dimenarsi sul tavolo mentre le sue dita raggiungono nuovamente la sua passera e una volta all’interno si crogiolano nell’autoerotismo. Stavolta la sopporto e le ingiungo ulteriore piacere leccando i suoi candidi seni e succhiando i rosei capezzoli che irti svettano verso l’alto. Di colpo schiude gli occhi e il suo sguardo penetra e si perde nel mio, è seria e concentrata e un fugace sogghigno mi fa intuire il suo compiacimento per la mia travolgente venerazione. Katya ne gode appagata per qualche istante e lo sottolinea avviluppando le gambe ai miei fianchi. Spinge letteralmente la sua fica contro il cazzo aiutandosi con l’interno della pianta dei piedi che ora poggiano entrambi contro le mie chiappe. Il cazzo eretto, tra le sue cosce, poggia sulle sue labbra che si dischiudono sempre di più in attesa della mia passione. So quello che sta facendo senza spendere una parola, mi sta intimando espressivamente di scoparla. Sussulto, tremo, indugio il glande sfiora le sue labbra, ho il fiatone, mentre lei completamente a suo agio esercita la sua cinica lussuria ondeggiando lentamente il bacino dal basso verso l’alto fregando inevitabilmente la sua piccola fica contro la mia cappella gonfia. Sorride e mi sbeffeggia con la sua malizia e senza proferire parola mette alla prova la mia mascolinità. Penso a Laura, non se lo merita, forse posso ancora fermarmi ma mentre la psiche si concede al dubbio, l’eros varca le labbra e la mia piccola venere sta già ormai decantando supina la mia virile dote. Le sue cosce ben salde ai miei fianchi non mi concedono lo spazio necessario per pomparla adeguatamente. L’eccitazione è irrefrenabile, e ogni senso di colpa verso Laura scompare, so che me ne pentirò, il bollore che sprigiona la sua stretta e piccola figa rifrange sensibilmente sulla cappella nelle sue viscere e profanarla è sublime. Affondo il colpo e comprendo che a Malpelo non dispiace farsi esplorare in lungo e a ragion di ciò le gambe stringono contro il mio bacino invitandomi interamente dentro al suo ventre. Compiaciuta mi regala un'altra inaspettata emozione, i muscoli (del pavimento pelvico) si contraggono e avvolgono il mio uccello imprigionando tutta la mia virtù.
La cognatina ci sa fare, altro che se ci sa fare!
Il glande ora è completamente avvolto dalle sue carni che stingono e rilasciano il cazzo a suo piacimento. Afferro i suoi seni con forza, lei percepisce la mia veemenza e a sua volta congiunge le mani alle mie poste su di lei. La stretta delle gambe, dietro la mia schiena, si alleggerisce e ho margine di manovre per riprendere a stantuffare. Mi godo la sua visione e mentre lo faccio osservo le graduali concause: il respiro aumenta, l’addome si gonfia, il corpo si irrigidisce e quando le pupille azzurre si dilatano dalla sua bocca un fragoroso orgasmo liberatorio allenta tutta il suo rigore. L’inquietudine la lascia smarrita e rilassata e anche l’appiglio ai miei glutei viene meno, le gambe scivolano verso il basso lasciandomi ancora più spazio per recuperare il regolare stantuffo. La cadenza dei miei reni le è gradito e concitata ora scuote la testa. Sciolta ormai la morsa continuo a sbatterla palpando con vigore i seni, il suo sguardo osceno si è smorzato, dalla bocca dischiusa fa capolino la punta della lingua che poggia sulle labbra, le sue mani esercitano meno energia sulle mie e la sua voce sommessa elargisce dei lievi gemiti che accompagnano i miei ultimi affondi. Abbandono il suo seno destro e accarezzo il suo amabile volto, fino a sfiorare le piccole labbra rosse, ma reattiva aggancia l’indice e lo ingurgita succhiandolo. Sto per arrivare, lo sento e per evitare guai per staccarmi docilmente dal suo fiore divino, ma veloci i suoi piedi si incatenano nuovamente lungo la schiena intralciando il coito interrotto. La presa si fa più vigorosa e cerco di distanziarmi da lei ma combattiva non me lo permette sono solo attimi e sono costretto a cedere riservandole una scarica di sborra che finisce per farcire completamente la sua calda e umida fica. A giochi fatti un ghigno malefico avvolge la sua faccia che da angelica si è tramutata in un’espressione nociva e indisponente soddisfatta del suo obiettivo raggiunto, infatti paga lascia la vigorosa presa sui fianchi.
Farfuglio un sommesso e confuso:

:-Che cazz…

Ma è tardi, la chiave nella toppa del portone di casa interrompe la mia frase. Le voci di Laura e di mia suocera echeggiano all’ingresso, guardo Katya incredulo, mentre lei nuda e incurante ghigna malefica nella sua posa indecente...

...La tapparella si apre destandomi all’improvviso da ciò che non riesco ancora a capire se definire sogno o incubo. La luce del mattino penetra nella stanza e mi abbaglia. La radiosveglia si accende all’improvviso cercando forse di aiutarmi a decifrare il dilemma mattutino sulle note di :

“… La donna il sogno il grande incubo
questa notte incontrerò
mentre nel mondo tutti dormono
forse anch'io mi sveglierò
con la sveglia scarica ormai ...”

Non un grande aiuto direi. Spengo la radiosveglia affianco al comodino e precipito sotto il tepore delle coperte. Non ho ancora inquadrato ciò che è reale da ciò che non lo è quando la sua voce raggiunge le mie orecchie.

:- Amore è tardi!

Il suo passo svelto echeggia nella camera e il rumore del tacco che poggia sul parquet mentre si muove in giro per la stanza, alla ricerca di non so cosa, è quasi snervante. Esco lentamente dal mio stato di assopimento e con lentezza la testa fa capolino da sotto le coperte. Il campo visivo si sta abitua ai raggi del sole che illuminano la stanza, mi volto e la scorgo davanti alla specchiera dell’armadio mentre agitata cerca di infilare gli orecchini. Lancio uno secondo sguardo, questa volta più attento, alla sveglia sul comodino segna le 7:45 di una normale domenica di un pallido novembre e mi guardo attorno perplesso dal trambusto per quanto assurdo annunciato. E’ come se avessi vissuto tutto quello che sta succedendo, sicuro fletto il capo verso il lato sinistro del letto come se sapessi esattamente cosa aspettarmi e infatti Cleopatra, la nostra gatta siamese, salta sul letto si avvicina a me emettendo le fusa, la osservo avvicinarsi sempre più al volto fino a quando la sua lingua si infrange contro la mia la guancia. Allontano la gatta con tutta la delicatezza possibile, mi stropiccio il volto e articolo quel semplice ma inquietante interrogativo, a cui immagino seguirà la già prevedibile risposta:

:-Laura, cosa succede?

:--Mia sorella …



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scritto il
2024-11-27
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